EDMONDO AMATI E IL FIGLIO MAURIZIO, DA FRANCO E CICCIO A VACANZE DI NATALE

EDMONDO AMATI E IL FIGLIO MAURIZIO, DA FRANCO E CICCIO A VACANZE DI NATALE

La figura del produttore cinematografico è solitamente poco considerata dagli studiosi. Forse perché si pensa che sia interessato più all’aspetto economico che al lato artistico. L’aneddotica relativa alla conta degli incassi di certi produttori è in effetti abbastanza risaputa. Se è vero, come disse Lucio Fulci, che in Italia il produttore“in genere è un piccolo speculatore o, nei casi migliori, tipo Amato, tipo Donati – l’organizzatore generale del prodotto”, è giusto occuparsi anche di chi comunque ha rappresentato, soprattutto in una certa epoca, la base “concreta” della nostra cinematografia. Jean Sorel e Marisa Mell in “Una sull’altra” di Lucio Fulci Dagli anni sessanta a oggi, per esempio, il cognome Amati occupa un posto di rilievo nella storia del cinema italiano. È quindi il momento di dare il giusto rilievo, anche solo storico, a due produttori, primaEdmondo Amati, poi il figlioMaurizio, che hanno contribuito alla realizzazione di tanti film che hanno riempito le sale (da quelli con Franco e Ciccio alle pellicole vacanziere) e che, bene o male, sono rimasti impressi nella memoria degli spettatori, ma anche di chi ha fatto del cinema l’oggetto delle proprie analisi. Nato a Roma nel 1920 e scomparso nel 2002, Edmondo Amati ha iniziato l’attività di produttore nei primi anni sessanta, quando ha fondato laFida Cinematografica. Ottiene il primo grande successo nel 1964 conI due mafiosi.Come ha scritto Franco Grattarola (La fabbrica delle risate, Cine70 e dintorni n. 4), Edmondo Amati“tentando di montare un frusto filmetto di recupero, inaugura conI due mafiosiuna serie di titoli affidati all’estro di Franchi e Ingrassia e all’abilità tecnica di un regista come Giorgio Simonelli (…) Amati, visto l’enorme successo di questa prima pellicola, che incassa £. 992.067.000, affida alla stessa squadra, e sempre operando nell’ambito delle coproduzioni italo-spagnole, anche gli ulteriori capitoli della saga comico-parodistica”.I due mafiosiavrebbe dovuto essere un film di montaggio di vari spogliarelli parigini, come usava allora, assemblati con qualche sketch della coppia di comici, ma nelle mani diGiorgio Simonelli(regista che attende ancora uno studio attento della sua opera) diviene una scatenata parodia del film di Alberto LattuadaMafioso, con Alberto Sordi. In breve tempo, quindi, Edmondo Amati mette in cantiere altri due film, sempre diretti da Simonelli. Il primo s’intitolaDue mafiosi nel Far West(1964), nel quale i siciliani Franco e Ciccio si recano in Texas per appropriarsi di una miniera d’oro appartenuta ai nonni. SegueDue mafiosi contro Goldginger(1965), azzeccata e precisa parodia dei film con protagonista 007. Oltre che al cinema di genere, Edmondo Amati ha dato un contributo non da poco alla commedia italiana, producendo nel 1968Straziami ma di baci saziami, per la regia diDino Risi. Su cui Claudio Carabba si espresse così (in Dino Risi. Gli anni facili):“Risi, fra volteggi e salti mortali, arriva alla fine dell’arduo esercizio senza commettere un errore, anzi continuando a inventare, sino all’epilogo, guizzi e trovate, per così dire, esplosive. Per una volta, anche le sue più tarde riflessioni sul film, saranno (giustamente) orgogliose: Era già un tipo di comicità diversa dal solito, più filtrata, meno evidente, meno volgare. Era un’operazione culturale, un fatto filologico anche, di livello e di qualità superiori”. Il giallo diAlberto De MartinoGli insaziabili(1969) venne ridistribuito poi con il titolo più allusivoFemmine insaziabili. Nel film in realtà di erotico non c’è molto, anche se l’atmosfera di certe scene e Romina Power giovanissima in bikini attirarono parecchi spettatori. Secondo il registaLucio Fulci, il thrillerUna sull’altra(del 1969) nacque proprio perché Amati voleva assolutamente fare un film con lui e lo spinse a scrivere un soggetto.“Per scrivere la sceneggiatura diUna sull’altra, impiegai più di un anno, perché volevo fare un film senza poliziotti, in cui la storia si svolgevainternamente. Girammo benissimo con tutti i mezzi possibili, perché Amati ci mise a disposizione ogni cosa. Quando il film uscì ottenne un successo clamoroso. È il primo giallo all’italiana”(Il cinema del dubbio – intervista a Lucio Fulci, a cura di Marcello Garofalo con la collaborazione di Antonietta De LilloL, in L’opera al nero, il cinema di Lucio Fulci. Nocturno Dossier). Un giallo prodotto da Edmondo Amati e diretto con mestiere, ma senza troppi guizzi, daSergio Pastore(anche sceneggiatore con Giorgio Simonelli e Sandro Continenza) èSette scialli di seta gialla, del 1972 (che curiosamente la Fida ridistribuì qualche anno più tardi con il titoloSette slip di seta gialla). Si comincia con l’omicidio di una giovane modella. Un musicista cieco, suo ex amante, aiuta la polizia nelle indagini, mentre avvengono altri omicidi. L’assassino uccide con uno strano (e complicato)modus operandi. Commissiona l’omicidio a una tossicodipendente (in cambio di droga) che regala alle vittime uno scialle intriso di un liquido che irrita un gatto nero, le cui unghie sono state immerse nel curaro. Quando il gatto muore, l’assassino elimina la testimone e continua a uccidere in maniera più tradizionale. Fino a quando si scopre che la proprietaria dell’atelier (Sylva Koscina) uccide le ragazze per punirle della loro bellezza (lei infatti ha il corpo deturpato in seguito a un incidente). Poca suspense ma alcune scene non malvagie, soprattutto nella parte finale, con il sanguinosissimo accoltellamento della ragazza sotto la doccia. Un’altra commedia italiana di grande successo prodotta da Edmondo Amati (in questo caso per la società di produzione denominata Capitolina Produzioni Cinematografiche) èPolvere di stelle, diretta e interpretata nel 1973 daAlberto Sordi. Racconta le vicissitudini di una compagnia di avanspettacolo sul finire della Seconda guerra mondiale. Come ha scritto Giovanni Grazzini,Polvere di stelle“ha il potere di rendere ai meno giovani qualche sapore smarrito. Il rapido incontro con Wanda Osiris è gustoso, le barzellette, le canzoni, le toilettes, sono quelle di allora. Lo sforzo produttivo è sempre visibile”. Nell’horror fantascientifico (che oggi verrebbe definito “ecologista”)Non si deve profanare il sonno dei morti(distribuito anche con il titoloDa dove vieni?), co-prodotto nel 1973 da Edmondo Amati e dal produttore spagnolo Manuel Pérez, gli ultrasuoni di un apparecchio che uccide i parassiti ha il difetto di far resuscitare i morti. Belle atmosfere e splatter (gli effetti sono del grande Giannetto De Rossi) dosato con intelligenza dal registaJorge Grau. Sul rapporto tra Edmondo Amati e Grau riportiamo la testimonianza del protagonista Ray Lovelock (Manlio Gomarasca, Ray faccia d’angelo, Nocturno Cinema anno IV, n°11):“Jorge Grau è un regista, a mio avviso, molto capace, ma siccome Amati non lo conosceva e non si fidava allora gli ha messo alle spalle uno degli aiuto registi italiani più bravi, Gianni Arduini. Invece andò tutto bene e Jorge fu all’altezza della situazione; il film devo dire che è veramente inquietante”. Tra i film più importanti prodotti da Edmondo Amati figura senza dubbioRomanzo popolare, diretto nel 1974 daMario Monicelli. L’operaio sindacalista Giulio sposa la diciannovenne Vincenzina, che lo rende padre. Quando scopre che la moglie lo tradisce e che il tradimento è di dominio pubblico, Giulio dà fuori di matto. Aldo Tassone (Parla il cinema italiano, Edizioni Il Formichiere) ha acutamente osservato che“il film conduce un’analisi amara, spietata, sulla condizione (l’ambiente, la cultura, il modo di vivere e di esprimersi) degli operai nelle grandi città del Nord”. Peccati in famiglia, diretto nel 1975 daBruno Gaburro, è una gradevole commedia sexy che già nel titolo dichiara la sua appartenenza a un sottogenere ben preciso.Jenny Tamburi, prematuramente scomparsa nel 2006, è bellissima e scatenata. Il resto del cast comprende Michele Placido, Juliette Mayniel, Simonetta Stefanelli e Renzo Montagnani. Una delle migliori commedie scollacciate èLa moglie vergine, prodotta nel 1975 da Edmondo Amati per la regia diMarino Girolami. Valentina (Edwige Fench) e Giovannino (Ray Lovelock), freschi sposi, tornano a casa dopo il viaggio di nozze, accolti dalla madre di lei, Lucia, e dallo zio di lui, Federico. C’è però un problema nel ménage della giovane coppia: il marito non riesce ad adempiere al suo dovere coniugale, è praticamente impotente. La notizia si diffonde in paese, lo zio del ragazzo, gran donnaiolo, cerca in tutte le maniere di guarire il nipote. La madre pensa addirittura a una soluzione drastica, la separazione. Una sera, per cercare Valentina che è fuggita di casa piangendo, proprio la donna e il genero, sorpresi dal temporale, restano soli in un rifugio sul lago. Fanno l’amore, scoprendo che Giovannino è guarito. Ma anche Valentina, soccorsa da alcuni giovani nudisti, giace con un ragazzo francese. Così, quando i due sposini si riuniscono, lui scopre che la moglie non è più vergine. La vicenda (simile per certi versi a quella del film di Gianni GrimaldiLa prima notte del dottor Danieli, industriale, col complesso del… giocattolo) è sviluppata in maniera spiritosa e piccante. Girolami e lo sceneggiatore Carlo Veo concepiscono una commedia immorale e ambigua, tipica degli anni Settanta, considerato anche che a curare il giovanotto ci riesce soltanto la suocera Carroll Baker. Le altre attrici estremamente disinibite del film sono Gabriella Giorgelli (ragazza del fienile inQuel gran pezzo della Ubalda) e soprattutto Florence Barnes, che quasi ruba la scena alla reginetta Edwige. Un momento particolarmente riuscito (uno dei migliori della commedia sexy in generale) è lo spogliarello in cui si esibisce la Fenech per eccitare il marito, tra l’altro su un tema musicale di Armando Trovajoli, proprio come lo spogliarello della Loren in Ieri, oggi e domani, già indicato come capostipite del genere scollacciato. Ma il film può contare anche su un Renzo Montagnani in gran forma, e sui dialoghi particolarmente inventivi e scurrili, i migliori in assoluto mai scritti per una commedia sexy, la cui versione milanesizzata è stata curata da Enzo Jannacci e dal compianto giornalista sportivo Beppe Viola. Frase da ricordare:“Chi mostra gode e chi guarda crepa”, che riassume un po’ anche il senso di ciò che in quegli anni significava fare del cinema sexy ed essere dei voyeur. Ma ricordiamo anche il“grazie mamma”pronunciato da Ray Lovelock e gli accenni edipici contenuti nella vicenda del film, che sono alla base di molti altri titoli. Nel giallo d’azioneUna Magnum Special per Tony Saitta, prodotto nel 1976 da Edmondo Amati per la regia diAlberto De Martino, il capitano della polizia Tony Saitta indaga sull’omicidio della sorella. Alex Stellino ha scritto che“De Martino realizza un action dal piglio molto americano, girato completamente in Canada, tra Ottawa e Montreal (il film è frutto di una co-produzione italo-canadese), e in grado di mescolare abilmente sequenze spettacolari e introspezione psicologica”(Anni di piombo – Il poliziesco all’italiana, Nocturno Book). Cattivi pensieri, prodotto sempre nel 1976, diretto e interpretato daUgo Tognazzi, è una commedia erotica e una delle migliori prove registiche del grande attore. Sulla protagonista femminile Edwige Fenech, Tognazzi costruisce delle scene molto ardite. La sceneggiatura è dello stesso Tognazzi, ma i notevoli dialoghi sono stati curati (come neLa moglie vergine) dalla coppia Enzo Jannacci e Beppe Viola. Tra gli altri interpreti troviamo Massimo Serato, Luc Merenda, Orazio Orlando e, in un ruolo minore, Mara Venier in una delle sue prime apparizioni cinematografiche. L’ultima donna(1976), diMarco Ferreri, è uno dei grandi titoli prodotti da Edmondo Amati (che con la Fida distribuì anche il successivo film di Ferreri,Ciao maschio, del 1978). Come inRomanzo popolare, la protagonista femminile èOrnella Muti, che interpreta Valeria. La giovane donna, in crisi con il fidanzato, conosce Giovanni (Gérard Depardieu) e va a vivere con lui. È passata alla storia l’ultima scena, ancora oggi scioccante e insostenibile. La Muti, in un’intervista realizzata da Malcom Pagani, ha raccontato che il film venne“girato in un’atmosfera spaventosa, nevrotica ed estenuante”. Nel post-atomicoI guerrieri dell’anno 2072, prodotto da Edmondo Amati nel 1984,Lucio Fulci(come ha scritto Antonio Bruschini sulla rivista Amarcord anno II n. 10 Settembre/Ottobre 1997) inventa“una Roma del futuro tutta dominata dalla violenza che trova la sua sublimazione in un crudele e sanguinoso gioco di gladiatori sponsorizzato da potenti network”.