I FILM DI BRUNO MATTEI NEI LAGER

I FILM DI BRUNO MATTEI NEI LAGER

Il sottogenere nazi-erotico, nel quale si è distinto in particolare il regista Bruno Mattei (1931-2007), nasce in Italia con Salon Kitty (1975) di Tinto Brass.
Secondo i critici Paolo Mereghetti e Andrea Bruni il genere risente anche de Il portiere di notte (1974) di Liliana Cavani, mentre per Marco Giusti alla base di tutto c’è La caduta degli dei (1969) di Luchino Visconti, soprattutto per l’ambientazione nazista.

Le scene di Salon Kitty sono molto forti, ma saranno rese più truci in molti film successivi e più scadenti del filone, come La bestia in calore (1977) di Luigi Batzella, dove Salvatore Baccaro interpreta ancora il ruolo dell’essere deforme e mostruoso.

Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini è un altro film colto dal quale deriva il sottogenere nazi-erotico, che sforna prodotti dozzinali, spesso vicini al porno, soprattutto un cinema sadico e violento senza giustificazioni.

“Salon Kitty” di Tinto Brass (1975)

 

L’origine dei nazi-erotici

La caratteristica dei nazi-erotici minori rispetto ai due film “alti” che li ispirano è un’estremizzazione delle scene di tortura, una maggior esibizione di rapporti bestiali e di sequenze per palati forti.

Salon Kitty e Salò sono due film raffrontabili per certe scene di eccessi sessuali, ma di fatto completamente diversi come tipo di approccio alla materia.
L’erotismo di Tinto Brass è giocoso anche nei momenti più cupi, condito da musica allegra, battute, esplicita ironia e frequenti sdrammatizzazioni. Pasolini, invece, imposta tutto su un registro sadico e drammatico che non concede speranze né sprazzi di luce.

A nostro parere, la produzione nazi-erotica italiana degli anni successivi si abbevera maggiormente alla fonte del regista friulano.

Aldo Valletti è un attore che fa da tramite dei due film, perché lo troviamo impegnato in Salon Kitty come modesto caratterista in un paio di sequenze e come vero protagonista negli abissi infernali di Salò. La sua maschera da orribile sadico è senz’altro più adatta al secondo film.
I nazi-erotici minori sono film scioccanti, spesso inutili e fastidiosi, di solito mal girati e ancor peggio recitati, veri e propri contenitori delle peggiori depravazioni umane.

Il nazi-erotico imbocca due filoni: il bordello nazista tipo Salon Kitty (Casa privata per le SS di Bruno Mattei – 1976) e il lager nazista dove le prigioniere vengono sadicamente torturate in stile Il portiere di notte, ma anche Salò, Camp 7 Lager femminile di Robert Lee Frost (1968), Ilsa la belva delle SS (1973) di Don Edmonds, KZ9 Lager di sterminio di Bruno Mattei (1976).
Citiamo a titolo esemplificativo alcuni film che realizzano una sintesi delle due tipologie: La svastica nel ventre (1976) di Mario Caiano e L’ultima orgia del III Reich (1976) di Cesare Canevari.

Bruno Mattei è il miglior rappresentante tra i registi del sottogenere. Tra l’altro ha curato l’edizione italiana del film tedesco intitolato Fraülein in uniforme prima che uscisse Salon Kitty. La storia di un gruppo di ausiliarie tedesche che si danno sessualmente da fare mentre i russi avanzano.

 

Casa privata per le SS (1976)

La pellicola tedesca fa venire a Bruno Mattei l’idea di proporre qualcosa di simile in Italia, ma non lo prendono sul serio. Nel frattempo escono Salon Kitty, Ilsa la belva delle SS, pure Salò di Pasolini… ed esplode la moda.

Casa privata per le SS (1976) è il primo nazi-erotico di Bruno Mattei che si firma Jordan B. Matthews. Scrive e sceneggia il film con la collaborazione di Giacinto Bonacquisti (aiuto regista).

I FILM DI BRUNO MATTEI AMBIENTATI NEI LAGER I FILM DI BRUNO MATTEI AMBIENTATI NEI LAGER

La fotografia è di Emilio Giannini, le musiche sono di Gianni Marchetti, le scenografie di Franco Gaudenzi, e il montaggio è curato da Vincenzo Vanni. Produce la D.A.R. per Orange Cinematografica.
Interpreti: Gabriele Carrara, Marina Daunia, Macha Magall, Vassili Karis, Tamara Trizzef, Luce Gregory, Walter Bigari, Ivano Staccioli, Salvatore Baccaro, Luciano Pigozzi e Aldo Formisano.

La pellicola è costruita sullo stile del bordello nazista inaugurato da Salon Kitty ed è la prima imitazione artigianale che inaugura un fertile sottogenere. Si tratta di un vero e proprio remake non autorizzato del film di Tinto Brass, che mostra una casa chiusa per ufficiali tedeschi dove vengono praticate le perversioni più assurde.

La differenza con il modello originale è che l’ufficiale nazista gestisce un bordello, e lo usa come trappola per smascherare i traditori utilizzando vere prostitute, selezionate dopo prove erotiche micidiali.
Salvatore Baccaro torna come presenza immancabile per questo genere di pellicole, viste le fattezze mostruose che lo rendono idoneo a interpretare “scherzi della natura” e vittime di esperimenti medici.
Tra l’altro, la sequenza che lo vede protagonista con la ragazza di turno pare rubata a Salon Kitty da quanto è imitata alla perfezione.

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La nota dominante del film è il sesso, non certo giocoso e naturale, ma caratterizzato da rapporti con freaks, nani deformi, uomini tagliati a metà, cani lupo e pratiche contro natura. Vediamo alcune orge molto trash con ragazze nude in sala da pranzo.

La colonna sonora è composta da una musica dolce, suadente, persino romantica, che stona non poco con la tematica cruda e disturbante. Il montaggio è lento e il regista insiste oltre misura sui particolari sadici che Tinto Brass sfumava con mezzi artistici. La fotografia è sporca e poco curata.

Il protagonista maschile è il pessimo Gabriele Carrara, che interpreta con occhi spiritati e impostazione teatrale il folle Hans Schlerlinberg.
Piuttosto ridicolo anche lo sconosciuto Lucic Boguliub Benny nei panni del “divino Oscar”, un nazista biondo privo di un occhio tormentato dal ricordo di una giovane vittima spagnola. Sembra uscito da un fumetto di Alan Ford, come i suoi mostruosi compagni, sadici assassini da cartoon che non fanno paura ma spingono al sorriso.
Molto trash anche il fatto che il divino Oscar possieda un allevamento di lucci che sfama con i resti dei prigionieri polacchi.

Casa privata per le SS è un film modesto, girato di corsa, in due settimane: una commedia grottesca costellata da momenti di involontaria comicità, montata in modo approssimativo e zeppa di espressioni ai limiti del ridicolo.
Tra le più incredibili citiamo: “Baciatemi il Fuhrer!”, dove per Fuhrer s’intende ben altro…

Mattei si sbizzarrisce con i primissimi piani, inquadra senza senso particolari di occhi, bocche, usando a sproposito lo zoom sullo stile di Jess Franco.
Le protagoniste femminili sono in gran parte ragazze che provengono da un’agenzia di fotomodelle, tra queste troviamo Ilona Staller, in arte Cicciolina, che già lavora a Radio Luna interpretando il personaggio che l’avrebbe lanciata.

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Ingrid è la seducente Marina Daunia, sfregiata in volto e gelosa di Eva (Macha Magall) che le sta portando via il compagno. Nel finale Ingrid si vendica uccidendo la rivale, ma la morte è vicina per tutti, perché la radio annuncia che “Hitler ha trovato la morte degli eroi” e siamo al “crepuscolo dei demoni”.
Mattei inserisce alcune sequenze di guerra prelevate da filmati d’epoca che stonano con il resto della pellicola perché possiedono una fotografia diversa.

Il potere di Schlerlinberg è finito, gli ufficiali nazisti si suicidano uno dopo l’altro, persino il superiore Ivano Staccioli che era giunto al bordello per punire il gestore dopo una soffiata di Ingrid.
Il finale è patetico, con il protagonista che si uccide con una stilettata nel petto mentre gli altri nazisti si ammazzano ricordando mille nefandezze.

Tra i cadaveri si muove un ufficiale nazista sopravvissuto, ritrova la sua donna che ha subito un aborto e vaga con un bambolotto in braccio dicendo a tutti che è il suo bambino. La coppia si allontana nel tramonto lasciando intuire un barlume di speranza.

Casa privata per le SS resta un film girato male, recitato peggio, zeppo di buchi di sceneggiatura, troppo lungo per le cose da dire, lentissimo e di una noia mortale. Alla fine resta la sensazione di aver assistito a una pellicola grottesca e trash.

Il film esce in prima visione a Latina, viene sequestrato, ma il procuratore non si accanisce e lo rimette subito in circolazione.

 

KZ9 Lager di sterminio (1976)

KZ9 Lager di sterminio (1976), sempre di Bruno Mattei, si scontra decisamente con la censura, perché il tono cambia e l’ambientazione in un lager nazista contribuisce a una messa in scena drammatica stile Salò (1975) di Pier Paolo Pasolini.

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Il soggetto e la sceneggiatura sono di Bruno Mattei, Aureliano Luppi e Giacinto Bonacquisti. La fotografia è di Luigi Ciccarese, la musica gelida e sintetica di Alessandro Alessandroni e il montaggio di Vincenzo Vanni. Le scenografie e i costumi sono di Massimo Galoppi.
Produce Marcello Berni per The Three Stars 76 Produzioni Cinematografiche.

Interpreti: Ivano Staccioli, Lorraine De Selle, Ria De Simone, Nello Riviè, Gabriele Carrara, Giovanni Attanasio, Marina Daunia, Monica Nikel, Titti Benvenuto, Sonia Viviani, Eva Hutzar e Gotha Kopert.
La versione inglese, che ho visto recentemente, si intitola Womens camp 119 ed è integrale, senza tagli di censura. I numerosi interni sono girati alla Elios di Roma.

Ria De Simone, già guidata da Mattei in Cuginetta… amore mio!, interpreta un turpe ruolo da kapò lesbica, un’aguzzina in preda a istinti saffici che non esita a mostrare la sua conturbante bellezza.
La bella attrice napoletana si ricorda in una sequenza molto spinta insieme alla efebica Sonia Viviani (deportata ebrea) e si scatena in un film violento, considerato un esempio efferato del genere.

Protagonista della storia è Lorraine De Selle, una giovane dottoressa ebrea innamorata del medico di un lager nazista dove si fanno esperimenti sui deportati.
Ivano Staccioli è un sadico ufficiale delle SS che dirige un campo di concentramento femminile e conduce macabri esperimenti su prigionieri ebrei.
Giovanni Attanasio è il folle prigioniero usato come un cane mastino dai nazisti, che lascia segni sui corpi femminili con carezze maldestre, violenta donne strabuzzando gli occhi e ride sguaiatamente tra i denti radi.

Gabriele Carrara è un feroce kapò che ride in maniera assurda (da cattivo dei fumetti) ricordando il ruolo interpretato come protagonista di Casa privata per le SS.
Sonia Viviani interpreta un personaggio complesso, ai limiti del masochismo, come oggetto sessuale conteso tra prigionieri e carceriere, protetto dalla kapò Ria De Simone, ma che finisce vittima sacrificale dopo una violenza carnale.

Molto truce la sequenza con l’impiccagione di Lorraine De Selle e Nello Riviè, mentre i compagni cantano e piangono.
Il film va segnalato per eccessi di gore, squartamenti, uccisioni, arti massacrati e divelti dal corpo. Molte parti risultano eccessive: sono da ricordare le torture ai prigionieri gay insidiati da deportate eccitate e le scene di sesso con i cadaveri.

Vediamo prigioniere che leccano stivali, pazzi senza denti che spiano ragazze nude prima di aggredirle, e momenti di necrofilia estrema.
Ci sono donne legate alla catena frustate a sangue, uccise da pallottole avvelenate e dopo incredibili esercizi di tiro a segno.

Gli esperimenti sui prigionieri sono atroci: prigioniere frustate a sangue, donne che muoiono vomitando veleno, deportate soffocate da gas velenoso, camere a gas e corpi martoriati.
La sola parte umana del film è il rapporto d’amore tra i due deportati Nello Riviè e Lorraine De Selle, che scappano insieme a un vecchio amico ebreo e alla prigioniera Cristina (Sonia Viviani), ma vengono ritrovati dai cani lupi.

Durante la fuga vediamo un momento di tenero amore tra la De Selle e Riviè, spiato involontariamente dalla Viviani, quasi una nota di erotismo liberatorio in un film cupo e malsano. Subito dopo tutto sprofonda di nuovo nel dolore perché i fuggitivi vengono scoperti, la Viviani è violentata da cinque soldati e uccisa dal kapò.

La sequenza ricorda per efferatezza e realismo il finale di Avere vent’anni (1978) di Fernando di Leo, uscito un anno dopo e forse ispirato da identiche estreme suggestioni.
Vengono catturati anche la De Selle e Riviè, ma prima l’ufficiale nazista costringe il prigioniero erotomane a fare sesso con la donna sotto gli occhi del suo uomo. Terrificante la scena finale al campo di concentramento, quando tutto è perduto ma non la follia del generale che fa impiccare i due fuggitivi mentre le altre prigioniere cantano “Israel” in ginocchio.

Massacro finale a colpi di pistola e di mitra, ma il generale è così pazzo da uccidere persino i più stretti collaboratori.
Il generale durante una missione in Italia subirà la vendetta di una sopravvissuta ebrea, che si farà saltare in aria soltanto per ucciderlo.
Mattei conclude con un elenco fotografico di veri criminali nazisti che non hanno mai scontato nessuna pena e che sono ancora liberi in qualche parte del mondo.

La pellicola viene sequestrata e massacrata dalla censura, sia per il sesso esibito senza remore sia per le numerose sequenze sadiche.
La rivista Nocturno Cinema definisce il film “uno degli esempi più efferati di tutto il genere”, mentre per Delirium è “il miglior film di Mattei”.

A nostro parere è un buon film, un nazi-erotico girato in un lager ricostruito in studio, teatrale e veritiero, ben recitato, credibile nelle parti più cruente e macabre, mai grottesco e comico.
Il gore la fa da padrone, c’è molto sangue, vediamo barbare esecuzioni e amputazioni che seguono il modello colto di Salò.

Il taglio del film è serio e questo infastidisce la censura, disponibile a chiudere un occhio di fronte alle commedie, ma sempre in guardia quando si tratta di tematiche realistiche. L’ispirazione del regista deriva da La casa delle bambole, un romanzo ambientato nei campi di concentramento polacchi.

Gli esperimenti mostrati nel film sono veritieri, perché il regista raccoglie documentazione in merito.
Ivano Staccioli è il perfido personaggio maschile, un folle medico che mette in pratica esperimenti su esseri umani come quello dei piloti assiderati rivitalizzati da prostitute.

Segnaliamo una parte di cinema erotico-fantastico quando il militare tedesco viene risvegliato dalla morte grazie al rapporto sessuale.
Le pratiche sadiche e gli esperimenti medici sugli ebrei provengono da un saggio sul folle dottor Mengele.
I momenti erotici non sono mai piacevoli e rassicuranti, ma sono sempre mostrati con il pathos della follia e insistendo sul terrore della ragazza violentata.

L’interpretazione di Sonia Viviani è perfetta, perché il suo volto dai lineamenti dolci si presta bene a una parte da vittima insidiata da folli energumeni e da una virago lesbica come Ria De Simone.
KZ9 Lager di sterminio è un ibrido che contamina nazi-erotico e women in prison: si svolge in un campo di concentramento femminile e mostra torture e relazioni lesbiche.

Mattei si segnala ancora una volta come grande contaminatore e vero e proprio terrorista dei generi.

 

Gordiano Lupi è coautore del saggio “Bruno Mattei, l’ultimo artigiano”, Edizioni Il Foglio

 

 

 

 

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