ANDRÉ SPADA IL BANDITO DI DIO

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In piena macchia corsa, a sessanta chilometri da Ajaccio, una troupe di reportage cinematografico guidata dai giornalisti Christiane Hubert e Harry Grey, nascosta in un sentiero cespuglioso di montagna, puntava le sue apparecchiature di registrazione sul più grande dei banditi corsi:André Spada. Nel mese di novembre 1931, in una Corsica ancora infestata da un gran numero di banditi, iniziarono le operazioni di rastrellamento. Sbarcarono nell’isola un corpo di spedizione di 1500 gendarmi e guardie mobili armati fino ai denti e diversi autoblindo. L’isola fu messa in stato di assedio. Furono fatti arresti preventivi. Molti, tra amici e parenti dei banditi, si costituirono. Le prigioni erano stracolme. Il 24 novembre ci fu la resa del bandito Antoine Rossi, il primo dicembre 1931 quella di Toussaint Caviglioli, mentre Bornéa si consegnerà alla gendarmeria di Sartene nel 1934.Soccombettero alle pallottole dei gendarmi o delle squadre speciali di caccia all’uomo alcuni nomi illustri: il 6 novembre 1931 il cadavere di Joseph Bartoli fu trovato sul ciglio di una strada; l’11 febbraio 1932 Torre giaceva in un fossato ferito, insanguinato, sfinito… Ormai l’arresto di Spada sembrava questione di giorni. Arresto di un bandito Il cerchio si stringeva intorno a lui ma la tigre della Cinarca, o il bandito di Dio come si era soliti chiamarlo, riusciva ogni volta a sventare i piani dei gendarmi. Il 6 dicembre 1931, Christiane Hubert scriveva nelle pagine della rivista Police Magazine un articolo dal titolo“Pourquoi on n’aura pas Spada”(Perché non prenderanno Spada). La Hubert affermava che 1500 uomini non sarebbero mai stati sufficienti a catturare Spada, il quale, binocolo in mano, ispezionava lo spazio e si spostava costantemente in un territorio che conosceva come le sue tasche. Camminava di notte, dormiva di giorno, qualche volta in una casa perché nessun contadino corso gli avrebbe rifiutato l’ospitalità. Lui era un bandito d’onore e un bandito d’onore ha diritto al rispetto e all’ospitalità. Un bandito d’onore non si tradisce. E, prestando le seguenti parole a uno di quei contadini, la Hubert aggiunse:“è un uomo che non ha mai ucciso per rubare!”. Police Magazine del 6 dicembre 1931. A sinistra André Spada, a destra  la giornalista Christiane Hubert Il 31 maggio 1932, il fratello del bandito, Bastien Spada, si arrese alle forze dell’ordine. Nel mese di giugno 1932, André Spada esce improvvisamente dalla macchia e consegna una lettera ai giornalisti nella quale protesta contro l’arresto di persone accusate di averlo aiutato:“È la terza volta che faccio appello per la pace di tutti e specialmente per gli innocenti che pagano per i colpevoli”e, rimanendo inascoltato,“a partire da oggi dichiaro la guerra all’ingiustizia e a tutti coloro che ne sono gli artefici. Si tengano pronti perché la mia arma è pronta. Il loro sangue scorrerà come le lacrime degli innocenti scorrono in prigione…”. Nel mese di ottobre 1932 Christiane Hubert e Harry Grey sbarcarono a Bastia. Il loro obiettivo: essere ricevuti una seconda volta da Spada e convincerlo alla resa.“Abbiamo cercato di ottenere da lui che si costituisse prigioniero, e così facendo si salvasse. Questo fatto potrebbe sembrare strano, ma è in realtà molto naturale, poiché è consuetudine che quando un assassino si consegna alla Giustizia, la Giustizia gli risparmi la vita”. Il loro piano era semplice: recarsi in treno ad Ajaccio, proseguire verso nord e introdursi nel regno di André Spada, che si estendeva dal Cruzini alla Cinarca, divisioni amministrative nei pressi di Ajaccio, nella speranza di essere un giorno o l’altro avvistati al binocolo dallo stesso bandito o da un suo uomo. Alla fermata di Vivario, i due scesero dal treno per sgranchirsi le gambe. Sul marciapiede ebbero la sorpresa di incontrare una persona conosciuta due anni prima.“Non andate ad Ajaccio. Delle squadre speciali di caccia all’uomo stanno cercando Spada. Siete appena stati segnalati, da Bastia, al capo di queste squadre, ad Ajaccio. Sanno che avete visto il bandito tempo fa e pensano che siete tornati per vederlo di nuovo. Due uomini appartenenti a queste squadre di caccia vi stanno aspettando alla fermata del treno, per pedinarvi”. Quella persona consigliò loro di scendere alla stazione di Bocognano, a quaranta chilometri da Ajaccio. La stazione era poco illuminata e nessuno si sarebbe accorto che i giornalisti, mescolati ai viaggiatori scesi insieme a loro, avrebbero lasciato il treno e si sarebbero diretti verso il territorio di Spada. Bocognano nel 1931 I giornalisti proseguirono, a piedi e in pullman fino a Tiuccia. Poi di nuovo a piedi verso nord, quando furono intercettati proprio dai due uomini delle squadre speciali che li attendevano ad Ajaccio. Questi pregarono Hubert e Grey di salire in macchina e li accompagnarono dal loro capo, un certo Jean Simonetti. L’auto si fermò davanti all’Hôtel de la Marine, a Sagone. Jean Simonettiera il proprietario di un’impresa forestale. Da tempo subiva le continue pretese in denaro del bandito Joseph Bartoli. Stanco dei soprusi e messo alle strette non ebbe altra soluzione che affrontare il fuorilegge e ucciderlo. Il 6 novembre 1931 il corpo senza vita di Joseph Bartoli fu trovato accanto ad un’auto bruciata, sul ciglio di una strada. Diventato capo di una squadra di cacciatori di uomini, l’obiettivo di Jean Simonetti era ora André Spada. Prima minaccioso poi più conciliante, Jean Simonetti fece una singolare proposta ai giornalisti. Sarebbero stati liberi di andare da Spada e una volta ammessi nel suo “palazzo verde” dovevano convincere il bandito ad arrendersi:“Non è mai successo che un fuorilegge consegnatosi spontaneamente sia stato giustiziato!”. Era proprio questa la ragione per cui volevano incontrare Spada. Accettarono, ma in cambio volevano delle garanzie. Gli uomini di Simonetti non dovevano pedinarli e approfittare di loro per arrivare al bandito. E se questi uomini si fossero azzardati, per una ragione o l’altra, a sparare nella loro direzione avrebbero risposto a loro volta con le armi. Jean Simonetti, a sinistra Hubert e Grey erano nella macchia da cinque giorni. Quando, all’improvviso, si presentò un contadino amico del bandito. Il suo compito era di organizzare un incontro con il sempre diffidente Spada. Alcuni giorni dopo, i giornalisti si trovavano nel luogo scelto dal bandito per l’appuntamento. Aspettarono, ma invano. Spada non si presentò. Più tardi appresero dallo stesso Simonetti che non avendo saputo resistere alla curiosità aveva pedinato i giornalisti fino al luogo fissato per il loro incontro con Spada. Purtroppo, quest’ultimo si era accorto della sua presenza e si era dileguato nella boscaglia. Questo incidente fu una catastrofe per la missione di Grey e Hubert i quali non poterono incontrare Spada che diverse settimane dopo. I giornalisti attraversarono la macchia di continuo, percorrendo ogni giorno chilometri di strade rocciose alla ricerca del bandito, che, convinto che l’appuntamento fosse in realtà una trappola, aveva perso la fiducia in loro.Un giorno, però, incontrarono di nuovo il contadino incaricato da Spada di occuparsi del primo incontro. Christiane Hubert e Harry Grey poterono finalmente stringere la mano al bandito e fargli la proposta di Simonetti:“Sarebbe disposto, con garanzia assoluta di avere la vita salva, a consegnarsi?”. Ed ecco la risposta:“Sì, forse… Per me non chiedo niente. Ho ucciso, e se mi uccidessero con le pallottole avrei quanto merito. Ma sono un bandito d’onore, e non voglio portare la mia testa alla ghigliottina. Non accetterò mai di esaminare una proposta di resa senza che i torti fatti agli innocenti siano riparati!”. “Quali torti?”. “Parlo di coloro che mi hanno dato l’ospitalità in passato e di quelli che sono stati arrestati a causa mia, nonostante non mi avessero mai visto…”. A questo punto Harry Grey chiese al bandito se fosse disposto a parlare di sé, di quando era diventato bandito, di come era riuscito a sopravvivere nonostante fosse ricercato da centinaia di gendarmi e cacciatori d’uomo. Spada accettò e cominciò a parlare… André Spada comunque non si arrese, o per lo meno non subito. Il 30 maggio 1933 il quotidiano Le petit Journal scrisse: “Dopo un anno e mezzo di ricerche il bandito corso André Spada è stato arrestato. Pare fosse in preda a follia mistica. Ajaccio, il 29 maggio. Il famoso bandito André Spada è stato arrestato questa mattina all’alba a Coggia, vicino a Vico, nella casa paterna.” E se la giustizia era solita lasciare la vita salva a chi si fosse consegnato spontaneamente, questa volta non fu così. Il 21 giugno 1935,Anatole Deibler, il boia incaricato dell’esecuzione di Spada annotò nel suo taccuino:«Questo assassino di gendarmi e di civili simula la follia:“La giustizia degli uomini mi è indifferente, poiché è Dio che mi ha ordinato di affrontarla e presto andrò diritto in cielo…”.Quando gli afferrano le braccia per trascinarlo verso l’uscita, dice:“Inutile tenermi, posso camminare da solo…”,e dopo aver baciato il crocifisso e il prete, il bandito, nel momento stesso in cui lo sistemano nella ghigliottina, dice due volte con voce ferma e chiara:“Arrivederci a tutti!”». Il boia Anatole Deibler con la sua ghigliottina