A ME FASCIO?… IO SO’ COMUNISTA COSÌ!
History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. «A me fascio? Io fascio? A zoccolè, io mica so’ comunista così, sa! So’ comunista cosìììì!!!». È l’estate del1979quandoMario Bregarende immortale il papà di Ruggero dinnanzi alla cinepresa diUn sacco bello. La sequenza più citata del film mostra un anziano comunista reagire con veemenza alla più grave delle infamie: quella di chi vorrebbe annoverarlo tra i suoi nemici di sempre, quelli più odiati, i fascisti.La giovane hippy di borgata se la cava con un epiteto poco elegante, ma non possono dire lo stesso quei ragazzi torinesi che qualche mese prima sono incappati nella furia spietata del “compagno” Michelangelo. Questa storia non si svolge in un film ma in piazza Vittoria a Torino, il 30 maggio 1979. È quasi mezzogiorno quando un gruppo di ragazzi poco più che adolescenti gioca a pallone nelle immediate vicinanze di una panchina. A godersi la tranquillità di quel posto a sedere c’è il settantasettenneMichelangelo Naccari, intento a leggere il proprio giornale sotto i raggi del sole. A poco a poco, la quiete inizia a vacillare.Il gruppo dei giovani diviene sempre più chiassoso e invadente. Grida, schiamazzi, pallonate. Il signor Naccari posa il giornale, si alza in piedi e andando verso i ragazzi inizia a far loro una ramanzina. I giovani lo ignorano, alcuni lo deridono, altri rispondono con tono irrispettoso. Il pensionato perde la pazienza ed esibisce con orgoglio la sua spilla del Partito comunista italiano:«Voi non avete rispetto! Io ho fatto la Resistenza! Ho combattuto per questo Paese che voi state rovinando!».Tra le risa generali uno dei ragazzi risponde:«Ma va che sei comunista solo a parole. Li conosciamo i fascisti come te!».Dopo aver udito la parola“fascista”il signor Naccari perde le staffe:«Io a casa ho la pistola, adesso torno e vediamo se hai il coraggio di ripetere!». I ragazzi se la ridono senza prendere sul serio la minaccia. Dopo alcuni minuti Naccari torna in piazza impugnando unaBeretta 6,35.«Chi è il fascista adesso?! Eh? chi è il fascista!?».Il gruppo si dà immediatamente alla fuga mentre l’anziano prende la mira e spara. Franco Francone, 17 anni, apprendista barman, viene raggiunto dal proiettile a una spalla. Cade a terra tra le grida di panico dei passanti.«Chiamate la polizia! Un pazzo sta sparando contro i ragazzi!».Un’auto della polizia nei paraggi accorre immediatamente. Gli agenti immobilizzano l’anziano e dopo averlo disarmato lo trascinano nella volante. Qualche ora dopo, il ragazzo ricoverato in ospedale rilascia una dichiarazione alla stampa.«Stavamo scherzando, eravamo un gruppo di ragazzi. A un certo punto è arrivato Michelangelo Naccari. Lo conosciamo da tempo, a volte si mette a suonare la chitarra. Ci ha detto che disturbavamo, che eravamo degli scioperati. Noi lo abbiamo preso in giro. Era un gioco anche quello, per combattere la noia». (DaSpazio70).