FUMETTI ANNI NOVANTA IN ITALIA

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Parleremo difumetti anni novantao magari, più nello specifico, di quelli su cui buttavo l’occhio più volentieri. Questo succedeva trent’anni fa, quando la carta stampata non era in competizione diretta con tutto quello che oggi rientra nel vasto concetto dihome entertainment. Parlando di fumetti, se uno volesse scendere nel dettaglio, si muore di vecchiaia prima di arrivare manco a metà strada. Meglio darsi una linea di condotta, stringendo il brodo a tre momenti chiave. Almeno come tentativo… in realtà parlerò soprattutto di quello che mi torna alla mente, senza alcuna pretesa sistematica. Quelli che, comunque, possono essere consideratipunti di svoltanell’ambito dei fumetti anni novanta nel panorama italiano sonoDylan Dog,Marvel Italiae imanga. Messa così, è roba che fa a cazzotti l’una con l’altra. Facciamo giusto giusto un passo indietro. Nei primi anni sessantaAndrea Corno, appoggiato dal cognatoLuciano Secchi(conosciuto ai più con lo pseudonimoMax Bunker), fonda la storicaEditoriale Corno. Nel 1970, la Corno si accaparra i diritti italiani della Marvel e, fino alla prima metà degli anni ottanta, pubblica le storie dell’Uomo Ragno, Devil, Fantastici Quattro, Thor, Capitan America e compagnia cantante.“Perché stiamo tornando al pleistocene?”, dirai.“Non bisognava stringere il brodo?”, aggiungerai. D’accordo. Cosa c’entra questo con i fumetti anni novanta? Semplicemente che con la chiusura dell’Editoriale Corno scomparvero dalle edicole pure i supereroi. A a quel punto non si capiva più una beata mazza. Dopo il maldestro tentativo diLabor Comics, che sparì nel giro di pochi mesi, piombaronoStar Comics,Play Press,Comic Art, lo stesso Luciano Secchi conMax Bunker Press. Tutti, chi più chi meno, grandi o piccoli editori che fossero, ottennero i diritti per pubblicare alcune serie di Marvel e poi Dc (inizialmente nelle mani dellaMilano Libri).Peccato che, per la maggiore, era uno scivolare sui dolci pendii delcazzomannaggia. Tanto per dire, il primo episodio deGli Incredibili X-Menpubblicato da Star Comics si intitolaStella Binaria. Bene, parte manco dall’inizio, ma ben oltre la metà di una run che di suo è già parecchio avanti nella storia generale di questi personaggi. Oppure, prendi la rivistaAll American Comicsdi Comic Art. Una specie di contenitore che, nella cagnara generale dei fumetti anni novanta che affollavano le edicole, era veramente ai limiti dello sclero. Metti ché dentro c’era la qualunque e la qualsivoglia. Nel primo numero ti trovi con le storie diDeadmaneOutcastsdella Dc insieme a una versione a fumetti diThe Shadow. In quello dopo, l’Uomo Ragno,BatmaneGhost Rider. Tutte insieme, senza soluzione di continuità. Sì, erano tempi, come dire… affascinanti, ecco. Tra parentesi, All American Comics è stata l’unica rivista dove sono apparse le storie diRom the Spaceknight. Rom nasce come action figure ideata e venduta dallaParker Brothers. Alla Marvel venne affidata la licenza per una serie a fumetti il cui scopo era quello di sostenere la linea di giocattoli (come faceva per G.I. Joe, Transformer eMicronauti, questi ultimi rimasti inediti in Italia). Ecco, il fumetto di Rom andò discretamente bene. Anzi, in America la serie è andata avanti per quasi dieci anni. Mica fischi. Rom giocattolo, invece, era una poverata, fatta talmente al ribasso che il pupazzetto non aveva manco un solo punto d’articolazione. Fu un disastro.Addirittura, in fase di progettazione era previsto che gli occhietti di Rom avrebbero dovuto illuminarsi di verde. Però il verde costava troppo e quindi, giustamente, ripiegarono sull’economicissimo color rosso-fallimento. Alla fine, il pupazzetto scomparve dopo il primo lotto di poche migliaia di pezzi. Tornando ai fumetti anni novanta, la cagnara andò avanti fin quando la Marvel Comics non decise di tagliare le gambe a tutti gli editori italiani che la stavano pubblicando.Nel 1993, gli americani si riprendono i diritti della roba loro e fondano una filiale italiana. Nasce così il marchioMarvel Italia(che in seguito passerà alla Panini). Bello, allora così è risolto tutto? No. A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, giusto? Quindi, per capire gli altri punti che hanno caratterizzato il panorama dei fumetti anni novanta che uno si trovava davanti nelle edicole dobbiamo fare, per forza, un altro paio di piccoli passi indietro. Nel 1986 nelle edicole esce il primo numero diDylan Dog. Che te lo dico a fare: “l’indagatore dell’incubo” diTiziano Sclaviedito daBonelli, tempo un rutto e diventa un’icona culturale. A pensarci un attimo, tra il 1989 e il 1994, più o meno, era impossibile non vedere in giro qualcuno con un numero di Dylan Dog in mano. Adolescenti, adulti, bambini, chiunque e ovunque. Alla fermata dell’autobus, in treno o magari a scuola… oh, c’era sempre qualcuno che stava lì con il giornaletto. Vuoi mettere? Dylan Dog era una bomba da 400mila copie al mese. Considerando questo, qual è la conseguenza naturale del successo? Esatto. Più o meno dal 1990 o giù di lì, si alza all’orizzonte un plotone di fratelli poveri e cugini scemi di Dylan Dog pronti a prendere d’assalto le edicole. In altre parole, comincia l’era deibonellidi. Giusto per chi non lo sapesse, il termine bonellide serviva a indicare tutta quella roba che si rifaceva a Dylan Dog, chi più chi meno, con lo stesso formato brossurato 16 x 21.Sul serio, se parli dei fumetti anni novanta da edicola non puoi saltare i bonellidi, ché ce n’erano un fottìo:Dick Damon,Dick Drago,Nick Turbine,Cobra,Elton Cop,Dagon,Full Moon Projecte qualcun altro. In generale, si trattava di prodotti di bassissima qualità, sia nella forma sia nella sostanza. Infatti, la durata media di questa roba era di cinque o sei numeri. A stento.Però Il fatto che fossero tanti è il sintomo di un periodo di grande fermento creativo. Appunto, alcuni di questi bonellidi sono andati avanti proprio perché non erano per niente male. Anzi. Addirittura a buttarci un occhio adesso, tolta qualche lisciata di troppo, sono piuttosto buoni. Tra questi ce ne sono un paio di cui varrebbe la pena recuperare anche solo qualche numero, giusto per lo sfizio. Per esempio,Dario Argento presenta Profondo Rosso. Un progetto editoriale simile agli albi come Tales from the Crypt della vecchiaEc Comics. La serie antologica era supervisionata da Dario Argento e curata dal regista, sceneggiatore e collaboratore di lunga dataLuigi Cozzi. Le storie, di volta in volta, andavano dall’horror alla fantascienza e seppur troppo “ispirate” a quelle di film famosi, erano divertenti. Comunque, la cosa sfiziosa per gli amanti del genere erano le interviste e gli articoli d’approfondimento su registi e produzioni del panorama horror in generale. Profondo Rosso chiude i battenti dopo solo una quindicina di numeri e un paio di speciali.Arrivato un po’ più in là, invece,Gordon Link. Con quasi due anni di vita e ventidue numeri, Gordon Link era palesemente ispirato a Dylan Dog. Si tratta dell’esordio fumettistico diGianfranco Manfredi, che in seguito diventa uno degli sceneggiatori proprio di Dylan Dog e in seguito autore diMagico Vento. Prima c’è statoRonny Balboa, a un certo punto diventatoRonny Ross, diSauro Pennacchioli. Un po’crime drama, un po’police procedural, un po’ così così(“così così” a soreta: hai letto le storie del Sauro o solo quelle degli altri? eccone unaqui, e poi perché non parli del suo fantasticonuovo Intrepido? – NdR).Balboa è una specie di Law & Orderante litteram, se vogliamo metterla in questo modo. A ogni modo, andando parecchio forte con i suoi ottantuno numeri dal 1989 al 1996, Balboa è stato uno dei bonellidi più longevi. A proposito di longevità, un altro che se l’è cavata alla grande è statoDemon Hunter. Ideato daGino Udina, tra i fumetti anni novanta e tra i bonellidi nello specifico, Demon Hunter era uno dei più divertenti. Un mischione pauroso di robe e concetti anni ottanta. A partire dal protagonista: un detective della omicidi bizzarro incrocio fra lo Steven Seagal pre-parto, quando aveva ancora un mento solo, e Lorenzo Lamas. Che all’epoca, spopolava su Rete 4 in sella allamuturettacoatta, con cui andava in giro ad acciuffare gaglioffi per le Americhe. La serie di Demon Hunter, andata avanti per tre anni e una quarantina di numeri circa, era chiaramente indirizzata a un pubblico adolescenziale, centrando quasi perfettamente il bersaglio. In quanto le storie non perdevano mai di vista le “tre A”, fondamenti del genere action: azione, attenzione e tette(tette non comincia per A e “attenzione” qui cosa vuol dire? – NdR). L’ultimo “gruppo” di fumetti degli anni novanta è rappresentato dai manga, lanciati in grande daGranata Press, con serie comeKen il guerrieroeI Cavalieri dello zodiaco, ma la mia attenzione era più rivolta a qualcosa di contiguo. Dalla casa editriceEdiperiodicidiGiorgio Cavedon, specializzata in tascabili porno, prese vita un sottogruppo editoriale voluto e gestito dal figlioGiacomo. A differenza di Granata Press e Star Comics, concentrati sui manga, la Ediperiodici comincia a importaremanhua cinesiprodotti ad Hong Kong. La Ediperiodici, diventata poiJade Ediperiodici / Edi Je infineJeMM Edizioni, a partire dal 1993-1994 fa sbarcare in Italia i fumetti dellaJademan ComicsdiTony Wong. L’equivalente cinese di Stan Lee e Marvel Comics.I primi ad arrivare sono stati i lavori diLee Chung HingeHui King Sum, gli autori di punta della Jade. Oh, mettila come vuoi, ma per chi ama il genere d’azione quella era roba veramente diversa. Per la roba cinese della Jade, seriamente, ci vorrebbero due righe a parte.5a Generazione,6a Generazione,Blood 13,King of Fighters,Solar Lord, tutte le assurdissime serie suStreet Fighter… questo discorso non può essere riassunto con tre-quattrocento parole e via. Magari verrà ripreso.In realtà manco con i bonellidi si doveva andare così veloci, ma tant’è. Stay Tuned, ma soprattuttoStay Retro.