SUPERMAN CATTURA HITLER E STALIN

Creato dallo sceneggiatore Jerry Siegel e dal disegnatore Joe Shuster, Superman venne pubblicato per la prima volta nel 1938 dalla casa editrice che prenderà il nome Dc Comics.
Superman aveva poca voglia di affrontare la Germania nazista, che in quegli anni insanguinava l’Europa, e avrebbe preferito che gli americani non partissero per la guerra. Alla fine, costretto dagli avvenimenti, partecipò al conflitto con scarso entusiasmo.
Nel fumetto qui sotto Superman blocca i soldati tedeschi sul confine francese, poi sfreccia a Berlino e, attraverso il tetto, entra nella dimora di Adolf Hitler.
Catturato il führer, Superman si dirige a Mosca per prendere Stalin.
Quindi porta entrambi i dittatori a Ginevra, nel palazzo della Società delle Nazioni (l’Onu dell’epoca).
Ai rappresentanti del mondo, Superman indica i suoi due prigionieri come responsabili degli sconvolgimenti europei che hanno portato alla Seconda guerra mondiale. Nell’ultima vignetta, un giudice della Società delle Nazioni condanna Hitler e Stalin, all’epoca ufficiosamente alleati, per la loro politica aggressiva.
La breve storia “fuori serie” di Superman viene pubblicata il 27 febbraio 1940 su “Look”, un periodico che si ispirava a “Life” (simile, quindi, al nostro vecchio “Epoca” e al tedesco “Stern”).
Lo strillo “Superman cattura Hitler e Stalin” si trova proprio sopra la foto di Rita Hayworth.
Hitler aveva appena invaso la parte occidentale della Polonia, Stalin quella orientale (dopo avere cercato vanamente di conquistare la Finlandia e occupato Estonia, Lettonia e Lituania).
Hitler e Stalin avevano fatto un patto segreto per spartirsi l’Europa Centrorientale, per questo alcuni fumetti americani dell’epoca rappresentano degli eserciti invasori di finzione come un misto di tedeschi e di sovietici: nell’episodio “La Spada Rossa” di Flash Gordon il capo dei militaristi ha un nome russo mentre la sua divisa è uguale a quelle tedesche.
Quando nel 1941 Hitler attacca Stalin, quest’ultimo chiede aiuto alle democrazie occidentali e alla fine della guerra avrà comunque occupato un bel pezzo di Europa Centrale.
Le SS risposero al breve episodio “How Superman would end the war” pubblicato da “Look” nel loro settimanale “Das Schwarze Korps”, il 25 aprile 1940, con un articolo intitolato “Jerry Siegel all’attacco!”.
L’articolo del giornale nazista inizia con un riferimento sprezzante alle origini ebraiche dello sceneggiatore: “… Jerry Siegel, un tizio intellettualmente e fisicamente circonciso che ha il suo quartier generale a New York, è l’inventore di una figura colorata con un aspetto impressionante, un corpo potente, e un costume da bagno rosso che gode della capacità di volare attraverso l’etere”; e conclude in tono moraleggiante: “… Invece di incoraggiare le autentiche virtù, semina odio e sospetto nei cuori dei suoi giovani lettori”.
La foga delle SS contro Jerry Siegel non è molto giustificata, perché Superman è un isolazionista convinto, è cioè contrario alla partecipazione degli Stati Uniti alla Seconda guerra mondiale.
Infatti, nella breve storia pubblicata da “Look”, Superman risolve tutto all’interno della Società delle Nazioni: allo stesso modo oggi chi non vuole intervenire militarmente per fermare una invasione invoca l’intervento diplomatico dell’Onu, ben sapendo che questo organismo non ha alcun potere reale.
Isolazionista non era solo lo sceneggiatore Jerry Siegel, lo erano anche il disegnatore Joe Shuster e l’editore Harry Donenfeld, pur essendo tutti ebrei, quindi appartenenti all’etnia ferocemente perseguitata da Hitler.
Infatti, nel primo e nel secondo numero di “Action Comics” del 1938, il comic book (albo a fumetti) dove era stato pubblicato per la prima volta, Superman se la prende con un senatore che tenta di coinvolgere gli Usa nella guerra solo per vendere armi all’esercito.
Per i pacifisti vendere armi, sia pure agli aggrediti per difendersi dall’aggressore, è abominevole.
Nel parlamento americano dell’epoca si svolgono veramente discussioni di questo genere, dato che Hitler aveva già iniziato a occupare territori europei e il Giappone militarista invadeva la grande ma debole Cina.
Quindi il fumetto prende una netta posizione politica, sostenendo che i politici interventisti non esprimono una loro sincera opinione, ma sono lobbisti dei venditori di armi.
Visto che a parole il senatore vuole combattere, Superman lo porta al fronte per fargli vivere di persona gli orrori della guerra.
Alla fine il senatore si trasforma in un pacifista convinto, come la maggioranza degli americani dell’epoca, i quali pensavano che intervenire in Europa avrebbe solo peggiorato la situazione creando le condizioni per altre guerre.
Naturalmente dopo l’attacco giapponese alla base militare delle Hawaii, gli Stati Uniti sono costretti a rinunciare al neutralismo. Pure Superman, da buon americano, finisce per sostenere la guerra. Le sue avventure al fronte sono poche, ma esempi di copertine “patriottiche” non mancano.
Qui lo vediamo a cavallo di una bomba: Superman anticipa il finale del film “Il dottor Stranamore”!
Pure Goebbels, il ministro della propaganda nazista, ha l’onore di essere strattonato dall’Uomo d’Acciaio.
Naturalmente gli scontri con Superman sono sempre impari.
Tutto questo accade nelle copertine degli albi a fumetti, meno nelle pagine interne, dove di guerra se ne parla poco.
In una storia pubblicata a puntate nelle tavole domenicali dei quotidiani americani avviene una incursione di Superman a Berlino, dove Hitler in persona presenta se stesso e i suoi flaccidi ministri come poco credibili “superuomini ariani”.
Chi la guerra la fa dal primo numero del proprio albo è Capitan America della Marvel, casa editrice che all’epoca si chiamava Timely. Pure i due autori di Capitan America, Joe Simon e Jack Kirby (che in realtà si chiama Jacob Kurtzberg), e l’editore Martin Goodman sono ebrei. Però loro la pensano diversamente dai responsabili di Superman, perché non solo fanno menare Hitler da Capitan America quando gli Stati Uniti sono ancora neutrali, riempiono anche le avventure di supernemici nazisti, a partire dal terribile Teschio Rosso.
Verso la fine della guerra, Alex Schomburg (ebreo pure lui) rappresenta per la prima volta nella copertina di un albo a fumetti un campo di sterminio nazista. Qui gli ebrei vengono infilati vivi nei forni mentre, in realtà, prima venivano uccisi con il gas. Tutte le vittime hanno un numero di riconoscimento, ma non tatuato sul braccio come nella realtà, bensì su un biglietto rosso legato al collo: le notizie sui lager erano ancora confuse e frammentarie.
Il numero di riconoscimento permetteva ai tedeschi di gestire il flusso dei milioni di ebrei grazie agli elaboratori meccanici della Ibm, precursori dei computer. Le schede perforate necessarie alle operazioni, a causa della guerra che aveva tagliato i rapporti con gli Usa, provenivano dalla inconsapevole filiale svedese della Ibm (la Svezia era rimasta neutrale come la Svizzera).
Le vendite di Capitan America scendono parecchio alla fine della Seconda guerra mondiale, a causa dell’identificazione del personaggio con il conflitto, fino alla cessazione delle pubblicazioni.
Nel breve revival del 1954, scritto da Don Rico e disegnato da John Romita, i nuovi nemici sono i sovietici.
Capitan America ritorna negli anni sessanta, diventando rapidamente un personaggio pacifista in sintonia con i tempi. Nel 1972, viene affiancato da un supereroe nero, Falcon. In una storia di Steve Englehart e Sal Buscema combatte il Capitano anticomunista degli anni cinquanta, che si rivela essere un… impostore.
Nel clima della contestazione studentesca non era considerato accettabile che l’antifascista Captain America un tempo avesse combattuto i sovietici.
Nei fumetti si intravede dunque il riflesso del dibattito politico dell’epoca in cui sono stati realizzati. Ieri come oggi.
Vorrei fare alcune puntualizzazioni storiche: innanzitutto bisogna tenere presente che se guardiamo alla vicenda degli Accordi di Monaco, grazie ai quali la Germania poté annettersi la Cecoslovacchia, si vede che per Francia e Inghilterra all’inizio Hitler (come anche Mussolini, Franco e il dittatore rumeno Antonescu) non erano affatto dei “cattivi”, anzi erano visti come una specie di cintura protettiva contro l’avanzata di Stalin e dei bolscevichi. Le cose cambiarono, però, con il trattato Ribbentrop-Molotov (che fra l’altro non era una vera alleanza tra Russia e Germania, ma piuttosto un patto di non aggressione). Improvvisamente i fascisti vengono visti come vicini ai “terribili rossi mangiabambini”. Inoltre è probabile che francesi e inglesi pensavano che l’espansionismo tedesco e italiano sarebbe stato solo verso Oriente e non anche verso Occidente. In fondo il Fuhrer diceva che i paesi dell’Europa dell’Est sarebbero divenuta “le indie tedesche”, una colonia esattamente come quelle che Inghilterra e Francia avevano nel resto del mondo. Non diceva certo di voler sottomettere Amsterdam, Bruxelles o Parigi, oppure di voler bombardare Londra come poi fece.
Il rapporto degli Stati Uniti d’America verso il Terzo Reich è ancora più complesso: sebbene come si dice qui la maggioranza degli americani fino all’attacco a Pearl Harbour non ne voleva sapere dell’ingresso in una guerra che avveniva dell’altro lato dell’Oceano e che forse non li interessava, esistevano anche molti americani che guardavano con simpatia a Hitler: in primis Henry Ford, l’industriale, che era stato autore anche di un libro intitolato “L’ebreo internazionale” in cui sosteneva le stesse tesi antisemite dei nazisti. Quando scoppiò la guerra Ford insieme a Charles Lindberg e altri simpatizzanti del Terzo Reich (pare ci fosse persino Walt Disney, ma su questo ho avuto notizie contrastanti) fondarono un “comitato per la pace” che in realtà sosteneva la stessa tesi di Gladstone, il Primo Ministro inglese al tempo degli Accordi di Monaco: la vera minaccia in Europa non sono nazisti e fascisti ma comunisti. Certo, esistevano anche posizione antitetiche a questa: Woody Guthrie, cantante folk e convinto comunista, ai tempi del Trattato Ribbentrop-Molotov temeva che, con la scusa di combattere Hitler, gli USA potessero invadere l’URSS ed era quindi anti-interventista. Quando invece fu la Germania ad invadere la Russia, cambiò idea e si arruolò addirittura nell’esercito come volontario. Si portò anche dietro la sua chitarra sulla quale scrisse “Questa ammazza i fascisti.”
Dal canto suo Hitler non avrebbe voluto trovarsi come nemici gli americani e forse nemmeno gli inglesi. Un po’ perché gli ariani per lui erano insieme i popoli germanici e quelli anglosassoni, un po’ perché diceva di stimare come il modo in cui gli americani avevano trattato le “razze inferiori”. Alla fine zingari, ebrei e slavi non dovevano essere tanto diversi per il dittatore tedesco dai sioux o dai navajo che i coloni bianchi avevano spazzato via.
Ufficialmente il trattato Ribbentrop-Molotov era un semplice patto di non aggressione, ma negli accordi segreti era prevista una spartizione degli Stati dell’Europa centrale tra russi e tedeschi. Che puntualmente avvenne.
Il patto venne firmato una settimana prima dell’invasione della Polonia il 1 settembre 1939 e sorprese il mondo, tra cui gli stessi italiani. “Ma come, tedeschi e sovietici sono nemici e fanno le alleanze?”. I tedeschi volevano fare la stessa cosa con gli inglesi per spartirsi la Francia. Volevano essere sicuri da est e da nord. Ma era solo questione di tattica. Una alleanza dettata dalla necessità. Il vero nemico dei tedeschi era l’Urss, che Hitler intendeva distruggere. Circa due anni dopo, nel giugno 1941 la Germania invase la Russia. C’è da osservare che ancora oggi, il confine conquistato militarmente dai sovietici con l’aggressione della Polonia sono mantenuti ancora oggi. Nel 1946 compensarono la Polonia con territori tedeschi come contropartita dei territori che i russi avevano conquistato e non volevano restituire al governo legittimo di Varsavia.
La stragrande maggioranza degli americani era antinazista, ma avrebbe voluto sostenere l’Inghilterra senza entrare in guerra.
Caro Paolo,
Hitler era un dittatore sanguinario e i nazisti una banda di criminali, quindi perchè mai inglesi ed americani lo avrebbero dovuto guardare con simpatia? Quandi la Germania nel settembre 1939 invase la Polonia iniziarono subito le esecuzioni di massa di ebrei, dissidenti e resistenti polacchi. Hitler invase la Polonia fingendo di essere aggredito, ben sapendo che il patto di mutua alleanza Polacco/britannico/ francese avrebbe portato alla dichiarazione di guerra da parte di Gran Bretagna e Francia contro la Germania paese aggressore . Sperava forse che i paesi europei avrebbero applaudito alla sua politica di aggressione e di sterminio delle popolazioni dei paesi invasi??
Nemmeno l’Italia fascista dopo l’invasione della cattolicissima Polonia era favorevole a questa svolta e alla prospettiva di dover prendere in futuro parte alla guerra.
Poi sappiamo tutti come si svolsero le cose, con quel buffone megalomane del Duce che bramava estendere l’impero dall’Etiopia al Marocco, senza nemmeno sparare una cannonata, solamente mettendosi al tavole delle trattative dopo la prospettata vittoria della Germania nei confronti di Francia ed Inghilterra.
Dove mai hai letto che Hitler era ben considerato in Europa e in America?’ Era un pazzo sanguinario, un assassino che aveva già in mente fin dal 1923 di sterminare gli ebrei e tutti coloro che per ragioni sue non erano ariani puri.Questo era risaputo anche perchè chiaramente esposto nel suo “Mein Kampf”, la mia lotta, già pronto e stampato fin dall’inizio degli anni venti.
Prospero, tu leggi secondo la mentalità di oggi. Negli anni trenta Hitler era considerato un leader politico, come gli altri. Il concetto di “criminalizzazione” del suo movimento non era nemmeno preso in considerazione. In Germania Hitler era stato regolarmente eletto nel 1933. Inoltre, anche Stalin era considerato in egual maniera. Oggi anche Stalin è considerato un pazzo sanguinario con una sola differenza rispetto a Hitler. Quest’ultimo si è fermato nel 1945. Stalin ha continuato ad ammazzare gente negli anni successivi. Il comunismo ha creato in Russia in 70 anni circa 100 milioni di morti. Nel Mein Kampf non ci sono propositi omicidi. Prima di leggere informati meglio.
Il signor ComixArchive parla di informarsi ma al solito è il meno informato di tutti. Il giornalismo inglese e americano – al netto delle immancabili eccezioni – già nei primi anni ’30 documentava la violenza, il clima terroristico e l’antisemitismo manifesto di Hitler e del suo regime. Sarebbe facile ricordare la pereftta rappresentazione del conflitto di coscienze in “the remain of the day”, ma non faccio riferimento ai romanzi; per quanto riguarda la storia, qui c’è un esempio: https://www.smithsonianmag.com/history/how-journalists-covered-rise-mussolini-hitler-180961407/. Si consideri addirittura che anche l’Italia fascista, alla quale Hitler guardava come un modello (cosa molte volte documentata, e si veda tra l’altro il classico di Deakin “la brutale amicizia”, ebbe inizialmente atteggiamenti di reazione alle mosse naziste. Nel 1934 il primo tentativo di occupazione tedesca dell’Austria fallì anche per la mobilitazione dell’esercito italiano che fu schierato a difesa dell’Austria dopo la denuncia del colpo di stato filo tedesco, prevenendo le mosse dell’esercito tedesco che stava per invadere l’Austria come poi fece nel 1938. Le stesse elezioni del 1933 si svolsero in un clima di violenza, dopo l’incendio del reichstag e dopo il decreto firmato d’urgenza dal presidente Hindenburg che determinò l’incarcerazione senza processo della dirigenza comunista in Germania. Nel 1934 avviene la notte dei lunghi coltelli, con una serie di assassinii compiuti pubblicamente, completamente al di fuori della legge in seno al partito nazista in una lotta interna per il potere. Nel 1938 avviene la notte dei cristalli. Negli anni ’30 il regime Nazista era già pubblicamente criminale e tutti lo sapevano. Qualche giornalista e qualche politico in Gran Bretagna (e almeno un membro della casa reale) possono non essersene preoccupati, ma i crimini erano pubblici e noti.
Ottima analisi di Paolo Motta.
Credo che al di là di qualsiasi analisi storica, la cosa più interessante di questo articolo sia la chiave di accesso ai contenuti : il fumetto, come qualsiasi altra forma di espressione artistica, si fa carico di interpretare i fatti e di essere testimone degli eventi. Non so se ancora oggi questo avvenga e se nei fumetti attuali si trovi il corrispettivo oggettivo di quanto è descritto in questo articolo o se le scelte editoriali siano più inclini ad assecondare le leggi del mercato, visto il calo verticale dell’interesse per la lettura. Sarebbe interessante vedere se e come questo atteggiamento sia cambiato da allora fino ai giorni nostri.
Ma senza l’analisi storica basata su prove documentali e non su saggi scritti da “testimoni” slealmente e volutamente di parte,che attuano in modo consapevole la distorsione della Storia per i loro fini, come è possibile capire quando un fumetto ne è realmente un testimone (dei tempi)? A volte il linguaggio dei comics è occulto, spesso palese: giornali di matrice cattolica come “Il Vittorioso” che è vissuto dal 1937 al 1970 e che io ho avuto la ventura di leggere e rileggere, ha questa caratteristica bifronte, anche quando imperava il Duce, l’uomo che aveva sempre ragione e che quindi non sbagliava mai. Ma anche nel tempo di Pacelli Papa, si avverte nel “Vittorioso” l’eco del suo scontro con l’Azione Cattolica progressista.Mah, discorso di ardua gestione.
“La chiave di accesso ai contenuti”: si intende con questo semplicemente ” la comprensione dei contenuti?”.
L’annientamento delle masse è venuto dopo. Non agli inizi della carriera di questi dittatori, Prospero. Se avessero detto fin dall’inizio che il loro proposito era ammazzare gente innocente, nessuno li avrebbe seguiti. Quanta gente hanno ammazzato i comunisti in Russia in 70 anni? Secondo te se i comunisti avessero rivelato questi propositi in Russia nel 1917 all’apice della rivoluzione la gente li avrebbe seguiti? Solo dopo hanno capito che razza di criminali erano i comunisti russi.
Mah, non saprò mai se quello che ho capito corrisponde al senso del messaggio scritto qui, in questo commentari relativo ai fumetti di Superman riottoso nei confronti dell’entrata in guerra degli USA.Beh, che ci posso fare se Tiziana D’Amico ha altre gatte da pelare e mi lascia a bocca vuota??
Comunque, mi permetto di suggerire alla colta frequentatrice del Pop Giornale di fare pressione sul tenebroso Sauro perché metta in cantiere un untervento su Gianni de Luca e possibilmente sul suo Commissario Spada: si potrebbe discuterne con più competenza, visto l’argomento più attuale perché nel tempo più vicino a noi, che suppongo ce ne siamo abbeverati d fonti eterogenee.Tendo l’orecchio, niente , nemmeno un minimo scricchiolio da parte dell’ex toy boy, ormai avviato verso la triste mete anagrafica della sessantina!!!
Mah?
Va beh, inizio io qui a ciarlare di questo argomento: se negli anni ’60 Gino Tommaselli e Gianluigi Gonano non avessero lavorato gomito a gomito nell’ambito di quanto prodotto e poi proposto dalla rivista di fantascienza”Gamma”, ebbene’, in quel caso non sarebbe mai nato il personaggio fumettistico de il Commissario Spada.
Oppure sarebbe nato ugualmente, poiché Tommaselli e Gonano erano – non saprei dire in quale modo imparentati – e quindi si frequentavano ed erano amici.
La leggenda vuole che poi Gonano si trasferisca a Parigi e ispirato dall’atmosfera dall’aura multiculturale della città delle luci, inizi a scrivere racconti di fantascienza: per la rivista prima citata denominata “Gamma” Qualcuno mi ha bisbigliato di si. Mah??
Comunque, sia stato quello che sia stato, Gonano verso la fine del 1969 viene chiamato dalla redazione de “Il Giornalino” della quale Gino Tommaselli è caporedattore e gli viene fatta la proposta di diventare scrittore e sceneggiatore di una ipotetica serie a fumetti da pubblicarsi per “Il Giornalino” stesso con il contributo necessario e fondamentale del già celebre disegnatore Gianni de Luca, rientrato nell’aria delle storie disegnate per ragazzi dopo quasi dieci anni passati a fare l’artista. Gianni de Luca, un bel tipetto, un artista geniale, introverso, con ambizioni legate al suo desiderio di grandezza volto a portarlo a diventare il nuovo Michelangelo del fumetto.
Cose lette dentro, sopra e sotto e fra le righe di quanto scritto da questo o quello ma riconfermate da quanto emerge dalla lunghissima e frammentaria intervista ( 1997/91) rilasciata dal Nostro alla figlia Laura: almeno, io ho avuto questa impressione leggendo con pazienza certosina quell’intervista, apparsa in un volume della serie formata da 4 tomi, dedicata al Commissario Spada dall’editrice BlackVelvet-EdizioniBD .
Comunque nel 1970 appare a puntate su “Il Giornalino” la prima avventura intitolata “Il ladro di uranio”, tutta a colori e disegnata da par suo dall’apparentemente ringhioso e cupo De Luca che poi nella realtà era allegro e sereno, felice di lavorare per i Paolini, capace di rifiutare altre allettanti offerte di lavoro, come quella proveniente da “Il Corriere dei Ragazzi” nel 1972 e quella dell’editrice CEPIM per la serie di albi “Un uomo un’avventura”. Non solo, ma anche di snobbare Bonelli nell’ambito di una delle famose serie di giornate di “Lucca Fumetto, manifestazione cult degli anni ’70!
Che cosa penso, io sottoscritto povero amanuense, di questa serie di fumetti del Commissario Spada??
Ehh, dipende dai giorni!
Ossia, visto che sono meteoropatico e non saprei dire che cosa d’altro sono o non sono, a volte certi episodi mi piacciono e altre volte non me ne piace nessuno, ad eccezione de “Il segreto dell’isola”, perché avventura giovanilistica del figlio di Spada Mario e della sua amichetta, della quale ora e qui non ricordo il nome.
Diciamo che nel complesso le storie di Gonano/De Luca sono secondo me troppo impegnate e immerse nell’antropologia del sociale, nell’attualità di quel famoso decennio degli anni’70, al servizio di una pubblicazione ufficialmente ed ostentatamente cattolica che proprio per questo non poteva permettere che il o i cattivi morissero senza prima redimersi o se cacciati in galera non mostrassero segni se non di ravvedimento, almeno di pentimento.
Il disegno di de Luca?? Come possibile criticare un genio? Però devo dire che l’ultimo episodio della saga,”Fantasmi” del 1982, mostra De Luca impegnato in una ricerca puntigliosa dell’essenza del gioco delle luci e delle ombre attraverso un uso del chiaroscuro pensato come se sempre una serie di riflettori illuminassero la scena . Io preferisco de Luca elegante e sintetico di altre storie.
Comix Archive,
naturalmente qui si deve scrivere in fretta , almeno io lo faccio,Molte volte ho precisato che io condanno a priori tutte le dittature, rosse , nere o brune che siano: è un postulato dal quale non prescindo.Non ho mai detto e neppure scritto che Stalin e il suo comunismo fosse diverso e in un certo senso migliore del nazismo.
Poi, per quanto riguarda la storia del terzo Reich e la dittatura hitleriana, possiamo stabilire un punto di partenza nel 1933, anno nel quale ci furono assassini a tutto spiano nei confronti degli avversari di Hitler, avversari politici di destra come lui, ebrei, oppositori politici liberali e democratici, artisti di ogni tipo non allineati all’idea dell’arte che aveva quel demente di Hitler. Proprio allora si instaurarono i primi campi ci concentramento, destinati a diventare col tempo 2campi di sterminio”.
Tutte queste belle idee Hitler le aveva espresse già negli anni venti sul suo “La mia lotta”.
Purtroppo Hitler aveva espresso chiaramente i suoi propositi che in parte collimavano con il desiderio di rivincita del popolo tedesco sconfitto nella prima guerra mondiale e ingiustamente penalizzato dai vincitori con enormi somme da pagare come risarcimento e territori con abitanti in parte di lingua tedesaca annessi alla Francia, Polonia eccetera.La mentalità comune di allora individuava negli ebrei che detenevano il capitale bancario e che avevano alle spalle la forte comunità ebraica americana, la causa di tutti i mali.Quando i nazisti iniziarono a confiscare i beni degli ebrei tedeschi, la popolazione germanica di certo non pianse e non gridò di orrore e riprovazione quando gli ebrei, prima della seconda guerra mondiale, venivano mandati nei campi di concentramento: in quella situazione moltissimi ebrei morirono fra i più deboli, bambini, vecchi ,donne….
Questo era sotto gli occhi di tutti.In America si sapeva poiché arrivavano i sopravissuti a raccontare gli orrori dei campi di concentramento, non ancora di “sterminio” che furono messi in attività a partire dal 1942.Io non sono ebreo, ma ho avuto amici ebrei che erano fra i pochi sopravissiti all’Olocausto.Quel maiale di Mussolini nel 1938 promulgò le leggi razziali, tanto per baciare il culo di Hitler!
Quelli erano i tempi, non bisogna dimenticare , oppure miminizzare i fatti accaduti, oppure addirittura negarli. perchè l’ombra della follia e del male è sempre presente alle nostre spalle, in attesa di ritornare alla barbarie e agli orrori che i dittatori di allora, Hitler, Stalin, Mussolini e il generalissimo Franco riuscirono a seminare sulla terra.
Io non prego, ma auspico la pace per tutti gli uomini di buona volontà.
Comix Archive.
Leggo solo ora il tuo commento del 9 Ottobre, apparso – come sovente accade- non in tempo cronologico.Questa faccenda genera confusione, ma che si può fare?
Si, certo, la mia memoria può fare cilecca!: io “Mein Kampf” lo lessi per la prima ed ultima volta nel 1956, mentre mi preparavo per l’esame di stato dell’Istituto d’Arte Venturi. Lo lessi perché in storia dell’arte avevo preparato una tesina sulla pittura nel terzo Reich.Quindi ….
Però devo dire che sinceramente non mi parve un saggio pacifista.
Comunque , corregimi se sbaglio, fin dai primordi il partito nazista, forse ispirandosi nei metodi a quello fascista, un’arma che usava era la violenza, l’intimidazione usata con la forza.
Certamente ora non mi metterò a rileggere “Mein Kampf”, che fra l’altro fu per me “un mattone” indigeribile” quando lo lessi a 19 anni, figurati ora che ne ho 79!!
Sarei sinceramente curioso di capire che cosa veramente pensi sulla nascita ed evoluzione del nazismo e sui metodi di Goebbels per indottrinare ed informare le masse: in questo caso sono più fresco di letture, perchè il caso di Goebbels nell’ambito della propaganda nazista e il suo sistema di manovrare il popolo tedesca attraverso l’informazione è cosa che considero attuale, visto come stanno andando le cose.
Scusate se faccio un’altra osservazione: quando alla fine della Prima Guerra Mondiale la città di Danzica venne ceduta dalla Germania alla Polonia, in quella occasione furono i polacchi ad attuare una sorta di pulizia etnica contro i tedeschi. In pratica se volevano restare in quella città dovevano convertirsi al cattolicesimo e “polonizzare” i loro nomi (se prima ti chiamavi Karl Kranz, ora dovevi chiamarti Karol Kramsky), altrimenti sarebbero stati espulsi o uccisi.
In pratica anche i polacchi non sono sempre stati solo vittime (grazie agli Accordi di Monaco ebbero anche loro un pezzetto di Cecoslovacchia) e non lo dico certo per giustificare i crimini dei nazisti. In fondo invertendo i ruoli, anche i russi quando invasero la Romania, l’Ungheria e la stessa Germania orientale si stavano vendicando dell’invasione subita in precedenza da questi paesi, quando erano guidati da regimi di destra.
Per me la situazione più triste nel Dopoguerra fu quella della Grecia che venne liberata da partigiani comunisti, ma visto che negli Accordi di Yalta era stata assegnata al blocco occidentale, questi ultimi furono sterminati. L’unica voce di dissenso su questo fatto fu quella di Tito, mentre per Stalin, Truman e Churchill tutto questo andava bene.
Non sono stati gli inglesi a liberare la Grecia? E poi, dopo la liberazione, occorreva andare a votare, non cercare di prendere il potere ignorando gli altri partiti.
Da quello che ho letto mi risulta che la Gran Bretagna su assunse il compito repressivo per consentire alla reazione monarchico/fascista greca di organizzare nel paese una violenta campagna contro le forze democratiche compresi i partigiani comunisti e no! .Eliminati con la violenza le correnti democratiche il governo di destra instaurò una cupa repressione e iniziò ad aprire tutta una serie di campi di concentramento, Questo sapevo.
Appena finita la Seconda guerra mondiale, in tutti i paesi dell’Europa centrorientale i partiti filosovietici cercarono di conquistare il potere: non riuscendoci mai con le elezioni, fecero dei colpi di stato. Questi ebbero successo in tutti i Paesi occupati dalle armate sovietiche, ma non in Grecia, dove c’erano i britannici. Naturalmente questo non significa che il regime che alla fine si installò in Grecia fosse democratico. Fino al 1973, quando la dittatura in Grecia fu sconfitta per sempre, regimi militari si alternarono a quelli democratici.
Dal sito “TUTTOSTORIA.
Le elezioni del 31 marzo (anno??) si risolsero in una lotta tra destra populista e monarchici, da un lato, e liberali e centro-destra, dall’altro. I primi ottennero 206 seggi su 354; l’Unione politica nazionale, alleanza di tre piccoli partiti con a capo Sofoklìs Venizèlos, Gheòrghios Papandreu e Panaghiòtis Kanellòpulos, ottenne 68 seggi; i liberali di Sofùlis 48; il partito nazionale dell’ex comandante dell’EDES (ormai acceso anticomunista), il generale Napolèon Zèrvas, 20. La missione alleata (AMFGE) dichiarò che le elezioni si erano svolte democraticamente e fissò la percentuale delle astensioni al 9,4%, mentre i comunisti sostennero che aveva votato solo il 49% degli aventi diritto. Il primo ministro nominato fu Konstantìnos Tsaldàris, nipote del populista Panaghìs Tsaldarìs. E fu lui a fissare il referendum istituzionale per il 1° settembre 1946. La consultazione si tenne alla data fissata e la monarchia vinse con il 68% (1.136.289 voti) dei suffragi, contro il 32% (524.771 voti) alla repubblica. Il referendum non ebbe la supervisione dell’AMFOGE, sebbene Gran Bretagna e USA avessero esaminato le liste elettorali, le accuse di brogli lanciate dall’opposizione trovarono conferma in rapporti confidenziali degli osservatori alleati. Il 27 settembre re Giorgio II mise di nuovo piede sul suolo greco. Ma, dopo poco più di sei mesi, nell’aprile 1947, morì. Al trono ascese il figlio, Paolo.
Il governo Tsaldàris non si preoccupò di appianare i dissidi tra destra e sinistra. Iniziò, al contrario, una politica di repressione e violenza contro gli esponenti socialisti e comunisti.
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