GLI ULTIMI FUMETTI DI JACK KIRBY

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Analizzare l’attività di Jack Kirby è sempre motivo di straordinario interesse. La lunghezza inusitata della sua carriera fa sì che su qualsiasi periodo ci soffermiamo possiamo sempre rimanere affascinati da nuovi e diversi spunti di riflessione. Che dire dell’ultimissimo Kirby? Si tratta del periodo poco frequentato che va dal 1980 al 1994. Alla fine del 1978 la Marvel non gli rinnova il contratto di tre anni che gli aveva fatto nel 1976. Le occasioni di lavoro calano drasticamente come la produzione di tavole. Grazie alla sua velocità nel disegnare Jack Kirby aveva sostenuto negli anni ritmi produttivi sbalorditivi, che lo avevano portato a realizzare durante gli anni sessanta anche 100-120 tavole al mese. Fino a quattro tavole al giorno! Nel 1982 realizza 225 tavole all’anno, meno di una al giorno. E cosa dire della qualità?Un calo della acuità visiva, associato a una forte artrosi delle dita delle mani, non gli hanno permesso di continuare a disegnare ai livelli che lo avevano reso famoso. L’ultimissimo Kirby, svincolato da qualsiasi preoccupazione estetica e di scrittura, è semplicemente andato “là dove lo portava il cuore”. Non si fece alcun problema distorytelling, seguendo una specie di “flusso di coscienza” che lo portava da una battaglia a una riflessione sulla vita e sulla morte fino a un altra battaglia ancora, senza alcuna soluzione di continuità.Esasperò alcune caratteristiche del suo stile, mettendo in mostra un disegno sempre più stilizzato, infarcito di forme geometriche al limite con l’astrazione. Come ricorda il suo vecchio assistente Mark Evanier,“Kirby trascorse gli ultimi dieci anni della sua vita a essere adulato”.Era ormai un pensionato, ma ricevere riconoscimenti era diventato per lui quasi un lavoro a tempo pieno. Nel 1985 gli vennero dedicati iKirby Awards, i premi più ambiti per gli addetti ai lavori dell’industria del fumetto. Questi “Oscar” furono consegnati per soli tre anni, prima di dissolversi in una assurda disputa sulla paternità tra gli organizzatori della premiazione. Qui ricordiamo i fumetti che Jack Kirby realizzò negli ultimi quattordici anni della sua produzione, fino a ridosso della morte avvenuta nel 1994. Tra il settembre 1979 e il febbraio 1980 esce nell’inserto domenicale di molti quotidiani un adattamento in 26 parti di Black Hole, un filmlive actiondellaDisney.Le tavole facevano parte della strategia commerciale per il lancio del film, che nelle intenzioni e nel budget avrebbe dovuto essere la risposta della Disney a Star Wars. Jack Kirby per Black Hole utilizza il suo solito stile visivo con alcune inevitabili limitazioni. Il formato non gli permette di realizzare le potentisplash pageche erano diventate un po’ il suo marchio di fabbrica nel decennio precedente.La Disney, inoltre, vuole realizzare un prodotto classico e pertanto tiene a freno certe sperimentazioni grafiche tipiche di Kirby in quegli anni.Nonostante tutto il fumetto di Kirby è un prodotto abbastanza riuscito, diversamente dal film. Nel tratto non cogliamo grandi tentennamenti e debolezze. Immagini potenti e dinamiche si rincorrono in una specie di lunga sarabanda. Furono i fratelli Schanes dellaPacific Comicsa realizzare il sogno di Jack Kirby, riconoscendogli i diritti d’autore e pagandogli regolarmente le royalties. Kirby li ricambia creando per loro il personaggio di Captain Victory. Un anno dopo Black Hole, Kirby torna nel proprio terreno e a sperimentare. La narrazione (se c’è) procede persplash pagecolme di tecnologiche forme astratte, circondate da un oceano di brulicante energia. Kirby aveva sempre disegnato partendo dall’angolo in alto a sinistra e scendendo gradualmente fino a raggiungere l’angolo in basso a destra.Durante il percorso dava forma al suo “inconscio”. In questa fase il suo inconscio si libera definitivamente dalla cornice di una storia sensata. Vuole solo ampliarsi, spaziare. Per questo la lettura di Captain Victory è spiazzante per chi cerca un fumetto tradizionale. Il più grande visionario della storia del fumetto aveva deciso che avrebbe continuato a cavalcare i suoi sogni, ovunque lo portassero.Kirby disegna 13 numeri della serie. Lo sceneggiatoreSteve Gerber, il creatore di Howard the Duck, aveva lasciato la Marvel perché non aveva preso bene il rifiuto di concedergli la proprietà artistica del personaggio. Si impegnò così in una lunga e costosa causa civile.LaEclipse Comics, nel 1982, gli mise a disposizione un albo a fumetti i cui proventi sarebbero stati in gran parte devoluti al sostenimento delle sue spese legali. Jack Kirby, che con la Marvel aveva avuto gli stessi problemi su più larga scala, si offrì di disegnare il nuovo personaggio: Destroyer Duck. Diciamo subito che non si trovava molto a suo agio con il fumetto comico, che pure aveva frequentato soprattutto ai tempi diNot Brand Echh. Il fumetto è pieno di personaggi dal corpo umano e dal volto animale, ma il re non riesce a ripetere la magia diKamandi. Soprattutto, il disegno è quasi ingiudicabile a causa della inchiostrazione pesante del filippinoAlfredo Alcala, che con lo stile di Kirby c’entra come i cavoli a merenda.Cinque sono i numeri disegnati da Kirby. Jack Kirby si era già occupato di fumetti 3D nel 1953, con Captain 3D per la Harvey Comics. Nel 1982 si ripete con unone-shotedito dalla3D Cosmic Publications, nel tentativo di cavalcare la moda del revival dei film 3D inaugurata nel 1981 con i filmVenerdì 13 IIIeHalloween II. Kirby venne scelto dalla editor Susan Pinsky per il suo stile che già normalmente è molto tridimensionale e presenta spesso figure che sembrano uscire dalla pagina.La storia fantascientifica di 15 pagine, scritta da Ray Zone e inchiostrata da Mike Thibodeaux, tratta di mondi a due dimensioni e mondi a tre dimensioni. Per l’occasione Kirby crea alcuni personaggi abbastanza riusciti come Stereon (padrone del tempo e dello spazio), Videora e Circe, sulla falsariga della sua epica sagaNew Gods. Lo stile qui è ancora centrato e non presenta reali cedimenti.Negli anni questa è diventata una pubblicazione piuttosto ricercata dai collezionisti. Dopo la buona partenza di Captain Victory (il primo numero ha venduto 100mila copie) la Pacific chiede a Kirby un secondo titolo.Kirby rispolvera un personaggio che aveva pensato nel 1975, per cui aveva fatto parecchi schizzi nel 1977 quando si stava prospettando la possibilità di realizzarne un film. Non sappiamo se Silver Star fosse stata concepito fin dall’inizio come una serie autoconclusiva in 6 episodi o se Kirby dovette concluderlo a causa della bancarotta della Pacific.All’inizio il disegno è sfolgorante, risulta evidente rispetto al recente passato l’aumento delle zone in ombra ad accentuare la tridimensionalità del disegno, esaltato dal lavoro pulitissimo del pennino diMike Royer. Solo negli ultimi numeri compaiono le incertezze, il segno si fa più pesante, le proporzioni si perdono, le inquadrature cominciano a diventare ripetitive. Mentre dal punto di vista dei testi gli albi sviluppano l’ennesima variante della storia del supersoldato. Se a Jack Kirby rimaneva un rimpianto, era quello di non avere concluso la sua saga forse più amata: The New Gods, quando nel 1972 laDc Comicsla sospese a causa delle scarse vendite.Nel 1984, la Dc stringe un accordo commerciale con laKenner Productsper la produzione diaction figuredei suoi principali personaggi. La Kenner insiste per avere anche i diritti per produrre Darkseid e gli altri personaggi di New Gods. La Dc allora ristampa gli 11 numeri originali di The New Gods in una serie limitata di sei numeri, con due episodi ciascuno, e chiede a Kirby di realizzare una storia di 24 pagine per concludere la serie.Kirby rilancia proponendo una storia di 48 pagine intitolata “Even Gods Must Die”, che in realtà non conclude veramente la saga. Il numero si apre con una splash page kirbyana al 100%, piena zeppa di attrezzature tecnologiche. Purtroppo agli inchiostri il semplificatoreBruce Berryha preso il posto dell’ottimo Mike Royer, che se ne è andato alla Disney.Una delle prime cose che notiamo è l’impoverimento degli sfondi nelle vignette di Kirby, non dovuto solo alle chine di Berry. E dire che era diventato famoso per la sua abitudine di ricoprire ogni centimetro quadro di una vignetta, lasciando solo raramente degli spazi bianchi. Qui invece ci troviamo spesso di fronte a immagini che sembrano galleggiare nel nulla. Inoltre, anche le figure principali sono risolte con un numero minore di segni rispetto al passato. Questo porta a una perdita di potenza e di dinamicità. Alcune splash page rimandano echi della passata magnificenza, ma ci troviamo di fronte a un altro artista. Sempre nell’ambito della collaborazione con la Kenner Products, la Dc chiede a Kirby di scrivere il soggetto di una miniserie in cinque numeri che metta a confronto la Justice League of America (Batman, Superman, Wonder Woman, The Flash, Green Lantern, Hawkman e compagnia) contro le forze di Darkseid, signore di Apokolips.La serie dovrebbe sancire così l’ingresso definitivo dei personaggi dei New Gods all’interno della continuità Dc. Kirby disegna il numero finale avendo l’opportunità di misurarsi con tutti i più famosi personaggi Dc.Vediamo il volto di Superman senza le modifiche di Al Plastino, una Wonder Woman che sembra Big Barda smagrita e un Hawkman che appare troppo massiccio per volare con la leggiadria che gli è propria. Chi la fa da padrone sono i personaggi di New Gods: Darkseid, Metron e gli altri sono raffigurati in tutta la loro brutale magnificenza, benché penalizzati dal lavoro di Greg Theakston agli inchiostri. L’episodio finale della saga dei New Gods trova spazio in una graphic novel di 64 pagine.Kirby avrebbe voluto uccidere tutti i suoi personaggi in una specie di epico e indimenticabile giorno del giudizio. La Dc, che aveva constatato l’accresciuto interesse del pubblico verso quei personaggi, aveva invece altri piani. Alla fine ne esce una specie di puzzle costituito in gran parte dalla storia che Kirby aveva pensato e disegnato, con inserti, tagli e revisioni varie imposte dalla casa editrice.