SKORPIO RILANCIA IL FUMETTO ARGENTINO
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)

Dopo la crisi di inizio anni sessanta il fumetto argentino vive una nuova primavera a partire dai primi settanta, legata principalmente alla rivista Skorpio, da non confondere con la successiva “versione” italiana.
Skorpio apparve nelle edicole nel luglio 1974, sotto la direzione di Alfredo Scutti per le Ediciones Record.
Fu una rivista eccezionale nella storia del fumetto argentino, che fin dall’inizio cercò di stabilire una continuità con pubblicazioni del passato come Misterix, Frontera e Hora Cero.
“La proposta”, dirà Scutti, “era quella di ritrovare un sentiero che si era perso e continuare a percorrerlo alla ricerca di nuove avventure”.
Ben presto Skorpio vendette così bene da spingere l’editore a lanciare altre riviste. Questi nuovi titoli “implicavano in sé stessi un omaggio a fenomeni significativi nella storia del genere”, che consentivano “contemporaneamente la presentazione di nuovi prodotti e la rivisitazione di pezzi significativi degli anni cinquanta” proponendosi la conquista “sia dei lettori anziani sia di quelli più giovani”.
Fin dai primi numeri Scutti chiamò Juan Zanotto per ricoprire il ruolo di art director, e un notevole gruppo di sceneggiatori e fumettisti esperti, come Alberto Breccia, Arturo Del Castillo, Héctor G. Oesterheld, Hugo Pratt, Francisco Solano López, Robin Wood, Ernesto García Seijas e Eugenio Zappietro, quest’ultimo firmava con numerosi pseudonimi (Ray Collins, Roger King, Diego Navarro, Clarence Stamp, Marcos Garrett).
Altri nomi importanti che aderirono al progetto furono i disegnatori Horacio Altuna, Enrique Breccia, Alfredo Falugi, Ángel Fernández, Juan Antonio Giménez, Daniel Haupt, Domingo Mandrafina, Carlos Roume e Gustavo Trigo; e gli sceneggiatori Ricardo Barreiro, Guillermo Saccomanno e Carlos Trillo.
La rivista includeva sia storie autoconclusive (“liberi”) sia serie, molte delle quali di grande impatto: Loco Sexton, Alvar Mayor, Bárbara, El Cobra, Henga y Hor, Nekrodamus e Precinto 56.
Su queste pagine Pratt pubblicò il suo Corto Maltese, dopo che era uscito in Europa, mentre Oesterheld e Solano López presentarono la seconda parte di El Eternauta.
Molte di queste opere furono vendute dall’editore all’estero, in particolare in Italia, senza che gli autori riscuotessero le royalties.
Corto Maltese – Hugo Pratt
Sulla copertina del n. 1 c’è la faccia di Corto Maltese: il messaggio è chiaro, Hugo Pratt è una garanzia per i lettori di una certa età, che ricordano i suoi lavori storici per Misterix, Hora Cero e Frontera. I personaggi sono il Sergente Kirk, Ernie Pike, Ticonderoga. Allo stesso tempo la copertina è in grado di affascinare i più giovani con il personaggio iconico di Corto Maltese.
Sul retro di copertina c’è un editoriale che ricorda il percorso di Pratt dai tempi dell’età d’oro del fumetto argentino al suo ritorno in Italia nel 1963, fino alla recente consacrazione ottenuta per Corto Maltese.
La nuova rivista apre le danze con “Il segreto di Tristam Bantam”, racconto carico di malinconie e predestinazione.
Gli argentini amavano Pratt e amarono alla follia Corto Maltese, si accorsero da subito che era “un uomo del destino”. Cinico e disincantato, ma allo stesso tempo sanguigno e romantico, il marinaio di Pratt sembrava proprio simile a loro.
Hugo Pratt, da parte sua, amava gli argentini e adorava la patria del tango al punto da prendere una posizione discutibile ai tempi della Guerra delle Falkland, come dimostra questa copertina.
El Cobra – Ray Collins e Arturo Del Castillo
Ray Collins era sempre stato lì, insieme agli altri sceneggiatori, fumettisti e redattori, ma la gente non ci faceva caso. Per anni è stato una specie di uomo invisibile. Tra Hector Germán Oesterheld e Robin Wood c’è un vuoto di grandi sceneggiatori nei fumetti argentini.
Quando l’Editorial Frontera fallisce e il mercato del fumetto in Argentina comincia a declinare, Ray Collins inizia la sua carriera, ma, appunto, nessuno se ne accorge. Eppure Collins è, in un certo senso, proprio il ponte tra Oesterheld e Wood, tra l’età d’oro e il nuovo rinascimento.
Lo troviamo su Misterix nel 1960, poi sulle riviste della Columba per tre decenni e infine a Skorpio. Padrone di uno stile spettacolare, i suoi personaggi usano frasi shakespeariane, le sue riflessioni scaldano il cuore.
Anche Del Castillo è sempre stato lì. Il più grande disegnatore di western mai esistito. Dopo Randall e Kendall, ecco Il Cobra. I suoi personaggi si assomigliano tutti. Il suo stile è in continuo rinnovamento. In queste pagine raggiunge una sintesi fatta di scarni segni di pennino e di ferrea divisione degli spazi.
Vignette attraversate da gruppi di linee verticali, oblique, orizzontali, tratteggi incrociati che sembrano danzare tra la terra e il cielo, chiazze nere capricciose che si fanno strada tra figure e paesaggio. Una sinfonia disegnata.
Henga – Diego Navarro e Juan Zanotto
Sempre nel primo numero di Skorpio appare Yor il cacciatore (Henga, el cazador), un fumetto avventuroso fantasy-fantascientifico. I disegni sono di Juan Zanotto e i testi di Ray Collins (pseudonimo principale di Eugenio Zappietro, che qui si firma Diego Navarro).
La saga, ambientata “all’alba della civiltà, alla fine del Neolitico” (intorno al 4500 a.C.), è imperniata sul mistero delle origini del protagonista e sul suo legame con la mitica Atlantide. Si tratta di una fantapreistoria in cui convivono uomini primitivi, mostri preistorici e i sopravvissuti di una antica e avanzatissima civiltà aliena in via di estinzione.
Il disegnatore Juan Zanotto, nato in Italia, ha un tratto classico e di facile presa, ma allo stesso tempo ricco di dettagli e capace di spaziare con facilità dal realismo al fantastico. Nel tratteggiare i corpi umani dei personaggi Zanotto ha un’indubbia predilezione per le bellezze scultoree, ma armoniche, ispirate alla classicità greca.
In Italia la prima puntata apparve sul numero zero del settiminale Lanciostory (Edizioni Lancio), datato 7 aprile 1975: il nome del protagonista fu mutato in Yor, e il titolo della serie divenne Yor il cacciatore. Il personaggio ebbe un grande successo sia in Sud America sia in Europa e produsse due seguiti: Hor, el temerario, 1975 (titoli italiani: Hor, il figlio di Yor o Hor il temerario) e Hor y Henga (Il mondo di Yor e Hor, 1977).
Black Soldier – Clarence Stamp ed Ernesto Garcia Seijas
Ancora in questo storico n. 1 di Skorpio troviamo un western disegnato dal grande Ernesto Garcia Seijas, Black Soldier, che in italiano fu trasformato ne L’uomo di Richmond. Lo sceneggiatore, che qui si firma Clarence Stamp, è il solito Ray Collins.
Ron Warlock, un damerino del sud, assiste impotente al massacro della sua famiglia: invece di difenderla scappa impaurito. Collins racconta una storia di riscatto e vendetta, un western allo stesso tempo leggero e disperato come solo le grandi opere sanno essere.
Seijas ai disegni è impeccabile. Il grande disegnatore argentino ha sempre cercato di non copiare i disegni dei suoi maestri ideali: “Mi sembrava e tuttora mi sembra un furto, però ho cercato di interpretare il loro stile e soprattutto mi sono basato su un archivio fotografico, interpretando le foto tramite il disegno”.
“Da bambino mi colpì Paul Campani su Bull Rocket e su Misterix, poi ammirai e ammiro ancora oggi Alex Raymond e Frank Robbins. Li apprezzo per la bellezza dei disegni (Raymond) e l’abilità nel dare le ombre (Robbins). Loro due hanno costituito la mia più grande influenza. Tuttora tengo a mente le loro immagini quando lavoro”.
Precinto 56 – Ray Collins e Angelito Fernandez
La saga del Distretto 56 e del suo protagonista centrale, il tenente Zero Galván, nasce nel 1962, ai tempi in cui Hugo Pratt dirigeva la rivista Misterix. L’idea del racconto corale fu dello stesso Pratt, che proprio in quel periodo la stava mettendo a punto sulle pagine di Wheeling, e che l’avrebbe realizzato compiutamente qualche anno più tardi in Una ballata del mare salato.
A Zappietro, che gli chiedeva lumi, Pratt rispose “fai quello che vuoi”, e così nacque Precinto 56, ispirato all’allora popolare serie tv La città nuda. Il compito di illustrare la nuova serie toccò a un giovane José Muñoz, il quale si era già fatto notare sulle pagine di Hora Cero e di Frontera, nella squadra di collaboratori di Solano López.
Muñoz disegnò un Galván biondo con il volto dell’attore Chuck Connors, protagonista di una serie televisiva di quei tempi, L’uomo con il fucile. La serie Precinto 56, uscita tra il 1962 e il 1963, aveva lasciato un ottimo ricordo, tanto da essere riproposta sul n. 1 di Skorpio, sempre su testi di Zappietro (Ray Collins).
Questa volta il suo disegnatore sarà Angel Alberto Fernández, che modifica sostanzialmente i tratti del personaggio mettendone in luce l’origine latina. Aggiungendo a ciò la sua consueta bravura nel rappresentare le scene d’azione e l’ambientazione newyorkese.
La serie è stata pubblicata su Skorpio dal 1974 fino alla fine, nel 1981, per il mercato italiano Galván è stato ribattezzato Larry Mannino.
Loco Sexton – Hector G. Oesterheld e Arturo Del Castillo
La coppia di Randall si ricostituisce sul n. 13 di Skorpio, dell’ottobre del 1975, dove Oesterheld si firma con uno pseudonimo dal sapore italiano: Enrico Veronese.
Il giovane reporter Herbert Sexton, licenziato da un grande quotidiano newyorkese, deve cercare nuovi orizzonti lontano dalle grandi città dell’Est. Fa tappa a Tres Cráneos, tipica cittadina del Far West, dove negli anni riesce a pubblicare un suo giornale realizzato con una vecchia macchina da stampa che non riesce a finire di pagare.
Il suo giornale si nutre degli eventi, anche i più comuni, che a quel tempo accadevano nella regione.
Quattro episodi hanno come protagonista il fuorilegge Joe Barrow, una canaglia senza scrupoli che non esita ad approfittare di un ragazzino quindicenne esaltato dalle sue prodezze.
Le storie raccontano con profonda malinconia la fine della frontiera americana.
Loco Sexton venne pubblicata su Lanciostory con il titolo Laggiù nell’Ovest. Purtroppo le splendide tavole in bianco e nero del maestro cileno sono state affogate da una colorazione particolarmente intrusiva.
Nekrodamus – Hector G. Oesterheld e Horacio Lalia
Sul n. 16 di Skorpio, del gennaio del 1976, Oesterheld presenta un nuovo personaggio, un principe che afferma di essere un demone: si chiama Nekrodamus ed è disegnato da Horacio Lalia.
All’età di 17 anni, Lalia era già assistente del disegnatore argentino Eugenio Juan Zoppi.
“Comincio a lavorare con Zoppi e dopo tre mesi conosco Breccia, perché erano cognati, sposati con due sorelle, e si facevano visita”, ha raccontato Lalia. “Zoppi abitava a Ramos, Breccia ad Haedo, e io abitavo al confine di Ramos con Haedo. Eravamo tutta gente del quartiere”.
Laila lavora con Juan Zoppi tra il 1957 e il 1960 e con Alberto Breccia fino al 1963. Conosce Oesterheld mentre sta realizzando Mort Cinder con Breccia, un personaggio con le caratteristiche fisiche dello stesso Lalia, che Breccia aveva preso a modello.
Gli episodi di Nekrodamus scritti dopo il marzo 1976, quando in Argentina avvenne il colpo di Stato, venivano dettati al telefono a Lalia da un Oesterheld ormai entrato nella clandestinità.
Il tema della morte è centrale in Nekrodamus come lo era nella vita del suo sceneggiatore, che in quei giorni viveva letteralmente con la morte accanto.
El Eternauta II – Hector G. Oesterheld e Francisco Solano Lopez
Nel 1975 la casa editrice Record ripubblicò, con grande successo, la prima storia dell’Eternauta, e decise di sfruttare il gradimento del pubblico chiedendo a Oesterheld di scrivere un nuovo episdio. Tuttavia, né Oesterheld né la situazione del Paese, passato dalla democrazia alla dittatura, erano quelle di allora. Ormai da tempo lo sceneggiatore si era unito ai Montoneros e aveva radicalizzato il punto di vista politico delle sue storie.
I militari saliti al potere misero in atto la cosiddetta guera sucia, la guerra sporca, per riportare “l’ordine” nel Paese. In questo contesto, Oesterheld arriva a vedere nel fumetto un’arma di lotta politica, per questo motivo estremizza i temi presenti nel secondo Eternauta, rappresentando Juan Salvo come un caudillo che conduce il popolo alla vittoria contro l’invasore alieno.
Il personaggio sembra essere diventato egli stesso un montonero, che non esita a mandare a morte altri personaggi o a lasciarli morire (anche sua moglie e sua figlia, Elena e Martita), se ciò serve a ottenere la vittoria. Il disegnatore, Solano López, quando si accorse della piega che stavano prendendo le sceneggiature espresse il suo disaccordo con la redazione.
Oesterheld concluse la seconda storia dell’Eternaura prima di essere fatto scomparire il 27 aprile 1977. Solano López ha sempre affermato di avere molti dubbi sul fatto che le sceneggiature degli episodi finali di El Eternauta siano state davvero scritte da Oesterheld.
As de Pique – Ricardo Barreiro e Juan Gimenez
Sul n. 34 di Skorpio compare uno dei fumetti che più hanno contribuito alla seconda primavera del fumetto argentino: As de Pique. Ambientato nella Seconda guerra mondiale, Asso di Picche racconta la storia dell’omonimo bombardiere nordamericano B-17 comandato da Don Murray.
È la storia delle incursioni che il bombardiere effettuava sulla Germania partendo da una base in territorio britannico.
Il fumetto ci mostra non solo il punto di vista dei soldati alleati, ma anche quello dei combattenti tedeschi. Disegnato magistralmente da un Juan Giménez in stato di grazia, As de Pique deve essere stato per lui un vero tour de force.
In quegli anni senza Internet trovare la documentazione sui diversi aerei che solcarono i cieli durante la Seconda guerra mondiale non doveva essere un compito facile. Il fumettista argentino riesce nell’impresa, grazie alla immensa documentazione fotografica fornitagli dal suo maestro Víctor Hugo Arias, ma anche grazie alla passione per l’aviazione e alla sua collezione di modellini di aerei da guerra.
Alvar Mayor – Carlos Trillo ed Enrique Breccia
L’eroe che appare per la prima volta sul n. 36 di Skorpio nell’ottobre del 1977 è il figlio di uno spagnolo e di una india. È un viaggiatore di lungo corso che indossa un cappello alato, mostra una cicatrice sulla guancia sinistra e i suoi occhi sembrano due bussole in grado di decifrare qualsiasi mappa che indichi un tesoro nascosto.
Alvar Major nasce negli anni bui della dittatura argentina e ne raccoglie la violenza. Sebbene non fosse possibile criticare apertamente il regime in una rivista di fumetti come Skorpio, il lettore dell’epoca intravide dietro i brutali e sanguinari conquistadores disegnati da Enrique Breccia gli scagnozzi al servizio della dittatura militare.
Enrique Breccia rompe frequentemente le linee orizzontali e verticali della pagina per trasmettere con maggiore enfasi la violenza di un conflitto o di un combattimento.
Un’altra importante caratteristica delle serie sono le atmosfere alla “Cento anni di solitudine”, dove irrompono l’onirico e il surreale, fra miti e leggende, santoni e maghi, fantasmi e pozioni, in un crescendo di realismo magico tipicamente argentino di grande suggestione.
El Condenado – Guillermo Saccomanno e Domingo Mandrafina
Nel 1954 nello stato americano dell’Ohio venne uccisa l’attraente Marilyn. Dell’omicidio venne accusato ingiustamente il marito, il medico Sam Sheppard. Questo brutale fatto di cronaca ispirò la serie televisiva Il fuggiasco (1963-1967) e il film Il fuggitivo (1993) con Harrison Ford.
Lo stesso fatto ispirò, sia pure in maniera meno diretta, anche la serie a fumetti El condenado, pubblicata sul n. 38 di Skorpio nel gennaio 1978. In Italia la serie, intitolata Cayenna, era già apparsa nel 1977 sulle pagine di Lanciostory.
Marcel Clouzot, accusato di uxoricidio, dopo la condanna all’ergastolo viene rinchiuso in un carcere di massima sicurezza della Guyana francese.
Si raccontano quindi le vicende dell’uomo fuggito dall’isola del Diavolo, il luogo dove è ambientato il fortunato romanzo di Henri Charriere: Papillon. La cosa più bella di Cayenna è che non procede come un film hollywoodiano. Nel film americano vedremo il protagonista tornare in Francia per dimostrare la propria innocenza e riabilitare il suo nome.
Nella versione di Saccomanno, Clouzot se ne frega di riabilitare il suo nome. Sa di aver ormai perso tutto quello che aveva e ricomincia la propria vita da capo.
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)