STALAG, PORNOGRAFIA ISRAELIANA DELL’OLOCAUSTO

stalag letteratura

In tedesco, stalag è il termine che indica i campi di concentramento per i prigionieri di guerra nella Germania nazista

Stalag è una contrazione di Stamm lager, a sua volta abbreviazione di Kriegsgefangenen-Mannschaftsstammlager, cioè “campo principale degli squadroni di prigionieri di guerra”. Pertanto, tecnicamente stalag significa “campo principale”.

STALAG, PORNOGRAFIA ISRAELIANA DELL'OLOCAUSTO

In Israele, tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio dei sessanta, con il nome stalag si diffuse un genere di libri tascabili pornografici le cui storie narravano di donne ufficiali naziste particolarmente sexy che abusavano sessualmente dei prigionieri del lager.

Si trattava di libri tascabili che pare battessero ogni record di vendita: centinaia di migliaia di copie vendute, in una nazione di pochi milioni di abitanti. Erano praticamente l’unica pornografia disponibile nella società israeliana, moralmente conservatrice come l’Italia dell’epoca.
Sebbene fosse stata diffusa la voce che gli stalag erano stati tradotti tradotti dall’inglese, in realtà erano stati scritti da israeliani. Salvo per le immagini di copertina, ricavate da riviste americane per adulti.

STALAG, PORNOGRAFIA ISRAELIANA DELL'OLOCAUSTO

Le copertine originali delle riviste americane a confronto con i tascabili israeliani

 

Letti sottobanco da una generazione di adolescenti israeliani, magari figli degli stessi sopravvissuti dai campi di sterminio, gli stalag raccontavano storie di piloti americani o britannici (mai di ebrei) catturati dai nazisti e maltrattati da sadiche ufficiali delle SS equipaggiate con fruste e stivali. La trama di solito si concludeva con i protagonisti maschili che si vendicavano, violentando e uccidendo aguzzini e aguzzine.

Gli stalag erano una miscela di sesso e violenza, con una sorta di perversione sessuale e voyeurismo che in qualche modo entrò a far parte della crescita di una generazione di ebrei nati in Israele.

Prima di allora si era sentito parlare poco dell’Olocausto in Israele. I sopravvissuti percepivano l’ostilità di alcuni dei primi coloni, che li incolpavano di non essere emigrati prima dall’Europa e si chiedevano a quali compromessi con i nazisti si fossero piegati per scampare allo sterminio.

Curiosamente le prime immagini dell’Olocausto che videro questi giovani israeliani erano donne nude, sugli stalag sfogliati di nascosto nei bagni delle scuole.

 Auschwitz-Birkenau

Una delle uniche due foto esistenti di ebrei che entrano nelle strutture delle camere a gas in un campo di sterminio nazista. All’esterno del complesso crematorio V di Auschwitz-Birkenau, le donne vengono fatte entrare nella struttura con il pretesto di farle fare la doccia (foto di dominio pubblico)

 

Il fenomeno editoriale durò fin al 1961, quando venne processato il burocrate dello sterminio Adolf Eichmann. In quel periodo gli editori furono accusati di distribuzione di materiale pornografico e antisemita, così la vendita dei libri cessò dopo un paio di anni di successi.

Il tribunale condannò gli editori per diffusione di materiale pornografico. Nella sentenza si afferma che il più famoso tra gli stalag, “I Was Colonel Schultz’s Private Bitch” (“Ero la troia personale del colonnello Schultz”), avesse oltrepassato tutti i limiti della decenza. Il giudice diede ordine alla polizia di reperire e distruggere ogni copia.

Gli stalag fuori catalogo e ormai clandestini continuarono comunque a circolare nelle librerie dell’usato e a essere scambiati tra collezionisti.

Hitler in copertina di uno stalag

Adolf Hitler in una rara apparizione sulla copertina di uno stalag

 

In Israele, fino agli anni sessanta, c’erano quindi due tipi di libri sulla Shoah. La letteratura “legittima”, solenne, pedagogica, promossa dal governo e adottata nei programmi scolastici, e una letteratura “illegittima”, che i ragazzi si passano di mano in mano clandestinamente, lontano dagli occhi dei genitori.

In mezzo il nulla, o meglio, c’era solo Ka-Tzetnik, uno scrittore capace di far convivere nei suoi libri come “La casa delle bambole” le più acute intuizioni sociologiche su Auschwitz e le scene più pacchiane di sadismo ed erotismo.

La pornografia degli stalag non è che una versione popolare e “nazisploitation” dei romanzi di Ka-Tzetnik, il primo autore a raccontare la storia di Auschwitz in ebraico ed eroe del genere Olocausto: un genere che nasce pulp. Eppure “La casa delle bambole” e altri romanzi di Ka-Tzetnik, morto nel 2001, per molti israeliani si basano su fatti storici.

I romanzi tascabili stalag contengono la stessa miscela di orrore, sadismo e pornografia che saranno presenti alcuni anni dopo nei cinema dei paesi occidentali, nei film come Ilsa la belva delle SS di Don Edmonds (1975), e nei fumetti come Hessa (1970) di Ennio Missaglia e Nevio Zeccara.

Il tascabile italiano Hessa

 

Anche se gli esempi nascono molto più probabilmente dall’influenza delle riviste per adulti americane, alle quali i romanzi stalag rubavano le copertine. Riviste che presentavano all’interno racconti erotici soft con massicce dosi di sadismo (vedi l’articolo di Giornale POP cliccando qui).

 

 

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