RICHARD CORBEN ED HELLBLAZER

RICHARD CORBEN ED HELLBLAZER

Che dire di un grande come Richard Corben, il principe dei fumettisti underground scomparso nel 2020? Dire che è un disegnatore di immenso talento non basta. Bisognerebbe aggiungere che è uno incapace di scendere a compromessi. Uno che sacrifica tutto per rincorrere l’ossessione della tridimensionalità. Della vignetta perfetta. Dell’idea che diventa carne e sangue. Del pupazzo di argilla che prende magicamente vita.

Oltre che delle luci che hanno sempre illuminato il lungo percorso di questo artista non si può fare a meno di parlare delle sue ombre. Troppe volte ha dato la sensazione di avere disperso il proprio talento al servizio di storie insipide e senza spina dorsale. Troppe volte si è affidato ad autori pretenziosi e inconcludenti, incapaci di realizzare un’opera in grado di sfidare lo scorrere del tempo.

Viceversa, ogni volta che ha collaborato con autori capaci di cucirgli addosso storie potenti abbiamo assistito alla realizzazione di capolavori della fumettistica. Uno di questi capolavori è “Hard Times”, tempi duri.
Hard Times è una run di cinque albi che ha come protagonista John Constantine, lo scazzato mago con la Silk Cut tra le labbra, apparsa nel 2000 nei numeri 146-150 di Hellblazer.

Hellblazer n. 146

Sin dalla prima pagina risulta evidente l’ambientazione carceraria della storia. Sei vignette in montaggio alternato, tra esterni dove ci vengono mostrati i detenuti durante l’ora d’aria e interni dove una strana coppia formata da un gracile biondino chiamato “Candy”, e un nero prevaricatore chiamato “Traylor“, è intenta a consumare un rapporto sessuale.

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Brian Azzarello riempe volutamente la sua storia di sfruttatissimi cliché, che però alterna sapientemente a spiazzanti colpi di scena disseminati qua e là.
A pagina quattro, la prima splash page, ci mostra John Constantine che varca la soglia del penitenziario di massima sicurezza dopo averne combinata una delle sue.

RICHARD CORBEN ED HELLBLAZER


Subito Traylor lo guarda con interesse. Sembrerebbe una vittima designata. Traylor spiega a Constantine che il carcere è dominato dai clan: ci sono i neri, quelli della fratellanza ariana, gli uomini d’onore, i bikers, i musulmani e i portoricani. Tutti hanno bisogno di protezione.

La giornata si conclude con Traylor che offre un pacchetto di sigarette a Constantine. Peccato che il giorno seguente abbia la malaugurata idea di chiedergli qualcosa in cambio: poiché Costantine non possiede nulla, Traylor pretende che soddisfi le sue voglie.

RICHARD CORBEN ED HELLBLAZER


L’incontro avviene nei bagni, dove Traylor e la sua banda imparano a loro spese che Constantine non è esattamente un tipo sottomesso.
Richard Corben asseconda la monotonia degli ambienti attraverso una interpretazione minimalista degli sfondi, rappresentati solo dagli elementi caratteristici. 

Hellblazer n. 147

Il secondo capitolo è privo di azione, essendo costituito praticamente solo da dialoghi. Brian Azzarello evita il pericolo di annoiare grazie a una serie di dialoghi ben costruiti e alla presenza, prima molto vaga e poi via via sempre più evidente, dell’elemento sovrannaturale. Questo elemento ha la duplice funzione di creare tensione e di conferire unità al racconto.

Constantine sta cominciando a diventare un problema per tutti i gruppi di detenuti. Secondo i musulmani, egli è semplicemente “il male”.

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I portoricani hanno provato a farlo fuori, ma il tentativo gli si è ritorto contro. Persino l’ineffabile Mr. Stark, il boss dei boss, il pluriergastolano che spadroneggia nel carcere, ha dovuto venire a patti con lui. È successo durante un’interminabile partita a poker, dove Mr. Stark con in mano un tris di quattro ha dovuto arrendersi di fronte a un irresistibile bluff di Constantine.

RICHARD CORBEN ED HELLBLAZER


“Quel figlio di puttana gli ha fatto il malocchio”, è la frase che dà inizio a un tortuoso viaggio nell’oltre umano, dove John Constantine apprende le norme che regolamentano la vita carceraria e i detenuti apprendono le regole di Constantine.

L’arte di Richard Corben non mostra cedimenti, anzi si fa più suggestiva mentre il racconto si sviluppa. Colpiscono soprattutto le facce dell’espressione stralunata che accomunano in un’unica ghignante follia gli ospiti di questo infernale penitenziario.

RICHARD CORBEN ED HELLBLAZER


Non c’è alcuna traccia di razionalità in questa valle di lacrime dove esseri simili a zombie vagano ripetendo ogni giorno gesti privi di significato. Prende forma un mondo che assomiglia pericolosamente a quello in cui viviamo, un mondo assurdo dove Constantine può avere finalmente un senso.

Hellblazer n. 148

Al terzo capitolo, Brian Azzarello comincia a spingere sull’acceleratore. Si tratta del capitolo centrale, quello dove la storia, che sembrava ormai incanalata su binari precisi, subisce una svolta improvvisa quando succede qualcosa di inaspettato.

RICHARD CORBEN ED HELLBLAZER


Si tratta di un espediente molto utilizzato dagli sceneggiatori: consiste in un ostacolo che si frappone tra il personaggio principale e il raggiungimento dei suoi obiettivi. L’utilizzo di ostacoli ben dosati genera una serie di conflitti che rendono la storia sempre viva, tenendo il lettore sulle spine.

RICHARD CORBEN ED HELLBLAZER


Mr. Stark, il boss del carcere, sospetta che qualcuno dei suoi uomini lo tradisca. Ben presto la paranoia si impadronisce di lui, portandolo a compiere una nefandezza dopo l’altra.

Il disegno di Richard Corben asseconda alla perfezione l’atmosfera cruda riempendosi di ombre e di vignette memorabili.

RICHARD CORBEN ED HELLBLAZER


Dapprima ci mostra la crescente nevrosi del boss attraverso il suo volto deformato da espressioni sempre più stralunate. Poi ci fa assistere a una brutale perquisizione notturna dove nemmeno Constantine riesce a difendersi dalle guardie. Segue un’intera tavola muta dove cominciamo a capire chi può essere il traditore temuto dal boss.

Abbiamo poi l’esibizione di una spogliarellista che esegue il numero dall’altra parte del vetro nella sala dei colloqui. Poi assistiamo a due scene madri che si svolgono una dopo l’altra in palestra. Nella prima Mr. Stark, che lo ha ormai individuato, elimina il traditore facendogli cadere un peso sulla lingua.


Nell’ultima scena, Mr. Stark si libera anche della guardia carceraria in combutta con il traditore, accoltellandolo. Poi, nel colpo di scena finale, mette il coltello insanguinato nelle mani di Constantine. 

Hellblazer n. 149

Dopo una puntata ricca di colpi di scena e tirata allo spasimo, Brian Azzarello continua a stupire. John Constantine è rinchiuso in una buia e angusta cella di isolamento. Ha per pasto un biscotto rinsecchito. Il mondo del protagonista sembra essersi disintegrato, si rende conto di aver perso tutto ciò che credeva di possedere.

Il modo di agire che ha utilizzato sino a ora si è rivelato inadeguato alle circostanze. Qualcosa deve cambiare o tutto finirà tragicamente. E qualcosa cambia. Leggeri e diafani, in una lunga fila arrivano… i fantasmi.


Mentre le guardie progettano di uccidere Constantine per vendicare la morte del loro collega, il mago con la Silk Cut tra le labbra discute con presenze che vede solo lui.
Gli spiriti dei morti sono forme spettrali dalle sembianze di uomini, soprattutto morti di morte violenta che vagano nella notte in cerca di sollievo. Constantine chiede il loro aiuto per procurarsi le sigarette di cui ha un disperato bisogno.

All’improvviso scoppia una rivolta.


Il carcere prende fuoco. I detenuti assalgono le guardie che rispondono a suon di manganellate. Presto il penitenziario si trasforma in una bolgia dove i peggiori istinti si impadroniscono della folla. Man mano che la rivolta dilaga Richard Corben diventa sempre più convincente. La rabbia, la frustrazione, l’impotenza, la follia.


Non c’è emozione che Richard Corben non riesca a imprimere sulle facce stravolte dei personaggi, degeneri e deformi. Ma la più bella è la faccia di Constantine nella splash page finale, quando i rivoltosi entrano nella sua cella per portargli le sigarette di cui ha bisogno.

 

Hellblazer n. 150

L’ultimo episodio è una vera e propria discesa negli inferi. Brian Azzarello ha tenuto per il finale uno dei temi centrali nella letteratura occidentale di tutti i tempi. Da Ercole a Orfeo, da Ulisse a Enea fino, ovviamente, a Dante, i principali protagonisti delle saghe epiche hanno visitato il mondo dei morti.

Non poteva mancare John Constantine, anche se il nostro mago scazzato visita un inferno sulla terra che egli stesso ha contribuito a creare. Il carcere è nelle mani dei detenuti, che hanno ventisette ostaggi, ma forse alcuni sono morti.


C’è anche un Virgilio in questo inferno: si chiama Frank Turro, un agente dell’Fbi venuto a trattare con i detenuti.

Turro dialoga con Constantine, che gli racconta cosa ha fatto per essere rinchiuso lì dentro: ha ucciso un amico. O meglio non ha impedito che si uccidesse. Alla fine Turro convince Constantine a porre fine alla rivolta e tutto torna come prima.

Richard Corben in questo finale apocalittico si supera. Macchine incendiate, uomini impiccati, violenza e prevaricazione ovunque. Il paesaggio è allucinante a partire dai colori. Prevale un giallo acido che accompagna il cammino dell’agente Turro attraverso le macerie del penitenziario fino a Constantine.


Poi quando Constantine comincia a raccontare del suo amico le vignette diventano di un grigio senza vita, come spesso succede nel mondo reale. Un grigio senza speranza.

Richard Corben si scatena in questo finale dove non sbaglia un colpo, dove, dopo tanto buio, torna nell’ultima pagina uno spiraglio di luce. Ma è soltanto un’illusione.
Frank Turro si congeda da Constantine dicendogli: “Ci vediamo tra le ombre”.


1 commento

  1. Da leggere. me lo procuro subito!
    Grazie per la dritta!

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