CONTAMINAZIONI FRA TASCABILI EROTICI E CINEMA
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I tascabili erotici, un fenomeno editoriale iniziato a metà anni sessanta, hanno rappresentato una novità nel mercato del fumetto italiano, fino a quel momento indirizzato soltanto ai bambini. Hanno anche permesso un certo svecchiamento stilistico, dando spazio a numerosi autori spesso più moderni della media.
Nel 1964 esce il film storico-avventuroso Angelica (Angélique, Marquise des Anges) diretto da Bernard Borderie, tratto dal romanzo Angelica, la marchesa degli Angeli, scritto da Anne e Serge Golon nel 1957. Interpretato da Michèle Mercier e Giuliano Gemma, il film diventa subito un successo europeo a cui seguono altri episodi.
La protagonista strega il pubblico con la sua sensualità e la sua carica anticonformista e ribelle ispirata a Brigitte Bardot.
Da questo film prendono spunto, nel 1966, gli sceneggiatori/editori della Erregi Renzo Barbieri e Giorgio Cavedon per creare la serie a fumetti di Isabella, “la duchessa dei diavoli”, capostipite dei tascabili esplicitamente erotici italiani. L’albo uscirà fino al 1976, quando le eroine sexy in costume passano di moda.
Come apripista c’erano stati, nel 1964, Kriminal e Satanik di Max Bunker e Magnus, con le splendide mutandine di pizzo ricamato realizzate da Magnus che affascinano una intera generazione. E nel 1966, un paio di mesi prima di Isabella, i due lanciano Gesebel, eroina fantascientifica ispirata al fumetto francese di Barbarella, ma il personaggio non ha successo, forse anche per il colore che fa salire il prezzo di copertina.
Sandro Angiolini, indimenticato disegnatore di Isabella, osa più di tutti. Negli anni sessanta, in Italia l’erotismo dei fumetti è ancora molto soft e velato, però costituisce già un sottofondo onnipresente nelle avventure della nostre eroina, benché i capezzoli delle donne che appaiono nel fumetto debbano essere cancellati per evitare denunce contro il pudore da parte di magistrati zelanti.
Il sesso è il protagonista incontrastato di Isabella e dei successivi tascabili erotici. Viene sviscerato nelle sue più diverse sfaccettature: dall’orgiastico al sadomasochistico, dall’incestuoso al romantico, dal lesbo al bisex. Se il fumetto fa da apripista in questa rivoluzione sessuale all’italiana, il cinema lo segue a ruota.
I primi film esplicitamente erotici di produzione italiana cominciano a uscire alla fine degli anni sessanta. Esordisce, nel genere, un’attrice che negli anni turberà sempre di più i sogni di milioni di italiani: Laura Antonelli.
La rivoluzione sessuale (1968) del regista Riccardo Ghione si ispira vagamente alle teorie dello psicoanalista Wilhelm Reich. Cavalcando la voglia di cambiamento che c’è nell’aria, tra beat e contestazione, il film propone il libero amore per uscire dalle costrizioni imposte dalla società.
Sempre nel 1968, Osvaldo Civirani, regista con alle spalle qualche western e un paio di peplum, stende la sceneggiatura del film Lucrezia Borgia l’amante del diavolo. In questo film erotico in costume racconta, in maniera approssimativa e abbastanza infedele dal punto di vista storico, la vita della famigerata Lucrezia Borgia.
A svestire i panni della futura duchessa d’Este viene chiamata Olga Schoberová, bellissima attrice cecoslovacca dal fisico mozzafiato e dai lunghi capelli biondi, ma del tutto priva di capacità recitative.
Questa rappresentazione di un rinascimento scollacciato e trasgressivo colpisce Renzo Barbieri, che, anche per approfittare del traino pubblicitario procurato dal film, fa uscire il tascabile Lucrezia, dedicato alle avventure della figlia di un papa ricordata per la sua supposta attitudine al veneficio.
Le vicende storiche nel fumetto vengono molto romanzate, accentuando ovviamente la componente erotica. Ai lettori viene offerta una dark lady del cinquecento sensuale e senza scrupoli, fredda e calcolatrice, crudele e risoluta. La serie, che dura fino al 1974, viene disegnata dallo Studio Rosi, Alessandro Chiarolla e Gino Sorgini.
Lucrezia Borgia non è l’unico personaggio storico della Erregi: dal 1966 al 1973 escono le avventure di Messalina, la moglie dell’imperatore Claudio passata alla storia per la sua “dissolutezza”, sulla quale Carmine Gallone aveva girato un film nel 1951.
Nel 1969 esordisce nel cinema un’altra icona sexy: Edwige Fenech. L’attrice buca lo schermo in Top sensation (1969) di Ottavio Alessi, un apologo “anti-borghese” che riesce a coniugare la parte erotica con il genere thriller.
Ancora nel 1969 il popolare regista Bruno Corbucci realizza la versione cinematografica del fumetto di Isabella, che nel frattempo è diventato popolarissimo, letto anche dalle fidanzate del suo pubblico maschile.
La sceneggiatura è curata dallo stesso Giorgio Cavedon, che prosegue le storie a fumetti da solo dopo la collaborazione con Renzo Barbieri. Infatti il film è abbastanza fedele alle vicende del fumetto, condensando alcuni dei primi episodi con gli scontri tra Isabella e il perfido Barone Eric Von Nutter.
Sempre come il fumetto, il film è ricco di colpi di scena e intrighi. Purtroppo l’attrice che la impersona, Brigitte Skay, essendo poco portata per la recitazione non riesce a trasmettere alcuna carica erotica deludendo il pubblico delle sale cinematografiche.
Alla fine degli anni sessanta i tascabili erotici, dopo un avvio stentato, raggiungono il successo e altre serie delle edizioni Erregi invadono le edicole. Tra quelle uscite nel 1969 c’è Terror, una testata con episodi autoconclusivi senza personaggio fisso che mescola con disinvoltura eros e thanatos in storie macabre che lasciano un senso di sottile disagio. L’ispirazione viene da fatti di cronaca contemporanei, come da antiche leggende. Persino con spunti tratti dai Vangeli, come la decapitazione di Giovanni Battista per volere della principessa Salomè.
Una curiosità: tra i vari disegnatori c’è anche Vicente Segrelles, che in seguito diventerà celebre per la serie de Il Mercenario.
Con Terror inizia la tendenza dei tascabili erotici dedicati a storie senza personaggio fisso, che nel decennio successivo diventeranno numerosi.
Nello stesso periodo il filone erotico-horror si afferma anche nelle produzioni cinematografiche. Del 1969 è il film Contronatura, diretto da Antonio Margheriti, tratto liberamente dal racconto di Dino Buzzati “Eppure bussano alla porta”, pubblicato nella raccolta “La boutique del mistero”. La visione viene vietata ai minori di 18 anni a causa delle sequenze erotiche a sfondo masochista e lesbico.
Nel 1971, Giorgio Cavedon e Rubino Ventura (Giuseppe Pederiali) creano con il disegnatore Leone Frollo un’altra eroina sexy destinata a finire nel mito: la lussuriosa e diabolica Lucifera.
I primi 15 numeri della serie sono considerati un cult. Soprattutto dal pubblico francese, che ha tributato alla diavolessa tentatrice un successo ancora maggiore rispetto a quello riscosso in Italia.
Lucifera è ambientata in un medioevo cupo e inquietante, popolato da personaggi torbidi e perversi quali streghe, alchimisti, inquisitori e nani. Tutti in grado di sprigionare una forte sensualità di sicura presa sul lettore.
Il medioevo come luogo di prorompente sessualità viene proposto inizialmente dal film Il Decameron (1971) di Pier Paolo Pasolini, ispirato all’opera di Giovanni Boccaccio. Il medioevo del film di Pasolini è incentrato sulle infinite possibilità di espressione della sessualità. Ambientata in un momento storico lontano nel tempo, assume i contorni di una pienezza carnale e spirituale forse inesistente nella realtà, e finisce per diventare una critica ai pudori della società contemporanea.
Oltre a ispirare alcuni fumetti erotici tascabili, Il Decameron dà il via ai film definiti decamerotici, i primi nei quali le attrici mostrano in maniera prolungata le loro nudità.
Nel corso degli anni settanta si esaurisce sostanzialmente la stagione creativa delle eroine sexy del fumetto, che anche grazie all’influenza del cinema ha prodotto opere interessanti in grado di contribuire allo svecchiamento della società italiana.
Dalla seconda metà degli anni settanta nei tascabili erotici si impongono altre tendenze, dove i personaggi femminili perdono la loro centralità, pur rimanendo sempre presenti fino alla fine di questo genere tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta.
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