I FIATINI, I PRIMI FUMETTI SPIEGATI DA GEC
Gecera la firma e l’acronimo con cui l’illustratore, disegnatore, vignettista e saggistaGianeriEnricoCagliari firmava i propri lavori.Nato a Firenze nel 1900 da genitori di origine sarda, nel corso della sua lunga vita, conclusasi nel 1984, finì con il trasferirsi stabilmente a Torino, che divenne la sua città di adozione. Tant’è che lasciò alla città la sua ricchissima ed eclettica collezione di libri, disegni e giornali umoristici (molto del materiale raccolto era stato oggetto di censura diventando di difficile reperimento), oggi conservati presso l’Archivio storico torinese, e considerata tra le più importanti raccolte italiane sull’argomento. Gec fu un disegnatore di punta in ambito umoristico-satirico e detiene il primato di avere scritto, tra l’altro, la prima monografia italiana dedicata al cinema internazionale d’animazione:Storia del cartone animato(Milano, Omnia, 1960). “Periodici illustrati di satira, umorismo, caricatura e varia umanità, 1840-1980” (Archivio storico città di Torino, 1970). L’illustrazione di copertina è una autocaricatura di Gec La “Storia del cartone animato” di Gec (Milano, Omnia, 1960) “Storia del cartone animato” (Milano, Omnia, 1960). Sovraccoperta L’Europa ha una antica tradizione dicaricatura. Che fosse chiamatacomica tabella, capriccio, grottesco o satira disegnata, sempre caricatura era, termine che lo storico dell’arte Ernst Gombrich (“Caricature”) ha individuato per la prima volta negli scritti del pittore rinascimentale Annibale Carracci, designandolo come padre di questo neologismo. Incisione in acquaforte di Giuseppe Maria Mitelli: “Chi l’intende, chi non la intende, chi non la vuole intendere” (post 1650 – ante 1718). Qualche dubbio sull’accostamento di testo e disegno? In Italia la caricatura, dopo un intervallo di stanca dovuto forse al fatto che gli italiani ritenevano l’esercizio della satira più un passatempo che non un’arte vera e propria, rinacque potente, acuminata e polemica all’inizio dell’Ottocento, con i moti carbonari e poi per tutta la durata del Risorgimento. Vignetta di testa del primo numero di “Il Pasquino”, 27 gennaio 1856, Anno I, Numero 1. La testata fu disegnata dal caricaturista Casimiro Teja Nell’immagine successiva, sempre di Teja, le due didascalie sottostanti dicono: – Fatevi su uno stemma come quello della contessa C…– Ma la contessa C…. è….– Contessa! Io sono la femme d’un cavaliere.– Aujourd’oui noi sommes tutte uguali. – Oh! Pensa a farti cavaliere, perché possiamo anche noi far dipingere la croce sulla carrozza. Casimiro Teja: La nuova aristocrazia borghese – Colpi di spillo di Teja (1856) L’avvento dei primi giornali illustrati incrementò il fenomeno, dando vita a numerose testate umoristico-satiriche spesso perseguitate, multate, processate, costrette a chiudere, a riaprire sotto altro nome. Quando non si presentava il caso di redattori costretti a espatriare per le loro idee socialiste. Giornali illustrati che si valevano dei migliori artisti dell’epoca. Terminato il periodo risorgimentale, la caricatura “moderna” aveva ormai preso piede. Numerosi altri giornali nacquero, altri artisti si sostituirono alla generazione precedente. La satira caricaturale cominciò a entrare anche in giornali e riviste che non facevano dell’umoristico il loro obiettivo principale, ma si proponevano come organi di informazione. “La vita è dura ma è comica: 1890-1915, un quarto di secolo di caricatura mondiale” di Gec (Milano, Garzanti, 1940). Prima edizione (In questo volume,La vita è dura ma è comica, sono presentati venticinque anni di caricatura mondiale, dal 1890 al 1915, dove, nell’arco di 520 disegni in bianco e nero e a colori, vengono toccati i più svariati argomenti: dalla moda al costume, dalla guerra alla politica. Ci sono il processo Dreyfus, i nuovi mezzi di locomozione come l’auto e l’aeroplano, la colonizzazione italiana della Libia e dell’Eritrea). Enrico Gianeri, (Gec), uomo che ha attraversato diversi tempi storico-politici, si inserisce nel novero degli artisti subito dopo la Prima guerra mondiale, iniziando a scrivere per alcuni giornali sardi e un paio di testate romane. Il suo debutto come caricaturista politico avverrà nel 1919, in seguito alla fondazione della rivista satiricaLa Freccia, giornale locale di Cagliari. Da questo momento comincia la sua carriera di illustratore per numerosi periodici. Finisce per stabilirsi a Torino dove, di lì a poco, prenderà giovanissimo la direzione diIl Pasquino, il più importante dei periodici satirici italiani, allargando al contempo la collaborazione anche a periodici stranieri.A causa della censura fascista,Il Pasquinoviene chiuso nel 1930. Gec comincia a pubblicare nascondendosi dietro alcuni pseudonimi e intrattiene una collaborazione ufficiale, seppur ridotta, con ilCorriere dei Piccolie un altro rotocalco illustrato.In seguito all’arresto avvenuto nel 1943 poco prima dell’armistizio, a un periodo di reclusioni e poi ancora a un anno in cui si dà alla macchia fino all’aprile del 1945, può riprendere a pieno ritmo solo nel dopoguerra tornando, fra l’altro, alla direzione diIl Pasquino, negli anni in cui il giornale farà il suo centenario.Dopo gli anni Cinquanta, la prolificissima produzione di Gec sarà per lo più rivolta ai saggi e alla storia della caricatura e dell’illustrazione, ambito in cui si rivela un teoretico brillante. Sue, per esempio, sono le pubblicazioniStoria della caricatura europea(Firenze, Vallecchi, 1967) eProfessione Umorista, Storia della caricatura italiana(Torino, Visual, 1977) in collaborazione con Emilio Isca. Ma non mancherà di scrivere anche dell’amato territorio culturale e folcloristico torinese.Così disse Enrico Gianeri a proposito della caricatura:“La caricatura è quasi sempre più un’arma difensiva, che offensiva. Difensiva dell’uomo e delle sue conquiste, dell’uomo e delle sue libertà. È l’arma degli oppressi, è il riso degli schiavi che demolisce i padroni…”(Gec: “Il cesare di cartapesta” – Torino, Grandi Edizioni Vega, 1945). Lo stile di Gec è essenziale, diretto, pungente, acido, coglie in pochi tratti l’incongruenza che provoca il riso o il lato umoristico. Vediamolo attraverso le copertine delle sue opere maggiori e in alcune illustrazioni, che via via si modificheranno adattandosi ai tempi. Per poi passare al punto chiave di questo articolo: il fumetto. Gec: “Il 1927 nella caricatura di tutto il mondo” (Torino, Giulio Del Signore, 1928) Anellide / Gec: “Anellide, Sparagrosso racconta. Allegre novelle di caccia illustrate da Gec” (Edizioni “La Caccia e la Pesca”, ma M. Artale, Torino, 1935) Sparagrosso raccontaè una raccolta di novelle umoristiche a soggetto venatorio (caccia), illustrate da Gec. Con lo pseudonimo Anellide, invece, si firmava Giovanni Luigi Delleani. Gec: “L’intesa cordiale. L’Inghilterra nella caricatura francese” (Milano, Garzanti, 1940) Gec: “D’Annunzio nella caricatura mondiale” (Milano, Garzanti, 1941) Gec: “La donna, la moda e l’amore in tre secoli di caricatura” (Milano, Garzanti, 1942) Gec: “Tocchi e toghe. Gli avvocati nella caricatura” (Torino, Grandi Edizioni Vega, 1944) Gec: “Il Cesare di cartapesta. Mussolini nella caricatura mondiale” – (Milano, Garzanti, 1946) Gec: “Il Cesare di cartapesta. Mussolini nella caricatura mondiale” – (Milano, Garzanti, 1946) – Sovraccoperta Il Cesare di cartapestauscì per la prima volta nel 1945 e poi, a pochi mesi di distanza, nel 1946. Raccoglie una serie di caricature contro il regime fascista che erano state pubblicate dalla stampa clandestina italiana e dalla stampa estera.Scrive Enrico Gianeri nella prefazione del volume:“Ho realizzato questo volume nei dieci mesi che ho vissuto alla macchia, ricercato e braccato dalla polizia nazifascista, in seguito ad un mandato di cattura, ad una condanna a 10 anni di reclusione in contumacia e ad una taglia di 400 mila lire che mi pendeva sulla testa, era la quarta volta che mi si voleva arrestare nel giro di pochi mesi e siccome ritenevo che tre arresti fossero stati sufficienti, al quarto preferii eclissarmi”. Gec: “Il piccolo re. Vittorio Emanuele nella caricatura mondiale” (Torino, Fiorini editore, 1946) Il piccolo reè una raccolta di caricature di Gec e altri disegnatori che hanno per tema la presa in giro di Vittorio Emanuele III e della sua connivenza con il regime. Gec: “Cavour nella caricatura nell’Ottocento” (Torino, Edizioni Teca, 1957) Gec: “De Gaulle. Ieri, oggi… domani” (Torino, Edizioni Teca, 1958) Gec: “Gianduja nella storia e nella satira” (Torino, Famija Turineisa editrice, 1962) Gec: “Mi… e la luna” Tavola originale di Gec a corredo del suo articolo:“… mi e la luna, per Carnevale di Torino”(Torino, Famija Turineisa, 1957). Numero unico edito a cura del Comitato del Carnevale di Torino 1957 (Fonte iconografica:“Gianduja da burattino a simbolo del Piemonte”, Catalogo della mostra a cura di Alfonso Cipolla e Giovanni Moretti. Torino, Consiglio regionale del Piemonte, Biblioteca della Regione Piemonte, 2010). Gec:: “Giandôja ant la luña” Tavola originale di Gec per“Carnevale di Torino 1960”:“Giandôja ant la luña”(Torino, Famija Turineisa, 1960). Supplemento al n. 2 del“Caval ‘d Brons”, febbraio 1960 (Fonte iconografica:“Gianduja da burattino a simbolo del Piemonte”, Catalogo della mostra a cura di Alfonso Cipolla e Giovanni Moretti. Torino, Consiglio regionale del Piemonte, Biblioteca della Regione Piemonte, 2010). Gec: bozzetto originale per la copertina di “Fischia il sasso – fischia il sesso”, quarant’anni di scostume nella caricatura” (Milano, Edizioni Bertoldo, 1964). Disegno a tempera (cm 33×24). L’immagine proviene da un’asta Abbiamo visto, quindi, che Gec non era certo l’ultimo per poter dire qualcosa sull’illustrazione e, ora vedremo, anche… sui fumetti. Le stagioniera una rivista trimestrale pubblicata dall’Istituto Bancario San Paolo di Torino, che uscì una decina d’anni, dal 1961 al 1972.Nel numeroLe stagioni, Autunno, 1964 (Anno IV, Numero 4)ho trovato un articolo di Gec dal titoloL’età dei fumetti.Lo riporto di seguito per intero, per altro mi risulta inedito in Rete.Il testo è stato mantenuto integralmente, non cambia di una virgola rispetto all’originale. Ho sostituito invece le illustrazioni originali, tratte dalLabirintodi Saul Steinberg, con altre di carattere strettamente fumettistico. Al di là delle informazioni che l’autore dà all’interno del piccolo saggio, è interessante notare la percezione a metà degli anni sessanta rispetto all’argomento “fumetto” (percezione che proviene, però, da un addetto ai lavori).Infine il linguaggio di Gec (la lingua italiana negli ultimi cinquant’anni è cambiata e quello che può sembrare “vecchio” del suo linguaggio era proprio un modo di pensare) dimostra di essere moderno e al pari coi tempi. La sua prosa è sciolta, frizzante e ironica, priva di quella verbosità e degli aulicismi che molto spesso si incontravano allora.