HUGO PRATT IN ARGENTINA

HUGO PRATT IN ARGENTINA

Ugo Eugenio Prat nasce a Rimini il 15 luglio del 1927. Nasce “Ugo”, senza la “h”, come tutti gli Ugo nati in Italia, e con una “t” sola nel cognome. Pare che al suo arrivo in Argentina, quando aveva poco più di 20 anni, nel 1949, il suo nome e cognome fu “storpiato”, come sembra fosse consuetudine all’epoca, aggiungendogli una “h” e una “t”. Attraverso questa procedura doganale, “Ugo Prat” divenne per sempre Hugo Pratt.

Almeno così si racconta, anche se sembrerebbe più probabile, piuttosto, una volontaria “anglicizzazione” del nome tipica di quei tempi per gli autori dei fumetti e per i personaggi dello spettacolo.

Nonostante fosse nato casualmente a Rimini, Venezia era la città dove aveva trascorso la sua infanzia. Dove insieme agli amici come Alberto Ongaro e Mario Faustinelli aveva partecipato alla creazione del suo primo personaggio dei fumetti: L’Asso di Picche.

In Italia l’albo a fumetti con questa specie di Phantom non ha particolarmente successo, così i suoi autori accettano di buon grado un invito proveniente dall’Argentina.
Cesare Civita, già direttore generale della Mondadori, dopo le leggi razziali, essendo ebreo, aveva preferito espatriare. Alla fine si ferma a Buenos Aires, dove fonda la casa editrice Abril, destinata a grandi fortune. All’inizio punta sui fumetti, che conosce
bene per aver pubblicato Topolino e altre testate con la Mondandori.

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Civita, attraverso Matilde Finzi, sua corrispondente a Milano, si trova quindi nelle condizioni di far convergere verso l’Editorial Abril alcuni talenti italiani. Grazie all’attività di Matilde Finzi, prima dei veneziani erano già arrivati in Argentina Alberto Giolitti (Roma 1923-1993), Guglielmo Letteri (Roma 1926-2006) e Sergio Tarquinio (Roma 1925).

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Il gruppo comincia a creare storie per l’editorial Abril dapprima senza spostarsi da Venezia, poi, quando Civita propone loro il trasferimento a Buenos Aires, che include condizioni economiche molto interessanti, specie se paragonate a quelle del settore nell’Italia appena uscita dalla guerra, Faustinelli, Ongaro e Pratt non ci pensano due volte.

Hugo Pratt trascorre in Argentina gli anni più belli della sua vita. Lavora come fumettista e come insegnante di disegno alla Escuela Panamericana de Arte di Buenos Aires, espone i suoi quadri, lavora come inteprete di fotoromanzi (“facevo sempre la parte del cattivo”).

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Un fotoromanzo argentino con Hugo Pratt

 

Si diverte cacciando cinghiali e puma nell’interno del paese, cantando sui treni e suonando nei locali notturni di Buenos Aires per guadagnare qualche soldo in più e fuggirsene tre o quattro giorni con una ragazza.
Soprattutto inizia a farsi notare come un disegnatore dotato di uno stile molto personale.

 

As de Espadas

L’Asso di Picche, personaggio già pubblicato in Italia negli Albi Uragano, è stato fedelmente tradotto in As de Espadas e pubblicato sulla rivista Salgari dell’Editorial Abril di Cesare Civita.

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In Argentina vengono realizzati cinque nuovi episodi scritti da Ongaro e disegnati da Pratt, pubblicati su Salgari a partire dal n. 115 (14/09/1949) al 154 (14/06/1950) e poi dal n. 165 (30/08/1950) al 169 (27/09/1950). Gli episodi sono numerati cronologicamente dal 20 al 23, essendo i precedenti 19 stati realizzati in Italia.
Un 24esimo episodio de L’Asso di Picche viene pubblicato su Cinemisterio, che sostituisce Salgari, a partire dal n. 1 (04/10/1950) fino al n. 50 (12/09/1951).

Gli episodi argentini sono rimasti inediti in Italia fino al 2012, quando viene pubblicato a cura dell’Anafi (Associazione amici del fumetto e dell’illustrazione) il volume Asso di Picche dall’Argentina, che contiene gli episodi pubblicati su Salgari.

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La vita argentina di Asso di Picche è piuttosto breve: giusto due anni.

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Per disegnare L’Asso di Picche argentino il giovane Pratt utilizza uno stile che da un lato risente fortemente dell’influenza di Milton Caniff e dall’altro inizia già a discostarsene per seguire una via più personale.
L’impronta caniffiana è evidente soprattutto per il modo di gestire le ombre, mentre per altri aspetti, relativi in particolare alla costruzione della vignetta, non possono passare inosservate alcune eclatanti differenze.
La vignetta di Caniff è un meccanismo perfettamente concepito e organizzato. Quella di Pratt è molto più libera, tanto che a volte sfiora l’anarchia. Caniff predilige inquadrature da un punto di vista leggermente rialzato, con personaggi presi di tre quarti per aumentare la tridimensionalità. Pratt utilizza nella maggior parte dei casi un punto di vista ad altezza occhi, con personaggi ripresi di fronte o di profilo.

 

Hombres de la jungla

Nuova Guinea, febbraio 1946, una pattuglia di esploratori conosciuta con il nome di Jungleman è in ricognizione nella fitta foresta tropicale. Il rumore di alcuni spari ne richiama l’attenzione, rivelando che il forte n. 7 è stato distrutto e tutti gli uomini barbaramente uccisi da un misterioso nemico che si avvale dell’appoggio degli indigeni papua.

Decimati in seguito a un’imboscata e feriti dal fuoco degli inseguitori, i valorosi soldati riescono a tornare al villaggio e a riportare quanto accaduto. Non trascorrerà molto tempo prima che scoprano la presenza di un traditore fra le loro fila, un uomo legato a colui che tutti credono morto e che ora si fa chiamare El Muerto.HUGO PRATT IN ARGENTINA
Questo leggendario serial bellico-coloniale, dalle sfumature romantico-esotiche, realizzato nei primissimi anni dopo la Seconda guerra mondiale, ha avuto una genesi piuttosto travagliata, nascendo dapprima in Italia sulle pagine dell’ Albo Uragano/Asso di Picche, per poi migrare, dopo la chiusura di questa pubblicazione, in Argentina.

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Pratt subentra a Dino Battaglia, in questa serie scritta dall’amico e concittadino Alberto Ongaro, a partire dalla ventiseiesima tavola.
Le tavole successive, sempre su testi di Ongaro, vengono pubblicate su Salgari n. 126 (11/1949). La pubblicazione va avanti fino al n. 160 (07/1950). La seconda parte di Junglemen, composta di 127 tavole, viene invece pubblicata su Cinemisterio (che sostituisce Salgari) n. 1 (04/10/1950) fino al 56 (24/10/1951).
In Italia il lavoro è apparso (non integralmente) sulla rivista Sgt. Kirk di Ivaldi Editore dal n. 8 (02/1968) al 28 (10/1969).

 

Ray Kitt

Nell’Argentina degli anni quaranta quella dello sceneggiatore di fumetti non è ancora una professione vera e propria. La maggior parte degli sceneggiatori lo fa come secondo lavoro. Questo fino a quando nel 1950 Cesare Civita, con l’indiscusso fiuto che in passato lo aveva portato ad assumere Federico Pedrocchi quando dirigeva la Mondadori, unisce al gruppo dei suoi disegnatori italiani due giovani sceneggiatori che fino ad allora avevano scritto storie per bambini e adattamenti da romanzi per la sua casa editrice: Julio Portas e Hector German Oesterheld.

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Oesterheld lavora come geologo, ma si getta subito a capofitto nella produzione di fumetti. Il suo primo lavoro è Alan and Crazy, disegnato da Eugenio Zoppi; il secondo Lord Commando, disegnato da Paul Campani; e il terzo Ray Kitt, dove per la prima volta fa coppia con Hugo Pratt.

Il primo episodio di Ray Kitt, di 10 tavole, “Muerte entre las tombas”, appare su Cinemisterio dal n. 33 (16/05/1951) al 37 (13/06/1951). Il secondo episodio di 8 tavole, “Ray Kitt y la crimen de la Maldita”, appare sempre su Cinemisterio dal n. 39 (27/06/1951) al 42 (18/07/1951).

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I due episodi di Ray Kitt ci appaiono curiosi, nel senso che non sono né racconti letterari veri e propri, né fumetti. Infatti ogni pagina si presenta divisa in cinque colonne, in cui la narrazione si alterna a vignette accompagnate da lunghissime didascalie e da pochi balloon. In sostanza, una forma ibrida tra racconto romanzesco e fumetto che non era rara nell’Argentina dell’epoca.

Il protagonista, Ray Kitt, è un detective chiaramente ispirato ai personaggi di Raymond Chandler, ma immerso in una ricca atmosfera di latinità argentina che lo rende unico e affascinante. È possibile leggere queste storie in italiano su un volume pubblicato dall’Anafi nel 2016.

 

El Cacique Blanco

Alberto Ongaro sostiene che la sua migliore sceneggiatura per Pratt sia stata Junglemen, ma ricorda, con una certa serena e cordiale malinconia, questa storia avventurosa. Avventurieri inglesi che combattono in nome della giustizia nella savana sudafricana, tra tribù zulù rivali, belve feroci, ragazze in pericolo e contrabbandieri senza scrupoli.

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La storia viene pubblicata sul settimanale Misterix della Abril dal n. 167 (30/11/1951) al 205 (22/08/1952). Quelle del Cacicco Bianco sono pagine dove il talento dell’autore riminese comincia a palesarsi per davvero, dando luogo ad alcune piccole magie.

Appare evidente la sua sua vigorosa interpretazione dello stile caniffiano, che si esprime attraverso una prepotente capacità di animare tutti gli spazi della vignetta. Balza agli occhi la gioia con cui costruisce le sue pennellate, fatte di linee ora spesse ora sottili, di dense macchie nere, di arabeschi misteriosi che magicamente diventano linee del terreno, cortecce di alberi, pieghe dei vestiti.

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Là dove le pennellate di Milton Caniff e Frank Robbins appaiono ragionate e a volte quasi fredde, quelle di Hugo Pratt si scatenano in una sorta di dionisiaco baccanale prefigurando il figurativismo astratto.
Questa storia è stata pubblicata in Italia dall’Anafi e della Rizzoli-Lizard in contemporanea, nel 2014.

 

El Sargento Kirk

La serie del Sergente Kirk compare sulle pagine di Misterix, nel numero 225 del 9 gennaio 1953, e termina su queste pagine il 20 dicembre 1957 nel numero 475. Svariate storie vengono pubblicate anche sulla edizione speciale Super Misterix.

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Dal 14 maggio 1958 il Sergente Kirk tornerà in edicola regolarmente su Hora Cero Semanal e dal luglio 1958 anche su Frontera Extra: entrambi di Editorial Frontera, la casa editrice fondata dai fratelli Oesterheld.
Sergente Kirk è una delle saghe più lunghe prodotte da Hector German Oesterheld e una delle migliori declinazioni del concetto di “continuarà” che caratterizzava le storie delle riviste antologiche.


Hugo Pratt disegna la serie fino al 1961, altri autori la proseguono (Jorge Moliterni, Horacio Porreca e Gisela Dester) su svariate testate. Fino alla sua ultima apparizione nel numero 2769 di Billiken, rivista di Editoriale Atlántida, con i disegni di Gustavo Trigo, il 5 febbraio del 1973: vent’anni dopo la sua comparsa.

Il Sergente Kirk ha riformulato forse per primo il genere western. Fin dall’episodio iniziale, “La caza del Comanche”, capiamo di trovarci di fronte a un racconto complesso e dai contenuti maturi.
Il nostro sergente esordisce trovandosi coinvolto in una missione di scorta a un indiano, durante la quale torna con un ricordo che lo tormenterà per sempre: aver partecipato a un massacro di pellirosse.

Quando, dopo una lunga serie di vicende, viene a sapere che l’esercito si appresta a una nuova pesante spedizione punitiva contro gli indiani, Kirk, nauseato, decide di disertare diventando “il rinnegato”.


Kirk è un eroe anticonformista che non vede il mondo in bianco e nero, ma è capace di distinguere le tonalità di grigio. L’intera saga esprime uno sguardo diverso sui nativi americani.
Gli indiani, che nei film di Hollywood dell’epoca sono solo i ‘nemici’ che uccidono i bianchi e che devono essere eliminati, nelle avventure del Sergente Kirk vedono riconosciuta la loro dignità e messi in luce i loro usi e costumi.

Una visione moderna che sarà adottata dal cinema solo anni dopo, con film come Un uomo chiamato cavallo, Soldato blu e Piccolo grande uomo.

Molte storie del Sergente Kirk sono apparse in Italia sull’omonima rivista Sgt. Kirk, diretta dallo stesso Hugo Pratt per Ivaldi Editore, qualcosa è uscito anche su Rin Tin Tin della Cenisio e sul Corriere dei Ragazzi della Rizzoli. Un numero comunque considerevole di storie rimangono inedite.

 

Legion Estranjera

Per anni la legione straniera è stata considerata uno dei luoghi privilegiati dell’avventura. Il corpo militare d’élite fondato dal re Luigi Filippo di Francia nel 1831 a sostegno della conquista francese dell’Algeria, accese la fantasia di molti autori. Soprattutto un secolo dopo, con l’uscita del film Beau Geste del 1939, con un indimenticabile Gary Cooper.

Il film della Paramount è il punto di partenza anche per la versione di Alberto Ongaro della Legione Straniera, che vi riprende anche il personaggio del sergente sadico.
Ne esce un plot di eccezionale solidità, dove nulla di ciò che accade è gratuito e ogni fatto, ogni avvenimento, ogni particolare, trova una spiegazione e una corrispondenza in qualcosa che succederà più avanti. Nell’insieme, la trama è granitica.


Il disegno di Hugo Pratt è ormai giunto a maturazione. A una felice capacità di raffigurare le fisionomie, unisce una conoscenza istintiva dell’anatomia e una capacità non comune di giocare con le inquadrature.
Notiamo anche un uso ormai smaliziato del nero: l’ambientazione nel deserto lo porta a dare una particolare importanza agli spazi lasciati bianco.

Nasce su queste pagine, tra le immense distese di sabbia del Sahara algerino, anche la poetica della linea dell’orizzonte: “Vorrei arrivare a dire tutto con una linea”, dirà l’autore negli anni successivi.
La storia, che si compone di 526 strisce, viene pubblicata sull’albo a strisce Rayo Rojo dell’editorial Abril, dal n. 226 (01/02/1954) al 273 (27/12/1954).
In Italia la storia è stata pubblicata nel 2006 su un volume in tiratura limitata di 600 copie a cura della Anafi.

 

Ticonderoga

Una saga scritta da Hector German Oesterheld per inaugurare il primo numero della rivista Frontera, edita dalla casa editrice da lui fondata con il fratello.
Il primo episodio viene pubblicato sul n. 1 nell’aprile del 1957. Solo i primi 6 episodi sono interamente disegnati da Pratt (fino a Frontera n. 6 del settembre 1957), dal settimo le tavole vengono realizzate a quattro mani insieme a Gisela Dester (fino a Frontera Extra n. 8 del giugno 1959). La saga continuerà ancora qualche tempo con episodi interamente disegnati dalla Dester.

Ticonderoga nasce da un idea di Pratt, grande appassionato di storia nordamericana, che la propone a Oesterheld, il quale a sua volta la imbastisce in maniera sontuosa. La saga si svolge durante la Guerra dei sette anni (1756-1763) che, nonostante coinvolse tutte le principali potenze europee dell’epoca, fu soprattutto un conflitto tra Francia e Gran Bretagna nelle loro colonie del Nord America.
Il teatro del fumetto è una vasta zona attorno a Fort Ticonderoga, situato su una sponda del lago Champlain al confine tra gli stati di New York e del Vermont, dove ebbe luogo la cosiddetta guerra franco-indiana, che vide i francesi e i popoli indiani loro alleati (ottawa, chippewa, shawnee, delaware, abenaki, uroni, illinois, potawatomi e seneca) contrapporsi agli inglesi affiancati a loro volta dagli indiani irochesi.

Nella saga la guerra, nonostante sia il motore che manda avanti la storia, rimane in secondo piano rispetto alla vera protagonista: la natura.
Natura che riflette con i suoi cambiamenti e le sue manifestazioni gli stati d’animo dei personaggi, costituendo con essi un tutt’uno che definisce ed esalta questo racconto di formazione.

In questo risultato svolge un ruolo fondamentale il disegno di Hugo Pratt che qui utilizza magistralmente la tecnica della mezzatinta, portandola a vette poetiche mai raggiunte prima. Grazie ai “testi e disegni animisti, io sentivo il vento fresco del mattino, il crepuscolo dei boschi, l’amicizia, il mistero e l’avventura”, così ha commentato a proposito dell’opera il disegnatore José Muñoz.

Ticonderoga viene pubblicato in Italia per la prima volta sulla rivista Il Nuovo Sceriffo presenta Radar dal n. 78 (19/10/1962) al 103 (12/04/1963). In seguito dalla rivista Sgt. Kirk n. 1, n. 2, n. 22-30, n. 60-61. La prima versione integrale si ha con il volume omonimo edito da Il Gatto e la Volpe (11/1981).

 

Ernie Pike

Ernie Pike è un disincantato reporter di guerra la cui figura è ricalcata su quella del corrispondente americano Ernie Pyle, morto nella battaglia di Okinawa nel 1945.
Si tratta di un fumetto fortemente innovativo, dove Oesterheld, tramite Pike, racconta le vicende belliche senza prendere le parti di alcun contendente, ma sempre condannando “quel malvagio più odioso di tutti che è la guerra”.

Come in altre opere, Oesterheld si distingue per la costante tensione etica, sempre insofferente nei confronti dei meccanismi sociali oppressivi che nella guerra trovano la loro espressione più violenta.
Le storie di Ernie Pike assomigliano a piccole sinfonie dove lo sceneggiatore argentino mette in scena una specie di contrappunto giocato tra il testo dei dialoghi e quello delle didascalie, che si rincorrono e si intrecciano come su uno spartito musicale.

Sugli stessi livelli si muove il segno anarchico e vibrante di Hugo Pratt, che, raggiunta una prima impressionante maturità stilistica in Ticonderoga, qui continua a sperimentare nella direzione di un segno sempre più evocativo e potente.
Il disegnatore si esprime con pochi tratti impressionistici ora sottili ora spessi, capaci di restituirci in maniera ineguagliata l’espressività dei volti e delle figure, e la ruvidezza degli scenari. I suoi soldati sono sudati e dolenti: la battaglia li segna, la paura li deforma, la sofferenza li accompagna ovunque.
Pratt riesce a esprimere tutto questo mediante una sintesi di rara efficacia che più si immerge nel dolore più vira verso l’astrattismo.

Il primo episodio di Ernie Pike, “Francotiradores”, viene pubblicato sul periodico Hora Cero Mensual n. 1 (05/1957) dell’editorial Frontera. In totale Pratt ne disegna 33 episodi, di cui 13 pubblicati su Hora Cero Mensual, 4 su Hora Cero Semanal, 13 su Hora Cero Extra e 3 su Colecion Batallas Inolvidables.

In Italia la maggior parte degli episodi di Ernie Pike (13) vengono pubblicati sul periodico Il Nuovo Sceriffo, tra il 1958 e il 1959. Un episodio viene pubblicato nel 1960 su l’Albo dello Sceriffo. Nel 1963, 3 episodi vengono pubblicati su il Piccolo Ranger. Sulla rivista Sgt. Kirk tra gli ultimi anni sessanta e i primi settanta vengono pubblicati 7 episodi.
Altri episodi appaiono sui volumi dedicati a Ernie Pike pubblicati dalla Ivaldi e più recentemente dalla Lizard, e sulla rivista Il Fumetto della Anafi.

 

Ann y Dan

L’Africa è stata tradizionalmente uno dei luoghi principali della narrativa avventurosa. Quello che affascinava del Continente nero era il fatto che fosse poco conosciuto.


Per Hugo Pratt era diverso, lui in Africa c’era stato davvero. Ci aveva vissuto cinque anni, prima e durante la guerra, in quell’età dove le emozioni risuonano dentro talmente a lungo da diventare indelebili.
Eppure, quando si trovò a realizzare il primo fumetto, in cui si occupava sia del testo sia dei disegni, aveva in mente anche un altro ricordo indelebile legato all’Africa. Era un fumetto. Le avventure dei due orfani protagonisti della serie Tim Tyler’s Luck (“La Fortuna di Tim Tyler”) di Lyman Young (con Alex Raymond come “ghost artist”), meglio noti in Italia come Cino e Franco.


È questo insolito connubio di influenze che fa di Anna nella giungla un fumetto unico, classico e moderno allo stesso tempo, nostalgico e anticipatore.
L’atmosfera che domina è quella del sogno che mescola assieme l’Africa vera, primitiva, arcaica e archetipica con quella dei fumetti, fatta di avventura, mistero ed emozione.

Quello che ne esce sono quattro splendidi racconti ricchi di apparizioni, figure ieratiche, fantasmi notturni, ombre vampiresche, suoni di tamburi, visioni notturne, ausiliari ascari urlanti, guerrieri silenziosi.
In questi episodi facciamo anche la conoscenza dello scanzonato marinaio veneziano Luca Zane, che con il suo battello “Vanità dorata” servirà da prova d’autore per il Corto Maltese che verrà.

Il marinaio Luca Zane, il proto-Corto Maltese

 

La serie Anna nella jungla è composta come detto di 4 episodi, tutti usciti in Argentina tranne il secondo (in Italia intitolato “La città perduta di Amon-Ra”) pubblicato in Inghilterra su Tiger e Radio Fun della casa editrice Fleetway nel 1960, con il titolo di O’Hara of Africa.
Gli altri tre episodi, conosciuti in Italia con il nome di “Wambo è morto… Wambo ritorna”, “La tratta degli schiavi” e “Il cimitero degli elefanti”, vengono pubblicati in Argentina negli anni 1959, 1960 e 1961. Il primo episodio esce su Supertotem dell’Editorial Fascination, dal n. 1 (08/1959) al n. 5 (12/1959).

In Italia viene pubblicato sul Corriere dei Piccoli dal n. 19 (12/05/1963) al 38 (22/09/1963). Il terzo episodio viene pubblicato su Frontera Extra dal n. 25 (11/1960) al 28 (02/1961). In Italia ribattezzato “La tratta degli schiavi” o “Lo stregone di Ujijio” o “La tratta delle schiave, viene pubblicato sul Corriere dei Piccoli dal n. 52 (27/12/1964) al 10 (07/03/1965).
Il quarto e ultimo episodio viene pubblicato su Frontera Extra dal n. 29 (03/1961) al 35 (09/1961). In Italia esce come “Il cimitero degli elefanti” sul Corriere dei Piccoli dal n. 8 (20/02/1966) al 18 (01/06/1966).

 

Capitan Cormorant

Negli ultimi mesi del 1959 la Editorial Frontera andò in crisi per problemi economici con gli stampatori, i distributori e per ultimo i disegnatori. Quando Oesterheld comincia a ritardare i pagamenti, la maggior parte dei disegnatori inizia a cercare sbocchi professionali altrove.

Hugo Pratt accetta l’invito della Fleetway di andare a lavorare in Inghilterra, e si trasferisce a Londra dove rimane per tutto il 1960 a disegnare fumetti bellici. Nel 1961 finisce a San Paolo del Brasile, dove si ferma per un anno. Nel 1962 fa ritorno a Buenos Aires, chiamato dall’editore Francisco Romay a dirigere la rivista Misterix, che ha avuto dalla Abril, ormai interessata solo alle più remunerative pubblicazioni giornalistiche.


Hugo Pratt debutta sulle pagine di Misterix con un nuovo personaggio: Capitan Cormorant. Dei due episodi, Pratt realizza interamente il primo, composto da 29 tavole, e parte del secondo, di cui disegna solo 12 tavole e a cui poi subentra Stelio Fenzo.
Il primo episodio viene pubblicato su Misterix dal n. 689 (26/01/1962) al 692 (16/02/1962). Il secondo episodio, incompleto, su Misterix n. 696 (16/03/1962) e sul 697 (23/03/1962).
Viene pubblicato in Italia con il titolo di Capitan Moko, il primo episodio “Cacciatori d’uomini” esce su Radar n. 7 (07/06/1963) e 8 (14/06/1963). In seguito entrambi gli episodi vengono pubblicati sulla rivista Sgt. Kirk.


Il Pratt autore completo inizia a cimentarsi con i temi che più gli stanno a cuore. Come per il suo maestro Jack London di lui si potrebbe dire: “Scrive mentre vive”. È la vita stessa dell’autore un’avventura. Vissuta intensamente con tenacia, passione e sete di conoscenza. Che inizia a dilagare all’interno delle storie che scrive, e proprio per questo risultano sempre originali, coinvolgenti e uniche.
Pratt crede profondamente nella relazione tra uomo e natura, e ritiene che l’eterno conflitto con l’ambiente sia l’essenza stessa dell’esistenza.

In Capitan Cormorant riesce a costruire una storyline appassionante, divertente e contrassegnata da un ritmo veloce, nello stesso tempo caratterizzando sapientemente la psicologia dei personaggi. Tra incursioni in territori inesplorati del continente americano, fiumi impetuosi, oceani, apparizioni di poco di buono, di cannibali e di donne abituate a solcare correnti e a guidare navi, Pratt inizia a proporsi come un degno erede dei maestri dell’avventura di fine Ottocento.

 

Wheeling

Nel 1962 Hugo Pratt sa che ormai il suo tempo in Argentina è giunto al termine. Forse è proprio per questo che si congedò da quel paese dove aveva trascorso alcuni degli anni più belli della sua vita con un capolavoro: Wheeling, il sentiero delle amicizie perdute.


Fort Wheeling è una specie di ballata del Grande Nord americano, un romanzo corale ambientato tra quelle pianure sterminate e quei boschi pieni di eroi che costituiscono la quintessenza dell’epopea della Guerra di indipendenza americana, il conflitto di fine Settecento tra quelli che diventeranno gli Stati Uniti e l’Inghilterra di cui erano una colonia.

Nel 1774 gli indiani shawnee sono nervosi per i recenti insediamenti di pionieri americani nei loro territori: Fort Boonesborough, fondato da Daniel Boone, e Fort Wheeling, fondato da Ebenezer Zane.
Nelle prime pagine di Fort Wheeling è raccontato l’episodio che dà origine alla cosiddetta guerra di Lord Dunmore, dal nome del governatore della Virginia (a quei tempi colonia inglese), ovvero l’uccisione, durante una lite tra ubriachi, dei due fratelli del capo shawnee Logan.
La guerra tra indiani e inglesi si conclude in breve tempo. Nel 1776 inizia la ben più importante Guerra di indipendenza, che vede gli shawnee alleati degli inglesi contro i coloni americani ribelli, i quali fonderanno gli Stati Uniti.

In Wheeling si respira l’epicità delle grandi storie d’avventura. Per la prima volta Hugo Pratt riesce a mescolare in maniera magistrale storia e fantasia. La documentazione storica utilizzata appare da subito imponente, la geografia dei luoghi è raffigurata nel dettaglio, gli abiti, le abitazioni e le armi sembrano tratti dalla realtà. Pratt addirittura incorpora parecchi personaggi realmente esistiti all’interno del racconto.
La scommessa è vinta, realtà e fantasia sono fuse in modo indissolubile riuscendo a generare un tipo di racconto nuovo, modernissimo, un capolavoro.

La prima parte di Wheeling viene pubblicata su Misterix, dal n. 700 (13/04/1962) al 726 (12/10/1962). Le tavole sono in realtà 122 in formato orizzontale a tre strisce fino al n. 724 e 13 in formato verticale a quattro strisce dal n. 725 al 726.
In Italia viene pubblicata nel volume edito dall’Archivio Internazionale della Stampa a Fumetti nel 1972 con formato delle tavole a due strisce.
La seconda parte è composta da 62 tavole. Le prime 34 in formato verticale a tre strisce vengono pubblicate in Argentina nel 1964, le successive 28 in Francia negli anni 1980-1981 su Metal Hurlant, e infine le ultime 37 escono in Italia con il volume della Lizard Wheeling, Il sentiero delle amicizie perdute (10/1985).

Per quanto riguarda le prime tavole argentine, escono sulla rivista Supermisterix n. 801, 805 e 809 (03-04-05/1964). Le prime dodici tavole vengono pubblicate in Italia nella rivista European Cartonist n. 1 (10/1973) con testo in inglese. Le prime 24 tavole vengono pubblicate in seguito su Sgt. Kirk dal n. 59 (01- 02/1979) al 61 (05-06/1979).
Il resto delle tavole usciranno insieme a quelle inedite disegnate in Francia che completano la seconda parte (34 argentine + 28 francesi) nel volume Fort Wheeling delle Edizioni Nuova Frontiera-Totem (01/1982).

(Per saperne di più su questo ultimo fumetto, clicca su Gli indimenticabili personaggi di Wheeling – NdR).

 

 

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