BARB WIRE, IL CINECOMIC DI PAMELA ANDERSON
History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Barb Wireè una storia che risale a un tempo lontanissimo, il tempo dei miti e delle leggende, quando le antiche case editrici di fumetti americane erano crudeli e meschine. Soltanto un uomo osò sfidare la loro potenza: Todd McFarlane. McFarlane era in possesso di una forza sconosciuta sulla Terra. Era una forza superata solo dal suo coraggio, ma dovunque andasse era perseguitato dalla matrigna Marvel, la potentissima regina delle grandi case editrici. L’eterna ossessione della Marvel era annientare McFarlane: lui era la testimonianza vivente dell’infedeltà dei fumettisti. Barb Wireè un film strano, molto strano per una sfilza di motivi. Risalente ai tempi in cui cominciava a farsi maretta tra fumettisti e case editrici.Nei primi anni ottanta la crescita delle fumetterie ha un boom esponenziale. La cosa ha dato vita a tanti nuovi editori, aprendo così nuovi orizzonti. Al di là del tradizionale binomio Marvel-Dc, c’era Mike Richardson con la sua Dark Horse Comics. Poi c’era la Malibu Comics, poi ancora la Image di Todd McFarlane e soci. Sì, l’idea alla base era del riottoso McFarlane, anche se l’Imagel’ha fondata insieme a Rob Liefeld, Erik Larsen, Jim Lee, Jim Valentino, Marc Silvestri e Whilce Portacio. Tutti insieme appassionatamente. Aggiungi pure che, all’interno della Image, ognuno ha fondato parallelamente una propria “sotto-casa editrice”. Jim Lee aveva la sua Wildstorm, Marc Silvestri se n’era uscito con la Top Cow, Rob Liefeld con gli Extreme Studios e così via. Il discorso è lungo e complesso, in sostanza, comunque, quello tra la seconda metà degli anni ottanta e la prima metà degli anni novanta è stato un periodo di grande fermento creativo. Tutto rose e fiori, allora? Assolutamente no. Un sacco di roba non valeva la carta su cui era stampata. Tuttavia c’era, come dire, uno spirito pionieristico, la voglia di osare, di creare. Tipo, se una cosa nuova piace ai lettori di fumetti avanti così. Altrimenti si passa ad altro e vediamo come va.Ecco, Barb Wire si colloca in questo periodo. Barb Wire è stata creata dallo sceneggiatoreChris Warnernel 1993, ai tempi in cui era membro del Team CGW, sigla di Comics’ Greatest World. Il gruppo di cinquecreatorsalla guida della linea Comics’ Greatest World, una etichetta dellaDark Horse. Ora, attenzione, perché ogni membro del team si è occupato di una specifica ambientazione, delle storie e dei personaggi che apparivano nel mondo di Comics’ Greatest World. In particolare, Warner ha creato la megalopoliSteel Harbor, la cornice dentro la quale si muovono diverse serie. Per capirci, le storie di Barb Wire sono ambientate a Steel Harbor. È una delle megalopoli, insieme ad Arcadia, il Vortex e compagnia cantante, che costituiscono il mondo immaginato dagli autori del team. Capito il punto? Ecco, prendere questa roba e farci un film… cosa mai potrà andare storto? Cioè, a parte tutto quanto. Quindi, siamo nell’ormai passato futuro 2017, naturalmente distopico, in cui gli Stati Uniti, tanto per cambiare, si ritrovano coinvolti in un conflitto che ha portato al crollo della società così come la conosciamo. Il conflitto, giusto per, sarebbe la Seconda guerra civile americana. Da un lato, senza la benché minima e più miserabile delle spiegazioni, c’è un governo totalitario di stampo dittatoriale. Dall’altro un esercito di ribelli che si rifà ai “vecchi archetipi” del sistema democratico. Nel mezzo, Barbara “Barb Wire” Kopetski, che vive nell’unica città neutrale in tutti gli States, Steel Harbor, appunto. Che te lo dico a fare, trattandosi di una “zona franca”, Steel Harbor è abitata da cacciatori di taglie, criminali q.b. e gente pericolosa a titolo generico. Tuttavia, Barb Wire mica è l’ultima dei fessi, eh. Una volta lasciato l’esercito, se n’è tornata a Steel Harbor dove ha aperto un bar, Hammerhead, copertura per il suo lavoro di cacciatrice di taglie-mercenaria-spogliarellista. A un certo punto, tra un balletto e un omicidio, il suo ex compagno si presenta all’Hammerhead per chiederle aiuto. In sostanza, gli serve qualcuno per proteggere la dottoressa Corrina “Cora D” Devonshire, disertrice in fuga per il Canada. Ladottoressologaè in possesso di questa fanta-ultra-tecnologia in grado di cambiare le sorti del conflitto: una specie dismart glassesin grado di eludere i radar del governo. O comunque una cazzata simile. Detto fatto. Barb realizza dunque che ci sono cose più importanti del guadagno personale. Mettendo da parte il suo “cinismo” e la sua “disillusione”, decide di aiutare il suo ex e la dottoressa, facendosi strada tra un sacco di cattivi generici buttati a caso per farebody-count. Ora, partiamo da questo punto: ci sono un sacco, ma un sacco di momenti strani in questo film. Forse perché, per quanto assurdo e allucinante possa sembrare,Barb Wireè dichiaratamente una specie di remake, in versione sci-fi, di…Casablanca. Ecco, se dici di voler fare un remake diCasablancae fai partire in quarta il film con una sequenza di quasi sei minuti in cuiPamela Anderson, l’interprete di Barb Wire, si spoglia sbattendoti in faccia i capezzoli inzuppati di champagne e poi ammazza uno bucandogli il cranio con un tacco a spillo, beh… Signori, avevate la mia curiosità, ma ora avete la mia attenzione. Mettere le parole Pamela Anderson e recitazione nella stessa frase quantomeno è un ossimoro. Stare zitta e mettersi in posa è l’unica cosa, almeno all’epoca, che le riusciva bene. Basterebbe questo. Tuttavia, il film è un remake diCasablanca. Barb Wire dovrebbe essere, su carta, una giustapposizione di Rick Blaine. Vedere Pamela Anderson che prova a fare questa specie d’imitazione di Humphrey Bogart è semplicemente terrificante. D’altra parte, pure a sostituire la Anderson con una Meryl Streep a caso non è che sarebbe servito a chissà cosa. Si tratta proprio del personaggio che non funziona, a prescindere dalla performance. Un personaggio, un eroe privo di difetti e praticamente perfetto è noioso. Non ha ethos, non ha carattere, non ha sviluppo. E visto che non c’è alcun personaggio secondario interessante, o almeno degno di nota, su cui poggiare il carico emozionale e mandare avanti il film, capisci che il problema sta a monte. Questa, del resto, è solo la proverbiale punta dell’iceberg… Tuttavia, a cuore aperto: prendere e demolire un film comeBarb Wire, un film tirato su con quattro spicci, due preghiere e qualche sputo, sarebbe immensamente facile. Le battute te le mette sul piatto d’argento, proprio. Ma sarebbe, appunto, come andare a pesca in un barile con la dinamite. Molto più interessante, sempre e naturalmente armati del consueto senno di poi, è esplorare lo sfondo. Avete presente la sequenza della stazione di servizio inNon è un paese per vecchi, quella in cui, senza saperlo, il proprietario si gioca la vita a testa o croce con Anton Chigurh? Alla fine, il tipo sceglie ed esce testa. Ha vinto, si è salvato senza manco capire come. Chigurh, a proposito della moneta, dice:“Non la mettere in tasca, amico. Non la mettere in tasca, è il tuo portafortuna. Mettila dove ti pare ma non in tasca. Si mescolerebbe con le altre e diventerebbe una moneta qualunque. E di fatto lo è”. Barb Wire è praticamente la stessa cosa: di fatto un film orribile. Reso affascinante, però, da qualche strana ragione. Per esempio, vattelapesca adesso chi sia ilproduction designerdel film, ma sta di fatto che ha tirato fuori qualcosa di assurdo. Le scenografie sono incredibili, a maggior ragione se si prende in considerazione quanto miserabile fosse il budget. I set, le comparse, tutto è stranamente bello, ben dettagliato, caratteristico. Roba che fa sembrare il film molto più grande di quel che è. Questo è il punto: tutti quelli che hanno lavorato aBarb Wiresapevano che non stavano realizzando il film della vita, però non l’hanno usato come scusa per essere sciatti, pigri e buttarla in cagnara. In altre parole,Barb Wireè un film brutto. Brutto, ma vivo. Si nota perfettamente che c’è tanto lavoro in questo film, fatto da gente che non ha pianificato una serie di film da duecento milioni l’uno attraverso complesse strategie di marketing e analisi di mercato. Semplicemente, Barb Wire sembrava bello su carta e, perciò, sembrava poter essere divertente su pellicola. Stranamente energico e bizzarramente squilibrato, si tratta del tentativo, per quanto poco riuscito, di creare qualcosa. Proviamoci, facciamolo e vediamo come va. Se piace, piace, altrimenti passiamo ad altro. C’è più valore in questo semplice concetto di quanto ce ne sia in film dal budget dieci volte più grande. Un fatto, del resto, tanto incoraggiante quanto deprimente. Ebbene, detto questo anche per oggi è tutto. Stay Tuned, ma soprattuttoStay Retro.