IL VAMPIRO DANDY DI JOHN POLIDORI A FUMETTI

“Il vampiro” di John Polidori è un racconto fondamentale della narrativa horror gotica e nella definizione del concetto di vampiro che avrebbe poi trovato massimo successo nel modello finale del romanzo Dracula di Bram Stoker.
Recentemente è uscita una versione a fumetti di Luca Franceschini e Gabriel Negri, edita da Nicola Pesce Editore.
Il vampiro di Polidori – Com’è nato
“Il vampiro” (The Vampyre) è un racconto pubblicato nel 1819 di John Polidori, medico inglese figlio di un letterato italiano. Erroneamente all’inizio venne attribuito al grande scrittore romantico Lord Byron, il quale provvide subito a ripudiarlo, sebbene Goethe affermasse che si trattasse del migliore lavoro del nobile inglese.
Il racconto narra la storia di Aubrey, un giovane inglese di buona famiglia, che intreccia la sua strada con quella di Lord Ruthven, un dandy immorale che si rivela essere un vero e proprio vampiro in cerca di prede nell’alta società.
In Europa ebbe un discreto successo, nella prima edizione italiana del 1831 veniva ancora attribuito a Byron.
John Polidori, dopo vari tentativi falliti di affermarsi professionalnente, cadde in depressione e morì nel 1821, probabilmente suicida a soli 25 anni.
Scrive il racconto dopo una notte a Villa Diodati, sul lago di Ginevra, nel giugno del 1816. In quella notte Lord Byron, John Polidori, Claire Clairmont, Percy B. Shelley e Mary Wollstonecraft si sfidarono nella composizione di una storia di orrore gotico a testa.
Mary Wollstonecraft, moglie del poeta Shelley, scrisse poi il celebre romanzo “Frankenstein”. Mentre Polidori si servì del frammento di racconto scritto da Byron per scrivere “Il vampiro”.
“Il vampiro” si può considerare una trasposizione dei sentimenti di stima e invidia che John Polidori nutriva per George Gordon Noel Byron, sesto barone di Byron, noto ai più come Lord Byron.
Byron, archetipo del dandy, era una celebrità dell’Ottocento in cui si mescolavano sensibilità e crudeltà, genio e sregolatezza. Bello e tenebroso, piaceva a uomini e donne, anche se il suo comportamento era colmo di eccessi e di atteggiamenti discutibili, al punto che una sua amante lo definiva “pazzo, cattivo e pericoloso da frequentare”.
Polidori, anche se bello, colto ed elegante a sua volta, sfigurava a fianco di un tale irraggiungibile modello.
Polidori era medico e segretario personale di Byron e il loro rapporto era problematico, siccome il nobile non mancava di far percepire il proprio spessore rispetto a quello dell’assistente, al punto che lo ribattezzava in maniera irrispettosa come “Polly Dolly”, un nomignolo femminile.
Per quanto oggi la fama di Lord Ruthven, il personaggio de “Il Vampiro”, sia stata eclissata da Dracula, costituisce il prototipo del vampiro moderno e il primo esempio di queste creature descritte non solo come uomini affascinanti e aristocratici, cosa impensabile per la letteratura di allora.
Anche se non ai livelli del conte transilvano, il personaggio di Polidori ha avuto una discreta fortuna, venendo utilizzato da altri autori nelle proprie storie.
Il personaggio è ripreso da molti autori, per esempio nell’opera “Der Vampyre” di Heinrich Marschner su libretto di Wilhelm August Wohlbrück e nel dramma di James Robinson “Planché il vampiro”. Nel romanzo “Il conte di Montecristo” di Dumas, il protagonista viene paragonato a Ruthven per il suo aspetto pallido e lo sguardo penetrante, a riprova del fatto che costituiva il modello letterario del vampiro per eccellenza.
Il vampiro di John Polidori – La storia
Il giovane Aubrey, su suggerimento dei precettori che intendono metterlo a contatto con il mondo del vizio per aiutarlo a difendersi da esso, decide di partire per un viaggio con il misterioso Lord Ruthven, un nobile che frequenta i suoi stessi salotti della società bene.
Ruthven è un individuo aristocratico e navigato infuso di una bellezza perfida, che incuriosisce e a tratti spaventa tutti coloro che lo conoscono.
Aubrey al contrario è un giovane mite, educato e dal fortissimo senso dell’onore che le ragazze di buona famiglia già considerano come un ottimo potenziale marito.
I due si recano a Roma, dove Aubrey visita le meraviglie archeologiche, mentre l’altro i bordelli e i tavoli da gioco. Ruthven è un soggetto che incuriosisce il giovane: sembra trovare e perdere denaro con grande facilità e ama mettere nei guai le persone con il gioco.
Aubrey viene informato dai suoi precettori che Ruthven è un individuo disdicevole che ama disonorare le donne, e viene invitato ad abbandonarlo immediatamente.
Aubrey parte quindi da solo per la Grecia, dove conosce la bella Ianthe e la sua famiglia. Il padre di lei lo informa che per nessun motivo deve attraversare un certo bosco al calare delle tenebre perché è infestato da un vampiro. Il giovane non crede sia vero, e nel corso di una tempesta si trova bloccato nei pressi di una capanna quando la luce del sole è ormai svanita. Lì sente grida di donna ed entra per aiutarla. Viene aggredito da una figura indistinta che ricorda Lord Ruthven e che si dilegua prima che arrivi gente. La donna, ovvero Ianthe, è morta, con due fori sul collo, e viene rinvenuta una lama di foggia particolare.
I genitori della ragazza poco dopo muoiono di crepacuore. Aubrey stesso scivola nel delirio, al termine del quale si trova Ruthven al suo capezzale, il quale lo prega di riprendere insieme il loro viaggio.
Mentre visitano una zona della Grecia vengono aggrediti dai banditi che feriscono a morte il lord. Aubrey paga il loro riscatto, ma Ruthven ha i giorni contati. Allora gli fa promettere di mantenere per un anno e un giorno il segreto su ogni malefatta da lui compiuta di cui sia a conoscenza. Il giovane accetta e Ruthven muore.
Il suo corpo viene portato ai primi raggi di luna in cima a una montagna, ma quando Aubrey va a controllare il corpo è sparito dalla roccia sulla quale era deposto.
Deciso a ripartire, tra gli averi del nobile trova un pugnale sporco di sangue della stessa foggia di quello del capanno.
Torna a Roma e lì scopre che una contessa è finita in miseria, da quando la figlia precedentemente corteggiata da Ruthven è sparita.
Tornato in Inghilterra trova che sua sorella è cresciuta abbastanza per fare il debutto in società.
Mentre la accompagna scopre con orrore che Lord Ruthven è ancora vivo, e questi gli impone di rispettare il giuramento e di non rivelare a nessuno ciò che sa. Aubrey cade in uno stato di malessere che per mesi lo confina a letto.
Poco prima che scada l’anno della durata del suo giuramento scopre che la sorella sta per sposarsi con un certo Lord Marsden. Questi altro non è che Lord Ruthven stesso: Aubrey, inferocito, va ad affrontarlo, ma il nobile gli impone di tacere, altrimenti farà cadere il disonore su sua sorella.
Il giovane ha un tracollo, non riesce a convincere la sorella dall’abbandonare il suo promesso sposo. Rivela però la storia ai suoi precettori, dopodiché muore.
I suoi tutori si mobilitano per rintracciare gli sposini ma trovano soltanto la sorella di Aubrey, morta, con due fori sul collo, mentre Lord Ruthven è scomparso.
Lord Ruthven, le sue motivazioni

Il vampiro Lord Ruthven, nella versione di Luca Franceschini e Gabriel Negri (Npe)
Le caratteristiche di Lord Ruthven ricordano quelle di George Byron o almeno l’idea che aveva di lui il suo medico John Polidori. Byron era l’archetipo del dandy, affascinante, altezzoso ed esagerato in tutte le sue qualità.
Ruthven, tra l’altro, è un nome che Lady Caroline Lamb aveva già utilizzato per un personaggio che rimandava chiaramente a Byron.
Mentre il conte Dracula è una vera e propria personificazione della peste, un male orribile a forma d’uomo del tutto incompatibile con i canoni etici umani, Ruthven è una sorta di incarnazione del vizio.
A dispetto delle maniere aristocratiche e dell’aspetto affascinante, Ruthven è un individuo spregevole, depravato, sadico, vizioso, che gode particolarmente nell’umiliare le donne e farle scivolare nel disonore. Un manipolatore che non esita a soggiogare anche coloro che gli hanno offerto la loro amicizia.
Ogni volta che il nobile appare nella sua forma di vampiro viene rappresentato con i tratti indistinti e sfumati, come fosse un’eterea e incorporea creatura della notte. I suoi tratti disumani sono accentuati, come i canini enormemente lunghi, a sottolineare il suo aspetto soprannaturale.
Quando Aubrey parla con altri di Ruthven la sua figura viene evocata prima come un’ombra indistinta, e man mano che si forniscono dettagli il profilo passa da indefinito ad apparentemente umano.
A sottolineare la sua duplice natura, Aubrey e l’interlocutrice lo descrivono in tratti lusinghieri e spaventosi, ugualmente veri.
Ruthven è un individuo immorale, smaccatamente offensivo, che non si fa scrupolo di sporcare l’onore delle damigelle che abborda, quando proprio non le uccide. Un’incarnazione del vizio pronto a soddisfare la bramosia di vita mondana, che perde o vince con eguale facilità al gioco.
Ruthven è un vampiro e si nutre di sangue umano, anche se non sembra doverlo fare frequentemente come Dracula e si può muovere anche alla luce del sole. Essendo un non morto, se viene ferito gravemente guarisce dopo un po’ di tempo.
Questo personaggio ha un’indole sadica, sembra nutrire una dipendenza dal causare la rovina altrui, anche quando gli converrebbe mantenere un livello defilato per non attirare attenzioni sgradite.
Riconosce infatti che il suo stile di vita richiede discrezione, ma allo stesso tempo finisce sempre per creare sciagure che in qualche modo possono ritorcerglisi contro e costringerlo a fuggire.
Mentre si trova nella buona società si dimostra estroverso e affabile, anche se sempre con una punta di irriverenza e di malignità allusiva. Ama frequentare i bordelli e le sale da gioco, e soprattutto spennare ai tavoli da gioco poveri disgraziati traendo piacere dalla loro rovina.
Ama aiutare non i galantuomini caduti in disgrazia, ma gli scellerati e i beoni per sostenere i loro vizi: costoro poi fanno tutti una brutta fine, come a dire che il nobile gli dà corda per farli impiccare da soli.
Cerca appositamente donne di buona reputazione per farle scivolare nel pubblico disonore e rovinarle per puro sadismo e desiderio di controllo, oppure si rivolge a donne di pessima reputazione per le sue pulsioni più immediate.