LE CINQUE ETÀ D’ORO DEL FUMETTO

LE CINQUE ETÀ D’ORO DEL FUMETTO

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. La filosofia raggiunse il suo apice in Grecia circa quattro secoli prima di Cristo e in Germania all’inizio dell’Ottocento: queste furono le sue dueetà d’oro. Il fumetto, invece, quando e dove raggiunse le sue vette? Intervistiamo in propositoSauro Pennacchioli, uno dei massimi esperti di minchiologia (disciplina che studia le cose inutili). Quali sono le epoche migliori del fumetto? Come nella storia dell’arte e della letteratura, ci sono momenti storici felici per il fumetto e altri di decadenza. Attualmente siamo in piena decadenza. Non è che sono sempre più belli i fumetti della propria infanzia? Mah, nella mia infanzia c’erano fumetti ottimi e fumetti pessimi. Quelli che vendevano di più erano generalmente pessimi. Li leggevo con disgusto, tanto per ammazzare il tempo. Allora, qual è stata la prima infornata di ottimi fumetti? Be’, ovviamente quella iniziale delle granditavole domenicalia colori autoconclusive pubblicate negli inserti dei quotidiani tra gli ultimi anni dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. L’epoca di artisti comeFrederick Burr Opper, l’autore di Fortunello, e diLyonel Feininger, che poi divenne un famoso pittore. La maggioranza di loro proveniva dalle riviste satiriche americane, come si intuisce dal tratto ruvido, e dall’umorismo trasgressivo, che non era certamente indirizzato solo ai bambini. Il merito era anche e soprattutto dei curatori, tra i quali c’erano due giganti dell’editoria comeWilliam Randolph HearsteJoseph Pulitzer(per saperne vediqui– NdR). E la seconda ondata del fumetto quando arriva? Per la seconda nutro odio e amore allo stesso tempo, perché iniziò nel 1929 con le fotografie ricalcate, sia pure benissimo, dall’illustratoreHal Fosterper Tarzan di Edgar Rice Burroughs e poi per il suo Principe Valiant. Perché in parte “odia” questo periodo? Perché il fumetto comico delle origini stava già diventando a suo modo “realistico”: in America con autori comeRoy Cranedi Capitan Easy e, in Europa, con Tintin diHergé. Se avessero seguito quella tendenza, oggi i fumetti sarebbero disegnati nello stile brillante diBruce Timm, quello dei cartoni di Batman. Invece arrivarono i pesanti “fotografari”, come erano tutti gli illustratori dell’epoca. D’altra parte tra costoro c’erano dei geni, come il muscolareAlex Raymonddi Flash Gordon e l’umbratileMilton Caniffdi Terry e i pirati. Quindi i fumetti degli anni trenta erano di altissimo livello, anche se secondo me per la maggior parte concettualmente sbagliati, perché irrigiditi dallo scatto fotografico. Inoltre con questi fumetti le storie si allungano in maniera definitiva, diventando delle avventure, grazie soprattutto allestrisce giornalierein bianco e nero dei quotidiani. I capolavori del periodo sono numerosi, come il Topolino comico-avventuroso disegnato daFloyd Gottfredson. Merito anche degli sceneggiatori? Certamente, ma purtroppo gli sceneggiatori venivano messi in secondo piano, non firmavano, tanto che ignoro i nomi degli autori di molte storie di questo decennio. C’erano anche “autori completi”, come i notevoli non fotografariChester Goulddi Dick Tracy eHarold Graydi Little Orphan Annie, ma la maggior parte si faceva aiutare da sceneggiatori fantasma. Collaborazione che spesso si concluse all’inizio degli anni quaranta, quando le strisce iniziarono a rimpicciolirsi e ad aumentare di numero. Si cominciava a puntare sulla quantità, piuttosto che sulla qualità. I responsabili delle agenzie cercarono di risparmiare sui testi, a quanto pare. Comunque la forza immaginifica dei testi derivava dallepulp, le riviste di racconti popolari allora in voga, alle quali i fumetti avventurosi si ispiravano. Anzi, i primi due fumetti realistici erano proprio personaggi delle pulp:TarzaneBuck Rogers. Poi si preferì scopiazzare gli altri eroi delle pulp, per non dover pagare i diritti. Passiamo quindi alla terza fase… Quella deicomic book, il fenomeno degli albi a fumetti finalmente disgiunti dai quotidiani esplode nel 1938 conSuperman. Ancora una volta gli ispiratori sono personaggi delle pulp:Doc SavageeThe Shadow. Da questi due personaggi nascono tutti i supereroi. Non c’è differenza tra un romanzo di Doc Savage e un albo di supereroi, almeno fino agli anni settanta: stessi supercriminali, stesse situazioni. Ma i primi autori dei comic book erano ancora dei ragazzini; per arrivare all’età d’oro bisogna aspettare i primi anni cinquanta, quando maturano e diventano veri artisti. Parlo diWill Eisner,Jack Kirby,Jack Colee altri. Forse la miglior casa editrice dell’epoca era quella lanciata da Eisner, laQuality Comics, con Blackhawk e Plastic Man. Anche se da noi si conoscono solo i sopravvalutati fumetti horror della Ec Comics e i giustamente ben considerati fumetti di Zio Paperone realizzati daCarl Barks. Mi sembra che andò a finire male… Infatti. Sul più bello, partì la campagna di moralizzazione dei fumetti, considerati violenti e diseducativi. Di conseguenza nel 1955 si dovette creare ilComics Code, l’ente autocensorio pagato dagli stessi editori. Le copie crollarono definitivamente: gli albi non tornarono più, nemmeno lontanamente, a vendere come prima. I giovani lasciarono i fumetti e abbracciarono il nascente rock and roll. Alla faccia dei moralisti. A proposito, da cosa deriva l’espressione “golden age”? Da non ricordo quale autore minore dell’antichità (mi faccio intervistare invece di scrivere gli articoli proprio perché così non devo andare alla ricerca dei dettagli), che parlava di una “età aurea”, “età d’oro”, “età dorata” o come vogliamo tradurla. Il tizio si riferiva all’Impero romano degli Antonini, nella prima metà del secondo secolo dopo Cristo. Il che è corretto, ma nell’epoca di massimo fulgore si scorgevano già le crepe che da lì a poco trascineranno l’Impero nella sua secolare decadenza. Però questo non c’entra con il nostro tema… Quando arriva l’età d’oro del fumetto italiano? Purtroppo mai. Anche se in Italia dagli anni quaranta agli ottanta ci sono sempre stati dei grandi autori all’opera, questi non hanno rappresentato una massa sufficiente per prendere il sopravvento sulla mediocrità generale. Paradossalmente la qualità media è più alta oggiSe proprio dobbiamo stabilire un’età aurea del fumetto italiano, potremmo collocarla nella seconda metà degli anni sessanta, quando operavano ai massimi livelliMagnus & Bunker,Jacovitti,Sergio Bonelli,Guido MartinaeHugo Pratt. In misura minore questo discorso vale anche per il fumetto argentino. Comunque non avevo finito… Con che cosa? Con la “terza fase”. Perché riprende grazie aStan Lee,Jack KirbyeSteve Ditkonegli albi Marvel degli anni sessanta, recuperando le situazioni creative lasciate forzatamente in sospeso nei cinquanta, anche se prive della violenza dell’epoca. Diciamo che si tratta della terza fase “bis”. In Europa è mai arrivata un’età d’oro del fumetto? Sì, la quarta fase è tutta del fumettofranco-belgatra la fine degli anni cinquanta e l’inizio abbondante dei sessanta. Quando nascono personaggi come i Puffi diPeyoe Asterix diRené GoscinnyeAlbert Uderzo. Ma escono ancora le avventure di personaggi nati precedentemente, come Blake e Mortimer diEdgar P. Jacobs. Il merito era dei direttori di tre riviste: Spirou, Il settimanale di Tintin e Pilote. Riviste che non seppero poi resistere alla concorrenza televisiva, pubblicando i fumetti a puntate settimanali di circa due pagine anche quando il piccolo schermo offriva un telefilm completo al giorno. Più svegli furono i giapponesi, che negli anni sessanta tolsero tutte le rubriche giornalistiche, che invece infestavano i settimanali europei (anzi, all’epoca furono addirittura ampliate!), e proposero grosse dosi di fumetti con il conseguente boom delle vendite malgrado la concorrenza televisiva. Quindi un’età aurea è toccata anche ai giapponesi… Sì, anche se la traiettoria deimangaè stata piuttosto strana. La fase creativa avviene tra la fine degli anni sessanta e gli anni ottanta, con la generazione diGo NagaieMonkey Punchprima, diAkira ToriyamaeRumiko Takahashidopo. Dopodiché segue subito un declino artistico generalizzato. Che io imputo al potere eccessivo dato ai redattori, i quali, non essendo dei creativi, sanno solo indicare degli esempi di successo già esistenti da imitare. E i manga di oggi sono, nel loro complesso, delle imitazioni di fumetti precedenti. Anche se ci sono pure delle serie originali, che nascono come per sbaglio fuori dal campo visivo dei redattori. E oggi? Oggi niente, in Italia e all’estero i fumetti annoiano. Sono scritti come serie televisive e disegnati come fotoromanzi. Parlo delmainstreamnel suo complesso: s’intende, i geni isolati ci sono sempre. Mancano i redattori bravi, che sono i veri responsabili della resa artistica di una generazione di autori. Autori che in primo luogo andrebbero scelti bene.(Intervista a cura diAlice Alberti).