1990, IL MEGLIO DELLA MARVEL NON PORTAVA ALL’IMAGE

1990, IL MEGLIO DELLA MARVEL NON PORTAVA ALL’IMAGE

Gli anni novanta rappresentano un punto di svolta nella storia del fumetto americano che avrebbe portato al grande successo di alcuni disegnatori “superstar”.

Comunque, nel 1990, nonostante si potessero già cogliere qui e là i segni della grave crisi non solo creativa che avrebbe colpito l’industria del fumetto, alla Marvel si continuava a produrre capolavori.

I disegnatori che avrebbero fondato la Image erano tutti al lavoro sulle varie testate Marvel, dove si sbizzarrivano in varianti di copertine, lanci di nuovi titoli e incroci multipli di eroi.

Todd McFarlane disegnava la nuova serie intitolata semplicemente Spider-Man, Jim Lee era sugli X-Men, Rob Liefeld sui New Mutants ed Erik Larsen era sulla storica Amazing Spider-Man.

Però, queste osannate superstar a parte, la run di Walt Simonson sui Fantastici Quattro era al suo apice. L’Hulk di Peter David stava diventando ogni numero sempre più bello da quando alle matite c’era Dale Keown.
Jim Starlin tornava alla Marvel con una run su Silver Surfer che iniziava a costruire le premesse per l’evento intitolato Infinity Gauntlet dell’anno successivo.

Vediamo dunque nel dettaglio i più significativi albi della Marvel di quell’anno, che rappresentano un percorso forse più interessante di quello graficamente esplosivo ma povero di contenuti che porterà i disegnatori superstar all’Image…

 

Silver Surfer n. 34

Con il n. 34 Jim Starlin inizia la sua run su Silver Surfer. L’avvio è con il botto: Starlin riporta in vita la sua creatura più famosa: il titano pazzo chiamato Thanos. Avrebbe voluto farlo Steve Englehart qualche tempo prima, ma gli fu impedito. Ovviamente la Marvel non poteva vietarlo a Starlin, che lo aveva creato.

La storia inizia con Silver Surfer che si addormenta su un pianeta arido e senza vita. Al suo risveglio assiste al tentativo compiuto dalla personificazione della Morte di riportare in vita una “presenza” ancora misteriosa per fini oscuri.

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Si è creato uno squilibrio tra il numero dei morti e quello dei vivi. Qualcuno deve rimediare. Quel qualcuno è Thanos. Ma c’è un ostacolo a questo progetto: Silver Surfer.

Nell’ultima pagina Thanos e il surfista d’argento si incontrano. L’idea del soggetto è interessante e come al suo solito Starlin la sviluppa lentamente, ma inesorabilmente. Si coglie un respiro cosmico di fondo che solo Jack Kirby sapeva infondere alle storie. I disegni di Ron Lim sono all’altezza.

 

Silver Surfer n. 35

Il n. 35 inizia con Thanos che spiega a Silver Surfer il problema dello “sbilanciamento”. La Terra è sovrappopolata, la naturale decrescita delle nascite che serve a compensare questa crescita eccessiva non sembra bastare più.

La medicina si è talmente evoluta che chi doveva morire secondo i piani originali ora muore sempre più tardi. Thanos mostra a Silver Surfer un futuro dove la popolazione non cessa mai di aumentare, mentre i rifiuti prodotti e l’inquinamento portano il mondo alla distruzione.
Thanos rivela la propria soluzione a Silver Surfer: eliminare la metà della popolazione vivente.

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Mentre il surfista d’argento apprende con sconcerto questa “rivelazione”, c’è un’altra creatura che sa del ritorno di Thanos: è Chronos, il padre degli dei di Titano, il quale riporta in vita Drax il distruttore. Èun personaggio che avrà il suo ruolo nella storia.

Questo numero di Silver Surfer fa crescere la statura del personaggio di Thanos, facendone uno degli avversari più pericolosi in circolazione. Le sue azioni non sono totalmente malvagie, semplicemente sembrano guidate da una logica diversa dalla nostra.

 

Thanos Quest n. 1

La miniserie in due numeri di Starlin e Lim, Thanos Quest, contiene la storia delle Gemme dell’infinito, un ulteriore tassello sulla strada che porterà all’evento Infinity Gauntlet.

Thanos Quest non deve però in nessun modo essere considerata la sorella minore di Infinity Gauntlet, poiché è una storia valida di per sé e probabilmente è anche superiore per l’epico finale.

Facciamo un passo indietro. La prima Gemma dell’Infinito era comparsa per la prima volta su Marvel Premiere n. 1 del 1972, si trattava della “gemma dell’Anima” di cui l’alto evoluzionario aveva fatto dono a Warlock ponendogliela in mezzo alla fronte.

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In seguito, su Captain Marvel n. 45 (1968), era comparsa un’altra gemma e l’idea che ne potessero esistere sei nell’universo. Thanos volle raccoglierle per cercare di spegnere tutte le stelle della volta celeste su Avengers Annual n. 7 e Marvel Two-In-One Annual n. 2 (entrambi del 1977), ma non ci riuscì.

Per assolvere il compito affidatogli dalla Morte, cioè eliminare la metà della popolazione vivente, Thanos decide quindi di ricorrere nuovamente al potere delle sei Gemme dell’infinito. Durante questo numero recupera le prime tre strappandole ai loro potenti proprietari: la gemma dell’Anima all’Intermediario, la gemma del Potere al Campione dell’Universo e la gemma del Tempo al Giardiniere.

 

Thanos Quest n. 2

In questo numero Thanos recupera le tre gemme mancanti: la gemma dello Spazio dal Corridore, la gemma della Realtà dal Collezionista e la gemma della Mente dal Granmaestro.

Quando Thanos ritorna dalla Morte con tutte le sei le gemme, vantandosi di essere finalmente pari a lei, la Morte si congratula con lui ma continua a rifiutarsi di parlargli di persona e continua a usare un servitore per comunicare.

Quindi Thanos chiede alla Morte di cominciare a rivolgersi a lui come a un anima gemella, ma uno dei servitori della Morte lo informa che con i poteri acquisiti dalle sei gemme non è diventato suo pari ma un suo superiore, e quindi si ritiene inadatta a rivolgersi a lui personalmente.

Furioso, Thanos distrugge il servitore della Morte e lascia la stanza dicendo a se stesso che essere diventato un dio è stata una vittoria vana.
Il lavoro di Ron Lim su questo numero è notevole, soprattutto sulle sei splash page dove raffigura il potere specifico di ciascuna gemma.

 

Hulk n. 372

Peter David è stato probabilmente l’autore più importante di Hulk. Lo ha preso in mano nel 1987 e lo ha rivoltato come un guanto, stravolgendone la mitologia e aggiornandone il cast di nemici e comprimari.
In particolare David scava nella psicologia di Bruce Banner e nella sofferta convivenza con il suo alter ego mostruoso, sdoppiato ora in due entità: Hulk verde e Hulk grigio.
Il ciclo migliore coincide con la presenza alle matite di Dale Keown.

Come vediamo in questo numero, Bruce finalmente rintraccia Betty Ross, la sua fidanzata storica, in un convento di suore e cerca di parlarle.

Intrufolatosi furtivamente nel convento, Bruce si nasconde in un confessionale. Betty si avvicina e, credendo che dentro ci sia un prete, si confessa. Racconta di come sia felice di stare vivendo una vita più tranquilla da quando non è più con Banner.

Nel confessionale Bruce Banner si mette a piangere ascoltando queste parole. Ma niente paura, siamo ancora in tempo per un lieto fine. Alla stazione ferroviaria Betty e Bruce si rincontrano, si abbracciano e si baciano.

 

Hulk n. 373

Nel numero successivo, come succede spesso in questa run troviamo molto umorismo dentro e molta azione, ma quelli che prevalgono sono i momenti introspettivi che approfondiscono le multiple personalità di Banner: Hulk verde, Hulk grigio e Banner stesso.

Si tratta dello sviluppo di un idea che viene da lontano. Roger Stern su Hulk n. 227 e John Byrne su Hulk n. 315 avevano già adombrato la possibilità che Hulk potesse essere un’entità completamente separata da Banner, ma è solo Peter David a sviscerarla in profondità.

Mentre l’Hulk grigio cerca di controllare l’Hulk verde, Bruce Banner e Betty Ross scappano in motocicletta e tornano di corsa al convento. L’esercito circonda il convento: dopo il tramonto, Hulk grigio esce e si scatena, lanciando i carri armati e arrivando a ingoiare una granata.
L’episodio termina con Hulk grigio e Betty che chiacchierano finendo con una bella risata.

 

Hulk n. 376

L’episodio si intitola “Conflitto di personalità”. Alcuni aspetti che all’inizio erano in sottofondo stanno venendo sempre più in primo piano. Qui assistiamo a una guerra psicologica interna tra Hulk verde, Hulk grigio e Banner.

Questa lotta si manifesta fisicamente in Banner. Il suo corpo si trasforma e si deforma mentre combatte i due Hulk. Nel toccante momento finale, Betty lo aiuta a prendere il controllo degli Hulk dimostrando che Banner è la personalità più forte tra le tre.

La capacità di Dale Keown di disegnare spettacolari vignette che mostrano il corpo di Hulk assumere pose mai viste prima, mettendo in risalto tutta la sua rabbia incontrollabile, sono uno dei motivi per cui questa run risulta ancora oggi affascinante.

 

Fantastic Four n. 347

Walter Simonson è uno dei più grandi creatori di fumetti. Ha saputo rispettare al meglio lo spirito di Jack Kirby quando si è dedicato alle sue due creature più importanti: il mitico Thor e i Fantastici Quattro.

Realizzare i Fantastici Quattro è stato per Simonson soprattutto un atto d’amore per una serie che in origine presentava “una straordinaria densità di idee”, con storie “piene di carattere, cuore e divertimento…”.

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Grazie ai disegni del grande disegnatore Arthur Adams, ci presenta un’alternativa al principale team di supereroi della Marvel unendo Wolverine, l’Uomo Ragno, Ghost Rider e Hulk nei Nuovi Fantastici Quattro.
Anche se fu un’esperienza breve, questo improbabile gruppo di eroi ebbe un certo impatto sui lettori.

La storia inizia con una skrull che, arrivata sulla Terra su un astronave danneggiata, mette fuori combattimento i Fantastici Quattro nel corso di cinque pagine, grazie alle sue capacità mutaforma e a un “disgregatore di sinapsi”.

 

Fantastic Four n. 348

In realtà questo numero uscì nel gennaio 1991 ma lo presentiamo qui poiché fa parte dello stesso arco narrativo del numero precedente, uscito nel dicembre 1990.

Indotti a pensare che i Fantastici Quattro siano stati uccisi, l’Uomo Ragno, Wolverine, Hulk e Ghost Rider vengono radunati dalla skrull rinnegata De’Lila (con le fattezze di Susan Richards) per essere inviati in una missione con l’obiettivo di raccogliere l’oggetto che l’aliena sta cercando (e non per trovare gli “assassini” dei Fantastici Quattro, come i supereroi credono).

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Simonson non è interessato a significati profondi o a temi importanti, per lui il fumetto è essenzialmente intrattenimento e raggiunge l’obiettivo magnificamente.
Forse questo albo non entrerà mai nella classifica dei migliori fumetti di sempre, ma vale comunque la pena leggerlo perché ci ricorda quanto fossero gloriosi i fumetti Marvel un tempo.

Le matite di Art Adams sono splendide: le donne sono belle senza essere volgari, gli uomini muscolosi senza sembrare dopati, gli skrull ingenui ma ancora minacciosi e i mostri sembrano usciti da un film di fantascienza degli anni cinquanta.

 

Fantastic Four n. 349

Mentre De’Lila usa i propri poteri telepatici per irretire i nuovi Fantastici Quattro, Franklin Richards riporta in azione i vecchi Fantastici Quattro. Si dirigono nell’Isola dei mostri dell’Uomo Talpa per capire cosa sta cercando De’Lila con i supereroi ai sui ordini: si tratta di un uovo.

Un uovo contiene una guardia del corpo robotica destinata all’imperatrice skrull. Simonson non aveva paura di prendere in giro gli eccessi dei supereroi in un’epoca in cui i personaggi cupi e grintosi e gli enormi crossover stavano diventando la norma.

1990

In questa run, dopo avere sostituito gli “ormai sorpassati” Fantastici Quattro con una squadra completamente nuova e “figa”, Simonson riporta in primo piano i quattro vecchi personaggi, dimostrando che sanno cavarsela benissimo.

Peccato che negli anni successivi la dirigenza Marvel non abbia proseguito in questa riscoperta delle radici, preferendo, sulla scia della reazioni epidermiche del pubblico, le storie graficamente ipertrofiche e poco pensate a livello dei testi dei futuri autori della Image.

 

 

 

1 commento

  1. L’esperienza IMAGE conferma il fatto che bei disegni senza solide trame non portano lontano. Io credo che anche il contrario sia vero, anche se le esperienze degli ultimi anni sembrano dire il contrario. Comunque un fatto è certo, e cioè che l’autore delle storie sta al fumetto come un regista sta a un film. Si può riempire una pellicola con tutti gli effetti speciali di questo mondo, ma se la storia non è coinvolgente, il risultato sarà un FLOP. E’ la squadra che fa il prodotto.

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