HURRICANE POLIMAR, ALCUNE CURIOSITÀ POCO CONOSCIUTE

Hurricane Polimarè il supereroe di un anime giapponese creato nel 1974 daTatsuo Yoshidaper Tv Ashai. Con la sua casa di produzioneTatsunoko, l’autore aveva prodotto anche altre serie supereroistiche, comeKyashan.Hurricane Polimar è andato in onda per 26 episodi, pochi per gli standard giapponesi, trasmessi in Italia nel 1979 da Antenna Nord (l’attuale Italia 1) e replicati su Rete 4 due anni più tardi. Un remake è stato relizzato in Giappone nel 1996. Il giovane Takeshi Onikawara entra in possesso delpolimet, uno speciale casco che riveste chi lo indossa di un polimero pressoché indistruttibile, consentendogli anche di trasformarsi in diversi veicoli. Le trasformazioni possono avere una durata massima di 46 minuti e 1 secondo, superati i quali avviene la morte di chi indossa il casco. Il ragazzo, in disaccordo con il padre (un capo dell’Interpol), abbandona la casa familiare. La sua vita cambia davvero quando riceve in dono ilpolimetda uno scienziato che viene ucciso da una banda di criminali. Dopo essersi ben addestrato, Onikawara cambia il nome inTakeshi Yoroie inizia a lavorare come assistente diJoe Kuruma, un investigatore privato da quattro soldi, assistito dalla segretariaTerue da un cane San Bernardo di nomeBarone.Grazie all’uso delpolimet, Takeshi riesce a risolvere qualunque caso comeHurricane Polimar, indossando il suo abito speciale. La storia di Takeshi che si imbatte nel casco polimet è allegra, solare, coloratissima a partire dai vestiti dei protagonisti, con molti siparietti comici e comprimari azzeccati. Come la segretaria Teru, innamorata di Polimar, e l’imbranato detective vestito da gangster del proibizionismo, Joe Kuruma, e come Barone, il cane di Takeshi: l’unico a conoscere la sua doppia identità. Un segreto che Barone svelerà nell’ultimo episodio, facendo scoprire a tutti l’identità segreta del suo padrone lanciandogli il casco per farlo trasformare. Va bene, c’era da salvargli la pelle, ma vatti a fidare di un San Bernardo. Come Bruce Lee Le fonti di ispirazione di Hurricane Polimar sono due, appartenenti ad aspetti diversi e complementari dell’immaginario degli anni settanta. Innanzitutto i supereroi americani, come nei casi di Gatchaman, Kyashan e Tekkaman, ma qui non si tratta esclusivamente di una questione di look, di mantelli e simboli pettorali. Come Clark Kent/Superman, il giovane Takeshi si finge goffo e impacciato per celare la sua doppia vita.Tatsuo Yoshida, il creativo boss della Tatsunoko, vuole che questo eroe incorpori qualcosa diBruce Lee, perché anche in Giappone il filmI 3 dell’Operazione Dragoaveva riscosso l’anno prima un grande successo. Di conseguenza Polimar è un eroe abilissimo nelle arti marziali. Inoltre, Takeshi ha la stessa faccia di Bruce Lee. Il senso del design, soprattutto di elementi meccanici, porteràKunio Okawara, all’epoca ventisettenne, a diventare il primomecha designerdell’animazione nipponica. In quella grande fucina di talenti che sono gli anni gloriosi della Tatsunoko, Okawara si occupa, insieme a Mitsuki Nakamura, di progettare le varie trasformazioni del protagonista, in grado di diventare, grazie al casco, un jet, un sottomarino, un carro armato/trivella, uno schiacciasassi o una monoposto da Formula 1. Cinque anni dopo, Okawara passerà alla storia della cultura pop creando i mobile suit diGundam. Suoi sono i design anche di altri robottoni classici, comeDaitarn 3eDaikengo. Hurricane Polimar fa parte del lotto di anime che sulle reti private dell’Italia dei primi anni ottanta conservarono le sigle originali. La memorabile sigla di testaTatakae! Polymar(“Combatti! Polimar”) è scritta dall’ottimoShunsuke Kikuchie cantata (come quella di coda) daIsao Sasaki. Sasaki è un cantante giapponese nato nel 1942, celebre anche perUchū Senkan Yamato, l’indimenticabile sigla deLa corazzata Yamato, riarrangiata in tempi recenti per il fortunato remakeStar Blazers 2199e canzone definitiva, insieme all’openingdiEvangelion, per il karaoke alcolico dei nerd italiani in vacanza a Tokyo. Tra il 1996 e il 1997, Tatsunoko realizza l’Oav in due partiShin Hurricane Polimar(New Hurricane PolymaroHurricane Polymar: Holy Blood). Un remake breve e dalla trama piuttosto diversa, in cui gli antagonisti sono esseri anfibi simili a squali. Visivamente interessante, nonostante scorra via troppo velocemente: le animazioni sono state affidate aMasahiro Ando, animatore chiave di serie comeCowboy Bebope regista diFullmetal Alchemist. Avrebbe dovuto essere completato da una terza uscita, che però non è mai stata realizzata. Reparto comparsate: nel 1994 Polimar è apparso nel secondo Oav cross-overTime Bokan – Le macchine del tempoe in vari videogiochi dedicati agli eroi Tatsunoko, come il picchiaduro a incontri per PlayStationTatsunoko Fight(2000) e quello per NintendoWii Tatsunoko vs. Capcom(2008). C’è poiInfini-T Force, un manga pubblicato in Italia da J-Pop che propone un altro crossover degli eroi Tatsunoko: Gatchaman (Ken l’Aquila), Tekkaman, Kyashan e Hurricane Polimar. Nel 2017 dal fumetto è stato tratto un anime in 12 puntate in computer grafica, visibile in streaming sulla piattaformavvvvid, dove è presente anche la serie originale di Polimar. Un film live action, di quelli che in Italia non piacciono quasi a nessuno, non glielo vogliamo dare a Polimar? Uscito nel maggio del 2017, il live action è diretto daKoichi Sakamoto, un ex stuntman cresciuto a Jackie Chan e Super Sentai, fino a diventare coordinatore dei cascatori e poi regista di varie serie deiPower Rangerse di Kamen Rider. Non sorprende che sembri in tutto e per tutto una puntata lunga di un telefilmtokusatsu. (DaIl Sestante News)