GUIDARE TRA I CARTELLI VINTAGE

Il Codice della strada non teme le novità. Periodicamente, accoglie adeguamenti della segnaletica e nuove norme di comportamento. Tra le più recenti, quelle che regolano la circolazione nelle rotonde. Alcuni cartelli, però, hanno resistito ai dettami dei tempi imponendosi come dei punti fermi nel nostro immaginario collettivo e del nostro modo di decifrare il mondo intorno a noi.
I cartelli della nostalgia
Cartelli di divieto e di obbligo
Tra i cartelli di divieto, quello di interdizione di suonare il clacson è ormai più che datato. Più nessuna macchina monta dei segnalatori acustici a forma di tromba completi di pompetta.

Vecchio clacson a pompetta
Il cartello sottostante obbliga all’arresto incrociando autobus di linea. Il corno all’interno del triangolo bianco evoca invece orchestre montanare e scene di caccia. Gli amanti della letteratura francese potrebbero pensare alla celebre poesia di Alfred de Vigny, Le Cor (Il Corno), o rappresentarsi la morte di Orlando a Roncisvalle.

Morte di Orlando
Proseguendo tra i segnali di divieto, il seguente penso si faccia raro. I veicoli a trazione animale sono sempre meno frequenti, ma rimangono una realtà nel nostro paese anche se anacronistica.
Osserviamo ora la macchina rappresentata nel cartello di divieto sottostante.
Le forme arrotondate sia della carrozzeria che dei fari ricordano inevitabilmente le auto degli anni sessanta, come la Fiat 850, la Renault Dauphine e la Panhard Dyna, tanto per fare alcuni esempi. Le macchine circolanti di oggi hanno un aspetto molto più spigoloso rispetto al passato e fanno apparire il cartello decisamente vintage.

Fiat 850
Ecco ora un cartello d’altri tempi, purtroppo sostituito da uno più asettico, ma non per questo più eloquente: il divieto di transito ai pedoni. Da notare la bambina con la gonna e il fiocchetto nei capelli. Oggi la bambina avrebbe cuffie e smartphone.

Vecchio cartello

Versione recente
Cartelli di pericolo
Qui è come appare un treno nei nostri cartelli e come poteva apparire agli inizi del secolo scorso.

Treno a carbone
In quanto alla barriera con lo steccato non se ne vedono più da tanti anni.
Tra i segnali di pericolo, quello messo in prossimità delle scuole è senz’altro il più bello.
Non è rappresentata una cosa, ma una scena di vita con dei personaggi e un contesto. I personaggi sono un ragazzino e una ragazzina. Vista la sollecitudine del maschietto, si tratta molto probabilmente della sorella minore. Il ragazzo, che non vuole fare tardi a scuola, sembra inoltre molto preoccupato della sua incolumità, oltre che della propria. Il contesto è ovviamente quello scolastico. Le cartelle, che non hanno niente a che vedere con gli zaini firmati di oggi, non possono che essere quelle usate dai loro nonni quando si recavano a scuola.
È ovvio che quando ci si ferma sotto a questo cartello, per un attimo soltanto i pensieri si adeguino alla segnaletica. La mente sotto ipnosi torna indietro nel tempo, fino agli anni cinquanta o più indietro ancora, ai tempi dei treni a vapore. In quell’attimo ci appare un clacson con la sua pompetta sulla portiera sinistra e i bambini timorosi si sbrigano sulle strisce pedonali.
Poi l’attimo passa. Il suono di un clacson ti sveglia dal sonno e una voce ti trafigge le orecchie: “E muoviti, imbranato!”. Davanti, un orrendo quindicenne americanizzato, zaino griffato sulle spalle e berretto da rapper in testa. Guardi il ragazzo. Questo ti sorride e ti mostra un bel dito medio come a dire: “Bentornato all’inferno!”.