LIBERTY A CERNOBBIO, APRE VILLA BERNASCONI

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Partiamo la domenica mattina di una fredda, ventosa e solare giornata di questo gennaio. Meta:Cernobbio, la bella cittadina posta all’inizio del ramo sinistro del lago di Como, famoso luogo turistico noto per l’importante centro espositivo e congressuale di Villa Erba e per la cinquecentesca Villa d’Este, una delle più lussuose residenze d’Europa. Vuoi per l’orario d’arrivo, vuoi perché a gennaio il turismo, compreso quello locale (anche quello delle orde di milanesi fuoriusciti per una boccata d’aria) è quasi fermo, Cernobbio è nostra.C’è spazio ovunque, perfino nei parcheggi situati all’entrata della città provenendo da Como. Le città intorno al lago di Como (Lario) Cernobbio, Via Regina in una cartolina di fine Ottocento Un’immagine recente di Cernobbio (foto di autore sconosciuto) La nostra meta è l’antica Villa Bernasconi, da pochissimo restaurata e aperta al pubblico.Ma primavoliamosul lungolago. Letterale, il vento spinge forte e ci trasforma in Gorgoni dalle sinistre capigliature.D’altronde non si può venire a Cernobbio senza prima essere andati a dare un’occhiata all’Imbarcadero della Navigazione, il più bello tra gli attracchi dei battelli che solcano le acque del Lario, tra quelli sopravvissuti al tempo.Costruito interamente in ferro e vetro su progetto di Ernesto Canobbio, fu inaugurato nel 1906 ed è uno splendido esempio di arte floreale, o liberty. Si affaccia supiazza Risorgimento, il cuore della vita lacustre della città. Controllo inquieta perché non ci venivo da un pezzo, ma niente è cambiato. L’Imbarcadero, da una cartolina degli anni Trenta… … l’Imbarcadero oggi (foto T. C. Blanc) Uno scorcio interno (foto T.C.B.) Proseguiamo per le viuzze prima di raggiungere Villa Bernasconi, la villa liberty per eccellenza. Lo stileArt Nouveau, in Italia noto comestile florealeo ancheliberty, è stato un movimento artistico che si espresse nelle arti, nell’architettura e nell’arte applicata. Influenzando anche la letteratura, la musica e la filosofia. Attivo nei decenni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, trovò realizzazione attraverso linee curve dinamiche e ornamentali, ispirate a elementi naturali di linea pulita e stilizzata,Ne parlo anchequi, nel capitolo dedicato all’Italia, in una delle sue forme di arte applicata. Un esempio di arte applicata: forcella per capelli di Lucien Gaillard, orafo francese della scuola di René Lalique All’inizio del Novecento, l’imprenditore tessileDavide Bernasconi, che nella zona aveva realizzato un complesso di stabilimenti per la lavorazione della seta, commissionò ad Alfredo Campanini la costruzione di una villa.L’imprenditore voleva una casa alla moda, quindi in stile floreale, e munita di tutti gli agi moderni: luce, gas e riscaldamento, tapparelle di legno e naturalmente un garage per la sua automobile. La prima che comparve a Cernobbio. Alfredo Campanini, uno dei migliori architetti liberty lombardi, fu progettista ed esecutore della villa, ultimata nel 1906, per la quale si avvalse di abilissimi artigiani e di geniali artisti comeAlessandro Mazzucotelli, maestro ferraio e decoratore, per le rifiniture interne ed esterne. Alfredo Campanini (1873 – 1926): Casa Campanini. Milano, via Bellini 11. Il cancello fu disegnato da Campanini e realizzato in ferro battuto da Mazzucotelli Alessandro Mazzucotelli (1865 – 1938): il Cancello delle farfalle. Casa Moneta, Milano. Ferro battuto e inserti in vetro policromo Un particolare del Cancello delle Farfalle Con artisti di questo calibro,Villa Bernasconinon avrebbe potuto che essere un gioiello. Torniamo alla strada principale e ci appare all’improvviso: uno spettacolo.È a pianta quadrata, su due piani, con un piano mansardato e una torretta belvedere. Ogni elemento decorativo, progettato personalmente dall’architetto, si ispira al ciclo della vita del baco da seta, sia all’esterno che all’interno. Gli ornamenti esterni raggiungono vertici di vere e proprie sculture. L’armonia della composizione delle parti, seppure ricca e interamente fregiata, non riesce a stancare. Villa Bernasconi (foto Dario Crespi) (foto Dario Crespi) (foto autore sconosciuto) (foto Daniela Manili Pessini) (foto autore sconosciuto) Ci inoltriamo nel giardino, un piccolo cartello all’entrata principale invita a seguire un lato e a scendere. Entriamo dal seminterrato dove gentili receptionist ci omaggiano di una lettera chiusa che apro subito: la Villa ci sta dando un benvenuto discreto, senza raccontarci tutto. Varco la soglia, salendo di poco, per accedere al cuore architettonico della casa: è la splendida tromba di scale rivestita di pitture e stucchi parietali, finestre policrome e l’incantevole ringhiera in ferro battuto che si inerpica sinuosa fino ai piani superiori. (foto autore sconosciuto) (foto autore sconosciuto) Da qui vado subito all’entrata principale, quella vista varcando il cancello. È un piccolo e delizioso locale dalle pareti a vetro che danno sul giardino, arredato a salotto. Verso il locale adibito a entrata principale L’entrata principale Mi sto guardando intorno meravigliata e sento uno squillo, proviene dal telefono sul piccolo tavolo in fondo. Si affaccia sorridendo una receptionist. Mi chiede di rispondere:Grazie!e poi si volta e se ne va. Alzo la cornetta… (foto autore sconosciuto) … e rispondo. Qualcuno mi sta pregando di ringraziare lasignoraper i doni natalizi fatti avere ai bambini dell’asilo. Rimango muta. Sono dentro, presa. Affiorano le voci. La casa, prima deserta, si sta riempiendo pian piano di presenze sommesse, passi felpati al piano di sopra sono indecisi se scendere o restare, da fuori qualcuno strilla“Giornaliii!”. Dai vetri colorati vedo arrivare i giardinieri, l’auto nel garage romba pronta a partire. Mi siedo ad ascoltare. La luce del sole riflette ombre colorate sulle pareti. Prendo il giornale. Che giorno è oggi? Sì, mercoledì 21 novembre. E l’anno? È ovvio: 1906. Be’, niente di nuovo.