DISTRUGGERE LE OPERE DI UN PASSATO INTOLLERABILE

DISTRUGGERE LE OPERE DI UN PASSATO INTOLLERABILE

La memoria raccolta nelle opere dell’uomo ci permette di non ripartire da zero a ogni generazione.I libri, i racconti, i monumenti, i palazzi conservano le tracce di coloro che ci hanno preceduto. Ci mostrano anche le cose negative che negli anni sono state superate.È lecito e opportuno distruggere tali  testimonianze? Per esempio, è stato giusto rimuovere la statua del generale Robert E. Lee a Charlottesville, in Virginia? Lee era a capo degli Stati confederati del Sud degli Stati Uniti, dove vigeva ancora lo schiavismo. Rimozione delle statue dei secessionisti Le statue di Cristoforo Colombo sono finite nel mirino dei difensori dei diritti dei nativi americani. Per costoro il navigatore italiano è responsabile dell’invasione europea delle loro terre. Statua di Cristoforo Colombo sporcata da vernice Queste immagini testimoniano una furia distruttiva, una rabbia che può apparirci eccessiva. Riguardano un passato che è ancora vivo per alcuni. A volte anche la visita a palazzi bellissimi e ricchi di opere d’arte ci spinge ad odiare quell’edificio. Il cortile degli eunuchi nell’harem del Topkapi di Istanbul Questo che vedete sopra è il cortile degli eunuchi dell’harem nel palazzo del Topkapi di Istanbul. Gli eunuchi erano uomini castrati che facevano la guardia alle donne dell’harem. L’harem del Topkapi aveva 400 stanze L’harem del Topkaki era un’istituzione turca che concentrava le donne in una parte interna della casa. Nell’harem del Topkapi ci sono 400 stanze e potevano essere ospitate fino a 4000 donne. Era una gabbia dorata da cui le donne non potevano uscire. C’erano intrighi di palazzo, complotti, relazioni sessuali. Gli storici ritengono che l’harem sia stata una delle cause della decadenza del sultanato ottomano. Sull’harem sovraintendeva la madre del sultano o una moglie preferita. Il sultano poteva avere più mogli e innumerevoli concubine. Sceglieva il suo erede fra i figli. Alla morte del sultano in carica l’erede doveva mantenere l’harem con tutte le donne al suo interno. L’harem del Topkapi nel 1819 Forse il visitatore giunge a pensare che questo palazzo dovrebbe essere abbattuto. Eppure, se non ci fosse il palazzo a testimoniarlo, perderemmo la memoria di quella che era la condizione della donna anche nelle classi sociali più elevate, per non dire degli eunuchi che le servivano. Campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau Spesso chi ha costruito edifici che sono stati testimoni di orrori tenta di demolirli subito dopo. Quando cadde la Germania, i gerarchi nazisti cercarono di nascondere le loro atrocità bruciando i resti dei prigionieri, facendo saltare i campi, deportando a marce forzate i superstiti. Per fortuna non ci riuscirono del tutto e noi oggi possiamo ancora vedere alcuni resti. Memoriale del blocco 21 italiano di Auschwitz Nel 1980 è stato costruito, con la collaborazione dell’associazione dei deportati e reduci da Auschwitz, un memoriale del blocco 21 italiano. Nel 2016 è stata decretata la sua demolizione da parte dei polacchi e il memoriale è stato trasportato in Italia, con l’idea di essere esposto a Firenze.L’hanno rimosso dal lager perché è un’opera d’arte, mentre in quel luogo si vogliono solo opere descrittive dell’orrore. Chiuso l’unico gulag russo trasformato in museo Anche i gulag, cioè i campi di concentramento sovietici per i prigionieri comuni e politici, sono stati smantellati o non sono visitabili. Tranne quello che vediamo sopra, trasformato in un museo. Ma poi è stato chiuso e ora non si può più visitare. Vorkuta in Siberia, Russia, vista dall’alto di un gulag ufficialmente chiuso da anni Il gulag si trova a Vorkuta, una località in Siberia. Una delle preoccupazioni dei deportati, sia dei campi di sterminio nazisti sia dei gulag russi, era di sopravvivere per testimoniare. Volevano che il mondo conoscesse le loro sofferenze, affinché gli uomini liberi intervenissero per salvarli. Quindi si proponevano di resistere per scrivere quello che avevano vissuto. Abbiamo le testimonianze in tal senso di Primo Levi per i lager nazisti, di Aleksandr Isaevič Solženicyn per i gulag sovietici, e di tanti altri. Visita di Barack Obama all’isola di Gorée presso Dakar. Si affaccia alla “porta senza ritorno” Di solito la visita a questi luoghi di prigionia e di detenzione è angosciante. Qui sopra vediamo il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in Senegal. Si affaccia alla “porta senza ritorno”, da cui passavano gli schiavi neri per salire sulla nave che li avrebbe trasportati in America.La tratta degli schiavi e la loro deportazione in America avvenne fra il XVI e il XIX secolo interessando circa dieci milioni di neri. La casa degli schiavi neri dell’isola di Gorée in Senegal, vicino alla capitale Dakar Nell’edificio qui sopra gli schiavi, catturati o comprati in Africa di solito da loro stessi connazionali, venivano stipati per essere venduti agli schiavisti e imbarcati sulle navi. Venivano incatenati, esaminati e alle volte divisi anche se erano dello stesso nucleo familiare. Barack e Michelle Obama si affacciano dalla “porta senza ritorno” Santiago Calatrava architetto spagnolo L’architetto spagnolo Santiago Calatrava all’inizio di novembre di quest’anno si è inserito nel dibattito che ha infiammato di Stati Uniti. E a coloro che chiedevano nel settimanale New Yorker la distruzione dei monumenti italiani di epoca fascista ha ribadito che non si debbono demolire. Roma, Palazzo delle Poste di via Marmorada, quartiere Testaccio, architetti Adalberto Libera e Mario De Renzi L’unico criterio è la bellezza. Gli architetti dell’epoca fascista, secondo lui, erano bravi. Calatrava ha imparato molto da loro, Roma gli ha insegnato tante cose. Ricorda il Palazzo delle Poste del Testaccio  e il Palazzo della Civiltà Italiana dell’Eur. Roma, Eur, Palazzo della Civiltà Italiana Il Palazzo della Civiltà Italiana è opera degli architetti Giovanni Guerrini, Ernesto Lapadula e Mario Romano. Fu inaugurato nel 1943. Tuttavia il criterio della bellezza può essere condizionato dal mutare del gusto. Michelangelo Buonarroti, il Giudizio universale con i braghettoni di Daniele da Volterra I nudi del Giudizio universale di Michelangelo Buonarroti a un certo punto vennero velati, in modo da nascondere le nudità considerate offensive. Si stava sviluppando una nuova sensibilità che riteneva osceni i corpi nudi. Daniele da Volterra, il pittore chiamato a operare la censura, fu detto per questo il braghettone. Dirck Van Delen, 1566, abbattimento delle statue considerate sacrileghe in una chiesa cattolica da parte dei calvinisti Per alcune confessioni religiose la rappresentazione della divinità con una statua, un disegno o una pittura è considerata sacrilega. Dirck Van Delen rappresenta un episodio avvenuto nel 1566: i calvinisti, cristiani protestanti contrari al culto delle immagini, distruggono le statue sacre della cattedrale di Nostra Signora ad Anversa, nell’attuale Belgio fiammingo. Per tutte le religioni nascenti che adorano un unico Dio le varie rappresentazioni degli dei sono considerate sacrileghe. Solo quando la religione politeista è completamente scomparsa vengono accettate come opera d’arte. In alcuni casi, invece, continuano a essere disprezzate. Isis, la distruzione dei leoni con la testa d’uomo di Mosul L’Isis ha rivendicato la distruzione sistematica delle statue antiche appartenenti alle civiltà della Mesopotamia e della Siria, considerate idoli sacrilegi. Distruzioni di statue nel museo di Mosul Le immagini sono state trasmesse dall’Isis stessa a fini propagandistici, anche per attirarre nuovi combattenti dai Paesi europei. Palmira danneggiata nel 2015 dall’Isis La città di Palmira, in Siria, è stata molto danneggiata dall’Isis. Le ultime notizie dicono che molti oggetti provenienti dalla città sono in vendita sul mercato nero dei reperti archeologici. Gigantesca statua di Budda a Bamiyan, prima della distruzione avvenuta nel 2001 da parte dei talebani Eliminazione con lo scalpello dell’immagine della regina Hatshepsut dall’obelisco della regina nel tempio di Amon a Karnak Già nel più lontano passato si tentava di cancellare la memoria di personaggi storici importanti. A volte si voleva evitare che, con la loro fama, potessero oscurare i successori. Di fronte a Luxor: tempio funerario di Hatshepsut