I PIONIERI DELLA FANTASCIENZA
Da dove proviene l’universo letterario che chiamiamo fantascienza? Chi sono gli anticipatori che aprirono la strada a un genere solo in apparenza slegato dalla realtà, ma invece aperto a una descrizione lucida e spesso corrosiva del presente, riuscendo in certi casi a superare perfino la censura con l’escamotage di un’ambientazione aliena, temporale o fisica? Incontro di Gilgamesh ed Enkidu (Epopea di Gilgamesh, III millennio a. C.) Secondo alcuni, la fantascienza avrebbe origini antichissime: con laBibbia, l’Iliade, l’Odissea, o l’epopea di Gilgamesh. Jacques Bergier (coautore insieme a Louis Pauwels del famosoIl mattino dei maghi,Introduzione al realismo fantastico), partendo dal presupposto che Dracula sia realmente esistito e che sia esistito veramente un signorotto dell’Europa centrale che uccideva i bambini per berne il sangue, arriva a dire che, se si ammette che questa è estrapolazione a partire della realtà, si tratta di reale fantascienza. Mentre il romanzoLa macchina del tempo(The Time Machine) di Herbert George Wells, la cui macchina è un’assurdità e puro prodotto di fantasia dal punto di vista strettamente scientifico, sembrerebbe genere puramente fantastico. Jacques Sadoul (La storia della fantascienza, Histoire de la science fiction moderne, 1973) pone i germi dell’inizio della fantascienza con il viaggio sulla Luna narrato nel dialogoIcaromenippodello scrittore greco Luciano di Samosata (120 – tra il 180 e il 192 d. C.). ELe avventure del barone di Münchhausendi Rudolf Erich Hasper (1785) sarebbero una parziale imitazione dell’opera di Luciano.Di un altro viaggio sulla Luna ne parla ancora prima, nel 1657, Savinien Cyrano de Bergerac inHistories comiques par M. Cyrano Bergerac, contenant les Etats et Empires de la Lune. Luciano di Samosata: I primi uomini sulla Luna (Scarrone, 1969)Edizione divulgativa per ragazzi. Una vecchia edizione delle Avventure del barone di Münchhausen (Firenze, Salani, 1913). Illustrazioni di Bongini. Continua la sua scorreria fantastorica menzionandoI viaggi di Gulliverdi Jonathan Swift (1726). Approda alle opere non erotiche di Restif de la Bretonne che pubblicò una delle prime storie del mondo perduto:La Découverte australe par un homme volant, ou Le Dédale français(1781), e in seguito, qualche anno dopo,L’An 2000, ou La Régéneration, che già rientra in territorio di anticipazione. Per arrivare infine a Mary Shelley la quale, per scommessa, nel 1817 scrisseFrankestein, dal nome dello scienziato che costruì il famoso mostro, anche se Sadoul aggiunge che sia esagerato reputare il lavoro della signora Shelley come una delle prime opere del genere fantascientifico.Naturalmente pone Edgar Allan Poe, da cui fa discendere il fantasy e il fantastico che influenzò molti scrittori di fantascienza, Jules Verne e Hergert George Wells, come padri fondatori della fantascienza. Approfondisce la fantastoria approdando prima in Inghilterra, poi ritornando sul continente e, infine, oltreoceano, menzionando rispettivamente per provenienza geografica:La donna eterna, di Rider Haggard (1886) eLo strano caso del dottor Jekyll e di mister Hyde, di Robert Louis Stevenson (1886).Sul continenteGli Kipéhuz(Les Kipéhuz)di J. H. Rosny aîné (1887), scrittore belga di lingua francese. OltreoceanoGuardando indietro(Looking Backward)di Edward Bellamy, bellissima utopia sociale (1888);Il tallone di ferro(1907) eIl vagabondo delle stelle(1915) di Jack London, il primo una anti-utopia e il secondo un’escursione del protagonista nel suo tempo anteriore. Personalmente ritengo più strettamente “fantascientifico” il primo mentre il secondo, Il vagabondo delle stelle, mi sembra più un viaggio metapsichico ma, se riteniamo tecnologia mentale lo spaziare attraverso il tempo con le sole facoltà ultrasensitive umane, allora è giusta l’affermazione di Sadoul. Edward Bellamy: Looking Backward 2000-1887 (Guardando indietro). Ward Lock & C. editori, fine Ottocento. Jack London: Il vagabondo delle stelle (The Star Rover). MacMillan, 1915. Un libro che ritengo fondamentale nella protostoria della letteratura fantascientifica, o logico-fantastica come è stata anche denominata, èFlatlandia(Il mondo piatto), di Edwin Abbott Abbott, teologo e insegnante inglese (Londra, 1838 – 1926).È la prima opera letteraria in assoluto che parli di geometria euclidea e superamento della geometria euclidea tridimensionale, con un’acutissima ipotesi di oggetti proiettati in uno spazio di quattro, cinque, sei dimensioni.La prima edizione fu pubblicata in anonimato nel 1884, con l’intento pedagogico di tradurre astrazioni in una simbologia tangibile. Secondo Masolino D’Amico, invece, fu pubblicata per la prima volta nel 1882. Michele Emmer sembrerebbe tenere per buona la data pubblicata nel fondo bibliotecario nazionale inglese, cioè 1884, anno all’interno del quale sarebbe seguita subito una seconda edizione riveduta, e stavolta con il nome dell’Autore. Entro il 1915, furono nove le ristampe. Ma il vero successo dell’opera arrivò solo dopo che Einstein pubblicò la teoria della relatività. È strumento di lettura e analisi non solo in ambito fantascientifico, ma anche letterario, filosofico e religioso, in quanto realizza la fondamentale domanda di come l’uomo possa porsi davanti alla trascendenza, oltre che essere un’esegesi e una dimostrazione estremamente poetica di matematican-dimensionale.Sarebbe altamente auspicabile una versione per bambini da introdurre in ambito scolastico-elementare: è singolare come all’inizio del terzo millennio l’analfabetismo dimensionale sia diffuso. Infatti pochi adulti saprebbero verbalizzare la quarta dimensione, tanto meno la quinta. È anche vero che l’avvento della computer graphic, per la prima volta nella storia, ha reso possibile in modo intuitivo la visualizzazione e la comprensione del movimento dell’ipercubo anche ai non addetti ai lavori. Basti pensare a un cartone tridimensionale della Walt Disney. Alcune illustrazioni diFlatlandia, riprese dalla versione originale. da Flatlandia, I da Flatlandia, II Anche Edgar Allan Poe fa scuola creando meravigliose ipotesi di come l’impiego scientifico possa funzionare relazionato alle scienze occulte, e crea mondi articolati da cui sarebbero stati ispirati Howard Phillips Lovecraft e numerosi autori di fantasy. Jules Verne affronta il tema della scienza con l’amore per l’innovazione e descrivendo una tecnologia del futuro, ma sperimentando anche una poco conosciuta narrazione apocalittica dove un cataclisma annienta quasi del tutto il genere umano (L’eterno Adamo). Infine H. G. Wells darà vita a tematiche che, nelle generazioni successive, saranno grandemente sviluppate: utopie sociali, filosofia sull’Uomo, ostilità extraterrestri o comunque non umane, invisibilità ottenuta mediante l’impiego della scienza. Queste premesse fantastoriche servono a Sadoul per convalidare il fatto che, a parte Edgar A. Poe, Edward Bellamy e Jack London, nessun statunitense può essere considerato uno dei grandi precursori della fantascienza e che“la fantascienza moderna è un genere di origine europea che ha trovato la sua terra d’elezione negli Stati Uniti e là si è sviluppata meglio che altrove”. Giulio Verne: Voyages extraordinaires, Les Aventures du Capitaine Hatteras au Pôle Nord (Viaggi straordinari: Le avventure del capitano Hatteras al Polo Nord).Copertina di Hetzel, dalla collana Aux deux éléphants. H. G. Wells: The War of the Worlds (La guerra dei mondi). Hodder & Stoughton, 1910. Una vecchia edizione per ragazzi della UTET: Racconti straordinari, di Edgar A. Poe, 1945. Collana “La Scala d’Oro, serie VIII, n. 9” La frammentazione europea, linguistica oltre che politica, e un diffuso analfabetismo nell’Europa del XIX secolo – che pure aveva dato i natali a tutta la scienza occidentale – originò difficoltà alla pubblicazione di periodici che, per fattori economici, avevano invece bisogno, allora come oggi, di lettori che li leggessero regolarmente; anche perché il pubblicato rimaneva nel proprio nazionale e non superava rapidamente i confini politici e linguistici, a causa di questo spezzettamento. Le uniche possibilità di sopravvivenza potevano averle riviste di contenuto diversificato, mentre riviste “specializzate”, cioè rivolte a una élite di una qualche disciplina e che costituivano il tessuto per un pubblico scientifico o letterario, erano destinate a naufragare. Le cosiddette pubblicazioni di contenuto diversificato, a loro volta, si differenziavano in periodici di carattere popolare, rivolti a un pubblico di modesta cultura o per ragazzi. Oppure erano periodici di divulgazione, diretti a una borghesia che poteva aspirare a diventare in futuro anche clientela per quelle specializzate. All’interno dei periodici di carattere popolare, in Francia si sviluppò ilfeuilleton, preferibilmente un romanzo suddiviso in puntate che imponeva una tecnica narrativa “a singhiozzo” e che doveva mantenersi a ogni stacco, per questa sua prerogativa, stuzzicante ed emotivamente suggestiva, al fine di indurre il lettore a continuarne la lettura forzatamente bloccata. In Inghilterra, invece, si sviluppò un tipo di racconto autoconclusivo, ma parte di ununicum, che doveva costituire un vero e proprio romanzo, perché, a differenza della Francia che pubblicava su periodici quotidiani, in territorio inglese questo genere di narrativa popolare veniva pubblicato su periodici almeno settimanali. È in questo quadro storico-sociale che, alla fine del XIX secolo, cominciano a inserirsi i primi grandi nomi fantascientifici, in particolare H. G. Wells. Mi riferisco, in particolare, all’apparizione dei suoi primi racconti ospitati suFortnightlye suThe Pall Mall Gazette.La vera nascita di un genere si ebbe comunque nel 1895, con la pubblicazione del suo famosissimoThe Time Machine, in cinque puntate, sulla nuova rivistaThe Strand. H. G. Wells: The Time Machine, Una vecchia edizione popolare statunitense. I primi passi dell’Italia verso la narrativa popolare e fantastica Se ho menzionato il fattore mosaico europeo dell’Ottocento, tanto più il discorso vale per l’Italia dove, all’interno dei suoi confini naturali, non solo era spezzettata in vari Stati, ma addirittura alcuni di essi erano ostili fra loro oppure suscettibili di una dominazione straniera.Questo portò l’editoria italiana, soprattutto nel settore dei periodici, a un sensibile ritardo rispetto alle altre nazioni europee nel proporre quella che per ora è meglio definire letteratura fantastica. E a indirizzare quasi esclusivamente il suo interesse verso i ceti più colti, con la sola trattazione di temi indubbiamente elevati. La cultura popolare italiana di quel tempo si affidava ancora alla tradizione orale nella figura dei cantastorie, oppure si sviluppava attraverso i temi tradizionali del romantico proveniente da storie cavalleresche e d’amore, appartenenti a classici come laFrancesca da Rimini, iCavalieri della Tavola Rotonda,Orlando, etc… La cultura più elevata, invece, era troppo alle prese con le lotte politiche che tendevano all’unità d’Italia per sviluppare altri temi.Tant’è che gli scossoni della Rivoluzione Francese e le idee rivoluzionarie degli illuministi, puntualmente soffocati, penetrarono nel nostro paese con un certo ritardo, e fu solo verso il 1830 che l’editoria italiana cominciò a dedicare qualche spazio a un romanticismo “d’evasione” che si metteva a contrasto con quello “impegnato” di un Francesco Domenico Guerrazzi, di un Cesare Cantù o di un Massimo D’Azeglio. L’unità del Regno si trovò alle prese con una popolazione di 25 milioni di abitanti, con un tasso di analfabetismo che variava dal 10 al 50 per cento e con un pubblico potenziale di lettori i cui gusti erano quanto mai eterogenei. Ma l’impulso all’alfabetizzazione e le mutate condizioni politiche, che avevano dato libera circolazione alla stampa su territorio italiano, cominciarono a dare qualche risultato. Un esempio e punta di diamante della nuova intraprendenza editoriale fu Edoardo Perino, un piemontese che si installò a Roma con la ferma convinzione di fare l’editore. Aprì una tipografia che divenne la più importante della capitale, fondò un quotidiano,Il Corriere Quotidiano, e lanciò la vendita delle dispense, cioè libri stampati a fascicoli settimanali, venduti con il sistema del porta-a-porta agli abbonati.I temi di questi libri a puntate dovevano essere interessanti e raggiungere un pubblico sprovveduto – che era la massa – e quindi si mescolavaLa vita di Garibaldialla storia diBeatrice Cenci,La vita di GesùaLa vita del brigante Gasperone.Il successo commerciale di una pubblicazione compensava il fallimento di un’altra:Beatrice Cenci, nella ricostruzione opinabile del Guerrazzi, raggiunse le centomila copie! Si diffuse l’uso del romanzo a puntate,feuilletond’importazione, che aveva la doppia funzione di incrementare la quota di vendita del quotidiano e, in una fase successiva, si trasformava nelle dispense vendute porta-a-porta.L’Italia fu letteralmente invasa da Alessandro Dumas, Walter Scott, dal socialismo spicciolo di Eugenio Sue e i drammoni di Edward Bulwer-Litton che raccontavaGli ultimi giorni di Pompei(romanzo storico del 1834), dalle avventure diRocambolenarrate da Ponson du Terrail. Nel mare di letteratura popolare che stava per dilagare, si inserivano i periodici per ragazzi di carattere didattico; e i periodici per gente di media cultura che, alla stregua dei francesiLes Musée des FamillesoLe Magasin Pittoresque, si davano un’aria di contesto scientifico, inserendo scienza e tecnologia entro una forma di novità o curiosità, comeL’Illustrazione per tutti. Una tavola di argomento scientifico proveniente da Le Magasin Pittoresque, 1874. Rappresenta un osservatorio astronomico. Il primo numero della rivista “L’Illustrazione per tutti”, 4 Gennaio 1891 (Edoardo Perino editore). Bulwer-Litton: Gli ultimi giorni di Pompei (traduzione italiana del 1935, per i tipi di Aurora). Dal romanzo vennero tratte numerose versioni cinematografiche. Nel corso del secolo, apparvero sempre più nuove testate e un punto fermo restava l’interesse per la scienza, divulgato a un livello generale d’informazione.A Milano, dal 1826, uscivaAnnali universali di Tecnologia, Agricoltura, Arti e Mestieri; a Bologna, dal 1838,Il solerte, un settimanale che si occupava di scienze, lettere, arti e mode; a Torino, dal 1839,Il Museo scientifico, letterario e artistico. Più importante, ai fini della protostoria fantascientifica, fu l’apparizione deL’Illustrazione popolare(1863) ad opera dei fratelli Treves, perché raggiungeva un più vasto pubblico, perché illustrato, e perché, quando cinque anni dopo assunse il nome diL’illustrazione italiana, si avvalse di firme illustri.E ancora, più tardi: a MilanoIl trovatoreeLa natura, a GenovaLa scuola e la famiglia, a TorinoIl giornale delle donne. E, più importante fra tutti,La Tribunadi Roma iniziò la pubblicazione di un supplemento settimanale illustrato,La Tribuna illustrata, nella cui redazione vi erano fra i migliori giornalisti dell’epoca e che appariva più moderno e di più vasto interesse rispetto aL’illustrazione italiana. Un numero di “Il Museo scientifico, letterario e artistico. Ovvero scelta raccolta di utili e svariate nozioni in fatto di Scienze, Lettere ed Arti belle” (Torino, Alessandro Fontana, 1846). Anno ottavo. L’interesse per la scienza, presente in un pubblico medio italiano in formazione, s’infiltrava attraverso temi di cultura generale.Tra l’altro, fu su questi periodici che cominciarono a circolare Poe e Hoffmann. A dare una svolta fu l’editore Sonzogno – che si mise a contrastare il potere editoriale dei Treves, intervenendo su un crescente interesse per l’argomento – con un periodico popolare “specializzato” dal titoloIl giornale illustrato dei viaggi, e delle avventure di terra e di mare(1878), le cui materie, facilmente deducibili dalla testata, erano trattate in modo saltuario dagli altri periodici e raramente in forma narrativa.Materie trattate importando idee e prose straniere, sullo spirito dell’epica colonialista che gli altri paesi europei stavano vivendo, e soprattutto importando dalla Francia, vuoi per la vicinanza geografica vuoi per l’affinità della lingua e infine per una relativa comunanza di interessi politici; ma pur sempre letteratura fantastica.E non ancora fantascientifica, se non si vogliono considerare scienze degne di questa accezione la geografia, la botanica e la zoologia, e l’antropologia.InfattiIl Giornale illustratodi Sonzogno usciva sulla falsariga di un settimanale francese, di cui riportava addirittura lo stesso titolo di testata fedelmente tradotto, oltre che traduzione di molto materiale straniero. Questa sudditanza culturale italiana, dovuta al fatto che l’Italia era stata preda per molto tempo di altre nazioni e soffocata nella coscienza e nell’originalità culturali, naturalmente non risultò applicabile a un tipo di cultura superiore, ossia non di largo consumo, cioè non “popolare”. E sufficiente citare il Manzoni? D’altra parte, dobbiamo ricordare che l’Ottocento romantico italiano, a differenza di quello francese, tedesco e inglese, era stato povero di narrativa fantastica, “fantascientifica” e comunque non realistica, perché tutto proteso a una funzione di politica risorgimentale.Da noi, in quel periodo, andavano i romanzi storici e di appendice (magari sediziosi), e già fin d’allora gli scrittori italiani che avrebbero potuto dare luogo a una letteratura alternativa non trovavano editori e si davano a quella fuga di cervelli che, mi pare, è diventata una vera piaga nel tempo a venire. Cioè pubblicavano all’estero ed entravano di contrabbando in Italia, proprio in virtù di quei romanzi sediziosi. Lo sapevano bene gli editori-tipografi svizzeri del Canton Ticino.La letteratura fantastica italiana, però, a questa stregua restava a un punto morto. Fu comunque attraverso le pagine delGiornale illustrato dei viaggi, e delle avventure di terra e di mareche i giovani italiani conobbero i romanzi di Jules Verne, le storie di Louis Boussenard, Gustave Aimard, Louis Jacolliot, Mayne Reid, tanto per citare alcuni tra i più famosi. Un numero di “Il giornale illustrato dei viaggi”, 1899 Un numero di “Illustrazione popolare, Giornale per le famiglie”, N. 84, 1895 (Fratelli Treves).Gli esemplari completi sono rivestiti di un foglio azzurrino che riportava la testata del giornale e le prime forme di pubblicità.