IL CONTESTATO RITORNO DI KIRBY ALLA MARVEL

Dal 22 al 24 marzo del 1975 ebbe luogo all’hotel Commodore di New York la prima Mighty Marvel Convention. Nell’ultimo giorno, durante un dibattito sui Fantastici Quattro, Stan Lee diede il grande annuncio: “Il re è tornato!”.
Jack Kirby tornava alla Marvel dopo gli anni alla Dc Comics. Si impegnava per i successivi tre anni a produrre 13 tavole alla settimana per uno stipendio di 1.100 dollari alla settimana: circa 5mila dollari del 2018, oltre 20mila dollari al mese; 385 dollari a tavola.
Kirby non volle saperne di Thor e dei Fantastici Quattro, riprese in mano Capitan America (che non aveva creato con Stan Lee, ma con Joe Simon), lavorò sull’adattamento di 2001: Odissea nello spazio, creò la saga degli Eterni; riprese anche Pantera Nera e creò Devil Dinosaur.
CAPITAN AMERICA
La run di Capitan America inizia con il numero 193 del gennaio 1976. Kirby aveva ottenuto che le sue storie non fossero sottoposte al controllo degli editor: essere editor di se stessi, del resto, era la prassi nella Marvel prima della nomina di Jim Shooter a direttore generale alla fine degli anni settanta.
Nelle storie Jack Kirby, oltre a un’inventiva ormai un po’ stanca, aggiunse la sua tipica pesantezza nei dialoghi non più stemperati dal brillante Stan Lee, come si nota in particolare su Captain America. Kirby scrisse e disegnò la serie senza curarsi minimamente di tutto ciò che era accaduto negli ultimi anni, che del resto ignorava. Si concentrò su Steve Rogers e sulla bella fidanzata Sharon Carter. Del recente passato accettò solo Sam Wilson, alias Falcon, coprotagonista dalla pelle nera.

Jack Kirby riprende Falcon come spalla di Capitan America, creato da Stan Lee e Gene Colan nel n. 117
Nei numeri precedenti, lo sceneggiatore Steve Englehart aveva introdotto i temi della Contestazione studentesca e messo al centro delle storie lo scandalo Watergate (lo spionaggio nella campagna elettorale ai danni del Partito democratico che costrinse il presidente repubblicano Richard Nixon alle dimissioni), sia pure trasfigurandolo nello stile Marvel.

Diversamente da altri sceneggiatori Marvel del periodo legati alla Contestazione giovanile, Kirby rappresenta in maniera positiva i politici al potere (qui il Segretario di Stato Henry Kissinger)
Jack Kirby era abbastanza estraneo alla realtà giovanile contemporanea, anche se alla Dc Comics l’aveva sfiorata creando un gruppo di supereroi “hippy” (i Forever People), così per Capitan America preferì raccontare di un fantasioso tentativo di colpo di stato da parte di una sorta di aristocrazia antidemocratica, ricollegando il tutto alla celebrazione del bicentenario della fondazione degli Stati Uniti d’America.
Le storie ebbero pochi contatti con gli eventi del Marvel Universe, che del resto non seguiva nemmeno negli anni sessanta. In pratica Jack creò un universo a sé stante, con nuove situazioni e personaggi che non lo costringessero a informarsi sulla produzione precedente.
Nelle storie l’azione regna sovrana e c’è poca introspezione. Le idee a volte sono intriganti, ma Kirby non riesce a svilupparle al meglio. Gli stessi problemi che si erano evidenziati poco prima alla Dc Comics, associati a una crescente stanchezza.

Lo “scienziato pazzo” Arnim Zola
Il personaggio più interessante che aveva creato in queste pagine è Arnim Zola, il mago della biologia che vuole trapiantare il cervello di Hitler nel corpo di Capitan America.
Con il numero 214 dell’ottobre 1977 Jack Kirby lasciò la serie, dimostrando una volta di più di non possedere la profondità di scrittura dello sceneggiatore, anche se il livello dei disegni si manteneva sufficientemente alto.
Interessante notare che Kirby in questo periodo introduce sempre più ombre nelle sue figure, ovviamente si tratta di ombre inventate, come tutto in lui. Il tono generale dei disegni risulta più scuro e più cupo. Le figure acquistano maggiore tridimensionalità e realismo rispetto al passato, perdendo così la suggestiva bidimensionalità che aveva ispirato la pop art degli anni sessanta.

La base lunare di 2001: Odissea nello spazio disegnata da Jack Kirby
2001: ODISSEA NELLO SPAZIO
Jack Kirby, creatore della Marvel cosmica, era l’uomo più adatto per trasporre a fumetti il film spaziale per eccellenza, 2001: odissea nello spazio. Nel 1976 usci l’adattamento di 2001, uno splendido numero unico di 72 pagine in grande formato scritto e disegnato da Jack Kirby e inchiostrato da Frank Giacoia.
Per realizzare il fumetto, Kirby guardò con attenzione il film, fece riferimento a una serie di fotografie di scena, lesse la sceneggiatura e il romanzo di Arthur C. Clarke. Le illustrazioni di Kirby erano immediatamente riconoscibili a chiunque avesse visto il film, mentre i personaggi erano unicamente suoi: muscolosi ed emotivi con un tocco perturbante. Ci sono momenti di puro Kirby, come quello della splash page di un astronauta che spalanca un cielo cosmico esplosivo in un’interpretazione personale dello Star Gate.
Kirby attinse dagli scritti di Clarke per cercare di spiegare nelle didascalie un film sostanzialmente inspiegabile che vive soprattutto di immagini.
Secondo le stime di Mark Evanier (prima stagista e poi biografo del re), Kirby impiegò tre o quattro settimane per completare il libro di 72 pagine. Kirby in seguito disse che non fu “per niente divertente”. La Marvel tuttavia, voleva anche una serie. “Kirby (…) pensava che l’idea di fare una serie basata sul materiale di 2001 non fosse una grande idea”, ricorda Evanier. Ciononostante si mise al lavoro.
Come pattuito Kirby fu ancora l’editor, lo scrittore e il disegnatore della serie con inchiostri e lettering di Mike Royer, il suo miglior collaboratore degli anni settanta. La serie durò 10 numeri, cambiando radicalmente il suo focus tra il primo e il decimo. Per i primi quattro numeri, che comprendono tre storie, Kirby ripeté le atmosfere del film con nuovi personaggi. Ogni storia inizia in un’era preistorica, salta al futuro e finisce con l’eroe trasformato dal monolite in un bambino delle stelle.
I numeri 5 e 6, ambientati nel 2040, raccontano la storia di un fan dei fumetti dei supereroi che riesce a vivere le sue fantasie. Il numero 7 segue un bambino delle stelle mentre viaggia attraverso l’universo. Infine, i numeri dall’8 al 10 introducono un robot originariamente chiamato X-51, che prende coscienza e diventa il supereroe chiamato Mister Machine. In seguito, con il nome di Machine Man ha un proprio albo che riprende dal numero 1, inserendosi nell’universo Marvel. Fatto interessante, dopo l’abbandono di Kirby il personaggio verrà disegnato da Steve Ditko.
GLI ETERNI
Fu chiaro fin da subito che gli Eternals assomigliano molto ai New Gods realizzati per la Dc senza avere la stessa forza creativa, ed entrambi derivano dalle storie di Thor che Kirby aveva disegnato negli anni sessanta.
La storia inizia lentamente e si dilunga troppo nel suo dipanarsi. Siamo in presenza di una sorta di storytelling decompresso che procede componendo quella che potremmo chiamare una narrazione a mosaico. I concetti si dispiegano al rallentatore anche in presenza di azione e conflitti, un po’ come era accaduto ai comunque ben più curati New Gods.
L’idea di partenza è ripresa da un libro popolare intitolato Chariots of the Gods? di Erich von Daniken (che ha ispirato anche il saggista italiano Peter Kolosimo e lo sceneggiatore Alfredo Castelli, autore di Martin Mystère), secondo il quale gli extraterrestri avrebbero visitato la Terra durante la preistoria influenzando lo sviluppo dell’umanità. Infatti negli Eterni troviamo i colossali Celestiali, una specie aliena superiore tornata sulla Terra per deciderne il destino.

Gli Eterni e uno degli immani Celestiali
Con gli Eternals, Kirby realizza un collage di tematiche, fantascientifiche, religiose, antropologiche e mitologiche. I Celestiali vennero già sulla Terra in un remoto passato per fare esperimenti genetici sulle scimmie, da questi esperimenti presero origine le tre razze che popolano oggi il pianeta: gli Eterni (scambiati per divinità), gli umani e i Devianti.
La saga, che pure emana fascino nei capitoli iniziali, man mano che procede perde coerenza. Anche i disegni iniziarono a farsi meno elaborati, forse perché l’autore credeva sempre meno nella sua opera.
Chi ha visto disegnare Kirby racconta di come il suo enorme talento gli permettesse di iniziare la tavola dall’alto e di scendere gradatamente verso il basso continuando a disegnare, senza ripensamenti o cancellazioni. Il talento e le esigenze produttive contribuirono alla creazione di uno stile unico, visionario e immaginifico dove tutto era inventato: dalle anatomie, alle prospettive alle ombreggiature.
L’esito finale dipendeva molto dalla motivazione dell’autore e dal tempo impiegato.

Nella serie di Pantera Nera, una serie coeva, Jack Kirby dimostra un maggiore impegno nei disegni, a dimostrazione delle sue inalterate qualità artistiche
L’ABBANDONO DEFINITIVO
Il contratto di Jack Kirby scadeva nell’aprile del 1978. In una convention in West Virginia, Stan Lee annunciò che il Re ne aveva firmato un altro solo come disegnatore. Disse che le storie di Kirby erano “ricche di immaginazione ma prive di disciplina” e si dichiarò convinto che i disegni sarebbero tornati all’altezza dei fasti passati una volta che fosse stato affiancato da buoni scrittori. Ma non ci fu nessun nuovo contratto.
Gli altri autori Marvel, con l’eccezione di Jim Shooter e pochi altri, disprezzavano Jack Kirby ritenendolo un sempliciotto non allineato alle loro idee politiche (un po’ come era accaduto a Jacovitti nella redazione del Corriere dei Ragazzi – NdR). D’altra parte non è che i loro fumetti vendessero meglio nei difficili anni settanta, senza ricordare, poi, che i personaggi di cui realizzavano le nuove avventure erano stati quasi tutti creati proprio da Kirby.
Lasciata la Marvel, nel corso degli anni ottanta Kirby iniziò a lavorare, primo tra i grandi autori, nel nascente mercato indipendente del fumetto nato con la diffusione delle fumetterie producendo alcune serie per la Pacific Comics.
Bel pezzo, ma le ombre geometriche che tridimensionalizzano i disegni del King risalgono alla ultima parte degli anni sessanta – quando e se l’inchiostratore di turno non interpretava la matita – come è evidente per esempio nel famoso n. 112 di Captain America ( Tales of Suspense dal n. 100 aveva cambiato titolo perdendo le storie di Iron Man a favore di quelle dello Scudiero ndr ) fill-in inchiostrato da George Tuska ( si può fare un raffronto con il n. 109 il cui inker è Syd Shores , famoso disegnatore di western che impone il suo stile ndr ).
Io amo i comics proprio perchè ho scoperto Kirby da bimbo e non riesco ad esser obiettivo sul suo lavoro, ma non credo, in tutta onestà , che gli ultimi numeri degli Eternals siano più deboli per quanto riguarda il disegno quanto per quello che attiene il plot in cui il King è stato obbligato ad inserire un robot di Hulk che alcuni incauti studenti hanno costruito e che diventerà una minaccia intrisa di energia cosmica vagante. La saga degli Eterni non era nata per essere integrata nel Marvel Universe. Tra parentesi in una bellissima splash page del citato n.112 di Cap appare la zucca enorme di un robottone che ricorda un Celestiale. Chissà…
Segnalo comuque il notevole annual con il Reietto ( un rancoroso Thor bruno detestato dai devianti perchè bellissimo e diverso ) e Karkas ( un altro freak come Ben Grimm , ma meno coraggioso e dal cuore buono ) contro un tizio che può prelevare assassini dal passato e dal futuro.
Il serial del 2001 mi è sempre sembrato un buon veicolo per il King : in pochi numeri disegna il “suo” Conan
( Marak ) e riprende la sua principessa aliena come era la Tana Nile di Thor ( Bianco Zero cioè l’attore che sogna l’avventura vera ne incontrerà un clone ) oltre a scodellarci una versione dell’alieno-più-umano-dell’umano-e-perplesso-dalla umanità come Machine Man a cui fanno ciao ciao i gemelli diversi Martian Manhunter, Visione, Red Tornado e signor Spock di Star Trek.
Tutto sommato il suo rientro nella Casa delle Idee ha portato anche buone idee. Come accennato nell’articolo, il fatto che Kirby arrivasse dopo il Watergate di Englehart e la saga di “Snap 2 Wilson ( Falcon come agente dormiente di Teschio Rosso che aveva sovrascritto la personalità di un piccolo criminale ndr ) e la Pantera Nera di Don McGregor ( T-Challa a Wakanda in un serial con solo personaggi dalla pelle nera prima , tra le perplessità dell ‘editor , e poi contro la versione Marvel del KKK ndr ) non ha aiutato il suo lavoro.
Oggi però abbiamo Zola nel Marvel Cinematic Universe e Machine Man nei dodici numeri di Nextwave di Ellis/Immonen e gli Eterni parte integrante della baracca ( Thanos è stato retroattivamente collegato al concept ) . King rules !
Che il Kirby degli anni 70 fosse “difficile” non c’è dubbio. Che fosse incompreso anche in seno alla Marvel è indiscutibile. Che la sua vulcanica energia sembrasse sprecata senza la ragionata mediazione di uno Stan Lee o Joe Simon, è probabile. Eppure se andiamo a vedere le tematiche che Kirby volle trattare (in Capitan America come in Pantera Nera, in Nuovi Dei come ne Gli Eterni, in Machine Man come in Jimmy Olsen) erano per nulla banali o superate, al contrario si trattava di temi talmente profondi ed estranei al fumetto da risultare incomprensibili a molti. Al di là dell’azione pura, troviamo spesso il tema del rapporto tra un Uomo limitato e un Cosmo infinito (nello spazio e nel tempo), con la Macchina a collegare l’uno con l’altro. Macchina da sempre protagonista nei disegni di Kirby, ma ora protagonista anche nelle storie: Macchina portatrice di Vita o persino di una non-vita diversa dalla morte! Temi metafisici o religiosi o bioetici. Temi difficili per un fumetto popolare, ma non certo meno profondi di quelli portati avanti da autori più giovani.
Non sono d’accordo praticamente su niente di quanto riportato su questo articolo. Quella che viene definita “inventiva stanca” è in realtà un tripudio di idee a ruota libera (personaggi, oggetti, concetti fantascientifici) che trovai impressionante ai tempi anche in confronto alla piattezza delle storie che precederono (e seguirono) il suo ciclo di Capitan America, tutte appiattite sul “contingente” mentre il manifesto di Kirby era che non bisogna riflettere la realtà, avendone un immagine rovesciata, ma trascenderla.
Chi critica la “tipica pesantezza nei dialoghi non più stemperati dal brillante Stan Lee.” sembra non ricordare i pesantissimi dialoghi di Lee su Thor e sul suo pallosissimo Silver surfer con Buscema. In realtà in questa ultima stagione Marvel, l’unico vero fumetto poco riuscito (insieme forse alla serie di Mister macchina invero un po’ infantile) è il Silver surfer scritto da Lee.
La verità è che l’insuccesso di questa stagione per Kirby fu dovuto al fatto che sono storie più mature della tipica “soap opera” alla Stan Lee e delle sue decine di super-eroi che se le danno di santa ragione e si fidanzano e si sfidanzano all’infinito, storie che parlano della vita e della morte, dei compromessi, dell’impossibilità di vedere compiute le proprie aspirazioni, della complessità del mondo dove non sempre i brutti sono cattivi e i belli sono buoni ma dove questo concetto non si può neanche capovolgere in modo manicheo e di Dio che spesso è sordo e cieco davanti alla sofferenza umana. Persino in una serie per bambini come Devil dinosaur ci sono riflessioni sul fatto che forse Dio ci teneva prigionieri nel paradiso terrestre e che forse il diavolo (Devil) ci ha liberato.
P.s. Ma poi le avete lette le storie di cui parlate ? “Arnim Zola, il mago della biologia entrato in possesso del cervello di Hitler, anche se non si capisce bene per farne che.”Arnim Zola vuole trapiantare il cervello di Hitler nel corpo di Capitan america !!!
Nell’articolo arrivato in redazione si parlava del trapianto su Capitan America, ora ripristiniamo la frase originale.
Sul declino di JK come disegnatore, ricordatevi i problemi di salute e in particolare alla vista. Come raccontano i suoi inker ed Evanier, nella “seconda fase” Marvel, quella di Black Panther, di Devil Dinosaur, di Machine Man (e degli ultimi Eterni), erano costretti a intervenire pesantemente per limitare i danni.
Trovo interessante il commento di Mario – non sarò mai imparziale per chi ama il King – e condivido il suo appunto sul Surfer di Lee/Buscema che portava al grado supernova massiva il fattore Piangiamoci Tanto Addosso che aveva fatto dello Spider-Man di Ditko e Lee un successone, ma resta il fatto che la ricetta del Sorridente è LA RAGIONE per cui la Casa delle Idee nei sixties ha sorpassato la rivale DC. Picchiatelli in costume della porta accanto con drammi personali in cui il lettore – bimbo e maschio principalmente – poteva identificarsi. Freaks e nerd ante litteram. Telepati sulla sedia a rotelle ed acrobati non vedenti e dei del tuono claudicanti e plutocrati playboys con problemi cardiologici. E via così. Quando il mio amato Kirby torna alla Marvel arriva in un momento in cui la filosofia di Stan The Man Lee permea le testate più vendute. Persino John Buscema – che pure ha disegnato uno zilione di abi – non riusciva a capire il successo di un fumetto su di un tizio che ne combatte un altro mascherato da folletto di Ognissanti e ritorna di notte gatton gattoni per non svegliare la zia che dorme. Buscema non capiva il ragnetto ed in generale i supereroi ai quali preferiva il fantasy di Conan. Kirby sentiva lo zeitgeist, ma lo usava non tanto per raccontare il contingente , come Lee e discepoli, quanto come spunto per parabole che considerava universali.