10 INDIMENTICABILI GIOCATTOLI DEGLI ANNI OTTANTA
History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. 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Erano i tempi in cui il cammino del bambino era minacciato da ogni parte dalle iniquità dei giocattolai. Il mercato dei giocattoli degli anni ottanta è stato, letteralmente, dominato daiMasters of the Universe. Certamente c’erano (o subito dopo ci sono state) linee di giocattoli riuscitissime e dall’enorme popolarità. Vedi Transformers e G.I. Joe, tanto per dirne un paio. Tuttavia, nessuno o quasi è arrivato a quei picchi di fama e celebrità raggiunte da Mattel con i Masters. Fatto, questo, che si traduce in ondate di improbabili pupazzetti di ogni genere, forma, colore e misura. Se parliamo di giocattoli degli anni ottanta, in generale, l’unico denominatore comune era il tentativo dicavalcareil tricheco del successo dei Masters.A onor del vero qualcosa di buono c’era pure in questo mare di paccottiglia e quindi almeno un po’ d’affetto se lo sono meritato. Forse. The Saga of Crystar, Crystal Warriorè una roba strana. Veramente strana. Venuta in mente, indovina un po’, allaMarvel. Praticamente, He-Man era pieno di cugini poveri, ok? Una linea di giocattoli lanciata nel 1982 e andata avanti ininterrottamente per altri sette anni è già un fatto abbastanza singolare. Tanto più anomalo, come riportato daBlake HarrisinHow Did This Get Made: Masters Of The Universe, se consideri un paio di fatti. Il clamoroso successo dei Masters non è dovuto al fatto di essere in una posizione di predominanza sul mercato. Nel senso che all’epoca non è che ci fosse soloMattele allora dovevi stare a quello che passava il convento. Al contrario: a stento Mattel teneva il passo diKennereHasbro. Le action figures di Star Wars e G.I. Joe (e poi Transformers) tiravano a bestia. Inoltre mettici pure che da lì a poco, giusto un paio d’anni, sarebbero arrivateNintendoeSegaa contrassegnare l’ascesa dell’entertainment elettronico e dei videogames nello specifico. La cosa buffa è che The Saga of Crystar, Crystal Warrior non è nato cugino povero: lo è diventato. In due parole, alla Marvel se ne escono con questo concept fantaeroico di demoni e guerrieri per farne una linea di pupazzetti. Nel frattempo cominciano a buttare giù una run a fumetti, vendono il soggetto allaRemco. La quale liscia malamente tempi (avviando la distribuzione nei negozi oltre un anno prima dell’uscita del fumetto) e promozione. Alla fine, le cose non vanno e Remco vende l’intera linea adAlnche a sua volta, prova a piazzarli in Europa. Morale della favola: hanno fatto in tempo a uscire giusto otto personaggi e un playset.In compenso, Crystar è nella continuity Marvel ufficiale. Una dicitura piuttosto ardita, dato cheCosmo Crassnon era proprio proprio tutto ‘sto gran fantastico. Anzi, era una roba abbastanza sommaria escrausa. A tratti pezzente, a tratti fetente. Alla base, il tema di molte linee di giocattoli degli anni ottanta era una via di mezzo trasword and sorceryeplanetary romance, un po’ fantasy un po’ sci-fi.Tematiche pesantemente mutuate, ovviamente, dai modelli in voga all’epoca: Guerre Stellari e Conan. Così è per questa serie di pupazzetti il cui nome originale eraThe Other World, prodotta dall’australianaArco Toyse poi importata qui (in piccolissima parte) comeCosmo Crass: La dimensione del(non)fantastico. Al di là di un’estetica non proprio accattivante, il grosso problema di questa linea riguardava i materiali: erano fatti in gommaccia semi-rigida con un’anima in fil di ferro. Scelta audace e inusuale, visto che il 99% dei giocattoli degli anni ottanta erano in plastica dura. C’era pure qualche altra linea in gomma e fil di ferro. Tipo quella di Capitan Harlock, per dire. Quindi, la Arco Toys non fu l’unica a seguire questa bizzarra idea. I pupazzi fatti in questo modo a piegarli appena giusto un paio di volte cadevano letteralmente a pezzi. Come Crystal Warrior,Blackstarè un altro che non è nato cugino povero, ma lo è diventato in seguito. Oltretutto, riguardo a Blackstar, serie animata e relativa linea di giocattoli c’è un enorme distinguo da fare. Molti ancora oggi, soprattutto a guardare le incarnazioni della serie prima che si assestasse su canoni definitivi, sono convinti del fatto che He-Man e soci fossero ampiamente, quanto fin troppo sospettosamente, ispirati aConan il barbaro. In realtà, Blackstar nasce come serie animata prodotta daLou ScheimereNorm PrescottperFilmation, a sua volta ispirata aThundarr il Barbaro. Quest’ultima era una seria animata precedente, creata daSteve Gerbere prodotta daRuby-Spears. Sfortunatamente, Blackstar si rivela un floppone di quelli clamorosi: arrivano in onda giusto una dozzina di episodi spalmati nell’arco degli ultimi mesi del 1981. Tuttavia Lou Scheimer, sempre per Filmation, ripiglia quasi per intero gli assets et voilà! Ecco qua He-Man. La cosa buffa è che nel 1983, laGaloobprova a salire sul carrozzone nel tentativo di sfruttare la scia dei Masters lanciando, fuori tempo massimo, una linea di action figures basata sulla vecchia serie di Blackstar, una roba che puzzava di plasticaccia e disperazione durata pochissimo. Blackstar è finito giù per lo scarico di quel cesso chiamato dimenticatoio e va be’. Che vuoi farci, così è la vita. Forse, visto quel che era il panorama, ma soprattutto la dimensione, del settore dei giocattoli degli anni ottanta, una mezza possibilità di redenzione avrebbe pure potuto averla. Soprattutto se la Galoob, quantomeno, ci avesse messo un po’ d’impegno. Invece non contenti, l’anno dopo ci riprovano conInfaceables: Mystic Warriors Of Change. Importati in Italia daGigcomeBestioids: i guerrieri della mutazione. Ilconceptdi fondo è più o meno sempre lo stesso, matrice comune da cui, più o meno, andavano a pescare tutti. C’è da dire, però, che l’idea alla base di questa linea era piuttosto interessante. In pratica funzionavano tipo pompetta a vuoto. Tirando il busto del pupazzetto, l’aria veniva risucchiata dalla testa, vuota e convessa, facendo aderire al viso una pellicola di gomma esterna. In questo modo la faccia del personaggio assumeva i tratti di un animale. Molto caruccia come cosa, sì. Peccato per un piccolissimo dettaglio. Anzi, due. In primis, la totale assenza di una serie animata, quindi di una storia, a spingere le vendite dei giocattoli. Poi il fatto che le facce in gomma dei personaggi si sbriciolassero in tempo zero, mandando in vacca l’idea della trasformazione. Capito l’andazzo, cioè che i Masters tiravano a bestia e di conseguenza quello dei giocattoli degli anni ottanta poteva rivelarsi un settore florido, un po’ tutti cercavano di ritagliarsi il proprio piccolo spazio. Appunto, nel 1985Coleco– sì, proprio quella Coleco – prova a lanciarsi nel settore giocattoli uscendosene conSectaurs: Warriors of Symbion. L’idea alla base era stravagante, ma pure abbastanza intrigante. Un pianeta sperso nello spazio è stato usato come sito di un esperimento genetico, andato ovviamente male. Gli insetti crescono in proporzioni abnormi e gli abitanti ne assumono le caratteristiche, legandosi telepaticamente a loro in una specie di rapporto simbiotico. A supporto dei pupazzetti da un lato laMarvelpubblica una run a fumetti scritta daBill Mantlo(il creatore diRocket RaccooneCloak & Dagger) e disegnata daMark Texeira. Dall’altro, laRuby-Spearsproduce una serie animata. Bello, sì. Se non fosse che quella della Marvel era un run a tiratura limitata di appena otto numeri, mentre la serie animata contava, in tutto, solo cinque episodi. Ci avevano provato, ma una promozione svogliata ha mandato tutto in vacca. Con iCenturionsecco che facciamo un significativo passo avanti. A partire dal fatto che questi appartenevano a una nuova “generazione” di cartoni animati. Le cui tematiche, virate sempre più alla fantascienza dura e pura, con i Masters non c’entravano niente. Nel 1984 iMicronauti, variante occidentale prodotta dalla statunitenseMegosulla base degli originaliMicromandella giapponeseTakara, stavano già alla quinta serie. I robottoni pure erano sbarcati da un po’ e iTransformerserano ormai un’istituzione. In altre parole, chiaro che fra Stati Uniti e Giappone le collaborazioni si facessero sempre più strette. La serie animata dei Centurions è stata prodotta daRuby-Spearsin America, ma animata in Giappone dalloStudio 7diNippon Sunrise. Sulla serie ci hanno lavorato un sacco di fumettisti importanti, tipoJack KirbyeGil Kane, che hanno sviluppato concept e design. EMichael Reaves, sceneggiatore diGargoyleseBatman: The Animated Series. Serie con cui ha vinto pure un Emmy. Cioè, c’era proprio l’intenzione di spaccare. Cosa che vale anche per l’annessa linea di giocattoli.Con il proverbiale senno di poi, considerando, in toto, il panorama dei giocattoli degli anni ottanta, era palese che i Centurions rappresentasseroun punto di transizione.