Sono passati diversi anni da quando lo shinigami Rinne Rokudo, con il compito di “accompagnare” le anime verso il cerchio della reincarnazione, ha fatto il suo debutto nelle fumetterie italiane. Sin dal primissimo incontro con la liceale Sakura Mamiya, il giovane shinigami si è ritrovato in mille e più disavventure che l’hanno portato a conoscere svariate e buffissime personalità, che di volume in volume hanno arricchito questo nuovo universo nato dalla mente di Rumiko Takahshi, la regina dei manga.
Come da tradizione, la Takahashi ci offre un universo tanto vasto quanto pazzo e bizzarro, un mondo che allo stesso tempo si caratterizza per le manifestazioni tipiche della cultura tradizionale giapponese.
Degna erede di Lamù e Ranma ½, quest’ultima serie riesce in qualche modo a fare tesoro di ogni opera precedente, a carpirne i diversi aspetti da commedia romantica e a farli propri, inserendo allo stesso tempo aspetti ed elementi già ampiamente rodati in Inuyasha.
In qualche modo Rinne è la sintesi perfetta delle opere che l’hanno preceduta, la dimostrazione che pur proseguendo sulla sua strada, ormai ben conosciuta dai lettori, la Takahashi riesce ogni volta a crescere e a regalare nuove emozioni (che in qualche modo sanno essere allo stesso tempo nostalgiche) e nuove avventure capaci di far sorridere.
Con questa serie il panorama di Rumiko Takahashi si amplia e cresce a dismisura, immettendo nel suo universo, già di per sé vasto, nuove esilaranti personalità. Rinne, Sakura, Rokumon e i tanti altri personaggi che si susseguono nei 40 volumi hanno ogni volta qualcosa di nuovo da raccontare, nuove storie che pur non avendo nulla di eclatante (dal punto di vista del genere shonen) riescono comunque a tenere il lettore incollato.
Come accadeva in Lamù, la storia di Rinne si muove su due binari paralleli: azione e romanticismo. Legandoli attraverso il potere dell’umorismo, peculiarità tipica dell’autrice.
Quello che rende Rinne un fumetto davvero interessante è proprio la presenza di un cast vasto e variegato, personaggi tutti diversi tra loro e allo stesso tempo assurdi e bizzarri. Mai come in questa serie l’autrice riesce “in qualche modo” a tirare le fila di ogni storia secondaria dei personaggi, socchiudendo la piccola finestrella sulle loro vite e permettendo al lettore di sbirciare quel poco che basta per immaginare il loro futuro.
Non voglio spoilerare l’ultimo capitolo, permettetemi soltanto di dire che l’ho nettamente preferito al finale di Ranma e Lamù, nonostante l’autrice faccia sempre un po’ fatica a chiudere le storie, a tirare una linea netta sulla vita dei suoi protagonisti.
Una domanda spunta nella mia testa: mi mancheranno i protagonisti di questa storia? Mi mancherà attendere una nuova uscita di Rinne? La risposta è sì.
Pur non essendo un amante delle serie infinite, devo ammettere che quando si tratta della Takahashi mi piacerebbe continuare a leggere una nuova storia ancora e ancora (a esclusione di Inuyasha, che si sviluppa in maniera differente e quindi merita un vero e proprio finale).
In Giappone l’autrice è ormai impegnata con una nuova serie, che spero possa arrivare presto da noi, ma io desidero ancora lanciarmi nelle strampalate avventure nel mondo degli spiriti! E voi? Cosa ne pensate di Rinne? Come avete trovato quest’ultima opera della sensei?
Bellissima la tua recensione, mi sembrava di condividere ogni singola parola leggendola. Sin da bambino ho letto tutto della Takahashi e Rinne è un dolce tuffo in tutta la sua bibliografia. Anche a me mancherà molto! Speriamo in Mao.