WOLVERINE, UN PERSONAGGIO IN EVOLUZIONE

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Quasi ogni esperienza vissuta dall’uomo vede una volta o l’altra il trionfo dell’outsider, dello sfavorito che contro ogni pronostico riesce a trionfare. Uno sconosciuto venuto dal niente che, sconfiggendo ogni avversità, raggiunge gloria e successo. Gli americani, in particolare, apprezzano questo tipo di storie, vedendo in esse la manifestazione del “Sogno americano”, e hanno fatto centinaia di film su questo tema.Se Wolverine fosse una persona in carne e ossa sarebbe la rappresentazione migliore di questo fenomeno. Inventato e gettato nella mischia come personaggio occasionale, alcune imprevedibili circostanze l’hanno reso uno degli eroi Marvel più famosi. Ogni personaggio ha dietro di sé un meticoloso lavoro di caratterizzazione: è buono o cattivo? Sarà giovane o maturo? Coraggioso o un vigliacco? E il suo aspetto? Biondo, moro, calvo, bello, brutto, alto o basso… Ogni tratto che lo caratterizza viene valutato dall’autore o dagli autori, prima di essere presentato al pubblico. Ogni aspetto che ne decreta o meno il successo è frutto di discussioni e ripensamenti.Wolverine non segue questa regola, è l’incognita impazzita che sfugge alla programmazione. Se è vero che è stato creato dallo sceneggiatoreLen Weine dal disegnatoreHerb Trimpe(con la collaborazione diJohn Romita Sr.), non si può dire che a loro si debba anche Logan, l’irsuto uomo sotto la maschera. Ma andiamo con ordine. Nel 1974 Len Wein è lo sceneggiatore titolare di Hulk. In una storia il Golia Verde sconfina in Canada. Il governo locale gli manda contro il suo superagenteArma X. Questo il nome con cui Wolverine eroe esordisce.Len Wein si rivolge a John Romita Sr., allora direttore artistico della Marvel, per definire i dettagli del personaggio. Deve essere basso, aggressivo e feroce, prendendo spunto dai tassi o dai ghiottoni (Wolverine in inglese) tipici del Canada. Romita disegna il primo costume, con tanto di artigli sul dorso della mano, e lo consegna al disegnatore regolare della serie, Herb Trimpe. Wolverine/Arma X appare per la prima volta nell’ultima pagina di Hulk n. 180 dell’ottobre 1974, per fare l’esordio vero e proprio nel numero successivo.Combatte il Golia Verde e una creatura simile a uno Yeti di nome Wendigo, per poi sparire. Dovrebbe essere un personaggio di contorno, un avversario occasionale. Nulla fa intuire l’incredibile successo che lo aspetta. Meno di un anno dopo, nel maggio del 1975, Len Wein passa a scrivere i primi episodi dei nuovi X-Men.Nei primi anni settanta i mutanti di casa Marvel non passano un momento roseo. La serie degli X-Men è stata interrotta, di loro escono unicamente le ristampe, ma accade qualcosa che ne incoraggia il rilancio. I fumetti Marvel stanno ottenendo grande successo presso il pubblico straniero, venendo pubblicati in diversi Paesi. Tra cui il nostro, grazie all’Editoriale Corno. La Marvel vuole cogliere l’occasione per lanciare sul mercato un team di eroi multietnico. Basandosi su questo concetto si pensa di rispolverare proprio il titolo degli X-Men, togliendo i vecchi eroi come Iceman e la Bestia, per infarcirlo di nuovi dalle varie nazionalità. Len Wein, incaricato del rilancio, recupera l’irlandese Banshee e il giapponese Sole Ardente, due vecchi avversari degli X-Men. Inoltre si ricorda del “superagente” canadese inventato l’anno prima su Hulk.Len Wein rivela che si tratta di un mutante, mentre in origine non era stato pensato come tale, e lo aggrega all’allegra combriccola che vede anche il forzuto russo Colosso, la “dea” africana Tempesta, l’elfo demoniaco tedesco Nightcrawler e il tenebroso apache Thunderbird (che essendo americano non è da considerarsi straniero, ma comunque morirà subito). Nel maggio 1975 esce il primo episodio del nuovo team disegnato daDave Cockrum, sul corposo speciale Giant-Size X-Men n. 1, per poi continuare sulla serie regolare degli X-Men con il n. 94, interrompendo le ristampe. Non è il risultato sperato: la dirigenza voleva eroi provenienti da Paesi in cui i fumetti Marvel vengono pubblicati, comeFrancia, Italia,Germania, Inghilterra e quelli di lingua spagnola, non di certo africani e addirittura sovietici. Da Len Wein i testi passano in breve tempo aChris Claremont, un giovane sceneggiatore di origine inglese, che da qualche tempo lavora sulle poco fortunate serie diIron Fiste Ms Marvel. Wolverine dunque sale a bordo di questa serie che viaggia a fari spenti, ma neppure Chris Claremont e il disegnatore regolare Dave Cockrum, a cui si deve il design degli altri nuovi X-Men, sanno bene cosa fare con lui. Nei primi episodi vediamo perennemente Wolverine, con indosso il costume, minacciare di venire alle mani con chiunque e usare il turpiloquio non appena apre bocca, ma il suo ruolo nella squadra non è ben definito.Non sappiamo neppure cosa lo renda mutante, quale sia il suo particolare potere, dato che gli artigli paiono far parte dei guanti. Secondo il testo preparatorio di Len Wein, Wolverine è un ragazzo di circa 19 anni, biondo, i cui poteri sono solo sensi acutissimi come quelli di un animale predatore.Claremont e Cockrum la pensano in modo differente. Lo immaginano come un uomo dall’età indefinita, ma decisamente più matura, e l’aria da duro. Nella famosa storia “Buon Natale, X Men” (X-Men n. 98 dell’aprile 1976) vediamo per la prima volta il volto di Wolverine sotto la maschera. Il nuovo look lo rende più vecchio e con i capelli che richiamano la maschera. Claremont rivela alcuni dettagli sul misterioso supereroe canadese: scopriamo che gli artigli non fanno parte dell’equipaggiamento, bensì del suo corpo. Accompagnati da un onomatopea divenuta famosa:snikt. Quest’arma incorporata rende Wolverine costantemente pericoloso. Gli autori, quindi, strada facendo decidono i dettagli e i trascorsi dell’irascibile eroe.Se gli artigli sono di metallo (di indistruttibileadamantio, verrà rivelato), glieli avrà messi qualcuno. Ma chi e perché? E quanti anni ha veramente? Da dove viene? Qual è la sua famiglia?Le risposte a questo genere di domande solitamente vengono date quando il personaggio viene pubblicato la prima volta. Se gli artigli non sono naturali, gli provocano dei tagli ogni volta che li estrae? E se sì, come guarisce? Da qui viene immaginato il suo vero potere mutante, ovvero il “fattore di guarigione”, una sorprendente capacità rigenerativa in grado di sanarlo da qualunque ferita gli venga inferta. Wolverine ottiene sempre più spazio sulle pagine di X Men quando ai disegni, e in parte alle sceneggiature, arrivaJohn Byrne. Il disegnatore, inglese anche lui per nascita come Claremont, ma cresciuto in Canada, prende in simpatia il personaggio. Viene rivelato per la prima volta che si chiamaLogan(benché non venga spiegato se è il nome o il cognome) e il suo passato nello spionaggio del Canada offre l’occasione alla Marvel di creare il primo supergruppo composto da canadesi: gliAlpha Flight.Un gruppo al servizio del governo canadese in cui avrebbe dovuto operare il nostro eroe, prima che Xavier lo reclutasse. Alpha Flight cerca di catturare Wolverine perché lo ritiene un disertore, affrontando gli X-Men su Uncanny X Men n. 120 e 121 (1979). Il pubblico vuole saperne di più su questo bizzarro gruppo, e nel 1983 la Marvel gli darà addirittura una testata regolare scritta e disegnata da John Byrne. Il successo personale di Logan continua a crescere. E lui passa dal costume giallo e blu a uno costume marrone e arancio, che lo fa apparire più minaccioso Wolverine ha la sua prima miniserie personale nel 1982, co-sceneggiata da Chris Claremont eFrank Miller, allora quasi agli esordi, che la disegna anche.Frank Miller utilizza per Logan la stessa tecnica adottata con successo su Devil, ovvero uno stile molto cinematografico e caratterizzato dalla narrazione diretta come nei romanzi hard boiled. La frase che gli fa dire,“Sono il migliore in quello che faccio, ma quello che faccio non è piacevole”, diventerà il marchio di fabbrica del personaggio. Appassionato di cinema orientale, Frank Miller manda Logan in Giappone in una storia che lo vede affrontare la mafia Yakuza e la Mano, spietata setta di ninja creata da lui su Daredevil. Approfondisce il passato e la personalità di Logan facendolo aderire alla dottrina del Bushido, il codice di condotta dei guerrieri samurai. La strada del successo è ormai tracciata per i mutanti, che diventano il fiore all’occhiello della scuderia Marvel anche, e forse, soprattutto grazie a Wolverine. Le testate con una X nel titolo aumentano di numero. Lo stesso Wolverine ottiene infine una serie regolare, scritta prima da Chris Claremont con i disegni diJohn Buscemae poi daLarry Hamacon i disegni diMarc Silvestri. Un altro importante autore che lega il proprio nome a Wolverine èBarry Windsor-Smith, il quale dà un contributo fondamentale alla mitologia del personaggio.L’autore britannico nel 1991 scrive e disegna, dal n. 72 al n. 84 dell’albo antologicoMarvel Comics Presents, un lungo episodio a puntate in cui affronta l’origine degli artigli metallici di Wolverine. Nel corso della storia, lugubre e cinica, raccontata da più punti di vista, quasi da film horror, ci viene rivelato che Logan era stata la cavia di un esperimento volto a costruire l’assassino perfetto, l’Arma X. Gli scienziati avevano fuso contro al suo scheletro l’adamantio, un metallo indistruttibile che esiste solo nel mondo Marvel, cancellandogli a più riprese la memoria e trattandolo alla stregua di un animale. Come un moderno mostro di Frankeinstein, Logan si ribella ai carcerieri, compiendo un massacro e fuggendo nella neve, ormai più bestia che uomo. L’immagine di Logan che vaga tra gli innevati boschi canadesi privo di memoria è una delle immagini iconiche del personaggio. Barry Windsor-Smith segue la lezione di Claremont e dei suoi predecessori: quando svela un particolare aggiunge altri misteri. La storia, infatti, non rivela molto altro del passato di Logan, né di cosa accadde subito dopo l’esperimento. Wolverine continua dunque a tenere banco con il mistero delle sue origini, di cui vengono rivelati solamente alcuni tasselli sparsi per le varie serie mutanti.Occorre aspettare una decina di anni di prima di sapere qualcosa in più al riguardo. Il passato di Wolverine rimane confuso e misterioso. Chris Claremont, l’autore che più ha contribuito alla caratterizzazione del personaggio, è stato sempre volutamente molto vago sui suoi trascorsi.Wolverine ha un’età indefinita perché il fattore rigenerante lo fa invecchiare molto lentamente. Sappiamo che ha preso parte alla Prima e alla Seconda guerra mondiale, ha vissuto a lungo in Giappone ed è stato un agente segreto canadese prima di unirsi agli X Men. Sappiamo che ha un misterioso legame con l’altrettanto ferino Sabretooth (che Claremont avrebbe voluto essere suo padre, idea poi lasciata cadere), che ha ucciso molte persone a lui care, ma la carenza di ricordi, dovuti all’aver “preso parte” all’esperimento Arma X, confonde la sua mente. Dopo che la Marvel ha evitato la bancarotta alla fine degli anni novanta, un nuovo staff dirigenziale prende le redini della Casa delle Idee rilanciandola.Una delle domande che pongono i nuovi dirigenti è“qual è la storia che tutti i lettori vorrebbero leggere? Cos’è che muoiono dalla voglia di scoprire?”. La risposta unanime dei lettori Marvel è:“Le origini di Wolverine”.