FRANK ZAPPA INDICA L’EDITORE IDEALE DEI FUMETTI – POSTA

Il fumetto secondo Frank Zappa
Ormai è evidente la supremazia dei manga sui comics americani. Come potrebbe un fumetto italiano competere?
Davide
Gentile Davide,
il problema non è tanto nei disegni dei manga quanto nella scioltezza e nel ritmo dei testi. Testi che devono essere prima di tutto interessanti, senza “grandi messaggi” più o meno subliminali rivolti al lettore.
Di autori buoni ce ne sono sempre stati in tutte le epoche e in tutti i Paesi, il problema è rappresentato solo dagli editor che li scelgono.
Come spiega bene Frank Zappa in questo video.
Gli uccelli di Hitchcock
Caro Direttore,
da qualche parte ho letto che il suo regista preferito era Alfred Hitchcock. Io di lui ho appena visto Gli uccelli e alla fine sono rimasta con un grosso punto interrogativo.
Noemi
Gentile Noemi,
in effetti Alfred Hitchcock a volte dimostrava una propensione per l’irrazionale, che peraltro teorizzava nelle interviste.
Io, a costo di cadere nella banalità, nella scena del bar avrei messo due persone preoccupate per la sorte di un certo professore che faceva degli esperimenti sugli uccelli in un laboratorio fuori dal paese. Alla fine de Gli uccelli, quando i protagonisti se ne vanno, li avrei fatti fermare nel laboratorio infestato dagli uccelli intorno al cadavere del professore.
Sarebbe stato un finale prosaico, ma come spettatore ho bisogno di un risvolto razionale, anche vagamente fantascientifico.
Fumetto non finito
Caro Direttore,
qual è l’ultimo fumetto che non è riuscito a finire di leggere?
Sofia
Gentile Sofia,
l’ultimo fumetto che non sono riuscito a finire è Tolkien, scritto da Will Duraffourg (non so chi sia) e disegnato da Giancarlo Caracuzzo (che disegnò i primi episodi di Esp nel mio Intrepido).
Si tratta di una biografia dello scrittore del “Signore degli anelli” priva di qualsiasi pathos, malgrado di cose potenzialmente interessanti e drammatiche ce ne siano.
Editori che non pagano
Potrei sapere quale arcano meccanismo sia scattato negli ultimi anni,
per il quale un editore di fumetti si senta in diritto di chiedere di lavorare gratis o con “compensi” in visibilità?
L’editore non è un imprenditore, e dunque “colui che si accolla il rischio di impresa”?
Come può essere considerato un imprenditore chi accolla il rischio di impresa sul lavoro gratuito richiesto a chi collabora con lui?
E in funzione di questo, i contratti standard che comunque gli garantiscono i diritti di sfruttamento del diritto di autore, su persone che vengono “pagate in visibilità”, non dovrebbero essere rivisti proprio alla luce del mancato riconoscimento del lavoro altrui?
In altre parole, come fa a definirsi editore chi non paga il lavoro dell’artista/artigiano che gli fornisce il prodotto con il quale si presenta al pubblico?
Massimo
Gentile Massimo,
vanno ceduti solo i diritti di prima stampa, sia all’editore che paga sia a quello che probabilmente non pagherà. Dopo di che l’autore potrà decide cos’altro fare del proprio fumetto.
Molti dei piccoli editori non credo guadagnino nulla, quindi non possono materialmente dare soldi agli autori.
Per capire se si potrà riuscire a guadagnare qualcosa occorre sapere quante copie stamperà l’editore. Se ne stamperà un numero X e X è inferiore al numero di copie a partire dal quale, per contratto, pagherà l’autore, è ovvio che l’autore non potrà guadagnarci niente.
Informarsi sul fascismo
Caro Direttore,
ultimamente lei ha detto che occorre conoscere le origini del fascismo. Io non so nemmeno quello che c’è stato “durante”: cosa posso fare per recuperare?
E comunque, è proprio sicuro che oggi ci sia quella furia ideologica che possa provocare una risposta opposta?
Alessia
Gentile Alessia,
le faccio solo un esempio di delirio ideologico attuale che ha corrispondenza con il passato. Nell’Unione Sovietica staliniana, siccome il darwinismo era considerato “fascista” in quanto premiava il più forte, si decise, su suggerimento di Trofim Denisovič Lysenko, di “educare” le sementi geneticamente deboli a diventare forti. Questi deliri provocarono carestie con milioni di morti in Russia e Cina. Oggi la paranoia antiscientifica riguarda chi afferma, per esempio, che le trans non sono geneticamente maschi. Non lo saranno più per i documenti ufficiali, ma geneticamente lo sono ancora e non c’è niente di male nell’asserirlo (anche se alcuni intellettuali che lo hanno fatto sono stati ricoperti di insulti e di minacce).
Riguardo al “ventennio” potrebbe leggere Fascismo di Paolo Mieli (2021). In realtà ogni singolo capitolo del libro è un articolo scritto in precedenza per il Corriere della Sera, in cui si sintetizza un saggio sul fascismo appena uscito. Malgrado la mancanza di sistemicità di un simile approccio, la messe di informazioni ricavate dagli studi più recenti può essere utile per trovare il percorso che più le interessa, leggendo successivamente qualcuno dei tanti libri indicati.
Bisogna dire che le decine di nomi che appaiono in queste pagine appartengono a personaggi di cui io conosco più o meno la storia, ma per chi non li ha mai sentiti nominare rendono difficile la comprensione del testo. D’altra parte nulla è semplice a questo mondo.
A capo del governo fumettoso
Egregio Direttore,
dubito che le arriverà mai il milione di euro per fondare il Partito occidentale (a meno che qualche anziana signora decida di nominarla suo erede…), ma ponendo che diventasse capo del governo, cosa farebbe per il fumetto?
Umberto
Gentile Umberto,
prima di tutto rinforzerei le edicole in crisi con facilitazioni fiscali eccetera. Inoltre, come le farmacie, farei mettere una specifica insegna luminosa per indicare le edicole e gli altri negozi che vendono giornali. Questo perché dall’esterno non si capisce se un bar, a causa della liberalizzazione, abbia all’interno uno “spazio edicola”.
Per quanto riguarda i fumetti, attraverso qualche azienda statale, come la Eri della Rai (ammesso che esista ancora), farei rastrellare decine di autori, anche stranieri, per pubblicare un settimanale per bambini, del quale farei regalare alcune copie agli alunni che finiscono la prima elementare, sperando che alcuni di essi diventino fumettodipendenti.
Naturalmente sarebbe un settimanale completamente diverso rispetto al fighetto Tv Junior, pubblicato dalla Eri tra gli anni settanta e ottanta.
Gli antichi romani nella fiction
Gentile Direttore,
qual è il periodo storico e il luogo geografico che trova più affascinante, nel quale non le dispiacerebbe vedere ambientati fumetti, film e romanzi?
Zak
Gentile Zak,
personalmente amo la storia antica, in particolare quella dell’Impero romano e dell’Impero sasanide.
Lasciando perdere i sasanidi, che non li conosce nessuno, i romani sono sempre stati strapazzati dal cinema a causa dei produttori ebrei, che li odiano perché hanno disperso il popolo di Israele, e dei registi cristiani, che li odiano perché hanno perseguitato i cristiani. Qualche volta, si potrebbero vedere degli antichi romani non dipinti come mostri? Grazie.
Inoltre c’è la difficoltà oggettiva che pochi conoscono veramente la civiltà romana. A quanto ho visto non la conoscono affatto, per esempio, due autori che apprezzo come Alan Moore e Jim Shooter.
Si salva poca roba, come i gialli di Marco Didio Falco della scrittrice inglese Lindsey Davis. La quale però, pur essendo bravissima nella scrittura sempre ironica (forse a volte anche stucchevole), non brilla molto nei soggetti.
Fumetti post-mortem
Gentile direttore,
se un fumetto non viene pubblicato a causa della morte improvvisa dell’autore, ma sono disponibili la sceneggiatura completa o anche gli storyboard, non sarebbe buona cosa, almeno, pubblicare questi materiali?
Michele
Ma certo, gentile Michele,
e in genere lo fanno. Come con la seconda parte delle Tre formule del professor Sato, l’ultimo episodio di Blake e Mortimer, del quale era rimasta la sceneggiatura di Edgar P. Jacobs: la disegnò il bravo Bob de Moor.
Invece l’ultima fatica incompiuta di Hergé, Tintin et l’Alph-Art, è stata pubblicata nella versione a matita e schizzata, con sceneggiatura a fianco.
Inediti da editare
Quale importante fumetto estero non è mai stato pubblicato in Italia?
Davide
Gentile Davide,
purtroppo in Italia non sono stati pubblicati molti comic book degli anni quaranta e cinquanta precedenti alla censura del Comics code, come Plastic Man di Jack Cole e Blackhawk, scritto anche dal bravo, ma misconsciuto, Bill Woolfolk. Entrambi furono pubblicati dalla Quality, la migliore casa editrice dell’epoca.
Ma l’elenco dei comic inediti di quel periodo sarebbe infinito, dai personaggi di Basil Wolverton a quelli di Dick Briefer…
Il successo dei film non si riflette sui fumetti
Perché il boom dei cinefumettoni Marvel e Dc non ha portato nel mercato americano a un aumento delle vendite? Ritengo improbabile, visto il numero di biglietti staccati, che questi film li vedano solo gli appassionati. Quindi, chi ama i film poi non approfondisce i personaggi leggendone i fumetti. Perché?
Rimanendo nel tema, che cosa si aspetta dal film su Diabolik in uscita a dicembre?
Jason
Gentile Jason,
perché questi film di successo sono brillanti come Star Wars, mentre gli sceneggiatori vogliono scrivere storie melanconiche come Blade Runner. La crisi del fumetto sta in gran parte qui. Inoltre i fumetti dei supereroi sono sempre più complicati: ormai per leggere un episodio occorre consultare l’enciclopedia della Marvel o della Dc.
Dal pochissimo che ho visto, probabilmente mi sbaglio per mancanza di elementi, più che su Diabolik parrebbe un film su Cattivik…

Sauro Pennacchioli
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I romani conquistavano e massacravano altri popoli, e davano i vinti in pasto ai leoni del circo per la felicità del pubblico.
Io un pò mostri li considererei….
Riguardo ai manga, il loro successo è dovuto a molti fattori che esulano da quelli ovvi come la scioltezza di trame e dialoghi .
Quali sono questi elementi ?
Che gli editori prima mi paghino profumatamente , poi se ne riparlerà.
Attribuisci ai Romani quello che facevano (e in molte parti del mondo fanno tuttora) i vincitori. Quindi non mi pare che i Romani fossero più mostri degli altri.
Fare guerre e uccidere nemici lo facevano tutti i popoli antichi, ma a differenza degli altri i romani ci hanno lasciato strumenti culturali ancora utili.