COSMINE, EROINA DI UN FUTURO GIÀ FINITO

COSMINE, EROINA DI UN FUTURO GIÀ FINITO

In questi tempi postmoderni, e probabilmente anche in un futuro prossimo con i dovuti aggiornamenti, i giovani e i bambini frequentano un’idea di fantascienza ultrameccanizzata, strafinanziata, industrialmente mirata ed elaborata, che riempie tutti i tipi di divertimento elettronico su schermi di varia grandezza e mobilità. Una fantascienza che non concede tregua, dal ritmo sempre più iperbolico. Ritmo frenetico a cui il fumetto, e qualche sempre più raro fenomeno di narrativa, riescono ancora a sfuggire perché in essi la parola e il segno, il senso di un’idea, conservano un relativo spazio. C’è chi, con tutto questo, ci si diverte. E c’è chi, come chi scrive, se ne sente estraneo seppure abbia frequentato il genere fin da quando, bambino, i romanzi diUraniae le antologie portavano, nel divertimento e nell’avventura spaziale, una nuova frontiera, un nuovo spazio di conquista per la fantasia e la speranza in un’epoca migliore e di pace. Una visione che la tv ha sviluppato nella serie diStar Trek, fino aThe Next Generation, nel contesto di una vocazione intellettuale oggi completamente cambiata. Non so, a distanza di più di quarant’anni dal primo episodio diGuerre Stellari, quanto un adolescente possa comprendere positivamente una storia come quella dei dieci albi diCosmineusciti dal 1973 al 1974, che pure, ai suoi tempi, costituirono una piccola novità.Una novità sfortunata, vedremo perché, ma che ha lasciato il suo debole eppur dignitoso segno di valore nella storia del fumetto italiano. Per capireCosminebisogna intanto rifarsi al suo creatoreSilverio Pisu(1937-2004), il quale, all’epoca in cui tentò quest’impresa fumettistica, aveva poco di più di trent’anni, ma alle spalle una carriera ben diversa dal fumettista sempre in cerca di nuove avventure da proporre alfoltissimo pubblico dei lettori di allora. Era il figlio di Mario Pisu, grande (anche nel fisico alto e possente) interprete del teatro italiano, voce inconfondibile da cui derivò anche una notevole attività di doppiatore, ben conosciuto agli amanti della prosa televisiva nel primo ventennio d’oro della Rai. E nipote di Raffale Pisu, un comico molto presente nella tv degli anni sessanta e settanta. Inizialmente avviato a proseguire la carriera paterna, Silverio Pisu se ne staccò quasi subito fuggendo nella fervida atmosfera della Milano degli anni sessanta quando, appena ventenne e con già alle spalle un notevole repertorio sul palcoscenico e in alcuni film, arrivò al mitico Derby per iniziare la carriera di cantautore vicino ai protagonisti più moderni del tempo: Giorgio Gaber e Enzo Jannacci, Bruno Lauzi e Umberto Bindi, Gino Paoli e Luigi Tenco, fino a un giovanissimo Fabrizio De André; e poi Mina, Ornella Vanoni, Caterina Valente. Nel 1964, Silverio Pisu incise un album di sua ideazione con cui intendeva iniziare anche la carriera di discografico, curando i successi dei suoi colleghi conosciuti e ancora sconosciuti (iniziativa che non ebbe grande successo):Ballate di ieri e Ballate di Oggi, edito dalla Columbia discografica. In questo stesso anno compare nella trasmissione condotta da Gaber che è poi divenuta un cult del web e la dimostrazione di quanto la tv di allora fosse assai più avanzata di quanto si diceva al tempo.Nello studio si ritrovano Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, un Lino Toffolo ancora in cerca di se stesso, il cantautore folk Otello Profazio, e lui, Silverio Pisu, che cantano, alternandosi, l’inno anarchicoAddio Lugano bella. Sempre nel 1964, Silverio si esibisce protagonista di uno spettacolo di testi e musica,Canti per Noi, rappresentato allo stabile di Bologna dal 1963 (il long play esce l’anno dopo), componendo le musiche con Boris Vian e Sergio Liberovici su testi di Vian stesso, Raffaele Carrieri, Gigi Fossati e persino alcuni versi estorti ad Aldo Palazzeschi.Il suo prestigio nel campo sembra segnato. Nel 1965 esceSilverio Pisu canta i Poeti d’Oggi, con cantanti come Milva, Luigi Tenco, oltre a grandi voci come Arnoldo Foà, Vittorio Gassman, e persino un Francisco Rabal che si esibiva in italiano in chiave antifranchista. Accordatosi al gusto del tempo, si lancia nell’adattamento di poeti come Alfonso Gatto, Eugenio Montale, ancora Aldo Palazzeschi, Sandro Penna, Salvatore Quasimodo, Umberto Saba, Giuseppe Ungaretti e Diego Valeri. Poiché il riscontro è buono, nel 1966 esceSilverio Pisu canta Poeti a Cervia, nel tentativo di sfruttare il successo del Premio Cervia per la poesia. Però i nomi non sono noti al di là del loro valore e il vinile riceve scarso richiamo. Le sue esibizioni del periodo nascono anche dalla collaborazione con l’allora poco più che ventenne Margot che, con lui, diviene una cantante folk che poi si assocerà al gruppo delleFantacronache(Amodei, Liberovici, Straniero) imprimendo sempre più una componente di polemica sociale ai testi e di innovazione alle note. Margot (nome d’arte di Margherita Galante Garrone, figlia del giurista e politico Carlo) ebbe un periodo di successo esibendosi con Pisu in versioni italiane di Boris Vian, ma, dopo un’esperienza musicale in cui primeggiano i nomi di Calvino, Fortini e Zanzotto, oltre a Brassens, Brel e Aznavour, si consacrò a un’esistenza in cui la passione per la canzone si mescolò a esperienze artistiche diverse e interessanti fino alla morte, avvenuta a Genova nel 2017. Separatosi da Margot (che continuerà conI Fantacronache), il cui influsso su di lui è evidente, Silverio Pisu diviene un’anima in pena.Non si tratta soltanto di situazioni sentimentali e familiari, ma anche di problemi creativi.In lui, già nel 1968, si evidenzia la constatazione che la sua partecipazione al mondo della canzone sia sfuggita al successo di tanti suoi colleghi ora sulla cresta dell’onda. Dal 1967, Silverio Pisu collabora al periodico eroticoPoker d’Assi.Scrive i testi della collanaLe Fiabe Sonoreche i Fratelli Fabbri lanciano nel 1965, che hanno in lui il primo costante protagonista sebbene vi partecipino anche Ugo Bologna, Elio Pandolfi, Isa Di Marzio e Pupo De Luca; quest’ultimo noto come Fritz Brenner nelle avventure tv colNero Wolfedi Tino Buazzelli, ma anche cantante, pianista e fine dicitore. È comunque una sconfitta per Silverio Pisu non gestire l’aspetto musicale di questa collana che riscontrerà un enorme successo in ben 150 dischi a 45 giri, fino a essere replicata in long playing e poi in audiocassette e dvd ancora dal 2015.Per quanto egli resti uno dei principali adattatori e raccontatori di favole note e meno note, il suo posto, nel tempo, viene occupato da attori più celebri come Paolo Poli, il quale, negli anni settanta, era un divo dellaTv dei Ragazzimentre costruiva il suo futuro successo teatrale dedicato a un altro pubblico. Comunque, è grazie alleFiabe Sonoreche Silverio conosce gli illustratori, già o poi rinomati pittori per loro conto, autori delle copertine (alla Fabbri sapevano bene che una immagine indovinata poteva segnare il successo), tra i quali Piero Cattaneo, Ugo Fontana, Antonio Lupatelli, Libico Maraja e Romano Rizzato, nascosti dietro coloriti pseudonimi.A questa fraternizzazione nelle trattorie dei Navigli di Milano, ancora frequentate da artisti e musicanti, dobbiamo forse la sua comprensione della forza del fumetto. Dal 1967 inizia un’altra carriera, quella di autore di fantascienza, genere per cui rivelava uno spiccato interesse.Ma la pubblicazione dei suoi racconti, non accolti suUrania, ma da edizioni minori se non occasionali, lo precipita di nuovo nello sconforto dell’insuccesso.Continua a fare l’autore di testi e di musica (una sua canzoncina finisce aLo Zecchino d’Orodel 1970), ma con l’atteggiamento di chi sente in se stesso il dramma di una vocazione umiliata più per sfortuna e mancate occasioni che per assenza di talento. Nel 1971 bussa al celebre studio romano di Alberto Giolitti, da cui escono fumetti per gli editori di tutto il mondo, dove incontra Milo Manara.Prima di queste esperienze ne fa altre, meno note, tra cui spicca la proposta diCosmineinizialmente destinata aLinus, ma che, dopo lunghe peregrinazioni, giunge all’Ediperiodici di Giorgio Cavedon. Attraverso lo studio Giolitti,Cosmineviene accolta con un certo interesso dall’editore che conta tra i suoi successi solo tascabili di fumetti erotici o, se vogliamo, pornografici, per quanto ravvivati a volte da autori e disegnatori di vaglia: daIsabellaaMessalina, daBonnieaWalalla, daJaculaaLucrezia,editi dagli anni sessanta; e daJolandaaLucifera, daHessaaMaghella, nei settanta. Per una produzione fumettistica destinata primariamente a un lettore di basso livello interessato solo alle parti erotiche, pur con copertine spesso affidate a veri e propri artisti dell’illustrazione, quale poteva essere la collocazione di una vicenda in cui la preponderante componente sessuale è data soprattutto dall’appartenenza a una casa editrice specializzata nel settore? Naturalmente, se le vendite diCosminesaranno basse, la chiusura sarà inevitabile.Pisu spera nel meglio, ovviamente, ma ha abbastanza esperienza per capire che non necessariamente i lettori diOltretombaeLuciferaabboccheranno all’amo.Ma è pur vero che l’editore, fiutando l’originalità del fumetto proposto, si impegna per la sua prima (e tra le poche) esperienze non in bianco e nero. Cosminediventa così una delle poche serie erotiche tascabili a colori (la prima fu pure la fantascientificaGesebeldi Max Bunker e Magnus).I disegnatori impegnati dallo studio Giolitti sonoAnnibale CasabiancaeGiorgio Cambiotti.Casabianca, che veniva da innumerevoli esperienze e aveva collaborato all’edizione nostrana diMandrakeeL’Uomo Mascheratonei primi anni settanta, percepisce la novità diCosmine, tanto che si può considerare il padre grafico dell’eroina di Silverio Pisu e, pur delegando alcuni aspetti a Cambiotti, ne mantiene il controllo, vedremo come. Solo l’ultimo albo, quando ormai il destino diCosmineè segnato, è affidato completamente aMilo Manara, un disegnatore il cui talento è già apprezzato nel settore dei tascabili perGeniuseJolanda. Copertina di Giuseppe Dangelico Cosmineè un robot dalle forme femminili tanto sinuose quanto appetitose, che, costruita dallo scienziato Jesus, è, con lui, in viaggio di ritorno dal pianeta Venere. I due ignorano che la Terra ha subito una devastante guerra atomica, che ha trascinato la popolazione residua alla barbarie. Cosmine e Jesus approdano quindi su una Terra da “dopobomba”, in cui prevalgono incontri con entità oscure. Tra le quali, di puntata in puntata, prevale l’elemento sessuale vissuto spesso come forma inconscia di delirio e punizione, in cui la protagonista si spoglia abbondantemente ed è sottoposta alle situazioni erotiche più variabili. Un po’ d’ironia non guasterebbe, ma è difficile leggerla tra le righe.Solo alla fine i due viaggiatori troveranno un angolo di terra da dove ricominciare l’età degli esseri umani. L’unica nota tecnica che si può fare al canovaccio episodico degli albi è comeCosmineperda la sua natura robotica per acquistarne una da tipica “cittadina dello spazio”, più da eroina della fantascienza, per quanto nostrana, che da essere umano dichiaratamente femmineo. Forse le intenzioni di Silverio Pisu erano diverse all’inizio, ma sta di fatto che, rileggendo i volumetti, non si può non osservare quanto segue.Cosmineassume quasi subito le dimensioni erotiche di un’epigona diBarbarella,il fumetto francese di Jean-Claude Forest che dal 1962 godeva di successo internazionale. Nel 1968, con un’inedita (allora) Jane Fonda,Barbarellaera stato trasformato in un film di richiamo planetario prodotto da Dino De Laurentiis e diretto da Roger Vadim.Molti riferimenti a giochi e “punizioni” sessuali sembrano ispirati all’eroina del sesso astrale. L’ambientazione è, spesso, anch’essa rilevata da un altro film di richiamo:Il pianeta delle scimmie, con Charlton Heston, tratto da un romanzo di Pierre Boulle del 1963 (pubblicato in Italia nel 1965 con il titoloViaggio a Soror, dell’editore Massimo, poi rilevato da Mondadori con il titolo del film dal 1970).Altre caratteristiche, anche suggestive e incantanti, sono chiaramente ispirate a Casabianca daFlash Gordondi Alex Raymond. Infine, la fisicità di Cosmine è chiaramente ispirata (fisico sempre più etereo, capelli biondi corti) al successo del teleromanzo di Fred Hoyle e John ElliottA come Andromeda, che la Rai aveva trasmesso, con sceneggiatura rivista da Inisero Cremaschi, dal 4 gennaio al 1 febbraio 1972 con un indice d’ascolto di circa 17 milioni di spettatori.Per inciso, il ruolo dell’aliena televisiva doveva essere interpretato da Patty Pravo, ma, date le richieste della cantante considerate eccessive, il regista Vittorio Cottafavi optò su Nicoletta Rizzi, corrispondente in pieno al personaggio. Altri riferimenti li possono scoprire gli stessi lettori che riescano ancora a trovare la collana completa diCosminenelle vendite dell’usato: astronavi perdute nello spazio e zeppe di cadaveri. Gruppi di terrestri discesi alla stadio selvaggio. Sette degradate a culti violenti. Uomini alati. Scimmie umane in lotta tra gruppi. Un colpo di intelligenza narrativa esplode quando Jesus e Cosmine giungono a Detroit, dove non esiste più l’industria dell’automobile ma a questa è dedicato un vero e proprio culto, da cui deriva una specie di tenzone con relitti spericolanti che si direbbero ispirati al filmAnno 2000/La Corsa della Mortedi Paul Bartel. Una originale pellicola, oggi un cult, tipica della produzione a basso costo di Roger Corman, poi ispirazione a sua volta della fantascienza “distopica” odierna, comprendente oltre che blockbuster famosi, serie tv e videogiochi. Il film uscì in Italia, e in sordina, solo nel 1975, per cui c’è da pensare che Pisu si sia ispirato a una implacabile antica corsa delle bighe senza possibilità di salvezza per i perdenti. Il decimo albo, l’unico disegnato da Milo Manara, si svolge in un luna park dove i giochi prendono vita per perseguitare i malcapitati. Probabilmente l’idea viene daIl Mondo dei Robot(1972), scritto e diretto da Michael Crichton. Se i primi albi furono disegnati da Casabianca con Cambiotti, riservandosi il primo le matite e il ripasso a china, nonché la costruzioni degli ambienti, nei numeri 8 e 9 la mano è quasi esclusivamente del primo.L’incentivo erotico aumenta con il progredire dell’avventura, mentre lo sceneggiatoreRemo Pizzardirimpiazza il sempre più demotivato Silverio Pisu. Usciti in edicola nel novembre 1973, gli albi diCosmineterminano nell’agosto 1974. Probabilmente la causa principale dell’insuccesso è proprio la presenza del colore, sia perché i lettori dei fumetti erotici non c’erano abituati sia, soprattutto, perché rendeva necessario un prezzo di copertina decisamente più alto rispetto a quello degli altri tascabili. Dopo aver realizzato tra il 1975 e 1976 la serie diTom Boyper il Corriere dei Ragazzi, con i disegni di Nadir Quinto, incentrata su uno schiavo africano ribelle, e, su disegni di Milo Manara, prima la versione modernizzata dell’antico romanzo cineseLo Scimmiottoper Alterlinus e poiAlesso – Il borghese rivoluzionario, Silverio Pisu scrive un curioso volume,Dimmi Dammi Dummicon le illustrazioni di una giovane Cinzia Ghigliano. Il sito della Fondazione Franco Fossati così lo descrive:“Una raccolta di filastrocche, di girotondi, di tiritere, di scioglilingua vecchi e nuovi; un aiuto a grandi e piccoli per intrattenere, giocare, improvvisare con l’ironia, l’umorismo e la gaiezza che riempiono queste rime”.Le ultime incursioni di Silverio Pisu nel campo del fumetto. Dal 1975, gradualmente, Silverio Pisu aveva ripreso il mestiere dell’attore, anzi del doppiatore, fondando, insieme a Dario Viganò, loStudio PV.Con il proliferare delle emittenti private che trasmettono cartoni animati, lo studio Pisu-Viganò, con sede a Milano, è il primo a rivaleggiare con gli stabilimenti specializzati romani e le cooperative che fino ad allora avevano detenuto il monopolio del doppiaggio.Nel 2019 è stato venduto alla società multinazionale Lylo che lo ha rinominato Lylo Italy, sempre con sede a Milano. Una curiosità. Silverio Pisu non s’era fatto sfuggire, oltre ai cartoni animati, anche i film e i telefilm. Sua è la voce di un protagonista del “tettologico”Supervixensdi Russ Meyer e di Tom Willis, un protagonista bianco della storica serie familiare sugli afroamericaniI Jefferson.Ha fornito la voce anche a videogiochi, come quelli horror della Sierra Production.