HUGO PRATT IN ARGENTINA

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Ugo Eugenio Pratnasce a Rimini il 15 luglio del 1927. Nasce “Ugo”, senza la “h”, come tutti gli Ugo nati in Italia, e con una “t” sola nel cognome. Pare che al suo arrivo in Argentina, quando aveva poco più di 20 anni, nel 1949, il suo nome e cognome fu “storpiato”, come sembra fosse consuetudine all’epoca, aggiungendogli una “h” e una “t”. Attraverso questa procedura doganale, “Ugo Prat” divenne per sempre Hugo Pratt. Almeno così si racconta, anche se sembrerebbe più probabile, piuttosto, una volontaria “anglicizzazione” del nome tipica di quei tempi per gli autori dei fumetti e per i personaggi dello spettacolo. Hugo Pratt, Giorgio Bellavitis, Giancarlo Guarda sul tetto di palazzo Muti-Baglioni a Venezia (marzo 1953, foto Frollo) Nonostante fosse nato a Rimini, Pratt si è sempre sentito veneziano. Venezia era la città dove aveva trascorso la sua infanzia e dove insieme agli amici comeAlberto OngaroeMario Faustinelliaveva partecipato alla creazione del suo primo personaggio dei fumetti:L’Asso di Picche. In Italia l’albo a fumetti con questa specie di Phantom non ha particolarmente successo, così i suoi autori accettano di buon grado un invito proveniente dall’Argentina.Cesare Civita, già direttore generale della Mondadori, dopo le leggi razziali, essendo ebreo, aveva preferito espatriare. Alla fine si ferma a Buenos Aires, dove fonda la casa editriceAbril, destinata a grandi fortune. All’inizio punta sui fumetti, che conoscebene per aver pubblicato Topolino e altre testate con la Mondandori. Civita, attraverso Matilde Finzi, sua corrispondente a Milano, si trova quindi nelle condizioni di far convergere verso l’Editorial Abril alcuni talenti italiani. Grazie all’attività di Matilde Finzi, prima dei veneziani erano già arrivati in ArgentinaAlberto Giolitti(Roma 1923-1993),Guglielmo Letteri(Roma 1926-2006) eSergio Tarquinio(Roma 1925). Il gruppo comincia a creare storie per l’editorial Abril dapprima senza spostarsi da Venezia, poi, quando Civita propone loro il trasferimento a Buenos Aires, che include condizioni economiche molto interessanti, specie se paragonate a quelle del settore nell’Italia appena uscita dalla guerra, Faustinelli, Ongaro e Pratt non ci pensano due volte. Ivo Pavone, Hugo Pratt, Mario Faustinelli e Annibale Casabianca Hugo Pratt trascorre in Argentina gli anni più belli della sua vita.Lavora come fumettista e come insegnante di disegno alla Escuela Panamericana de Arte di Buenos Aires, espone i suoi quadri, lavora come inteprete di fotoromanzi (“facevo sempre la parte del cattivo”). Un fotoromanzo argentino con Hugo Pratt Si diverte cacciando cinghiali e puma nell’interno del paese, cantando sui treni e suonando nei locali notturni di Buenos Aires per guadagnare qualche soldo in più e fuggirsene tre o quattro giorni con una ragazza.Soprattutto inizia a farsi notare come un disegnatore dotato di uno stile molto personale. L’Asso di Picche, personaggio già pubblicato in Italia negli Albi Uragano, è stato fedelmente tradotto in As de Espadas e pubblicato sulla rivistaSalgaridell’Editorial Abril di Cesare Civita. In Argentina vengono realizzati cinque nuovi episodi scritti da Ongaro e disegnati da Pratt, pubblicati su Salgari a partire dal n. 115 (14/09/1949) al 154 (14/06/1950) e poi dal n. 165 (30/08/1950) al 169 (27/09/1950). Gli episodi sono numerati cronologicamente dal 20 al 23, essendo i precedenti 19 stati realizzati in Italia.Un 24esimo episodio de L’Asso di Picche viene pubblicato suCinemisterio, che sostituisce Salgari, a partire dal n. 1 (04/10/1950) fino al n. 50 (12/09/1951). Gli episodi argentini sono rimasti inediti in Italia fino al 2012, quando viene pubblicato a cura dell’Anafi (Associazione amici del fumetto e dell’illustrazione) il volumeAsso di Picche dall’Argentina, che contiene gli episodi pubblicati su Salgari. La vita argentina di Asso di Picche è piuttosto breve: giusto due anni. Per disegnare L’Asso di Picche argentino il giovane Pratt utilizza uno stile che da un lato risente fortemente dell’influenza di Milton Caniff e dall’altro inizia già a discostarsene per seguire una via più personale.L’impronta caniffiana è evidente soprattutto per il modo di gestire le ombre, mentre per altri aspetti, relativi in particolare alla costruzione della vignetta, non possono passare inosservate alcune eclatanti differenze.La vignetta di Caniff è un meccanismo perfettamente concepito e organizzato. Quella di Pratt è molto più libera, tanto che a volte sfiora l’anarchia. Caniff predilige inquadrature da un punto di vista leggermente rialzato, con personaggi presi di tre quarti per aumentare la tridimensionalità. Pratt utilizza nella maggior parte dei casi un punto di vista ad altezza occhi, con personaggi ripresi di fronte o di profilo. Nuova Guinea, febbraio 1946, una pattuglia di esploratori conosciuta con il nome diJunglemanè in ricognizione nella fitta foresta tropicale. Il rumore di alcuni spari ne richiama l’attenzione, rivelando che il forte n. 7 è stato distrutto e tutti gli uomini barbaramente uccisi da un misterioso nemico che si avvale dell’appoggio degli indigeni papua. Decimati in seguito a un’imboscata e feriti dal fuoco degli inseguitori, i valorosi soldati riescono a tornare al villaggio e a riportare quanto accaduto. Non trascorrerà molto tempo prima che scoprano la presenza di un traditore fra le loro fila, un uomo legato a colui che tutti credono morto e che ora si fa chiamare El Muerto.Questo leggendario serial bellico-coloniale, dalle sfumature romantico-esotiche, realizzato nei primissimi anni dopo la Seconda guerra mondiale, ha avuto una genesi piuttosto travagliata, nascendo dapprima in Italia sulle pagine dell’ Albo Uragano/Asso di Picche, per poi migrare, dopo la chiusura di questa pubblicazione, in Argentina. Pratt subentra aDino Battaglia, in questa serie scritta dall’amico e concittadinoAlberto Ongaro, a partire dalla ventiseiesima tavola.Le tavole successive, sempre su testi di Ongaro, vengono pubblicate su Salgari n. 126 (11/1949). La pubblicazione va avanti fino al n. 160 (07/1950). La seconda parte di Junglemen, composta di 127 tavole, viene invece pubblicata su Cinemisterio (che sostituisce Salgari) n. 1 (04/10/1950) fino al 56 (24/10/1951).In Italia il lavoro è apparso (non integralmente) sulla rivista Sgt. Kirk di Ivaldi Editore dal n. 8 (02/1968) al 28 (10/1969). Nell’Argentina degli anni quaranta quella dello sceneggiatore di fumetti non è ancora una professione vera e propria. La maggior parte degli sceneggiatori lo fa come secondo lavoro. Questo fino a quando nel 1950 Cesare Civita, con l’indiscusso fiuto che in passato lo aveva portato ad assumere Federico Pedrocchi quando dirigeva la Mondadori, unisce al gruppo dei suoi disegnatori italiani due giovani sceneggiatori che fino ad allora avevano scritto storie per bambini e adattamenti da romanzi per la sua casa editrice:Julio PortaseHector German Oesterheld. Oesterheld lavora come geologo, ma si getta subito a capofitto nella produzione di fumetti. Il suo primo lavoro è Alan and Crazy, disegnato da Eugenio Zoppi; il secondo Lord Commando, disegnato da Paul Campani; e il terzoRay Kitt, dove per la prima volta fa coppia con Hugo Pratt. Il primo episodio di Ray Kitt, di 10 tavole, “Muerte entre las tombas”, appare suCinemisteriodal n. 33 (16/05/1951) al 37 (13/06/1951). Il secondo episodio di 8 tavole, “Ray Kitt y la crimen de la Maldita”, appare sempre su Cinemisterio dal n. 39 (27/06/1951) al 42 (18/07/1951). I due episodi di Ray Kitt ci appaiono curiosi, nel senso che non sono né racconti letterari veri e propri, né fumetti. Infatti ogni pagina si presenta divisa in cinque colonne, in cui la narrazione si alterna a vignette accompagnate da lunghissime didascalie e da pochi balloon. In sostanza, una forma ibrida tra racconto romanzesco e fumetto che non era rara nell’Argentina dell’epoca. Il protagonista, Ray Kitt, è un detective chiaramente ispirato ai personaggi di Raymond Chandler, ma immerso in una ricca atmosfera di latinità argentina che lo rende unico e affascinante. È possibile leggere queste storie in italiano su un volume pubblicato dall’Anafi nel 2016. Alberto Ongaro sostiene che la sua migliore sceneggiatura per Pratt sia stata Junglemen, ma ricorda, con una certa serena e cordiale malinconia, questa storia avventurosa. Avventurieri inglesi che combattono in nome della giustizia nella savana sudafricana, tra tribù zulù rivali,belve feroci, ragazze in pericolo e contrabbandieri senza scrupoli. La storia vienepubblicata sul settimanaleMisterixdella Abril dal n. 167 (30/11/1951) al 205 (22/08/1952). Quelle del Cacicco Bianco sono pagine dove il talento dell’autore riminese comincia a palesarsi per davvero, dando luogo ad alcune piccole magie. Appare evidente la sua sua vigorosa interpretazione dello stile caniffiano, che si esprime attraverso una prepotente capacità di animare tutti gli spazi della vignetta. Balza agli occhi la gioia con cui costruisce le sue pennellate, fatte di linee ora spesse ora sottili, di dense macchie nere, di arabeschi misteriosi che magicamente diventano linee del terreno, cortecce di alberi, pieghe dei vestiti. Là dove le pennellate di Milton Caniff e Frank Robbins appaiono ragionate e a volte quasi fredde, quelle di Hugo Pratt si scatenano in una sorta di dionisiaco baccanale prefigurando il figurativismo astratto.Questa storia è stata pubblicata in Italia dall’Anafi e della Rizzoli-Lizard in contemporanea, nel 2014.