BOBBY SANDS E LO SCIOPERO DELLA FAME

BOBBY SANDS E LO SCIOPERO DELLA FAME

Alcuni non avevano pensieri di vittoria,


ma erano andati a morire,


perché lo spirito dell’Irlanda fosse più grande,


e il suo cuore si elevasse in alto.
(W.B. Yeats)

 

Giovedì 7 maggio 1981.
L’intera città di Belfast si ferma per uno dei più grandi funerali mai visti in Irlanda. È morto un giovane membro del Parlamento, appena eletto. Si chiama Bobby Sands. Era stato etichettato come criminale dalla premier Margaret Thatcher poiché era uno dei ribelli dell’Ira, l’esercito repubblicano irlandese.

Dopo secoli di occupazione, nel 1922 il Regno Unito aveva reso indipendente l’isola irlandese a eccezione del Nord, perché abitato in maggior parte da protestanti, mentre gli irlandesi sono cattolici.

Nel Nord continuò per decenni la lotta armata dell’Ira con lo scopo di ottenere l’unificazione con il resto dell’Irlanda. Il Regno Unito combattè duramente l’Ira per sostenere la maggioranza di abitanti filoinglese.

Bobby Sands era uno dei quattrocento prigionieri rinchiusi nel carcere duro di Long Kesh. Era uno delle migliaia di combattenti di una “guerra di liberazione nazionale” che durava dal 1916.

Sands morì dopo sessantasei giorni di sciopero della fame e otto anni di reclusione senza mai aver sparato un solo colpo di pistola. Morì stringendo tra le mani una croce d’oro donatagli dal papa. Al suo funerale centomila persone camminavano in silenzio dietro la bara drappeggiata e quasi altrettante fiancheggiavano il percorso.

Vecchi e giovani, donne e bambini piangevano mentre la bara passava lenta davanti a loro. Dentro la bara riposava uno dei più fieri combattenti per la libertà dell’Irlanda. La notizia della sua morte fu uno shock in mondovisione.

Fu la voce del senatore americano di origine irlandese Edward “Ted” Kennedy a pronunciare la frase che divenne l’epitaffio definitivo della morte del giovane . “Come è stato possibile che la nazione che ha dato al mondo la Magna Carta, l’Habeas Corpus e Il giusto processo, sia arrivata a imprigionare centinaia di cittadini innocenti dell’Irlanda del Nord senza mandato, accusa o processo?”.

Capire è difficile ma tenteremo di farlo ripercorrendo la storia di Bobby Sands e dei suoi nove sfortunati compagni, tutti morti tra il maggio e l’agosto del 1981, in seguito a un estenuante sciopero della fame nel carcere di Long Kesh.

 

Bobby Sands

Bobby Sands aderì all’Ira appena compiuti 18 anni. Subito dopo i fatti della Bloody Sunday del 30 gennaio del 1972, durante la quale, nella città di Derry, i soldati del primo battaglione del Reggimento paracadutisti dell’esercito britannico, spararono sulla folla dei dimostranti provocando 14 vittime.

“Il mondo intero è esploso e il mio piccolo mondo felice è crollato per sempre. Ora la tv non doveva raccontare la storia perché la storia era a portata di mano. La storia era Belfast in fiamme, i nostri distretti, le nostre umili case, che bruciavano. I soldati inglesi erano venuti a cercarci proprio nel cuore delle nostre strade, bruciando, sparando, saccheggiando e uccidendo”.

D’altronde il Civil Autorithies Act, in vigore dal 1922 fino al 1974, consentiva alle forze di sicurezza tra le altre cose di arrestare senza mandato, imprigionare senza accusa e condannare senza un regolare processo.

Nell’ottobre del 1972, il giovane Sands fu arrestato e condannato a tre anni di reclusione che trascorse nella prigione di Long Kesh, dove gli venne riconosciuto lo status di prigioniero politico.

Nel 1977 fu di nuovo arrestato, ma la condanna fu molto più severa: ben 14 anni. Questa volta a Long Kesh non gli fu riconosciuto lo status di prigioniero politico, in quanto abolito da una legge del 1976.

BOBBY SANDS E LO SCIOPERO DELLA FAME

Gli anni successivi furono per Bobby anni di proteste tese a ripristinare lo status di prigioniero politico per gli appartenenti all’Ira.
Nel 1978 ci fu la Blanket Protest, la protesta della coperta. I prigionieri si rifiutavano di indossare l’uniforme carceraria e si coprivano con la coperta del letto. Ma non ottenero nulla.

Allora nel 1979 iniziarono la Dirty Protest, la protesta sporca. I prigionieri rifiutavano di lavarsi e imbrattavano le pareti delle celle. Ma anche stavolta non ottennero nulla.

Nel 1980 i prigionieri ricorsero allora all’ultima arma repubblicana in loro possesso, lo sciopero della fame. Sette reclusi, ma non Bobby Sands, iniziarono a rifiutare il cibo. Quando uno di loro entrò in coma le autorità promisero delle concessioni. Ma in realtà non concessero nulla.

Così nel 1981 i detenuti iniziarono un secondo sciopero della fame. A differenza del primo non avrebbero cominciato il digiuno in gruppo ma singolarmente, a intervalli regolari, per prolungare l’impatto sull’opinione pubblica e per mantenere alta la pressione sul governo britannico.

Il primo a cominciare il digiuno, il primo marzo 1981 fu Bobby Sands. Il 9 Aprile 1981 Sands venne eletto parlamentare per la circoscrizione di Fermanagh e Souh Tyrone con oltre 30mila voti. All’incirca verso l’una di notte del 5 maggio 1981, all’età di 27 anni, cessò la sua battaglia e morì nell’ospedale della prigione.

 

Francis Hughes

Francis Hughes fu il secondo a morire, all’età di 25 anni il 12 maggio 1981, sette giorni dopo Sands. Ultimo di dieci figli, nacque e crebbe in una piccola fattoria a poche miglia dal villaggio di Bellaghy, nella contea di Derry.

La svolta per Francis, avvenne all’età di diciassette anni, quando lui e un amico furono fermati dai soldati britannici ad Ardboe, nella contea di Tyrone, mentre una sera tornavano da un ballo. I due furono portati fuori dalla macchina e presi a calci così violentemente che Francis fu costretto a letto per diversi giorni.

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Subito dopo entrò nell’Ira e grazie al suo coraggio e alla sua intraprendenza ben presto divenne, dal punto di vista militare e operativo, uno dei più celebrati combattenti nordirlandesi. Di conseguenza altrettanto presto i britannici lo considero uno dei loro “most wanted”.

Nel 1978, durante l’ennesimo scontro a fuoco con i soldati dell’esercito inglese, Hughes ne uccise uno e ne ferì un altro, riportando però anch’egli una ferita da arma da fuoco e venendo poche ore dopo arrestato.

Portato nell’ospedale di Musgrave Park, vi rimase per essere curato fino al giorno della sua imputazione: successivamente, nel giro di poche ore, venne condannato all’ergastolo.

 

Raymond McCreesh

A scuola, il più forte interesse di Raymond era per la lingua irlandese, un idioma celtico ormai parlato solo da qualche anziano, e la storia irlandese. Lesse molti libri in proposito e maturò una visione ferventemente nazionalista.

Durante i primi anni settanta, nella contea di South Armagh, dove abitava, gli inglesi allestirono un accampamento del reggimento di paracadutisti dell’esercito britannico. Da allora gli episodi di molestie nei confronti della popolazione locale fomentò un elevato grado di risentimento tra la popolazione.
Raymond McCreesh entrò nell’Ira, South Armagh Brigade, all’età di 17 anni.

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Nonostante adottasse un profilo basso e continuasse a vivere in casa sua, la sera del 21 giugno 1976 fu arrestato. Al processo rifiutò di riconoscere la corte che lo stava giudicando e venne condannato a 14 anni di reclusione da scontare nel carcere di Long Kesh.

Una volta in carcere, McCreesh per circa quattro anni non volle ricevere neanche una visita, fino al giorno in cui acconsentì a vedere i familiari per comunicare loro la sua decisione di iniziare lo sciopero della fame.
Morì il 21 maggio 1981, all’età di 24 anni.

 

Patsy O’Hara

Patsy O’Hara odiava i bulli sin da piccolo. Dice suo padre: “Non importava chi si fosse messo nei guai in strada, Patsy era il ragazzo che usciva e combatteva per lui”.

Il 5 ottobre 1968 suo padre portò lui e i suoi due fratelli alla marcia di protesta per i diritti civili che si teneva a Derry. L’undicenne Patsy rimase profondamente colpito quando iniziarono i disordini e la polizia attaccò i dimostranti con manganelli e cannoni ad acqua per disperderli ferendo una trentina di persone.
“È stata un’esperienza terrificante che ricorderò per sempre”, dirà.

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Nel 1972 fu colpito da un colpo di arma da fuoco in una gamba da un soldato britannico dopo essere uscito dalla casa di un amico a Southway. L’esercito disse che fu colpito per sbaglio.

Aveva quattordici anni all’epoca e trascorse diverse settimane all’ospedale di Altnaglevin e molte altre settimane le passò con le stampelle. Già da due anni faceva parte dell’Ira.
Il 14 maggio 1979 fu arrestato con l’imputazione di possesso di granate e circa sette mesi dopo fu condannato a 8 anni di reclusione.

Morì il 21 maggio 1981, all’età di 23 anni, dopo 61 giorni di sciopero della fame. Quando ai genitori fu permesso di vedere il cadavere essi notarono tagli profondi intorno al naso, lividi sugli occhi e segni simili a bruciature di sigaretta in varie parti del suo corpo.

 

Joe McDonnell

Joe McDonnell nacque a Slate Street, nell’enclave repubblicana di Lower Falls a West Belfast. Alla giovane età di 19 anni si sposò ed ebbe due figli. Venne arrestato la prima volta nel 1972 e incarcerato a Maidstone, la nave-prigione ancorata a largo della baia di Belfast.

Nel 1976 venne arrestato insieme a Bobby Sands e condannato a 14 anni a causa della pistola che fu trovata nella loro autovettura al momento della cattura. In totale furono inflitti 56 anni di reclusione in seguito al ritrovamento di un’unica pistola. Si rifiutò di partecipare al primo sciopero della fame, avendo a cuore le sorti della sua famiglia.

BOBBY SANDS E LO SCIOPERO DELLA FAME

Ma un senso di profondo sconforto, dovuto dall’intransigenza del governo britannico a riconoscere ai detenuti repubblicani lo status di prigionieri politici, lo prese al termine dello sciopero.

Così si offrì volontario per partecipare al secondo sciopero della fame, fermamente convinto a spezzare la linea dura di Maggie Thatcher nei confronti dei combattenti repubblicani irlandesi.

Morì il giorno 8 luglio dopo 61 giorni di sciopero della fame.
Il corteo funebre nel tragitto da Lenadoon, dove abitavano i McDonnell, al cimitero venne attaccato dalle land rover dell’esercito inglese. Ne nacque una sparatoria nella quale venne ferito Patrick Adams, il più giovane fratello del presidente del Sinn Fèin, il partito cattolico nord-irlandese vicino all’Ira.

 

Martin Hurson

Martin Hurson era nato e cresciuto in un piccolo paese nei dintorni di Dungannon, poi, a 18 anni, dopo la morte della madre si era trasferito per un anno in Inghilterra.

Dopo il suo rientro a Dungannon, come la maggioranza dei giovani cattolici del tempo, iniziò a subire continue intimidazioni da parte degli agenti delle British Crown Forces, finchè un giorno, a Pomeroy, dove viveva la sua ragazza, non venne percosso. Da tale episodio all’ingresso nei ranghi dell’Ira il passo fu breve.

BOBBY SANDS E LO SCIOPERO DELLA FAME

Nel 1976 fu catturato e picchiato per diversi giorni, finché non ammise di appartenere all’Ira. Recluso a Long Kesh sostituì un certo Brendan McLaughlin nel secondo sciopero della fame poiché costui era stato costretto a rinunciare per un’ulcera perforata. La sua salute peggiorò rapidamente, aveva difficoltà persino a ingerire l’acqua.
Così andò incontro a disidratazione e morì il 13 luglio 1981 all’età di 24 anni, dopo soli 46 giorni di digiuno.

 

Kevin Lynch

Kevin Lynch, nacque a Park, contea di Derry. Per tutta la sua giovinezza praticò sport ad alto livello, in particolare eccelleva nel calcio gaelico e nell’hurling, sport tradizionale irlandese giocato con delle mazze di legno simili all’hockey.

Nel 1974 si trasferì a Londra per circa due anni. Al suo ritorno, nell’agosto del 1976, dopo aver assistito a un pestaggio di due suoi amici da parte di alcuni soldati britannici, decise di entrare nell’Ira. Riuscì a partecipare a qualche operazione militare, considerate terroristiche dagli inglesi, ma nel dicembre dello stesso anno veniva già arrestato.

Nel 1977 fu condannato a 10 anni di reclusione. Una volta a Long Kesh provò sulla sua pelle l’estrema brutalità del sistema detentivo. Nel 1978 sei guardiani, di cui uno con un martello, erano entrati per perquisire la sua cella, lui scivolò sul pavimento della cella inzuppato di urina e uno schizzo raggiunse i pantaloni della guardia. La reazione delle guardie fu brutale: lo riempirono di pugni e calci finché non crollò sul pavimento senza sensi.

Quando iniziò lo sciopero della fame la sua famiglia non fu sorpresa: “Kevin è quel tipo di uomo”, disse suo padre.
Morì il primo agosto 1981 all’età di 25 anni, dopo ben 71 giorni di digiuno.

 

Kieran Doherty

Nato a Belfast, nel quartiere di Andersonstown, in una famiglia di forte tradizione repubblicana (due fratelli erano stati incarcerati e due cugine erano state uccise dall’esercito britannico).

Nel 1971 si unisce ai Fianna Eireann e nel marzo 1972 entra a far parte del Primo battaglione della brigata Belfast dell’Ira. Kieran riesce a evitare numerosi arresti ma alla fine viene catturato nell’agosto 1976 e condannato a 18 anni.
Inizia lo sciopero della fame il 22 maggio 1981 e il 2 agosto muore, all’età di 25 anni dopo 73 giorni di digiuno.

Il sermone del reverendo Hansen in occasione del suo funerale dimostrò da che parte stava la chiesa cattolica irlandese e quale comprensione avesse per le ragioni dei digiunatori.

Il reverendo ricordò le parole di Kieran, quando, durante una visita in carcere, gli aveva chiesto se potesse prendere in considerazione l’idea di abbandonare lo sciopero della fame.

Kieran gli aveva risposto: “Guardi, padre, non posso arrendermi. Se lo facessi, tornerei allo status di criminale e io non sono un criminale. Non lo sono mai stato e non lo sarò mai”.
“Fondamentalmente”, disse padre Hansen, “ero d’accordo con lui”.

 

Thomas McElwee

Il nono membro dell’Ira a morire fu il ventitreenne Thomas McElwee di Bellaghy nel South Derry. Era in carcere dal dicembre 1976, a seguito di un’esplosione avvenuta prima del tempo durante un attentato, in cui perse un occhio.

Era cugino di primo grado di Francis Hughes, che morì tre mesi prima di lui. Uno degli aspetti più tragici dello sciopero della fame furono gli stretti rapporti tra alcuni degli scioperanti.

Joe McDonnell seguì il suo amico e compagno Bobby Sands fino alla morte, entrambi catturati durante la stessa operazione dell’Ira nel 1976. C’erano anche altri stretti legami, parallelismi tra uno scioperante della fame e l’altro: le stesse scuole, le stesse strade, le stesse esperienze di repressione.

E per quelle famiglie, parenti e amici più acutamente consapevoli dei parallelismi ci fu ovviamente una tristezza personale ancora più intensa, nell’amara tragedia che fu lo sciopero della fame.

Ma di tutte queste vicinanze nessuna è stata così toccante come quella tra Thomas McElwee e suo cugino, Francis Hughes: due repubblicani del piccolo villaggio di Bellaghy, le loro case erano a meno di mezzo miglio di distanza l’una dall’altra. Intimi amici durante l’infanzia, avevano combattuto fianco a fianco nelle città e nei campi del South Derry per la libertà del loro paese.

 

Michael Devine

Michael Devine fu l’ultimo a morire, il 20 agosto 1981, lo stesso giorno in cui un suo compagno di detenzione, Owen Carron, veniva eletto al parlamento britannico. La sua storia non si discosta molto da quella degli altri.

Dopo che vide i soldati britannici uccidere due civili disarmati, si unì al ramo James Connolly dei Republican Clubs a Derry nel luglio 1971. La Bloody Sunday ebbe su di lui un profondo impatto che lo convinse ad entrare nell’Ira. Fu arrestato nel 1976 e condannato a 12 anni.

A Long Kesh iniziò lo sciopero il 22 giugno e morì 60 giorni dopo. Lo sciopero della fame cessò alle 15:15 del 3 ottobre 1981. Tre giorni dopo, il governo inglese annunciò concessioni parziali ai prigionieri.

La premier Margareth Thatcher se da un lato si mostrava intransigente alle richieste dei detenuti, dall’altro trattava segretamente con l’Ira, tramite i servizi segreti, per raggiungere un compromesso. Questo succedeva a fine maggio 1981, quando i morti erano stati quattro.

Qualcuno sostiene che fu il Sinn Fein stesso a far naufragare un accordo che avrebbe potuto salvare sei vite. Lo scopo era di favorire l’elezione del candidato “hunger striker” Owen Carron, nel mese di agosto 1981.
La sua elezione a parlamentare per la circoscrizione Fermanagh South Tyrone segnò la nascita del potere politico del Sinn Féin.

La fermezza della Thatcher alla lunga sì rivelò in parte controproducente, Bobby Sands divenne un martire dell’Irlanda repubblicana e la lotta degli indipendentisti cominciò a passare dal piano militare a quello politico.

 

 

 

 

1 commento

  1. Come storico dico: sono quegli stessi politici e regnanti inglesi che da quasi 500 anni perseguitano i cattolici come parte più povera ed emarginata dei propri sudditi. Che hanno martirizzato Thomas More ed Oliver Plunkett e centinaia di migliaia di altri cattolici inglesi ed irlandesi del tutto innocenti.
    A volte su Giornale Pop mi permetto di toccare temi religiosi, come le storie di Eufrasia e Tecla, ma mai come predica dogmatica, sempre stando dalla parte di chi per una sua fede ci ha rimesso. Questo ho espresso anche con i fumetti, ma da quelli che si definiscono “credenti” non ho trovato molto appoggio.

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