SHERLOCK HOLMES CONTRO JACK LO SQUARTATORE
“Elementare, Watson!”: la celebre espressione di Sherlock Holmes non risulta in nessun romanzo o racconto del suo creatore Arthur Conan Doyle. Fuori dal cosiddetto “canone” holmesiano, è stata coniata per gli adattamenti teatrali del celebre detective.Una prova del legame profondo del personaggio con il teatro, del resto nacque prima del cinema, e del fatto che Holmes è più grande del suo “canone”. Non pochi dei tantissimi apocrifi holmesiani sono anche più affascinanti delle opere di Conan Doyle. È il caso diSherlock Holmes e i delitti di Jack lo Squartatore, andato in scena in Prima Nazionale il 17 e 18 luglio al Festival Teatrale di Borgio Verezzi (Savona), arrivato alla 53esima edizione.Nella suggestiva cornice del borgo di Verezzi (il paese è formato da Borgio, sul mare e Verezzi in altura) ci si è immersi nelle nebbie della Londra Vittoriana.L’autore èHelen Salfas(uno pseudonimo dietro il quale si nasconde un noto drammaturgo inglese) che si rifà a una notizia poco conosciuta: nel 1888Arthur Conan Doyleera stato chiamato più volte da Scotland Yard a offrire la sua consulenza a proposito degli efferati delitti che in quegli stessi anni coinvolgevano Londra, con protagonista il primo serial killer dell’età moderna,Jack lo Squartatore. Salfas ha utilizzato alcuni scritti del creatore di Sherlock Holmes sul caso per la suapièce, diretta a Verezzi dal catalano Ricard Reguant (arriva al Festival ligure dopo aver esordito a Barcellona) e tradotta da Gianluca Ramazzotti. Non è certo la prima volta che in un apocrifo holmesiano vediamo il detective di Baker Street affrontare Jack the Ripper, basti pensare al filmA Study in Terror(Sherlock Holmes: notti di terrore) del 1965. Poi diventato anche un romanzo di Ellery Queen del 1966, con lo stesso titolo del film (titolo italianoUno studio in nero), che mixa lanovelizationdel film con nuove scene con protagonista lo scrittore detective Ellery Queen nella New York degli anni sessanta, in un bizzarro team-up a distanza di tempo e spazio fra i due personaggi. Ma l’opera di Salfas è del XXI secolo, e si vede.È un pastiche holmesiano, dove fra l’altro Moriarty, la nemesi di Holmes, non è altro che la sua parte oscura. Sono come Jekyll e Hyde, gli altri due personaggi-icone dell’era vittoriana creati da Robert Louis Stevenson. La soluzione della vera identità di Jack riecheggiaFrom Hell, la saga a fumetti scritta da Alan Moore e disegnata da Eddie Campbell. Davvero efficace l’Holmes interpretato daGiorgio Lupano, attore torinese finora conosciuto per serie tv italiane come “Il paradiso delle signore”, e infatti ben noto alla mamma di una mia amica con la quale ho visto lo spettacolo. Si tratta di un detective fallibile, emotivo, empatico, lontanissimo dalla versione cerebrale di Benedict Cumberbatch nella serie tvSherlock.Francesco Bonomoè un Watson arguto e ironico, lontano dall’immagine del devoto (e un po’ stupido) servitore di Holmes di altre versioni.E se il personaggio diIrene Adlerha fatto una sola apparizione nel canone holmesiano (Uno scandalo in Boemia) qui torna, piùfemme fataleche mai, e la tensione erotica con il Nostro è palpabile.Anche l’attrice è adatta: se l’accento spagnolo di Rocío Muñoz Morales può non essere appropriato, in teoria, per una donna dell’Est Europa, le conferisce comunque un’aria esotica. Per lei l’attore Raul Bova ha lasciato la moglie Chiara Giordano, pur avendo come suocera la famosa avvocatessa matrimonialista Annamaria Bernardini de Pace.E la sua Irene Adler è una vera donna del XXI secolo, anche se in teoria siamo nell’età vittoriana: indipendente, grintosa, è lei che salva la vita a Holmes ed elimina i “cattivi”. Sherlock Holmes e i delitti di Jack lo Squartatoreè la terza pièce mystery negli ultimi anni al Festival di Borgio Verezzi, dopoMaigret al LibertyBar da Georges Simenon eDieci piccoli indianida Agatha Christie: è la prova che il giallo funziona sempre a teatro.Come dice Sherlock Holmes, tre indizi fanno una prova. Dopo Borgio Verezzila pièce verrà replicatain altre località.