10 SUPEREROI STRAVAGANTI E SFORTUNATI

Da quando il genere dei supereroi nacque, verso la fine degli anni trenta, migliaia di personaggi hanno visto la luce contribuendo a rimpinguare le casse di diverse case editrici e ad allietare la giovinezza di milioni di persone.
Non tutti però hanno avuto la fortuna di Superman e dell’Uomo Ragno di essere ancora presenti in edicola dopo decenni dalla loro nascita.
Molti sono durati lo spazio di una stagione, più o meno lunga a seconda dei periodi. Altri hanno ballato una sola estate durando solo pochi numeri, qualche volta solo uno.
Si tratta di centinaia di personaggi oggi dimenticati.
Le ragioni del loro insuccesso sono il più delle volte oscure, qualche volta il personaggio era troppo debole o stravagante, altre volte i tempi non erano propizi.
Abbiamo deciso di offrire un piccolo tributo alla memoria di tutti loro ricordandone dieci.
Abbiamo scelto di preferenza quelli realizzati da alcuni maestri del fumetto.
Jerry Siegel e Joe Shuster – Funnyman (1948)
Jerry Siegel e Joe Shuster sono piuttosto conosciuti per aver creato Superman e con lui l’intero genere dei supereroi. L’Uomo d’Acciaio è senz’altro la loro creazione più popolare, ma non è stata la prima, e nemmeno l’ultima: questo onore va a Funnyman.
Nel 1948, mentre le licenze relative a Superman avevano fatto la fortuna del suo editore (la National Comics poi Dc Comics), i creatori del personaggio si sentivano sottocompensati. Con una causa pendente contro la National, Siegel e Shuster furono costretti a cercare altrove un lavoro.
D’accordo con l’editore di Magazine Enterprises, Vincent Sullivan, che, quando era direttore alla National aveva acquistato la prima storia di Superman, Siegel e Shuster decisero di provare una direzione diversa con il loro nuovo eroe.
Superman aveva spesso elementi comici: l’impertinente Mister Mxyztplk, il malvagio Burlone e così via. Con Funnyman, però, i due probabilmente esagerarono.
Armato con un arsenale di gag classiche, dai cicalini a mano ai fiori che spruzzano fino ai pugni a molla, e dotato di un enorme naso di stucco, Funnyman era segretamente Larry Davis, un comico televisivo.
Un eroe così poco serio non riuscì a catturare l’immaginazione del pubblico allo stesso modo della precedente creazione della coppia, ma questa volta Siegel e Shuster si erano assicurati di proteggere la loro proprietà intellettuale.
I loro nomi compaiono con audacia non solo sulla prima pagina di ogni storia, ma anche sulla copertina, cosa del tutto sconosciuta a quei tempi. Certo, in compenso l’editore sperava di sfruttare così la celebrità dei due autori per attirare i lettori.
Non poterono invece continuare a pubblicare la scritta che appare sul primo numero: “I creatori di superman presentano il loro nuovo eroe”, perché la Dc si oppose all’utilizzo del proprio personaggio da parte della concorrenza.
Funnyman durò soltanto una mezza dozzina di albi. Il personaggio era davvero strambo. Più interessante la galleria dei cattivi, come l’allegro Doc Gimmick, lo sfuggente Slippery Slim, il veloce Lazar e Monsieur con la sua spada.
Jerry Siegel e John Buscema – Nature Boy (1956)
Parliamo ancora di Jerry Siegel. Il creatore di Superman ha dato vita a parecchi altri supereroi molto meno popolari, tra cui Star Spangled Kid e Stripesy, Robotman, Mr. Muscles, il non dimenticato Spectre… e, in coppia con un John Buscema ancora alle prime armi, Nature Boy.
La storia di Nature Boy inizia su un aereo privato sballottato da venti terribili su un mare in tempesta. All’interno, Myra Crandall rimprovera suo marito, Floyd: “Dovevi essere fuori di testa a portare me e il bambino su un aereo con un tempo simile!”.
Un attimo dopo l’aereo si inabissa. Floyd e Myra vengono salvati da un peschereccio di passaggio, ma il piccolo David non si vede da nessuna parte e si presume sia annegato.
Al contrario si presenta illeso alla porta d’ingresso della tenuta della famiglia Crandall, spinto da una raffica di vento.
Cosa è successo nel frattempo? Il corpo del piccolo David era stato intercettato da alcune divinità che lo hanno salvato e gli hanno regalato il potere di controllare gli elementi naturali.
Il bambino cresce e diventa Nature Boy, un supereroe con i poteri donatigli dagli dei.
Cosa insolita per un supereroe, Nature Boy aveva bisogno di fare appello ai suoi benefattori divini per liberare i propri poteri: fulmini (che era in grado di cavalcare), venti potenti, terremoti e così via.
Le avventure di Nature Boy durarono solo tre numeri, dal marzo 1956 al febbraio 1957, che iniziano con il numero 3 poiché continuava la numerazione da un altro titolo della casa editrice Dell, Danny Blaze, di cui erano usciti due numeri.
A quelli che sostengono che John Buscema nel disegno di supereroi deve tutto a Jack Kirby forse queste pagine potrebbero farli ricredere almeno in parte.
Herb Castle e Frank Springer – Brain Boy (1962)
I supereroi tendono a indossare costumi sgargianti, ad avere soprannomi estrosi e poteri dinamici e spettacolari. L’assenza di tutte queste caratteristiche rendeva Brain Boy piuttosto originale.
Il destino di Brain Boy è determinato quando suo padre e sua madre incinta di lui si scontrano con una torretta dell’elettricità, dopo che la loro macchina ha perso una gomma.
Papà muore nell’incidente, ma la madre e il bimbo che sta aspettando sopravvivono e due mesi dopo nasce il giovane Matt Junior, che parla da subito correntemente l’inglese!
L’esposizione ad alti livelli di energia elettrica ha dato al futuro Brain Boy un intelletto straordinario, oltre al potere della “telepatia”, della telecinesi, del controllo mentale e altre fantastiche abilità mentali.
Alla fine Matt mette i propri poteri al servizio del governo per combattere la “minaccia comunista”. Di Brain Boy uscirono in tutto 6 numeri, tra il 1962 e il 1963.
Brain Boy è stata una delle rare incursioni della casa editrice Dell nel settore dei supereroi, il che potrebbe spiegare la sua mancanza di un costume sgargiante.
La Dell produceva perlopiù fumetti basati sui personaggi di Walt Disney e Warner Bros, nonché adattamenti di film e telefilm.
Durante le sue avventure, Brain Boy indossava quindi abiti normali e anche i suoi superpoteri erano poco appariscenti: non c’erano raggi di forza, dardi esplosivi, fiamme o altro di appariscente. Si portava semplicemente una mano alla testa o si limitava a concentrarsi.
In questa situazione il bravo Frank Springer, su testi di Herb Castle, non può mettere in mostra la sua profonda conoscenza dell’anatomia: i suoi disegni rimangono poco esalatanti per una serie supereroica.
Insomma, Brain Boy mancava totalmente del dinamismo tipico del supereroe medio, il che potrebbe spiegare la sua fine precoce.
Wally Wood – Miracles Inc. (1966)
Il plastico Wally Wood ha costruito la propria fama durante gli anni cinquanta lavorando per la Ec Comics, principalmente nei generi del thriller e della fantascienza.
I primi “eroi quasi super” di cui si occupa sono i Challengers of the Unknown della Dc Comics. Nel 1958-59, Wood rifinisce a china cinque numeri di questa serie, abbellendo le matite di Jack Kirby.
Poi, nel 1964, dopo essere stato licenziato da Mad raccoglie l’invito di Stan Lee a occuparsi di Devil, un nuovo supereroe Marvel che stenta a partire. Ben presto finisce con litigare con Stan Lee e lascia la Marvel.
Nel 1966 la Harvey Comics gli offre la possibilità di lavorare ai testi e ai disegni di un nuovo gruppo di supereroi chiamato Miracles Inc.
Non si può dire che Wally Wood abbia sfruttato a dovere l’occasione.
Le poche pagine pubblicate su Unearthly Spectaculars n. 2 del dicembre 1966 sono piuttosto sconcertanti. Ci troviamo di fronte a un gruppo di eroi sgangherati che assomiglia a una parodia degli X-Men.
Del gruppo fanno parte il Prof. Who, Manlet, Thermo, Una, Klank, Reflex e Misfit. Gli sketch sono di una spensieratezza unica, poco in linea con il carattere ombroso del suo creatore. I tempi comici di Wood sono strepitosi, i disegni, come al solito, di livello superiore.
Perché, allora, non ebbe successo? Forse la parodia poco si confà al genere dei supereroi.
Wood passò quindi alla casa editrice Tower, dove creò i più ortodossi Thunder Agents scritti da Len Brown, che ebbero maggior successo, anche se non tanto.
Joe Simon e Jim Steranko – Spyman (1966)
James Bond potrà anche essere l’agente segreto dotato dei migliori gadget, ma Spyman è quello con gli accessori più comodi.
L’agente segreto di Joe Simon, che come primo direttore della Timely/Marvel aveva creato Capitan America con Jack Kirby, e Jim Steranko, che si farà conoscere disegnando Nick Fury, riesce a far stare il suo intero arsenale in una mano robotica artificiale.
Spyman è segretamente Johnny Chance, agente dell’organizzazione di controspionaggio americana conosciuta come Liberty (un acronimo così segreto che nemmeno al lettore viene detto cosa significhi).
Imbattendosi in una bomba nucleare piazzata da agenti nemici, il nostro uomo riesce a salvare migliaia di vite rimuovendo il nucleo radioattivo, ma a costo della sua mano sinistra.
Per un fantastico colpo di fortuna, la radioattività che ha distrutto la mano ha alterato la sua struttura cellulare, consentendo un intervento chirurgico miracoloso che altrimenti sarebbe stato impossibile.
Il risultato: l’agente Chance si risveglia con una mano sinistra cibernetica piena di gadget e armi letali.
Nonostante il fumetto pubblicato dalla casa editrice Harvey presentasse alcune delle primissime illustrazioni di Jim Steranko, Spyman e la sua Electro Robot Hand non riuscirono a conquistare un seguito significativo di fan.
Dopo tre apparizioni, ripiegò la sua tuta rosso brillante e partì per lidi sconosciuti.
Joe Simon – Brother Power the Geek (1968)
“Una cosa che vive e combatte per la sua anima” è l’enigmatica frase che appare sulla copertina del primo numero di Brother Power the Geek.
In una copertina dove alcuni motociclisti vestiti di pelle inseguono un povera figura in fuga, le scritte aggiungono: “Qui troverete la realistica rappresentazione dei pericoli di Hippie-Land!”.
Non è chiaro quanto Joe Simon sapesse veramente della cultura hippie, a parte ciò che poteva leggere sul giornale o vedere in tv. Quando creò Brother Power the Geek per la Dc Comics il veterano dei fumetti aveva cinquantacinque anni, tuttavia aveva già una lunga esperienza di personaggi giovanili.
Indimenticabili le mitiche bande di ragazzi create assieme a Jack Kirby: la Newsboy Legion e i Boy Commandos.
L’origine di Brother Power è certamente intrisa nella contemporaneità. Dopo che è stato aggredito da una banda di motociclisti, un giovane hippie mette i suoi panni, che si sono bagnati, su vecchio manichino appoggiato sul termosifone. Quando, all’improvviso, un fulmine dona la vita al manichino: nasce così The Geek (il “tipo strano”).
Sebbene rimanga in mezzo agli hippie, la curiosa creatura non condivide il loro stile di vita apatico, ma è, piuttosto, votato all’azione.
L’albo durò solo un paio di numeri. Oltre a soffrire per una trama tortuosa e francamente confusa, si diceva che il potente editor della Dc Comics Mort Weisinger, non sopportando la cultura hippie, avesse preso di mira il titolo.
Len Wein e Gene Colan – Brother Voodoo (1973)
La copertina di Strange Tales n. 169 annuncia: “Lo sbalorditivo supereroe che era morto ed ora vive!”. Il Comics Code, la commissione degli editori che dal 1955 autocensurava i fumetti, aveva vietato le parole “morte” e “voodoo”, per non parlare di “zombie”, ma i tempi erano maturi per una revisione della commissione: stava arrivando alla ribalta una folta serie di licantropi, vampiri e mostri alla Frankenstein. Era il new horror della Marvel.
Il nostro eroe si chiama Jericho Drumm, uno psicologo haitiano che vive e lavora a New York. All’inizio del primo episodio è assolutamente disinteressato al misticismo e al soprannaturale. Ma quando un adepto del dio serpente Damballah uccide suo fratello Daniel viene convocato a Port-au-Prince, la capilate di Haiti, a prenderne il posto.
Nasce così un supereroe dai poteri intrisi di misticismo e soprannaturale. Sfortunatamente ciò che rende un personaggio unico all’inizio può diventare ripetitivo nel tempo. Dopo il debutto, Brother Voodoo non ha saputo spiccare il volo. Non ebbe mai un titolo personale (era ospite della testata senza personaggio fisso Strange Tales) e finì per fare delle comparsate come ospite negli albi di altri eroi.
Alla fine, questo supereroe sceneggiato da Len Wein si è ridotto a un cliché che appariva sempre meno di frequente. Peccato perché l’abilità di Gene Colan nel disegnare personaggi di colore (aveva creato Falcon sulle pagine di Capitan America) aveva reso il titolo visivamente interessante.
Però, diversamente dai personaggi elencati finora, venne puntualmente pubblicato in Italia (sul Corriere della Paura), sia pure in maniera piuttosto confusa, ed è stato recentemente ripescato.
Jack Kirby – Captain Victory (1981)
Jack Kirby è probabilmente il più influente e importante creatore della storia dei comic book. Nel corso dei decenni, Kirby co-creò alcuni tra i supereroi più famosi del settore: da Capitan America agli X-Men, dai Fantastici Quattro a Thor e i Vendicatori.
Molte delle sue creazioni erano il risultato di una collaborazione con sceneggiatori come Joe Simon e soprattutto Stan Lee, mentre altre, come la saga del Quarto mondo per la Dc, erano interamente sue.
A ben vedere il primo personaggio veramente suo fu Captain Victory. I fratelli Schanes della Pacific Comics fecero a Kirby un’offerta che non poteva rifiutare: per la prima volta avrebbe avuto non solo il pieno controllo creativo, ma anche la totale proprietà della sua creazione.
Jack Kirby scelse di realizzare un fumetto non particolarmente complesso o eccessivamente elaborato, ma sicuramente difficile da seguire. Gli piaceva ancora disegnare e disegnò come piaceva a lui, a briglie sciolte. Come se ci fosse ancora uno Stan Lee a dare maggior senso a quella fantasmagoria. Ma non c’era e purtroppo le facoltà fisiche di Kirby erano in decadimento.
Le prime cinque pagine di Captain Victory n. 9 da questo punto di vista sono emblematiche. Pura invenzione grafica, per quanto semplificata a causa dei suoi problemi, senza alcuna preoccupazione per una qualsivoglia coerenza narrativa.
La navicella è in qualche modo identificabile, ma tutto il resto è un tripudio di panorami spaziali immaginari. Alcuni elementi potrebbero essere manufatti umani, altri elementi naturali.
Malgrado tutto, Kirby disegna queste forme con sublime convinzione. Forse sapeva cosa stava disegnando, forse no. Il lettore, un po’ perplesso, può solo rimanere a bocca aperta.
Nemmeno l’ultimo periodo di Kirby passò inosservato. Come diceva Neil Young “è meglio bruciare in fretta che consumarsi lentamente”. E Kirby esplodeva, come una supernova.
Neal Adams – Skateman (1983)
Il grande Neal Adams si lamentò sempre perché lo sceneggiatore Roy Thomas non gli aveva fatto concludere a modo suo la mitica saga della guerra tra Skrull e Kree, ma se dobbiamo tenere conto di questo Skateman dovremmo dire: per fortuna!
Si tratta, giustamente, di uno tra i personaggi più denigrati della storia del fumetto. L’esperto Don Markstein lo ha definito “uno degli eroi meno acclamati di tutti i tempi”. La Guida dei fumetti di Slings & Arrows si è chiesta retoricamente: “A cosa stava pensando Neal Adams?”.
E nel gennaio 1991 il Worst Comics Awards di Kitchen Sink Press ha classificato Skateman come il peggior fumetto degli ultimi 25 anni.
Non è finita, il letterista Tom Orzechowski ha affermato che Skateman è “noto nel settore come il peggior fumetto del mondo”. E il San Diego Reader ha scritto che Skateman ha fatto sembrare la supereroina Dazzler “come Proust, al confronto”.
Il paragone con la supereroina Dazzler ci sta solo perché entrambi calzano i pattini a rotelle.
Neal Adams stesso ha dovuto ammettere che si tratta di “un fumetto riprovevole”, giustificandosi con il fatto che era stato concepito come promozione di un film che poi non fu mai girato.
Se la storia è un insieme di sciocchezze, per quanto riguarda la parte grafica Adams si limita a fare il compitino trascurando completamente gli sfondi.
Nonostante tutto, l’unico numero uscito vendette 70mila copie.
Will Murray e Steve Ditko – Squirrel girl (1992)
Nel 1992 il paesaggio fumettistico mondiale si era incupito parecchio. In seguito al successo di fine anni ottanta de Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller e Watchmen di Moore e Gibbons. Venivano sfornati una serie dopo l’altra di fumetti in piena depressione e senza speranza.
In breve tempo, anti-eroi come Punisher e Wolverine si piazzarono in cima alle classifiche di vendita.
In questo ambiente crudo e desolato piombò come un fulmine a ciel sereno Squirrel Girl, creata dallo sceneggiatore Will Murray (e da uno Steve Ditko in pieno declino artistico) come antidoto alla desolazione percepita come strutturale nel mondo dei comics.
Doreen Green, una giovane ottimista e benefattrice, possiede alcuni superpoteri mutanti e, soprattutto, un pensiero positivo.
Vanta la superforza, la velocità e gli altri talenti più o meno nascosti degli scoiattoli, così come una folta coda prensile, artigli e la capacità di comunicare con i propri simili pelosi.
Dopo una prima apparizione su Marvel Super Heroes vol. 2 n. 8 dovettero passare oltre dieci anni per una seconda apparizione, che avvenne nel 2005, quando Dan Slott la inserisce nella miniserie G.L.A. come membro della nuova formazione di Vendicatori dei Grandi Laghi.
Finché nel 2015 ottiene finalmente una serie tutta per sé: The unbeatable Squirrel Girl. Anche gli eroi dimenticati hanno una seconda chance, a volte.
The Geek è tornato per uno one-shot Vertigo Visions di Rachel Pollack e Mike Allred inedito da noi.
Brother Voodoo è stato ripreso da Bendis per una delle sue testate degli Avengers e per pochissimo tempo ha avuto anche un fumetto personale. Sostituiva Dr. Strange come signore delle arti mistiche.
Purtroppo nessuno ha ancora trovato un modo per rilanciare Skateman che nella cover ha qualcosa del bislacco Badger di Mike Baron. Siccome so che Neal ( Adams, non Young ndr ) segue con attenzione il Giornale di Pensaurus, mi permetto di suggerire uno straccio di traccia: Jack Geekson è il contabile della Mystery and Fanny Brain Toys specializzata in giocattoli che dovrebbero sviluppare le abilità di crimefighters dei bimbi. Scopre che il suo capo Victor ” The Captain ” Vice è in realtà un dio alieno atterrato sul pianera Terra molti secoli fa come avanguardia di una invasione che ci sarà quando recupererà la memoria persa dopo l’impatto. Tutto questo è raccontato da un lie detector senziente mutante ad un perplesso Jack che scappa per dare l’allarme, ma cade in una specie di batcave dove trova il Sistema Definitivo di Difesa Naturale del Pianeta che lo dota di una asse da skate magica con cui bernoccolare The Captain ogni volta che, guardando per esempio la replica innocua di una bomba, esclama: questo mi ricorda qualcosa!
Praticamente Krazy Kat e Ignatz the Mouse come satira dei picchiatelli in costume, ma le note sono sette…ciao ciao
Mi fa piacere che si ricordi FUNNYMAN, al quale ho dedicato un pezzullo sul blog GIUSTIZIA A STRISCE, riproducendo anche alcune strisce (sì, ebbe anche una versione sindacata) tratte da un bel volume edito dalla FERAL HOUSE. Nella prima parte del libro, tra l’altro, c’è una interessante dissertazione sulle origini dell’umorismo ebraico
Da grande ammiratore di The King acquistai a suo tempo Capitan Victory che mi piacque solo per i disegni
Visto che Squirrel Girl nella sua prima apparizione sconfigge il Dottor Destino (in un fumetto umoristico, ci sta), anche in seguito nelle sue sporadiche apparizioni viene trattata come invincibile. È una gag per appassionati, un in-joke, nessuno nell’universo marvel la considera davvero invincibile. Aggiungici il fatto che il personaggio ispira simpatia, e nella posta degli albi e online corrono le battute sul fatto che Galactus non torna sulla Terra per paura di Squirrel Gil.
Anni dopo, nell’attuale situazione “non abbiamo più uno straccio di idea e dobbiamo cavare sangue dalle rape”, gli autori Marvel rendono esplicita questa cosa, creando una testata chiamata proprio “L’invincibile Squirrel Gil”. E una battuta divertente diventa una serie mortifera e noiosissima che rende antipatico il personaggio. Segno che davvero, non esiste nulla che gli attuali autori Marvel non siano in grado di rendere noioso e antipatico…