THE BRAVE AND THE BOLD: IL RITORNO DEI SUPEREROI

Nell’agosto del 1955, la National Comics (futura Dc Comics) pubblica il primo numero del bimestrale antologico a fumetti The Brave and the Bold: “Il coraggioso e l’audace”, due aggettivi dal significato quasi identico.
Sulla copertina leggiamo: “Se sogni di condurre un cocchio sferragliante, se desideri esplorare mari sconosciuti, se sei pronto a impugnare una spada per proteggere un segreto straordinario, allora il Gladiatore d’Oro, il Principe Vichingo e il Cavaliere Silente ti invitano a unirti a loro in appassionanti avventure come membro di… The Brave and the Bold!”.
The Brave and the Bold n. 1 è una fuga verso l’avventura storica di stampo ottocentesco, alla Alexandre Dumas, resasi necessaria con l’introduzione, proprio in quell’anno, delle severe norme del Comics Code: gli albi senza il simbolo a forma di francobollo bianco non sarebbero più stati gestiti dai distributori timorosi delle proteste popolari contro i fumetti violenti.
Ecco allora i racconti di cappa e spada, dove le avventure sono ambientate in tempi antichi che richiamano ad alcuni kolossal di Hollywood di quegli anni. Questi eroi vecchio stampo hanno il cuore puro e i loro amici sono assolutamente fidati, mentre i cattivi sono ingegnosi ma comunque destinati alla sconfitta certa. Quanto alle damigelle, sono sempre in pericolo.
Il Cavaliere Silente
Dal numero delle copertine a lui dedicate si direbbe che il Cavaliere Silente (The Silent Knight) all’inizio sia considerato, fra i tre, il personaggio su cui puntare maggiormente. Compreso il n. 1, appare in undici delle prime quindici copertine e di nuovo nei numeri 18 e 20.
Il Cavaliere Silente è certamente tra i fumetti più interessanti del fiacco periodo fumettistico in cui compare. Nella Camelot di re Artù, come Prince Valiant di Hal Foster, dove abbondano mantelli colorati e armature scrintillanti, vengono narrate le avventure del giovane principe Brian Kent contro il perfido Sir Oswald. Per aiutare gli oppressi, il giovane Brian decide di battersi celando l’identità sotto un un elmo rosso.
Con l’aiuto del suo fidato cavallo e del suo falco, Brian ha la meglio su briganti e scagnozzi di Oswald, combattendo a volte a fianco dei cavalieri della Tavola Rotonda.
La serie del Cavaliere Silente finisce con il numero 22, non ottenendo il successo sperato (un periodo abbastanza lungo, comunque, trattandosi di un bimestrale).
L’ambientazione arturiana è stata anticipata nel maggio del 1955 dal Cavaliere Nero (Black Knight) di Stan Lee e John Maneely pubblicato dalla Atlas/Marvel: dati i pochi mesi di differenza si è trattata sicuramente solo di una coincidenza.
Il Cavaliere Silente è disegnato con perizia e attenzione ai dettagli da Irv Novick (che negli anni sessanta disegnerà Batman), mentre le storie di Robert Kanigher (che diverrà famoso per il Sergente Rock) soffrono di una certa ripetitività.
Il Principe Vichingo
Il Principe Vichingo (The Viking Prince) è probabilmente la serie migliore del primo periodo di The Brave and the Bold. Oltre al primo numero insieme agli altri due personaggi, appare sulla copertina del 2, non si rivede fino alla copertina del 16, dopo di che rimane su tutte le cover fino al 25, a eccezione dei numeri 18 e 20. Nel complesso, il Principe Vichingo appare un numero di volte maggiore rispetto agli altri due personaggi.
Bob Haney, lo sceneggiatore della serie, è piuttosto tradizionalista come impostazione, ma non difetta in creatività: costruisce avventure varie e avvincenti, con storie dinamiche e ricche di colpi di scena. Che si tratti di combattere contro i pirati, di tirare di scherma o affrontare draghi e valchirie, la tensione nelle storie del Principe Vichingo non viene mai meno. E che dire dell’autore dei disegni: il grande Joe Kubert? Lo stile di Kubert è stilizzato e allo stesso tempo realistico. I suoi personaggi sono muscolosi e le sue donne formose, riuscendo comunque a evitare gli strali della censura sulle forme femminili. Anche se, rispetto a suoi lavori più innovativi precedenti, qui Kubert adotta uno stile adatto ai bambini che non gli consente di osare troppo.
I fan dei fumetti bellici sostengono che il miglior lavoro di Kubert sia il Sergente Rock. I fan dei supereroi sostengono sia Hawkman. I lettori italiani ricordano il suo Tarzan pubblicato dalla Cenisio o il più recente “Texone” per la Bonelli. Joe Kubert è diventato una leggenda in diversi i generi, e dovrebbe essere considerato anche per la serie medievale in 24 episodi del Principe Vichingo.
Tralasciando il Gladiatore d’Oro (The Golden Gladiator) di France Herron e Russ Heath, del quale sono stati pubblicati solo cinque episodi, arriviamo nel 1959, quando si decide di portare dei radicali cambiamenti a questo bimestrale dal successo un po’ stentato: dal passato si arriva al presente. Inoltre, ora ogni albo contiene un solo personaggio, che in genere dopo brevi run, per vedere se meritano un albo tutto per loro, viene alternato ad altri.
Suicide Squad
Al cinema i film di cappa e spada hanno lasciato il posto ai film sui mostri atomici in stile Godzilla, e allora la National inizia a puntare sulla fantascienza, con albi come Challengers of the Unknown di Jack Kirby o dedicati a storie autoconclusive.
I variopinti eroi del passato lasciano il posto, dal numero 25 del settembre 1959, alla Squadra Suicida (Suicide Squad).
La prima squadra è composta dal colonnello Rick Flagg, che ne è al comando, oltre che dal fisico nucleare Jess Bright, dall’astronomo-astrofisico Dottor Evans e da Karin Davies, medico. Ovviamente tutti e tre i personaggi maschi sono innamorati della bella dottoressina. Si chiama Squadra Suicida per i “pericoli fantastici che affronta senza esitazioni con coraggio supremo e metodi unici”, tanto per restare agli strilli di copertina.
La Suicide Squad è la versione meno immaginifica di Robert Kanigher dei Challengers of the Unknown, con i disegni di Ross Andru e Mike Esposito (negli anni settanta disegnatori di Spider-Man). Le storie sono incentrate su alieni misteriosi, mostri orrendi e animali giganteschi di varia natura. Le trame appaiono piuttosto ingenue in rapporto ai disegni non infantili: Kanigher avrà tempo per rifarsi abbondantemente con i fumetti bellici disegnati da Kubert, qui è ancora condizionato dalla sua lunga run su Wonder Woman.
Dagli anni sessanta a questa squadra ne seguiranno delle altre formate da supercriminali, con storie di genere più spionistico che fantascientifico. Come sarà anche Squadra Suicida, la sua recente versione cinematografica.
Justice League of America
Nessun albo di The Brave and the Bold avrebbe mai eguagliato il successo dei numeri n. 28, 29 e 30, con le prime tre avventure della Justice League of America. Nel 1940 era già stato creato un gruppo, chiamato Justice Society of America, ma dopo un decennio è scomparso insieme alla maggioranza dei supereroi, soprattutto a causa della nuova moda dei fumetti horror. L’arrivo della Justice League segna il ritorno al successo di questo genere di fumetti, rafforzato nel 1961 dai Fantastici Quattro della Marvel.
Wonder Woman, Flash, Lanterna Verde, Aquaman e Martian Manhunter si uniscono per combattere il male grazie a Gardner Fox, per i testi, e Mike Sekowsky i disegni.
Il ruolo di editor di The Brave and the Bold è appena stato affidato a Julius Schwartz, già agente letterario di Alfred Bester, Robert Bloch, Ray Bradbury e H.P. Lovecraft, e uomo di punta della Dc fino al 1986. A lui si deve la riproposizione aggiornata dei supereroi della Golden Age come Flash e Lanterna Verde. Della versione aggiornata della Justice Society of America, gruppo creato anch’esso da Gardner Fox, il nome venne leggermente modificato per renderlo “più eccitante”, dato che il termine society potrebbe farlo sembrare un club di gentlemen che si riunisce per un tè.
Mike Sekowsky in seguito ha disegnato eccellenti storie di Lanterna Verde e di Wonder Woman, ma i suoi disegni nel primo anno della Jla sono ancora piuttosto grezzi. Le figure sono rigide, goffe e con poca vita. Sono i testi a decretarne il successo: le vicende di questi tre numeri oggi fanno parte dei miti costitutivi della Dc Comics.
Hawkman
Visto il grande successo della Jla, l’editor Julius Schwartz decide di calare il poker riesumando un quarto personaggio dalla Golden Age: Hawkman (conosciuto in Italia anche come Falco).
Il nuovo Hawkman debutta nella Silver Age in The Brave and the Bold n. 34 del marzo 1961. Le storie sono scritte dal solito Gardner Fox, mentre le matite sono di Joe Kubert.
Hawkman torna nei numeri n. 35 e 36, e più tardi n. 42, 43 e 44. L’Hawkman originale era apparso ventuno anni prima in Flash Comics n. 1, del gennaio 1940, condividendo l’albo con il Flash originale per oltre 100 numeri lungo tutto il decennio.
Il primo Hawkman non ha mai avuto un proprio albo, sebbene appaia anche in tutte le avventure della Justice Society, nel comic book intitolato All-Star Comics. Il nuovo Hawkman mantiene il nome di Carter Hall degli anni quaranta, ma il suo vero nome è adesso Katar Hol, essendo un abitante del pianeta Thanagar del sistema stellare Polaris. Lui e la moglie Shayera sono agenti di polizia di Thanagar e il costume da falco è la loro divisa ufficiale. A differenza di Flash e Green Lantern, il costume del nuovo Hawkman cambia poco rispetto all’originale.
Fino a quel momento il lavoro di Joe Kubert su Viking Prince è stato il migliore per i disegni tra le serie apparse su The Brave and the Bold. E solo Kubert poteva superare se stesso: in Hawkman porta una ventata di realismo, dove le persone comuni sembrano vere e i cattivi sembrano reali. I muscoli di Hawkman sembrano duri come l’acciaio e Hawkgirl (Alata in Italia) è bellissima con quei capelli rossi.
Con Hawkman, Kubert raggiunge uno dei suoi apici. Il Ladro d’Ombra, episodio del n. 36, ha il pizzetto alla moschettiera; il Maestro della Materia sul n. 35 la barbetta all’egiziana; il commissario di polizia ha i baffi folti e spessi, e tutti sono diversi tra loro.
I dettagli del disegno, che così tanto contribuiscono alla caratterizzazione dei personaggi secondari sono fenomenali: come Kubert riesca a farlo con le scadenze pressanti di allora rimane un mistero.
Con il numero 50 del novembre 1963, The Brave and the Bold diventa un albo di team-up, presentando sempre due (o più) supereroi insieme: ora che il genere è stato rilanciato, non mancano i personaggi da utilizzare. I team-up continueranno per tutti i venti anni rimanenti della vita editoriale dell’albo.
Se non altro, con i team-up, il nome della testata, che allude a una coppia di personaggi, inizia ad avere senso per la prima volta.
Teen Titans
Sul numero 54 si incontrano Robin, Kid Flash, e Aqualad nella storia “1.001 Dooms of Mr. Twister”, sceneggiata da Bob Haney e disegnata da Bruno Premani (il quale in precedenza aveva lavorato nei fumetti della natia Italia e in seguito si trasferirà in Argentina). I tre supereroi rappresentano la base per la formazione di un nuovo gruppo: I giovani titani. I futuri Teen Titans si uniscono per combattere Mr. Twister, il malvagio tiranno della piccola cittadina di Hatton Corners.
I fan chiedevano a gran voce una “Junior” Justice League e la ottengono con questa prima apparizione dei Teen Titans, sebbene ancora non siano chiamati con questo nome. Questa storia rappresenta un altro trionfo per The Brave and the Bold.
Con il numero 60, nell’episodio “The Astounding Separated Man” il gruppo, al quale si aggiunge Wonder Girl, ha finalmente il nome di Teen titans.
The Spectre
Il personaggio di The Spectre (Lo Spettro) debutta nell’albo More Fun Comics n. 52 del febbraio 1940, quando il poliziotto in stile hardboiled Jim Corrigan, mentre è con la fidanzata Clarice alla loro festa di fidanzamento, viene rapito da teppisti che lo infilano in una botte piena di cemento e poi lo lanciano in acqua. Tuttavia la sua anima viene rifiutata dall’aldilà e inviata di nuovo sulla Terra per eliminare il male, guidata da un’entità presumibilmente divina chiamata “La Voce”.
Julius Schwartz rianima lo Spettro su Showcase n. 60 del febbraio 1966, affidando le storie al solito Gardner Fox e i disegni a Murphy Anderson (apprezzato soprattutto per le sue chine sul Superman di Curt Swan).
L’anno dopo troviamo The Spectre in un team-up con Flash, su The Brave and the Bold n. 72 del luglio 1967, in una storia scritta da Bob Haney e disegnata da Carmine Infantino (dallo stesso anno nuovo direttore generale della Dc). Il personaggio esordisce in un albo tutto suo a dicembre.
Deadman
La Dc si accorge che i team up con Batman vendono molto di più degli altri, di conseguenza The Brave and the Bold diventa un albo che ospita solo team up con l’Uomo Pipistrello.
Sul numero 79 del settembre 1968, Batman agisce in coppia con Deadman, un personaggio creato da Arnold Drake e Carmine Infantino sulle pagine di Strange Adventures n. 205, dell’ottobre 1967. I disegni passano poi nelle mani di Neal Adams, fino al n. 216 del febbraio 1969.
Anche la storia del n. 79 di The Brave and the Bold è disegnata da Neal Adams, e scritta da Bob Haney. Fa parte integrante del ciclo narrativo che esce su Strange Adventures. Deadman aiuta Batman a identificare “The King”, il leader del sindacato del crimine di Gotham. In cambio, Batman cerca di aiutare Deadman nella ricerca del suo assassino: The Hook (essendo, con poca fantasia, anche il recente Deadman un “morto vivente” come The Spectre).
In pratica, The Brave and the Bold è diventato un albo che, con l’aiuto della presenza di Batman, deve soprattutto trainare le vendite delle serie minori.
Gli anni settanta di Brave and the Bold
I primi anni settanta alla Dc sono caratterizzati dal grande attivismo di Jack Kirby nel creare nuovi personaggi. Come Etrigan il demone, apparso per la prima volta in The Demon n. 1, dell’agosto 1972. Kirby crea Demon quando le sue serie del quarto mondo, New Gods in testa, vengono cancellati per scarse vendite. Kirby non è interessato ai fumetti horror, crea Etrigan su richiesta della Dc, dato che in quegli anni sta tornando di moda l’horror.
Demon ha un team-up con Batman sul numero 109 di The Brave and the Bold, nel novembre del 1973 in una storia di Bob Haney disegnata da Jim Aparo. Una storia su un marinaio condannato a morte nell’Ottocento che torna a perseguitare Gotham uccidendo i marinai che incontra sul suo cammino.
Altro personaggio creato da Jack Kirby, Mister Miracle, esce nell’aprile del 1971. Il personaggio è ispirato dalla precedente carriera da illusionista dell’autore di fumetti Jim Steranko, amico di Kirby, mentre la copratogonista Big Barda è basata sulla relazione di Kirby con sua moglie Roz. Mister Miracle si unisce a Batman sul n. 112 di The Brave and the Bold, del maggio 1974, nella storia intitolata “La fuga impossibile“.
Indagando su alcune frodi ai musei, Batman è alla ricerca della tomba di Atun. Mister Miracle sta facendo lo stesso: i due troveranno il segreto della vita eterna o saranno intrappolati per sempre nella tomba?
Per concludere la rassegna dei personaggi kirbyani, Kamandi, nonostante sia ambientato nel futuro, non riesce a schivare un team-up con Batman. Sul n. 120 di The Brave and the Bold del luglio 1975, nella storia “Questo mondo è mio” di Bob Haney e Jim Aparo, Batman appare nel futuro, nell’epoca successiva al Grande Disastro, dove finisce per diventare il protettore di un gruppo di umani nascosti nel Monte Rushmore. A un certo punto compare sulla scena Kamandi, inseguito da un branco di gorilla e di orsi…
Numero 200: cala il sipario
Con il numero 200 del luglio 1983 si conclude la lunga avventura di The Brave and the Bold con il team-up di Batman e… se stesso! Ai testi Mike Barr e ai disegni l’emergente Dave Gibbons (autore, con Alan Moore, di Watchmen).
The Brave and the Bold ci ha portati dal regno di Camelot all’inferno di The Demon, dai pianeti Rann a Oa e in tutti i punti intermedi. Abbiamo visto cavalieri e dittatori, vichinghi e terroristi, semplici cittadini e superuomini, poliziotti e squilibrati. Con la chiusura di The Brave and the Bold si conclude anche l’era dei team-up.
Marvel Two-in-One della Marvel, con le storie in coppia della Cosa, era stato cancellato un mese prima con il numero 100 (giugno 1983). Marvel Team-Up, con l’Uomo Ragno, sarà cancellato nel febbraio 1985 dopo 150 numeri e Dc comics Presents, con Superman, lo sarà il settembre 1986 con il numero 97.
Comunque la storia non giudicherà Brave and the Bold per il lungo periodo dei team-up, il meglio di questo albo è contenuto nei primi 50 numeri: quelli del Principe Vichingo e, soprattutto, quelli che hanno segnato il ritorno dei superoeroi e l’inizio della Silver Age, con la Justice League.