COME ROM E SINTI SONO GIUNTI TRA NOI
Irome isintiinsieme aikalèe ad altri sottogruppi costituiscono lapopolazione romanì(che un tempo veniva chiamatazingara).In Italia sono tra le 90mila e le 140mila persone. Nel mondo la popolazione romanì arriva a 12-15 milioni di persone. La bandiera rom Rom è una parola indiana che significa uomo. La loro bandiera fu creata nel 1933 e venne accettata ufficialmente nel 1971 dal congresso mondiale dei rom. La ruota rossa al centro della bandiera è la ruota del carrozzone, che era il tipico mezzo di trasporto dei rom. (Ma ricorda anche l’antico simbolo della “ruota solare” che appare nella bandiera indiana). “Bivacco di zingari” di V. Van Gogh, Parigi, Museo D’Orsay In un dipinto di Vincent Van Gogh è rappresentato un accampamento rom formato da carrozzoni. Oggi sostituiti dalle roulotte. L’antico viaggio dei romanì dall’India verso l’Europa La popolazione romanì, gli “zingari”, è giunta in Europa durante la fine del medioevo dall’India nordoccidentale. Le loro origini le scoprì nel 1763 uno studente di teologia ungherese, Stefan Val. Aveva incontrato alcuni studenti indiani a Leida, in Olanda, dove si erano recati per studiare medicina. Stefan Val si accorse che parlavano una lingua molto simile a quella dei rom che vivevano dalle sue parti in Ungheria. Invasione islamica in India L’esodo dei romanì dall’India, secondo la maggioranza degli studiosi, inizia intorno all’anno 1000. Sarebbe stato causato dall’attacco che ilsultano Mahmuddella città afghana di Ghazni sferrò contro la città di Kannauj, nell’attuale Uttar Pradesh indiano. Agra, Uttar Pradesh, Taj Mahal L’operazione militare di Mahmud si concluse con il saccheggio della città. Quindi il sultano procedette alla deportazione degli abitanti in Afghanistan nell’inverno del 1018. Mahmud di Ghazni A partire dall’anno 1001 Mahmud si propose di condurre una campagna all’anno contro l’India settentrionale per diffondervi l’Islam. Non razziò solo i tesori dei templi induisti, ma deportò le migliori menti delle città conquistate. Rapì tutta la popolazione della città di Kannauj, che si aggirava all’epoca sui 53mila abitanti. Ricchi e poveri furono venduti a Kabul ai mercanti venuti dal Khorasan persiano. Lautari, musicisti rom rumeni. La parola lautari nasce per estensione dal termine liutai cioè suonatori di liuto, tipico strumento indiano Il nomesinti, usato da una parte dei romanì, deriva dalla parola indo-persianasindh, che indicava la Valle dell’Indo e lo stesso fiume Indo (Sindhu). I prigionieri dovevano accettare la conversione all’Islam o finire decapitati. Vennero deportati soldati, carpentieri, orafi, cesellatori, marmoristi, armaioli, pittori, miniatori, intarsiatori.Il forzato soggiorno in Persia regalò alla lingua romanì il suono z e parecchie nuove parole attinte dalla lingua locale. Nel successivo peregrinare la lingua romanì si è arricchita di parole armene e greche, mentre contiene solo una decina di termini arabi. E. Schmidt, “Truppe zingare in movimento”, 1866, collezione privata Con il tempo, dalla Persia gli ex prigionieri riuscirono a emigrare in tre direzioni. Un gruppo andò verso nord-ovest, nelle regioni caucasiche dell’Armenia e della Georgia.Un altro gruppo si diresse verso sud-ovest, in Siria e Palestina, e da lì raggiunse l’Egitto e il Nordafrica.Un terzo e più numeroso gruppo si diresse ancora più a ovest penetrando nell’impero Bizantino. Emest Eimert, “Zingari”, prima metà del XX secolo, collezione privata Giunti in occidente, gli antenati delle attuali comunità romanì si autodefinirono rom. Incominciarono a essere chiamati zingari dalle popolazioni con cui vennero a contatto. Il termine deriva dal greco bizantinoatsínganoi, cioè intoccabili, nome di una setta cristiana con la quale furono confusi. Zingari romeni ursari fanno ballare l’orso Per cinque secoli una parte della popolazione romanì fu ridotta in schiavitù nelle regioni dell’attuale Romania: Valacchia, Moldavia e Transilvania. Dal 1300 al 1864 consistenti gruppi di schiavi furono proprietà di monasteri e boiari (i nobili). Esercitavano mestieri quali fabbri, ferratori di cavalli, arrotini e stagnini, mantenendo la loro mobilità. A fine Ottocento i romanì vennero liberati dalla schiavitù e si cercò di assimilarli trasformandoli in sedentari. Il Porajmos: lo sterminio dei sinti e dei rom nei lager nazisti La superstizione popolare considerava i romanì dediti alla magia. Diversi Paesi europei, infastiditi dal loro nomadismo, tentarono di cacciarli.Durante la Seconda guerra mondiale, i nazisti arrivarono a sterminarli insieme agliebrei. Prigionieri rom all’appello nel campo di concentramento di Dachau, Germania, 20 giugno 1938 Porajmos(«genocidio») è il nome dato dai romanì al loro sterminio di cui furono vittime e del quale si parla poco.