AI MILLENNIALS NON INTERESSANO GLI ABITI FIRMATI

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Le cose stanno cambiando per i millennials. C’è stato un tempo in cui essere griffati era tutto. I vestiti, dai giubbotti ai jeans, dalle scarpe alle magliette, definivano una persona attribuendole un ruolo nella società. Gli anni ottanta, per esempio, celebrarono la figura del paninaro, soggetto metropolitano vestito di tutto punto con abiti rigorosamente firmati. Chi poteva indossarli era “in”, gli altri “out”. Durante la stagione dei saldi non era insolito vedere file di giovani in attesa davanti ai negozi preferiti, aspettando che aprissero, per accaparrarsi la camicia tanto desiderata o il piumino sognato da mesi. Qualunque sacrificio era lecito, pur di sfoggiare un brand stiloso e conquistare un posto al sole nella considerazione generale. Oggi però assistiamo al lento crepuscolo dei logo. Domani, forse, ne celebreremo i funerali. Sempre più marchi con fatturati ormai in picchiata stanno riducendo le dimensioni dei loro simboli, per renderli meno ingombranti. È quello che sta facendo Abercrombie, azienda americana di abbigliamento casual che solo pochi anni fa faceva impazzire gli adolescenti americani. Stessa cosa dicasi per Ralph Lauren o American Eagle. Questi brand, collocati in una fascia medio-alta di mercato, non sono impazziti. Hanno solo capito che i tempi sono cambiati. Ai millennials, ovvero ai nati alla fine del novecento, dei loghi in bella mostra, di quelli per cui i loro genitori avrebbero fatto carte false, importa poco o nulla. Addirittura alcuni siti danno consigli su come togliere i marchi senza danneggiare i capi. Ormai spendere molto per conquistare uno status è considerata una sciocchezza. Le aziende del settore hanno deciso di cambiare strategia di marketing, puntando alla semplicità e soprattutto alla unicità, perché un capo brandizzato in sè dice sempre meno: il valore aggiunto di un capo è la possibilità di essere personalizzato. Un’indagine di Ypulse ha scoperto come ormai il 22% dei giovani millennials (soprattutto le ragazze) modifichi gli abiti riadattandoli alle proprie personalità, seguendo un fenomeno che può trovare punti di riferimento in star come Lady Gaga o Katy Perry. Questa ricerca ha inoltre messo in luce come i giovani compresi tra i 18 e i 34 anni, preoccupati dall’incertezza del futuro, diano una importanza maggiore ai soldi che non in passato. Dovendo scegliere, si preferisce investire nella tecnologia di consumo o in viaggi e vacanze, piuttosto che su firme dell’abbigliamento troppo costose. Un fenomeno che non va sottovalutato. Negli Stati Uniti, i millennials sono circa 80 milioni e presto diventeranno i principali consumatori. In Europa, tra poco meno di dieci anni, rappresenteranno il 44% degli acquirenti: niente sarà più come prima per l’industria della moda, e non solo.