LA CROCE DI FREDDY DELIRIO E I PHANTOMS

LA CROCE DI FREDDY DELIRIO E I PHANTOMS

Freddy Delirio, il tastierista dei Death SS, nell’albumThe Crossesplora sonorità che rallentano il goth nel doom e lo dilatano a sontuosità progressive. Continuiamo a occuparci in qualche modo difantarock, area in cui escono proposte discografiche molto curiose e assai differenti fra loro.The Crossè il secondo lavoro da solista di Federico Pedichini, più noto come Freddy Delirio, alias tastierista dei terrorificiDeath SS, qui accompagnato dall’inedita formazione denominataThe Phantoms, minacciosamente paludata con tonache nere e maschere che ricordano un po’ gli svedesi Ghost,“… o i convitati dell’orgia diEyes Wide Shut”, osserva giustamente il tastierista lucchese. L’album esce il 12 aprile per Black Widow Records seguendo il remotoJourney, ristampato nel 2012 dalla stessa etichetta da… una cassetta autoprodotta di 20 anni addietro!The Cross, in verità, non è propriamente un disco ispirato a un mondo fantascientifico ma, come ci spiega il suo autore, piuttosto al crocevia fra le atmosfere gothic metal che il Nostro cavalca fieramente con il gruppo diSteve Sylvester(qui corista ospite inThe New Order) e un immaginario fantasy.Anche se, più che legato a letture di saghe mitologico cavalleresche o stregonesche, il Delirio propende per una filosofia neoplatonica (“legata ai miei studi”, dice) e a una sorta di misticismo new age:“I Phantoms, da cui prende nome il progetto, sono anime che rinascono dopo la morte per evolversi verso un più elevato stato di purezza. Riferendomi agli studi filosofici di cui sopra, direi che attraverso la metempsicosi sono in marcia verso l’empireo delle idee platoniche”, spiega Freddy Delirio.“Ecco perché le consuete atmosfere gothic dei Death SS qui vengono declinate in direzione di un atteggiamento più positivo e meno… diabolico, a dispetto di quanto i nostri paludamenti scenici possano lasciar pensare”. Anche il disegno di copertina diJames Hogg(qui sopra), più che diavolesse discinte può evocare “remoti castelli di ghiaccio su un pianeta lontano”, spiega ancora il musicista.“Ad esempio, un brano comeIn The Fogfa riferimento a un’idea d’amore ancestrale ambientata in scenari d’alta montagna a cui personalmente sono molto affezionato. MentreInside The Castleparla dell’ideale fusione di due donne, simboleggianti rispettivamente Purezza e Passione, in una terza entità femminile, summa dei due opposti”, continua il Delirio (absit iniuria verbis). Ed ecco perché, coerentemente, le sonorità dell’album sviluppano maggiormente il coté progressive del polistrumentista, che in studio ha suonato praticamente tutti gli strumenti da solo. “Sì, è così: i Phantoms in realtà sono un manipolo di ospiti che hanno collaborato chi a un brano, chi a un altro. SonoVincent Phibes,Francis Thorn(due dei migliori chitarristi dei Death SS secondo me) eLucky Balsamoper gli assoli di chitarra,Jennifer Tavares SilveiraeElenaqai cori insieme al citato Steve,Francesco Nolialla batteria (che in passato ha suonato anche conPaul Di’Anno) e… mio figlio undicenneChris Delirio, percussionista-prodigio! Poi nei concerti sarò accompagnato dagli H.A.R.E.M., la mia prima formazione da solista”. “The Cross è un concept album – diciamo senso tematico, anche se non sviluppa propriamente una trama filata – fortemente voluto da Max Gasperini di Black Widow”, continua Freddy Delirio.“È stata la sua guida che mi ha indirizzato a tirar fuori queste sonorità convintamente come finora non avevo mai osato, anche se sicuramente le avevo nel mio Dna”.Infatti il disco sfoggia organi e cori, solennità da cattedrale (gotica,ça va sans dire), arrangiamenti pieni e tonanti, ricchi anche di possibili riferimenti cinematografici, dagli immancabiliKeith Emerson / Goblin / Daemoniafino a un’ombra delJohn BarrydiAttenti a quei due(magari è solo una mia idea, ma sentite la strumentaleAfterlife, per darvi un’idea del cinemondo che vi evoca).“Afterlife rappresenta la fase di passaggio fra la vita e la morte nel cammino di crescita spirituale di cui parlavo prima e musicalmente secondo me ha molto diAlan Parsons, mentre nella conclusiva The Ancient Monastery potreste ritrovare qualcosa dei tardi Pink Floyd, daConfortably NumbaThe Final Cutper intenderci”. Infatti il testo parla di un eccidio della Seconda guerra mondiale, tema cruciale anche per l’opus magnum diRoger Waters. Sicuramente meno carismatico come cantante del suo abituale band leader Sylvester, il Delirio solista offre molto di più sul piano strumentale, dove ha modo di spaziare come difficilmente i tempi serrati e i mood sferraglianti dei Death SS gli consentirebbero. Ideale colonna sonora per un eventuale remake deLa ChiesadiSoavi(di cui a lato vedete la recente riedizione in lussuoso box di CG Entertainment con l’artwork del “metallico”Malleus), personalmente spingerei la sfida del Freddy Delirio solista fino a un album interamente strumentale: dopo l’esperienza della soundtrack per l’horror indipendenteThe Darkest Night, secondo il sottoscritto quella è la strada ideale per le sue tastiere. Fonte:posthuman.it