FUGA DA LOS ANGELES PER JOHN CARPENTER

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Da quel 1983 in cui uscìChristine – La macchina infernalefino al 1996 diFuga da Los Angeles, in tredici anni,John Carpenternon ne ha azzeccata una. Sono stati tredici lunghi anni di fallimenti commerciali e logoranti battaglie con i grandi studios. Battaglie portate avanti per avere il controllo e la direzione artistica dei suoi progetti, che perdeva sistematicamente. A un certo punto, ormai stanco, Carpenter spara il suo colpo più duro verso Hollywood, all’apparenza terra dei sogni, ma in sostanza gabbia dorata. A Hollywood si ragiona per numeri e la creatività è solo un accessorio da sfruttare alla bisogna. Nasce cosìFuga da Los Angeles. La fuga, virtuale e idealistica, di John Carpenter le cui veci sono affidate e reggono sulle spalle una figura in grado di sostenere tutte quelle battaglie che un uomo comune non potrebbe mai affrontare. Ovviamente, si tratta diSnake Plissken. Direi quindi di buttare l’occhio suFuga da Los Angelese cercare di capire perché questo pseudo-remake è un film decisamente assai migliore del precedente. Non c’è bisogno di ricorrere alla scienza per accorgersi delpunto di rotturaraggiunto da John Carpenter.Dal 1974, che ne segnò l’esordio conDark Staral 1996 diFuga da Los Angeles, in ventidue anni il regista aveva girato, fra cinema e televisione, circa diciassette pellicole. DaFuga da Los Angelesal 2010, in cui uscì il suo ultimo filmThe Ward, soltanto tre. Arriviamo a cinque se contiamo pure i due episodi della serieMasters of Horror. Questi sono i segni che indicano un regista stanco del proprio mestiere. IlGioco di Tronidi Hollywood e la lotta per l’integrità artistica raramente concessa ai suoi lavori , avevano profondamente logorato.Infatti,Fuga da Los Angelessembra indicare un cambiamento di paradigma nella carriera di Carpenter, non solo nella sua prospettiva e atteggiamento come regista, ma anche la sua conseguentepigrizia tecnica. Era riflessa nella scarsa ricezione delle sue opere dalla critica e dal pubblico. Insomma, in parole economicamente svantaggiate, uno che le cose ormai le butta allacazzomannaggia, così, tanto per farle. Ogni tanto gira qualche cosa svogliatamente, ma giusto perché è quello che ci si aspetta da uno che di mestiere fa il regista. La trama in brevis. Nel 1998 il tasso di criminalità a Los Angeles aveva raggiunto picchi vertiginosi. Due anni più tardi, il 23 agosto del 2000, un terribile terremoto colpisce Los Angeles. La San Fernando Valley viene inondata dal conseguente tsunami e la zona dell’area cittadina si trasforma in un’isola, che va da Malibu ad Anaheim. Nel frattempo un integralista religioso si candida alle presidenziali degli Stati Uniti ottenendo larghi consensi con la la tesi che la disgrazia non sia altro che una punizione di Dio.Il tipo viene eletto presidente etrasforma l’America nel paese della cuccagna, proprio: per legge niente tabacco, bevande alcoliche, droghe, carne rossa, armi da fuoco, empietà, ateismo, libertà di espressione/religione e,dulcis in fundo, niente sesso extra-coniugale. Una favola, insomma. Chiunque infranga le leggi-comandamenti viene automaticamente spogliato della cittadinanza e deportato sull’isola-prigione di Los Angeles per esservi detenuto a vita. Però puoi sempre scegliere di pentirsi e farsi fulminare sulla sedia elettrica. Bell’affare, eh? Nel 2013, un detenuto sull’isola di Los Angeles, taleCuervo Jones, seduce la figlia del presidente,Utopia, facendola aderire alla sua causa. Una volta fattole il lavaggio del cervello, la ragazza ruba il telecomando del padre per laSpada di Damocle, superarma che consiste in una serie di satelliti in grado di rendere inutili tutti i dispositivi elettronici sul pianeta.Durante il viaggio a bordo dell’aereo presidenziale Air Force Three, Utopia si lancia con una capsula di salvataggio e atterra a Los Angeles per unirsi a Cuervo. A questo punto, con la Spada di Damocle in pugno, Cuervo annuncia che si prenderà l’America con l’aiuto della forza d’invasione di cui è a capo, composta da una coalizione di stati del Terzo mondo. Se il presidente proverà a fermarlo,staccherà la spinadel paese mandando tutto inblack out.Ultimo, ma non meno importante, Cuervo è a conoscenza del codice segreto in grado di“spegnere”l’intero pianeta. A questo punto entra in scenaSnake Plissken, catturato per un’altra serie di reati, e pronto per essere “esiliato” bello e impacchettato a Los Angeles.Al suo arrivo nel centro per la deportazione Snake incontra il Presidente che, conoscendone la fama, gli propone la missione di recuperare l’arma. Nel caso avesse successo gli garantirebbe un perdono completo e incondizionato.Naturalmente, per assicurarsi che non si “distragga”, a Snake viene iniettato ilPlutoxin 7, un virus artificiale che lo ucciderà nel giro di dieci ore. Questa è la trama del film, per niente lontana da1997: Fuga da New York. C’è da dire che di un ipotetico sequel di Fuga da N.Y. se ne parlava da quando il film uscì nelle sale nel 1981, riscuotendo un largo successo. Difatti, John Carpenter ingaggiò un autore per buttare giù una bozza, completata nel 1985. Il risultato parve schifare lo stesso Carpenter che diede forfait, mandando il progetto in stallo. Almeno fino alla prima metà degli anni novanta, quandoKurt Russellin via informale si mostrò molto interessato a rimettersi la benda di Snake sull’occhio.Insieme aDebra Hill(scomparsa nel 2005 a causa del cancro), storica produttrice e sua ex nella vita vera, Carpenter comincia a scrivere la sceneggiatura, avvalendosi anche dell’aiuto di Kurt Russell.In poco tempo la nostalgia emersa da questo gruppo storico di nuovo insieme, comportò una lenta ma graduale trasformazione. Infatti, quello che inizialmente era stato pensato come unsequelcon solo alcuni rimandi al film all’originale, si trasformò in un vero e proprioremake.Mi pare piuttosto chiaro che la struttura e la trama diFuga da Los Angelesaderiscano strettamente a quella di Fuga da N.Y. Eccezion fatta per il nuovo “significato” di fondo della neo-isola di Los Angeles, diventata un’enorme discarica in cui la nuova morale dell’America getta i propri scarti indesiderati. L’intera struttura segueFuga da New Yorkcome un cerotto sulla pelle, in cui Snake, con la solitascimmia sulla schienaper la scadenza imposta, avvelenato da quel che dovrebbe essere il suo stesso governo, la sua patria, entra nell’isola-prigione. Anche qui incontra amici e nemici che utilizza per i propri scopi. Tenta un salvataggio e poi fugge, per tornare alla società. Ma, attenzione: sostanziale differenza rispetto al film originale, stavolta “oltre il muro” non c’è proprio una beata mazza di niente. Il mondo tratteggiato da John Carpenter contiene molti più dettagli e si dimostra molto più desolante, perché fuori da Los Angeles non c’è niente a cui fare ritorno. Difatti, seguendo questa nuova linea anche il moniker di Snake cambia significato.Se nel primo film continuava a ripetere«Chiamami Snake!»(diventato Jena nel nostro doppiaggio), per sottolineare il rifiuto alla sua vecchia vita in cui era un soldato degli Stati Uniti, nel mondo diFuga da Los Angeles, invece, ormai è talmente legato a quel nome conosciuto da tutti che ne è disgustato. È disgustato come dell’immagine triste che il personaggio ha del mondo intero. Questo atteggiamento è piuttosto chiaro nel film, perché Snake corre senza sosta. Durante tuttoFuga da Los Angeles, Carpenter continua a sottolineare la condotta individualistica di Snake, rappresentando il personaggio come una specie di “pistolero solitario”, un outsider, che si muove in un mondo che non gli appartiene e di cui non fa parte. Snake non è il solo personaggio ottimamente curato diFuga da Los Angeles. I comprimari e le varie sequenze non sono certo da meno. Per esempio, nel saggioOrder in the Universe: The Films of John Carpenterdi Robert C. Cumbow, viene sottolineata la sequenza dei “mostri sotterranei”: una metafora dell’odio di Carpenter per l’industria e l’intero stile di vita californiano.Per esempio rappresentando il “chirurgo impazzito” di Beverly Hills (Bruce Campbell) e la sua setta di tossicodipendenti della chirurgia plastica disposti a ogni nefandezza, pur di mantenere i proprio cadenti volti artificiali. Anche le linee di dialogo di Eddie “la mappa dei vip”, il personaggio interpretato da Steve Buscemi, non è che vadano tanto per il sottile. Tipo quando la folla acclama Snake nella sfida al campo di basket:«La città ama i vincitori».L’intera sequenza è un’altra bella metafora di come a Hollywood si pratichi il culto della celebrità: se sei un vincente tutti ti acclamano. Altrimenti hai solo sputi e pernacchie. D’altra parteFuga da Los Angelesnon è privo di difetti. Effetti non tanto speciali, con tratti rovinosamente ridicoli e tremendamente a basso costo, sequenze d’azione talmentecampche pare facciano il verso al Batman di Adam West.Non dimentichiamo, poi, la cagnara generata dall’essere il film un prodotto “ibrido”, a metà tra il sequel e il remake. Però, com’è vero tutto ciò, personalmente ritengo laFuga da Los Angelesdecisamente superiore a quella di New York. Capiamoci, Escape from N.Y. mi piace e pure parecchio. Si tratta di uno dei miei film preferiti, ma in fin dei conti non è altro che un “semplice” film d’azione. Per carità, ha i suoi messaggi e di certo non mette in scena una storia fine a se stessa che autogiustifica l’azione. Però è piuttosto chiaro come quello sia un film girato da un uomo più giovane e molto più ben disposto verso il suo mestiere, con tutti gli annessi e connessi. Fuga da Los Angeles, invece, è l’esatto opposto: il messaggio di un artista stanco, sfiduciato e nauseato da tutto ciò che lo circonda. E questo pensiero si riflette direttamente nel film e nei suoi personaggi, facendolo diventare molto più di un semplice prodotto d’intrattenimento. Bene, detto questo credo che sia tutto. Stay Tuned, ma soprattuttoStay Retro.