BATMAN IL RITORNO, L’ERRORE DI 30 ANNI FA

Batman il ritorno

Nel settembre 1992 usciva nelle sale italiane Batman il ritorno, uno dei cinecomic più controversi e amati di sempre. Per festeggiare il 30mo anniversario, vi regaliamo una nostra fan-art e qualche considerazione.

 

Se internet fosse esistito negli anni ottanta e novanta, molti cult di quell’epoca oggi sarebbero ricordati come trashate, perché stroncati a loro tempo da una pletora di youtuber, blogger eccetera. Sono tutti pronti a scovare illogicità o difetti tecnici e artistici vari, giusto per dimostrare quanto siano attenti e sagaci rispetto allo spettatore medio.

Per carità, un po’ mi ci metto anch’io in questa categoria. Batman il Ritorno (Batman Returns, 1992) di Tim Burton con Michael Keaton, per esempio, è il film che mi ha fatto comprendere il concetto di “buco di sceneggiatura” molti anni prima che lo sentissi nominare la prima volta.

A metà film il Pinguino rapisce una reginetta di bellezza lasciando uno dei boomerang di Batman sul luogo del delitto, incastrandolo. Il film però si conclude mostrando il bat-segnale nei cieli di Gotham, e non ci viene raccontato quando e come Bats sia riuscito a dimostrare la propria innocenza e a tornare un vigilante apprezzato e consultato dalle autorità di polizia.

 

Vabbè, fortunatamente internet non c’era, i precisetti le loro menate se le tenevano per sé, e il film fu un successo.
No, scherzo: costò più del primo e incassò di meno. E non fu affondato dal pubblico e parte della critica per i suoi difetti di sceneggiatura (firmata dal pur bravo Daniel Waters di Schegge di Follia e Hudson Hawk), ma perché troppo dark, troppo cupo e troppo adulto.

Batman il ritorno

Danny DeVito, il Pinguino

 

Certo, la Warner pretendeva dei blockbuster per vendere giocattoli e happy meal, e forse da questo punto di vista non ebbe tutti i torti a portare poi la saga verso i (fin troppo) giocosi Batman di Joel Schumacher.

Eppure gli aspetti che affossarono Batman il ritorno sono anche quelli che oggi lo fanno sembrare un miracolo irripetibile.

Batman il ritorno

Michelle Pfeiffer nei panni di Catwoman

 

Tim Burton, ottenuta carta bianca dopo i fasti del primo Batman (1989), ha diretto la versione pessimista di Edward Mani di Forbice (che già di per sé non aveva un lieto fine) e del successivo Nightmare Before Christmas: una fiaba nera su alcuni freaks condannati alla solitudine dalla loro diversità (come la deformità del Pinguino, la doppia personalità di Batman e Catwoman) e i cui sogni non si realizzano.

Una critica agli affaristi senza scrupoli non fa mai male

 

Il Pinguino di Danny DeVito, trasformato da gangster a fenomeno da baraccone (praticamente gli hanno appiccicato le origini di Killer Croc) e la Catwoman di Michelle Pfeiffer, trasformata da ladra a psicopatica infuriata con il mondo sempre sul punto di esplodere, possono indispettire i puristi del fumetto.

Ma, in fondo, registi successivi come Christopher Nolan e Matt Reeves (che invece hanno riscosso consensi dal primo momento) hanno compiuto la stessa operazione solo in maniera opposta.

Il Pinguino di Colin Farrell è un gangster senza alcuna deformità fisica, la Catwoman di Zoe Kravitz è una ladra-acrobata senza particolari movenze feline, il Ra’s Al ghul di Liam Neeson non è immortale grazie ai Pozzi di Lazzaro, ma ricorre a dei prestanome. E il Joker di Heath Ledger è sfregiato e truccato perché nella realtà nessuna caduta nell’acido procura pelle bianca e capelli verdi…

Tutto questo con la scusa che Batman non ha superpoteri, ergo è un eroe realistico, ergo deve (???) essere realistico anche il mondo che lo circonda.

Se Tim Burton non si fosse lasciato prendere dalla sua smania per la fiaba dark (così come Nolan e Reeves dalla loro smania per il realismo), e avesse mantenuto i personaggi più vicini al fumetto, calandoli sempre nella sua Gotham immaginifica e fuori dal tempo (tra architetture anni ‘30 e super computer), allora chissà…

Forse il pubblico avrebbe apprezzato di più il film, la Warner avrebbe tenuto Burton al timone della saga, e forse con la filosofia del “adulto ma fantastico”, avremmo potuto vedere sullo schermo tutto il mondo di Batman e dei suoi avversari senza vederli deformati in chiave comico fracassona alla Schumacher o realistica fino all’insipido come nei film successivi.

Fortunatamente, a questo avrebbero pensato (seppure in tv) due signori di nome Paul Dini e Bruce Timm. Ma di questo abbiamo già parlato QUI.

Il nostro omaggio

 

Immagini trovate su internet: © degli aventi diritto.

 

 

 

1 commento

  1. Del film ricordo che da subito non apprezzai la recitazione di Christopher Walken: troppo troppo sopra le righe. Ciò mi spinse a notare tanti altri difetti.
    C. Walken è un attore che ho molto apprezzato ma in Batman l’ho trovato professionalmente ridicolo.

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