UN UOMO UN’AVVENTURA, LA BONELLI DEI GRANDI AUTORI

Un uomo un'avventura

Un uomo un’avventura è una collana di grandi albi cartonati a colori con storie autoconclusive, pubblicata da Sergio Bonelli dal 1976 al 1980. Collana che rimane ancora oggi un unicum all’intero del panorama fumettistico nazionale. Un omaggio senza precedenti alla splendida epopea del fumetto avventuroso classico realizzato dai massimi autori italiani. Una operazione nel solco della tradizione di un genere nato negli anni trenta sulle pagine di settimanali come L’Avventuroso e L’Audace, quest’ultimo pubblicato a un certo punto da Gian Luigi Bonelli.

 

Un uomo un’avventura omaggia la tradizione italiana

Proprio in quegli anni fumetti come “Il Garage Ermetico” di Moebius, “HP e Giuseppe Bergman” di Milo Manara e “Pentothal” di Andrea Pazienza sembravano mettere in discussione il concetto stesso di avventura per ricercare nuovi approcci narrativi. Ma l’idea di Sergio Bonelli è differente: non vuole esplorare i territori inesplorati della sceneggiatura, rischiando magari di cadere nell’ermetismo. Intende, invece, dare a grandi autori la possibilità di esprimersi liberamente, senza sentirsi prigionieri di personaggi creati da altri. Bonelli affida a ognuno dei migliori sceneggiatori e disegnatori italiani un diverso capitolo di un puzzle che è una specie di grandioso tributo affettuoso al mondo dell’avventura tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando gli Stati occidentali avevano colonizzato praticamente tutto il mondo.
Il risultato è una serie ricca di piccoli gioielli, alcuni dei quali costituiscono degli apici nelle carriere dei singoli autori.

 

UN UOMO UN'AVVENTURA, LA BONELLI DEI GRANDI AUTORI

 

In sostanza, il tentativo di Bonelli è quello di collegare la tradizione popolare della sua casa editrice con le “riviste di prestigio” sulla scia di Sgt. Kirk, l’elegante rivista di Fiorenzo Ivaldi che alla fine degli anni sessanta aveva lanciato Corto Maltese.
Ecco, Corto Maltese è la più celebre materializzazione fumettistica del periodo storico in cui si affermò il genere avventuroso riproposto da Un uomo un’avventura.

 

 

 

N. 1 – “L’uomo del Nilo” di Decio Canzio e Sergio Toppi

La collana non poteva che iniziare con Sergio Toppi, su testi di Decio Canzio.
Sergio Bonelli aveva un debole per il disegnatore milanese. Era solito affermare che “quando, da perfetto sconosciuto quale sono, grazie al cielo, al di fuori del piccolo mondo fumettistico italiano, mi presento a qualche manifestazione dedicata ai comics (a New York come a Buenos Aires, Barcellona come ad Angoulême), mi basta una semplice dichiarazione per suscitare l’interesse e la stima dei miei interlocutori: Mi chiamo Sergio Bonelli, pubblico fumetti in Italia e sono l’editore di Sergio Toppi”.
La partenza è sicuramente con il botto, il Sudan di Toppi è magico e misterioso. La storia narra un celebre episodio del colonialismo britannico, l’assedio di Khartoum dal marzo 1884 al gennaio 1885.

 

Un uomo un'avventura

 

N. 2 – “L’uomo dello Zululand” di Gino D’Antonio

Gino D’Antonio racconta la battaglia di Isandlwana che ebbe luogo il 22 gennaio del 1879 nei pressi dell’omonima montagna del Sudafrica orientale, tra inglesi e indigeni zulu. L’impari scontro vide una forza britannica di 1.800 uomini, tra truppe regolari e coloniali, confrontarsi con l’armata principale del regno Zulu, forte di 20mila guerrieri… mal armati.

 

UN UOMO UN'AVVENTURA, LA BONELLI DEI GRANDI AUTORI

 

N. 3 – “L’uomo della legione” di Dino Battaglia

Con questo numero ci troviamo di fronte a un capolavoro fumettistico, frutto della ormai ampiamente raggiunta maturità artistica di Dino Battaglia. Viene raccontata una storia priva di facili eroismi dove la Legione straniera francese combatte i ribelli algerini tra le infuocate dune del deserto del Sahara.
Battaglia fa un uso magistrale degli spazi bianchi che di volta in volta diventano non solo lo spazio divisorio tra le vignette, ma il cielo, il suolo, lo sfondo o le figure stesse. Nel farlo ottiene una armoniosa contrapposizione fra vuoti e pieni, che diventa qui la sua cifra stilistica.

UN UOMO UN'AVVENTURA, LA BONELLI DEI GRANDI AUTORI

 

N. 4 – “L’uomo dei Caraibi” di Hugo Pratt

Arriva il grande Hugo Pratt con una spy story alla Graham Greene ambientata nel Mar delle Antille. Non una delle sue meglio riuscite. “L’uomo dei Caraibi fu un’opera che per concluderla mi ci vollero cinque anni. Me la presi comoda, come dicono, e la disegnai poco per volta”, ricorderà l’autore.
Della discontinuità realizzativa della storia si accorse anche Sergio Bonelli, che racconta: “Beh, è stato il primo a rifilarmi una storia che aveva già da un po’ nel cassetto e che ha finito in un battibaleno: L’uomo dei Caraibi. Se tu guardi bene, si vede che il suo segno a un certo punto cambia, perché una parte ce l’aveva già pronta. Sai come era Hugo, no? Gli mancavano cinque pagine, e allora una sera mi dice: Aspetta, Sergio, ho quasi finito, domattina te le porto…”.

 

UN UOMO UN'AVVENTURA, LA BONELLI DEI GRANDI AUTORI

 

N. 5 – “L’uomo del deserto” di Gino D’Antonio e Ferdinando Tacconi

Storia ambientata durante la Prima guerra mondiale, costruita da Gino D’Antonio soprattutto per dare modo a Ferdinando Tacconi di sbizzarrirsi nel disegnare vecchi biplani in lotta tra di loro, nel cielo che sovrasta il deserto arabico ai tempi di Lawrence d’Arabia.

 

T

 

 

N. 6 – “L’uomo del Klondike” di Alarico Gattia

Alarico Gattia ambienta la sua storia ecologista e crepuscolare durante la corsa all’oro negli ultimi anni dell’Ottocento. Fu questo un periodo di febbrile migrazione di cercatori disperati in aree nelle quali si era verificata la scoperta di pepite del metallo prezioso, nei fiumi Klondike (nel Canada Nord-occidentale) e Yukon (tra Canada Nord-occidentale e Alaska).

 

UN UOMO UN'AVVENTURA, LA BONELLI DEI GRANDI AUTORI

 

 

N. 7 – “L’uomo del Messico” di Decio Canzio e Sergio Toppi

Ritorna l’accoppiata Canzio-Toppi con una storia ambientata in Messico nel tumultuoso decennio che va dal 1910 al 1920, dove spicca la figura del rivoluzionario Emiliano Zapata. Notevole la rappresentazione delle divise dei soldati e dei sombreri dei campesinos, resi da Toppi attraverso una sottile rete di segni sempre diversi.
Indimenticabile il finale avvolto nella struggente poesia della notte messicana.

 

UN UOMO UN'AVVENTURA, LA BONELLI DEI GRANDI AUTORI

 

N. 8 – “L’uomo di Pechino” di Gino D’Antonio e Renato Polese

Si ricompone per l’occasione la coppia Gino D’Antonio-Renato Polese, già affiatata dal comune lavoro sulla serie bonelliana “La Storia del West”. I due realizzano un racconto collocato nel periodo della rivolta dei boxer, nella Cina tra il 1899 e il 1901. La sollevazione popolare contro la crescente colonizzazione occidentale delle città costiere, per il controllo dei commerci cinesi, ebbe come base le scuole di arti marziali che utilizzarono il nome di «pugili della giustizia e della concordia», chiamati dai missionari cristiani «boxer».

 

UN UOMO UN'AVVENTURA, LA BONELLI DEI GRANDI AUTORI

 

N. 9 – “L’uomo del Texas” di Guido Nolitta e Aurelio Galleppini

“Ho sempre preferito il western crepuscolare, perché già ti fa capire quali saranno i vinti e i vincitori e personalmente sono più dalla parte dei vinti, di quelli che devono sopravvivere”. Queste parole di Sergio Bonelli (il quale firmava le sceneggiature con lo pseudonimo Guido Nolitta) sono alla base di questa bella storia illustrata dal grande Galep, il disegnatore di Tex, che si struttura come una dolente riflessione sull’assurdità e l’ingiustizia del genocidio indiano.

 

 

N. 10 – “L’uomo delle piramidi” di Enric Sió

“C’è Enric Sió, che però ci ha rifilato una cosa per metà già fatta che aveva nel cassetto”, ricorda Sergio Bonelli di questa storia ambientata nel periodo delle grandi scoperte archeologiche, nell’Egitto dei primi decenni del Novecento.
Lo spagnolo Sió realizza un’avventura abbastanza classica, decisamente più tradizionale rispetto ad altre sue opere, ma comunque dotata di un certo fascino.

 

 

N. 11 – “L’uomo di Pskov” di Guido Crepax

Quest’opera costituisce un momento di cesura nel tormentato rapporto dell’artista con la Rivoluzione di ottobre del 1917. Un tempo la rivoluzione russa era stata per Guido Crepax un ideale positivo, un sogno, un mito. Ma in questa storia, sulla guerra civile tra rossi (comunisti) e bianchi (zaristi), il fumettista milanese rivede criticamente i propri miti giovanili. Lenin e i suoi compagni non appaiono così buoni. Gli uomini che combattono nel nome dello zar non appaiono così cattivi. “L’uomo di Pskov” è il tenente Orlov, un “bianco” che combatte i bolscevichi, un personaggio positivo che alla fine deciderà di morire per salvare la vita di due ragazze.

 

 

 

N. 12 – “L’uomo di Chicago” di Alfredo Castelli e Giancarlo Alessandrini

La prova d’orchestra per la coppia Alfredo Castelli e Giancarlo Alessandrini che diventerà famosa per la creazione del personaggio di Martyn Mystère è una tipica gangster story nella Chicago degli anni trenta.
“Un giorno mi chiama Castelli (con cui avevo lavorato già per Il Giornalino) dicendomi che gli piaceva molto il personaggio di Lord Shark che disegnavo per il Corriere dei Ragazzi, che Bonelli era molto interessato a quel periodo storico… che stavano facendo la serie “Un uomo un’avventura” con tutti i migliori disegnatori (Toppi, Manara, alcuni francesi etc) e che una storia di quella serie ambientata in quel periodo l’avrebbe proprio scritta lui… e mi chiese di farla insieme. Io ero un po’ intimidito: essere inserito in mezzo a disegnatori già così importanti… ma Castelli mi rassicurò, invitandomi a Milano per parlarne e conobbi Sergio Bonelli… e accettai. Poi però non si fece più la storia in questi termini, cambiò e divenne L’uomo di Chicago con ambientazione anni trenta”.

 

Ale

 

N. 13 – “L’uomo di Tsushima” di Bonvi

Terzo capolavoro assoluto della serie, dove Bonvi, autore delle celebri Sturmtruppen, racconta alla sua maniera la storica battaglia navale di Tsushima svoltasi nel mare del Giappone nel 1905 tra la marina nipponica e quella russa. La storia, narrata da un Jack London ritratto con le fattezze dell’autore modenese, è una condanna contro l’insensatezza e l’orrore di tutte le guerre.
Illustrata con tavole di grande bellezza sia nelle scene di battaglia, sia quando introduce la storia con un bellissimo prologo in bianco e nero, sia quando descrive i diversi scenari passando con estrema naturalezza da una New York innevata a un’Africa piena di sole.

 

B

 

N. 14 – “L’uomo del Sertao” di Hugo Pratt

Alla seconda storia Pratt fa centro: “L’uomo del Sertao” è un capolavoro. Un racconto dove l’avventura si tinge di surreale, il disegno è magnifico e la storia toccante. L’autore ci racconta la storia di Capitao Corisco, l’ultimo cangaceiro in lotta contro i latifondisti brasiliani.
Sergio Bonelli ricorda: “Poi sono riuscito a commissionargli L’uomo del Sertão, perché sapevo che lui condivideva la mia stessa passione. Anche lui era stato come me sul fiume dove avevano ammazzato l’ultimo cangaceiro, nel Nordest del Brasile, sul Rio São Francisco. Fece la storia, ma prendendomi molto in giro, e facendola molto più erotica di quanto avrei voluto. Aveva perfino inserito una scena di sesso orale fra donne nella vignetta che è poi diventata quella in cui la ragazza appoggia il capo sul grembo della madre della macumba. Quando gliel’ho fatto notare mi ha detto: Go capìo, go capìo!, e in quattro e quattr’otto ha cambiato la scena”.

 

Pratt

 

N. 15 – “L’uomo del Sud” di Alarico Gattia

Storia interessante e originale sul fenomeno del brigantaggio che coinvolse il sud d’Italia nell’epoca immediatamente successiva all’Unità di Italia: gli anni dal 1860 al 1870.
Nei fatti, il brigantaggio fu anche una guerra civile dei poveri contro i ricchi, tra i latifondisti (galantuomini) e i contadini (cafoni) come splendidamente mostrato nel volume di Alarico Gattia.

 

A

 

N. 16 – “L’uomo di Iwo Jima” di Gino D’Antonio

L’epopea di un gruppo si uomini, la compagnia E, che combatte una delle battaglie più cruente di tutta la Seconda guerra mondiale nell’isola di Iwo Jima. Si tratta di uno degli albi della serie più amati dai lettori. L’incalzante scalata al monte Suribachi del soldato Joe e del sergente Stagg, diversi ma complementari, tra pallottole che fischiano, il crepitare della mitragliatrice, i cecchini nascosti nell’ombra e gli assalti all’arma bianca dei fanatici soldati giapponesi.

 

D

 

N. 17 – “L’uomo delle paludi” di Sergio Toppi

Alla terza prova Sergio Toppi cala il poker realizzando anche il soggetto e la sceneggiatura di un capolavoro ambientato nelle paludi delle Everglades, in Florida. La storia di un bianco che fugge durante la guerra con gli indiani seminole sotto il sole cocente, l’aria malsana, la melma, il fango, le foreste intricate, gli alligatori in agguato e i serpenti velenosi, che Toppi rende con estrema perizia e inarrivabile efficacia.
Dice Sergio Bonelli: “Questo albo è una rivincita su mio padre, che quando metteva i seminole dentro Tex non aveva idea di che aspetto avessero. Erano ritratti con acconciature piene di penne e piume, come i pellirosse delle Grandi pianure, e io non potevo neanche smentirlo perché su di loro non c’erano libri. Invece Toppi ha fatto i veri seminole, dai tratti un po’ asiatici, come erano in realtà”.

 

 

 

N. 18 – “L’uomo del Tanganika” di Attilio Micheluzzi

All’inizio della Prima guerra mondiale, il pilota americano Ian Fermanagh è incaricato dagli inglesi di individuare un’inafferrabile incrociatore tedesco nascosto tra le paludi africane: il Konigsberg, che costituiva una spina nel fianco per l’esercito britannico. Il viaggio che si svolge prima sul suo idrovolante e poi a piedi tra le paludi dell’attuale Tanzania, superando vari pericoli, non attraversa solo lo spazio fisico, ma anche quello interiore, poiché dopo aver trovato l’incrociatore ed essere stato trattato dai suoi occupanti con umanità e fiducia scoprirà che i suoi propositi ostili verso di loro sono cambiati. A disegnarlo è Attilio Micheluzzi.

 

M

 

N. 19 – “L’uomo delle nevi” di Alfredo Castelli e Milo Manara

Fumetto magico ed esoterico ambientato sulle vette himalayane disegnato da un Milo Manara ancora non completamente padrone del suo segno e scritto da un Alfredo Castelli ancora molto legato ai moduli e agli stilemi del Corriere dei Ragazzi. L’accoppiata non si ripeterà.

 

M

 

N. 20 – “L’uomo della Somalia” di Hugo Pratt

Hugo Pratt ci prende gusto e sforna un’altra opera magistrale. Con “L’uomo della Somalia” ripropone ancora una volta i suoi legami con il Corno d’Africa frequentato da ragazzo, con la sua magia e i suoi misteri.
La pattuglia del tenente Abel Robinson si inoltra nel deserto somalo all’inseguimento di una banda di ribelli, quando una tempesta di sabbia lo separa dai suoi uomini per trasportarlo in un’altra dimensione.

 

U

 

N. 21 – “L’uomo di Harlem” di Guido Crepax

Settimo capolavoro della serie, stavolta firmato dal papà di Valentina che trova nella collana Un uomo un’avventura il luogo giusto per dare il meglio di se stesso. Questa dolorosa storia d’amore tra un musicista nero e una prostituta bianca è uno degli albi più fascinosi dell’intera collana e anche una tra le cose più belle di Guido Crepax in assoluto.
Per Sergio Bonelli: “Dei due che ha realizzato, a me piace di più L’uomo di Harlem, quello sul jazz, anche perché dell’altro, L’uomo di Pskov, conosco poco l’argomento. È stato difficilissimo convincerlo perché a lui non interessava fare cose di genere avventuroso, storie colonialiste. Insomma, avventura vecchio stile come piaceva a me e a Battaglia, tanto per fare un esempio”.

 

H

 

N. 22 – “L’uomo del New England” di Dino Battaglia

Ottima performance di Dino Battaglia, visivamente impressionante nella resa immaginifica attraverso giochi di luci e ombre degli splendidi paesaggi lussureggianti del New England, la regione nel nord-est degli Stati Uniti. Maestosi e torvi indiani nascosti nelle foreste costituiscono una costante minaccia per chi si avventura in questa terra selvaggia e inesplorata.
Così commentava Hugo Pratt: “Poche volte mi sono commosso di fronte a rievocazioni di indiani del Settecento. Anzi, due sole volte. La prima, leggendo due quartine della poesia Ticonderoga di Robert Louis Stevenson. La seconda, guardando le tavole di Dino Battaglia”.
Battaglia, con sconcertante modestia, rivelò di aver copiato gli indiani da quelli di “Wheeling” di Hugo Pratt.

 

B

 

N. 23 – “L’uomo del Bengala” di Gino D’Antonio e Guido Buzzelli

Storia splendidamente disegnata dal grande Guido Buzzelli, ambientata in un’India misteriosa e magica, caratterizzata da protagonisti amorali e antipatici che alla fine pagheranno per le loro colpe. Unico sentimento positivo è la passione per la vedova salvata dal rogo che travolge l’affarista inglese Raven.

 

B

 

N. 24 – “L’uomo di Canudos” di Jô Oliveira

La cittadina di Canudos, nell’Alto sertão (deserto) dello stato brasiliano di Bahia, è nota per una guerra avvenuta alla fine del 1800, diventata simbolo di lotta e resistenza degli oppressi.
Sergio Bonelli ricorda: “E invece io, che vivevo il momento magico di innamoramento per il Brasile, ho voluto collaborare con il brasiliano Jô Oliveira, che aveva già pubblicato su Linus. Non mi è parso vero di fare con lui L’uomo di Canudos, che riprende quei libretti da quattro soldi chiamati dai brasiliani letteratura di cordel, libretti piccolissimi come quelli fatti per la Chiesa. Nelle fiere del Nordest li appendono a un filo con le mollette e gli argomenti trattati riguardano generalmente il viaggio di Lampião all’inferno oppure la sua discesa dal Paradiso… Cose così, insomma. Oliveira realizzava disegni che sembravano un po’ delle xilografie, quindi mi era piaciuta l’idea di inserire nella serie un brasiliano che propone una vicenda davvero brasiliana”.

 

C

 

N. 25 – “L’uomo di Cuba” di Fernando Fernandez

Con uno stile molto classico, lo spagnolo Fernando Fernandez dà vita a una storia d’amore e di sangue nella Cuba di fine Ottocento. Quando la grande isola caraibica fu teatro di una insurrezione che mobilitò la popolazione delle città e delle campagne nella lotta per l’indipendenza dal governo centrale spagnolo.

 

F

 

N. 26 – “L’uomo del Khyber” di Attilio Micheluzzi

È un Micheluzzi all’apice della sua arte e uno degli autori più colti del nostro fumetto, quello che realizza questo racconto in cui storia e avventura si fondono perfettamente, ambientato nell’Afghanistan ai tempi dell’incerta dominazione britannica.
Originale nella narrazione, con punti di vista sempre diversi, Micheluzzi sintetizza l’abbondante documentazione storica in uno storytelling agile e nervoso. Altrettanto riuscita la resa grafica, fatta di tratteggi intricati e sfondi con neri drammatici.

 

M

 

N. 27 – “L’uomo delle Filippine” di Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo

La coppia di Ken Parker, Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo, realizza, senza crederci fino in fondo, questa avventura sulla lotta per l’indipendenza delle Filippine dalla dominazione americana che si era sostituita a quella spagnola sul finire del’Ottocento.
Sergio Bonelli: “Mi ricordo che in quel caso avevo quasi imposto L’Uomo delle Filippine come un mio capriccio, perché io sono particolarmente affezionato a La gloriosa avventura con Gary Cooper, un film che avevo visto al cinema a sette-otto anni e che mi era sembrato il massimo della vita. Mi ricordo anche di aver dato a Berardi e Milazzo dei libri, perché loro non erano tanto convinti”.

 

M

 

N. 28 – “L’uomo del Grande Nord” di Hugo Pratt

Ennesimo episodio riuscito di Pratt con la creazione dell’affascinante personaggio di Gesuita Joe, il meticcio franco-canadese Joseph Montour Riel, discendente del Louis Riel che guidò la resistenza dei meticci indiani nel Canada sul finire dell’Ottocento.
Splendida la sequenza introduttiva con le prime tredici pagine completamente mute, in aperta e affettuosa polemica con Sergio Bonelli che lo rimproverava per i dialoghi scarni.

 

UN UOMO UN'AVVENTURA, LA BONELLI DEI GRANDI AUTORI

 

N. 29 – “L’uomo del Giappone” di Robert Gigi

In un Giappone del Seicento viene raccontata la storia di Ugaki, un samurai che cerca vendetta per aver perso il suo daimyo, ovvero il signore da cui dipendeva. Robert Gigi, autore francese raffinato, fa muovere il personaggio tra malvagi giapponesi, samurai cristiani, intolleranti shogun e villaggi abbandonati. Graficamente lo stile è conservatore e poco innovativo.
Bonelli ricorda che: “Anche Robert Gigi, l’autore francese, mi ha rifilato una storia che aveva già pronta, limitandosi ad allungarla di qualche pagina”.

 

UN UOMO UN'AVVENTURA, LA BONELLI DEI GRANDI AUTORI

 

N. 30 “L’uomo di Rangoon” di Gino D’Antonio e Ferdinando Tacconi

La coppia Tacconi-D’Antonio torna in una storia ricca di duelli aerei. Qui Tacconi raffigura gli scontri tra i micidiali Zero giapponesi e la squadriglia delle Tigri volanti, ovvero il 1st American Volunteer Group: una squadriglia inviata dagli Stati Uniti in aiuto dei cinesi contro il Giappone invasore durante la Seconda guerra mondiale.

UN UOMO UN'AVVENTURA, LA BONELLI DEI GRANDI AUTORI

 

 

5 commenti

  1. Scommetterei le mie tavole originali de L’Uomo di Pinerolo di Bonvi – inedito – che il preferito di Pensaurus , il suo guilty pleasure – è l’albo del dinamico duo Castelli/Alesssandrini che ammetto piace tanto anche a me perché : 1) ci sono i Secret Six , american legend, naturalmente declinati in modo diverso da come ha fatto e fa la DC Comics 2) Alessandrini ha un tratto grezzo , ancora molto prattiano , ma vivo e nervoso 3) Castelli scrive con brio

    Ho un debole anche per l’albo con il Galep del crepuscolo – bello anche l’omaggio alla maschera del grande attore Richard Widmark.
    Bella collana.

  2. Ecco, nemmeno stavolta ho capito se L’Uomo del Giappone era materiale inedito ispirato ad altro materiale di Gigi o semplicemente una versione rimontata dei due volumi del suo Ugaki. “E comprati gli Albi Orient Express così verifichi!” direte voi, ma quel volume della Bonelli lo lessi da ragazzino (in contemporanea con La Grande Avventura dei Fumetti della DeAgostini dove guarda caso nell’enciclopedia veniva citato un personaggio di Gigi di nome Ugaki) e non potrei comunque fare un confronto.

    • Ugaki era stato pubblicato in Italia dalla rivista Sorry. Penso proprio che fosse paro paro quello pubblicato da “Un uomo un’avventura”.

  3. Un suggerimento per SBE che so attenta a questo blog sia , come ho già scritto, perché pensa di poter contare nuovamente sul lavoro di Pensaurus sia perché può captare la direzione ed il verso del fumetto mainstream e non solo: spillati di grande formato come lo SBEllico Pilot con disegni di autori non propriamente SBEllici – anche in questi gg di Batawap Rincione, Nicolò Pellizzon, AkaB, Marco Galli etc – che raccontino l’avventura in grandi tavole senza tante dida e con zero nuvolette di pensiero. Non + 48/64 tavole. Disegni di Rossano Piccioni, Paolo Castaldi, Sara Colaone etc. In b/n per contenere i costi. Mi rendo conto che Piccioni ama gli acquerelli e Castaldi la tricromia e la Colaone anche il colore, ma pazienza. Mm

  4. Ugaki è stato pubblicato in Italia dalla rivista Sorry.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati con *

Dichiaro di aver letto l'Informativa Privacy resa ai sensi del D.lgs 196/2003 e del GDPR 679/2016 e acconsento al trattamento dei miei dati personali per le finalità espresse nella stessa e di avere almeno 16 anni. Tutti i dati saranno trattati con riservatezza e non divulgati a terzi. Potrò revocare il mio consenso in qualsiasi momento, integralmente o parzialmente, con effetto futuro, ed esercitare i miei diritti mediante notifica a info@giornalepop.it

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*