GIANNI AGNELLI, IL GIORNO DEI FUNERALI

Il 24 gennaio 2003 alle ore 8,30 di mattina morì a Torino, nella sua casa di famiglia,Gianni Agnelli. Era stato presidente dellaFiatdal 1966. Al momento della morte era presidente onorario, ma non partecipava più a tutte le cerimonie ufficiali.La Fiat, Fabbrica Italiana Automobili Torino, è stata la più grande fabbrica italiana con sede societaria a Torino e stabilimenti in Italia e nel mondo. Il Gruppo Fiat ora si chiamaStellantis. La Stampa aveva comunicato che Gianni Agnelli seguiva nell’ombra la crisi della società. Era malato di un cancro alla prostata. Aveva ammesso di avere problemi di salute nove mesi prima, nel maggio 2002, annunciando che sarebbe andato negli Stati Uniti per curarsi, ma la battaglia era stata persa ed era tornato a morire a casa sua. La famiglia Agnelli dichiarò che ci sarebbe stata la camera ardente alLingottocon l’esposizione della bara al pubblico.Il Lingotto è un vecchio quartiere operaio della città di Torino dove c’era un grande stabilimento Fiat. La Fiat Lingotto era stata costruita in stile razionalista nella prima metà del Novecento. Era appena stato riqualificato e trasformato in un grande centro commerciale dotato di negozi, di servizi, di una sede staccata del Politecnico (dove si studiava ingegneria dell’automobile) e di una Pinacoteca. La partecipazione popolare all’esposizione pubblica della salma raggiunsenumeri inattesi.I giornali scrissero che erano convenute 100mila persone nella camera ardente posta nella Pinacoteca. 50mila persone parteciparono al funerali svoltisi nel Duomo di Torino. Marella Agnelli, il presidente Ciampi e signora, l’ex presidente Oscar Luigo Scalfaro ai funerali di Gianni Agnelli Nessuno si aspettava che decine di migliaia di persone comuni si mettessero in fila per rendere omaggio a Gianni Agnelli, tanto ossequiato quanto vituperato e odiato in vita. Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli al Lingotto Nella foto sopra lo stabilimento del Lingotto, ora centro polifunzionale con sopra la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli dove fu esposta la salma di Gianni Agnelli. Folla in coda per accedere alla camera ardente di Gianni Agnelli Gianni Agnelli era anche proprietario de La Stampa, il giornale di Torino. Inoltre era proprietario di quasi metà della casa editrice Rizzoli-Corriere della Sera.Le sue foto apparivano ogni giorno sui mezzi di informazione. Il giovane Gianni Agnelli dialoga con Giampiero Boniperti negli spogliatoi Per sette anni aveva occupato la posizione di presidente della Juventus, dal 1947 al 1954. In seguito continuò a rivestire posizioni importanti all’interno della società, lasciando subentrare altri nella gestione. Gianni Agnelli e la Juventus Il tifoso della Juventus sapeva di non essere solo, con lui c’era anche Gianni Agnelli che mostrava di essere il primo grande sostenitore. Gianni Agnelli allo stadio con il figlio Edoardo Agnelli La domenica Gianni Agnelli era allo stadio con parenti, nipoti e amici. I torinesi sapevano che l’avrebbero trovato nel palco riservato. Gianni Agnelli, presidente della Fiat Gianni Agnelli preferiva essere chiamatol’avvocatopur non essendolo tecnicamente. Si era laureato in giurisprudenza a Torino nel 1943, in pieno periodo di guerra.Il laureato in legge è dottore, ma non avvocato. Per potersi fregiare del titolo di avvocato occorre aver conseguito l’abilitazione che si ottiene conl’esame di stato. Il conseguimento dell’abilitazione era particolarmente arduo e necessario per poter esercitare la professione. Gianni Agnelli non l’aveva mai conseguita. Definiva “nome d’arte” il titolo di avvocato. “Non chiamatemi senatore. Ogni volta che sento questa parola penso a mio nonno, che per me e la famiglia è tutto. Il senatore è lui. Il mio nome d’arte è avvocato Agnelli, ed è giusto così”. Il senatore Giovanni Agnelli con alle spalle il giovane nipote Gianni “Tutto quello che ho, l’ho ereditato. Ha fatto tutto mio nonno. Devo tutto al diritto di proprietà e al diritto di successione, io vi ho aggiunto il dovere della responsabilità”. Gianni Agnelli aveva ricevuto l’eredità dal nonno Giovanni Agnelli, che aveva fondato la Fiat con altri investitori nel 1899. Agnelli vi aveva aggiunto il dovere della responsabilità? Questo è un punto controverso. Nel 1966, quando Valletta gli consegnò la Fiat, l’azienda era ai massimi storici. Nel 2003, quando Gianni Agnelli morì, l’azienda era in una crisi gravissima che forsenon ha mai superato. Agnelli osserva l’ultimo atto di Valletta da presidente Fiat: il 4 maggio 1966, con il ministro sovietico Tarasov, firma l’accordo per la costruzione della fabbrica in Urss dove si sarebbe prodotta una versione della Fiat 124 Ecco che cosa dice del passaggio delle consegne da parte di Vittorio Valletta:“Quando nel 1966 Valletta mi passò quella che lui chiamava la somma delle responsabilità mi ricordo che me lo disse con enorme serenità: ‘Oggi la Fiat è forte, è finanziariamente in ordine, copriamo più di due terzi del mercato italiano, c’è serenità e pace sociale, sono proprio lieto di consegnarle questa Fiat, in queste condizioni, dopo aver tanto lavorato vicino a suo nonno”. Quando Gianni Agnelli muore la Fiat perde circa 5 milioni di euro al giorno. La responsabilità di questa caduta verticale è tutta da attribuire a lui, al presidente? Sicuramente a guidare la Fiat non era solo. Che cosa pensava Gianni Agnelli degli italiani, dei torinesi? Fiat Lingotto, stabilimento Via Nizza, dopo i bombardamenti del 30 novembre 1942 “Per noi la guerra è finita con una semi-sconfitta. L’Italia è il paese dove la mano pubblica conta di più, dove il sottogoverno pesa più del governo”. Il ritratto di Gianni Agnelli firmato da Andy Warhol “L’Italia digerisce tutto, la sua forza sta nella mollezza degli apparati, nella pieghevolezza degli uomini politici, nelle capacità di adattamento degli italiani”. “È un materasso, il sistema italiano. Pasolini avrebbe detto una ricotta”.