A TITO FARACI BASTA IL RITMO

Di sicuro Tex Willer non è più il bullo rissoso di una volta, quando chiamava gli afroamericani “pezzi di carbone” trattandoli con paterna condiscendenza (alcuni dialoghi probabilmente sono stati addolciti nelle ristampe) e prendeva a pugni praticamente chiunque osasse respirare senza il suo esplicito consenso. Il che dispiace anche un po’, perché il Tex di Gian Luigi Bonelli aveva comunque un senso, una vitalità che lo rendeva interessante. Buono anche il Tex del figlio Sergio, più razionale a partire dal contesto generale (mentre il contesto di Zagor, determinato dal disegnatore-sceneggiatore Galliano Ferri, è geograficamente e storicamente troppo assurdo per cercare di metterlo a posto, come dicoqui). Gli autori che scrivono Tex al giorno d’oggi sono influenzati dai fumetti argentini presentati in Italia da “Lanciostory” e “Skorpio”, nei quali probabilmente si sono fatti le ossa, rendendolo sempre più melanconico e di sinistra. Dal vitalista “fascio” di G. L. Bonelli al Tex pensieroso e “compagno” attuale il passo non è breve.Tra parentesi, quando dico che Tex nasce dai personaggi degli anni trenta mi viene sempre risposto che non può essere perché è un amico degli indiani. Ma il fascismo non è nato razzista, non pochi dei suoi fondatori erano ebrei, lo diventa solo nel 1938 quando si allea con Hitler. Ancora oggi molti neofascisti ammirano la spiritualità dei pellirosse o dei giapponesi e disprezzano il materialismo americano. Invece nei confronti degli africani l’estrema destra non ha mai nutrito molta simpatia, forse per motivi coloniali, ma neppure odio: i giornali italiani degli anni trenta condannano il trattamento dei neri nel Sud degli Stati Uniti. Forse ad alcuni apparirà incredibile, ma i (pochi) immigrati africani non venivano perseguitati nemmeno nella Germania nazista (come dicoqui). Questo non significa, certo, che i nazisti non fossero tra i peggiori criminali della storia. Tito Faraci è forse il migliore sceneggiatore italiano, anche se elabora solo vagamente la trama delle storie del pistolero più amato dagli italiani. Rileggiamo insieme l’episodio che si dipana tra il numero 629 (“L’inseguimento”) e 630 (“Lotta senza respiro”) di Tex.Testi di Tito Faraci e disegni di Corrado Mastantuono. Tex Willer e Tiger Jack (non vi pare strano il nome “tigre” affibbiato a un pellerossa, anche se il termine per gli americani significava pure giaguaro?) stanno andando in un trading post che viene rapinato proprio in quel momento. Tex entra nell’edificio e ammazza un paio di brutti ceffi, tanto per gradire. Il terzo si infratta, ma viene arrestato da Tex: non lo fredda per pietà? No, con Vince Stanton vuole giocare al gatto e al topo fino all’ultima pagina della storia. Alcuni giorni dopo, Tex viene assalito da un puma.Pensavo che questi felini non aggredissero l’uomo, tantomeno a cavallo, ma si fa di tutto per tenere il ritmo. I due si dirigono verso il penitenziario dove è stato rinchiuso il delinquente del trading post. Ahi! Sento odore di pestaggio in assenza di avvocato…Invece no, Vince Stanton evade stordendo due guardie e un tizio che incontra per strada. Sarà un pericoloso criminale, però ha un cuore grande così. Tex e Tiger intercettano Vince nella notte, ma a sua volta un lupacchiotto intercetta loro (questo animale non attacca in branco?). Basta lo sguardo carismatico del Tigre per farlo scappare con la coda tra le zampe. Interessante questo superpotere del muso rosso. Mentre i due pards (si dice così?) inseguono il buon Vince per farsi condurre dalla sua pericolosa banda, viene messa altra carne sul fuoco: un branco di pellirosse assetati di sangue. Nell’economia della storia non c’entrano niente, ma tant’è. Gli indiani ammazzano entrambi i coniugi, anche se il capo avrebbe voluto ripassarsi la biondina. Intanto Vince sfugge fortuitamente dall’inseguimento di Tex. Veramente bravo ‘sto Mastantuono. Del resto chi disegna fumetti umoristici non ha bisogno di ricalcare le foto. Per raggiungere Vince, Tex deve guadare il fiume. Quivi, un tronco galleggiante gli viene addoso di prepotenza: rifletti, testone, se anche la natura inanimata ti aggredisce deve proprio esserci qualcosa che non va in te. O meglio, è Faraci che tiene sempre il ritmo. Poni che Tex entri in un villaggio: un bimbo gli farà sicuramente la pipì in testa dal tetto di una casa, tanto per movimentare la scena. Così,ad minchiam, gli indiani visti prima fanno prigioniero Vince dal bel faccino. Diamo il via al tradizionale massacro di musi rossi, con la scusa di fare scappare Vince senza fargli capire che è stato aiutato (?!). E ora, da dove escono questi loschi figuri?Sterminati gli indiani (cosa sempre sana e giusta) subentrano i briganti! Nuovo albo, nuovo giro di morti ammazzati (da Tex).Questo numero 630 è stato scansito da schifo: un belpuah!in faccia ai pirati del web ai quali l’ho piratato a mia volta. Anche i briganti odiano gli animali, come si evince dal trattamento riservato a questo umile crotalo che si stava limitando a scuotere i sonagli per avvertire lor signori della propria presenza. Il simpatico Vince, che furfanteggia senza ammazzare i buoni neppure per sbaglio, trova un osso duro nella persona del grande vecchio della banda. Mentre Vince accompagna i bastardi al tesoro ottenuto da una rapina precedente, fatta senza avvertirli, alcuni della banda scorgono Tex e Jack. Meno fessi degli indiani, i biancuzzi capiscono al volo quando arriva il momento di telare. Stavolta Vince Stanton viene aiutato a fuggire da Dio in persona, che interviene con un fulmine ben diretto (va bene il ritmo, ma forse cominciamo a esagerare…). Tex e il suo pard baruffano di nuovo con la banda. Errore di sceneggiatura: una legge non scritta vieta di uccidere due serpenti a sonagli nello stesso episodio. Alla “Il buono, il brutto e il cattivo”, alcuni banditi (non capisco più se della stessa banda o di una concorrente) costringono il povero Vince a disotterrare il tesoro da una tomba. Per gustarvi meglio la versione a fumetti della famosa scena cinematografica, mentre continuate a leggere mettete in sottofondo Ennio Morricone: No! Questo trucchetto fanciullesco nooooo! Ti pareva che quel becchino di Tex non fiutasse il sangue. Chissà come fa Tex a schivare sempre il piombo di chi gli spara prendendo bene la mira, mentre lui la mira non la prende affatto: va di culo e centra sempre il bersaglio. Uh-oh! Temo che la nostra scampagnata nel campo di sterminio non sia ancora conclusa. Un morto ammazzato… Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette. Otto. Nove. Dieci. Undici. Dodici. Tredici e quattordici. Quindici morti ammazzati… Amen. ‘Fanculo Tex. Subito dopo gli ultimi 15 morti ammazzati arriva il finale fiacco, con la terza o quarta cattura di quel simpatico bastardo di Vince. Ma si sarebbe potuto continuare il giochetto all’infinito… In questa storia di Tito Faraci non c’è una vera trama: in un film porno scopano e basta, mentre qui sparano per uccidere.Eppure c’è il ritmo, chi legge non rimane deluso anche se avverte un senso di vuoto. Sì, se ci fosse stata qualche idea sarebbe stato meglio.