PERCHÉ TORPEDO PICCHIA LE DONNE

Torpedo 1936 è una serie di storie a fumetti brevi che ha come protagonista il gangster italoamericano Luca Torelli.

Alias Torpedo per amici e nemici, pochi gli amici.
A pensarci bene pochi anche i nemici, perché muoiono giovani.
La sua spalla è il poco fisicato Rascal, di professione mezza sega.
Coprotagoniste sono un numero notevole di figone.
More o bionde che siano, l’uso che ne fa Torpedo è senza fronzoli e strettamente limitato al necessario.
Torpedo ha un debole per le femmine sofisticate…
… ma dire che sputerebbe sopra alle popolane sarebbe alquanto azzardato.
Per conquistare le ragazze ha un metodo infallibile che non si studia nel manuale del playboy.
Trattandosi di un uomo di poche parole, preferisce venire subito al punto. E la sua ricerca del punto G (ammesso che esista) può raggiungere alti livelli iconici…
… tanto che a buon diritto possiamo definire questa immagine, più o meno svestita, “l’estasi di Torpedo”.
Finora abbiamo visto i disegni di Jordi Bernet, ma prima di lui a cimentarsi su Torpedo (inventando graficamente il personaggio) è stato l’americano Alex Toth. Disegnatore grandissimo, autentico genio, ma sul trasgressivo Torpedo è decisamente inferiore a Bernet.
Per fortuna, Toth ha lasciato il personaggio dopo soli due episodi, spaventato dalle sceneggiature sopra le righe di Enrique Sanchez Abuli.
Di Toth vi faccio vedere solo una immagine, questa.
Torpedo è stato pubblicato per la prima volta dalla rivista spagnola Creepy, dell’editore Josep Toutain.
La rivista di Toutain prende il nome da quella americana della Warren, “presentata” da Zio Tibia, alla quale forniva parecchi disegnatori spagnoli attraverso la propria agenzia.
Abbiamo visto qui, per esempio, lo stesso Jordi Bernet ed Estaban Maroto sulle riviste horror in bianco e nero della Marvel.
In Italia è stato presentato poco dopo nelle pagine de “L’Eternauta”, una rivista “di prestigio” specializzata in autori ispanici (soprattutto argentini) fondata da Alvaro Zerboni.
Naturalmente la testata è un omaggio all’omonimo fumetto di Héctor Oesterheld, che qui è stato presentato con il brutto seguito scritto da un altro sceneggiatore.
Nel 1990, Torpedo ha avuto in Italia una effimera rivista tutta sua pubblicata dalla Acme di Francesco Coniglio, curata da Stefano Santarelli e altri.
Che io sappia, l’ultima edizione completa italiana di Torpedo è quella edita qualche anno fa da Bd, in cinque volumi di circa 150 pagine l’uno. Imperdibile per ogni fumettofilo che si rispetti.
Noto solo adesso che nella copertina, come accade specie in Francia, non sono stati messi gli autori in ordine di lavorazione: il disegnatore viene prima dello sceneggiatore come se fosse più importante!
Enrique Sanchez Abuli è eccezionale nelle prime storie del personaggio. Le trame sono tenute su con lo sputo, d’accordo, ma sempre funzionali al colpo di scena finale in stile gag comica.
Con le storie brevi non si può lavorare senza soggetto come facevano Gian Luigi Bonelli e il figlio Sergio, che iniziavano a scrivere senza sapere dove andare a parare… ma loro realizzavano storie lunghe duecento pagine e più.
Invece, a un certo punto, Abuli fa proprio questo: inizia una storia breve senza sapere come chiuderla e finisce regolarmente in maniera maldestra. In tal modo, dopo pochi anni, Torpedo scende enormemente di livello.
Quando mi era capitato di sentire al telefono Abuli nel 1991, solo facendo un enorme sforzo sono riuscito a non gridargli: “Idiota, non vedi che stai mandando in vacca il personaggio? Pensaci all’inizio come finire una storia, non all’ultima pagina!“. Ho sbagliato a non dirglielo.
Il segno di Jordi Bernet alla fine diventa un po’ affrettato, ma rimanendo comunque di alto livello. Solo negli ultimi anni, da quando si è abbassato a disegnare il personaggio western Jonah Hex per la Dc Comics, ha cominciato a perdere la mano.
In una intervista alla rivista specializzata francese “BoDoï”, Abuli ha raccontato che un giorno un cantante aveva inciso un disco mettendo in copertina, tra le sue fonti di ispirazione, il “Torpedo di Jordi Bernet” senza menzionare lo sceneggiatore. Abuli chiese a Bernet di prendere posizione, ma il disegnatore non volle dare seguito a questa legittima richiesta e così finì la collaborazione tra i due.
Ma quando Abuli e Bernet lavoravano insieme, nei primi tempi, formavano una coppia eccezionale paragonabile a quella di Bunker e Magnus su Kriminal e Satanik. Ai quali Torpedo ricorda un po’.
Non rimane che soffermarci sulla produzione di Torpedo, dall’inizio alla fine.
Cominciamo male, con una storia dove il nostro fa una pessima figura.
Non danno terribilmente fastidio anche a voi le tipe che frignano di essere coniugate, scambiandoci per uomini gelosi?
Alla fine dell’episodio, accade l’imponderabile: Torpedo rinuncia alla propria sacrosanta ricompensa!
Può capitare a tutti una défaillance, ma che non succeda più.
Non sapevo che le lacrime femminili fossero la kryptonite di Torpedo.
Ripeto: che non capiti mai più!
Luca Torelli, il futuro Torpedo, è un immigrato siciliano che si è fatto da solo, partendo dall’umile mestiere di lustrascarpe.
Finalmente, in questa scena vediamo Torpedo comportarsi correttamente con una giovane donna.
Poverino, da giovane non riusciva ancora a controllare le proprie emozioni davanti alle signore di classe.
Non che Torpedo sia infallibile, qui rimane fregato da tre “poliamorosi” che lo coinvolgono in un falso omicidio. Non vorrei sembrare razzista, ma se negli anni trenta nessuna legge vietava a una donna di andare con due uomini contemporaneamente, mi lascia storicamente perplesso l’assortimento cromatico.
Questo non è un fumetto per villici, lo si capisce perché non mancano i riferimenti colti ai classici del cinema (per quanto storicamente sbagliati: il film “Casablanca” doveva ancora uscire).
Il corteggiamento di Torpedo è sempre impeccabile nella forma, e più che soddisfacente nei risultati.
Poi Torpedo ci metterà un attimo a liberarsi del cornutone.
Ma perché il nostro amico è diventato così? A causa delle donne, naturalmente. Per capirlo dobbiamo tornare ai suoi primi anni in Sicilia.
Vorrei vedere voi, come sareste diventati con queste pesanti molestie sessuali da parte della maestra! Facile criticare sempre.
In realtà, Torpedo è un uomo all’antica e di saldi principi: non ammette che le donne facciano il primo passo. Altrimenti, dove andremo a finire?
Il suo socio Rascal è tutto un altro discorso.
Probabilmente ha il complesso di Pollicino.
Poi arriva il periodo delle storie lunghe a puntate, come questa, dove Torpedo si mette insieme a un branco di sbalestrati.
Si noti, in particolare, Mataharry.
Quando si tratta di dividere il bottino…
… Mataharry dimostra come ci siamo sbagliati sul suo conto.
In fondo, Torpedo è un bambinone.
Il suo occhio cinico, più che clinico, non fallisce mai: sa sempre valutare a colpo sicuro il valore di mercato di una donna.
Siamo alla conclusione, è tempo di tirare le somme riassumendo in estrema sintesi l’evoluzione che ha avuto il rapporto di Torpedo con il gentil sesso.
Se all’inizio, nella sua prima giovinezza, era in un certo qual modo romantico…
… con il tempo Torpedo diventa più disincantato.
Facciamo adesso la conoscenza degli autori, partendo da Enrique Sanchez Abuli (nato nel 1945), lo sceneggiatore che ha creato Torpedo.
Ma che origine ha il cognome Abuli? Deriva dal nome arabo Abdul? Curiosità mia.
Torpedo a parte, la produzione di Abuli è piuttosto scarsa e composta per lo più da album unici.
Da noi si è visto abbastanza poco, in italiano ho letto solo i primi tre dei titoli che seguono.
Invece Jordi Bernet (1944) ha prodotto molto ed è stato completamente pubblicato nella nostra lingua. Come se Abuli non fosse un autore più interessante, originale e divertente di Bernet! Ma ormai si ragiona solo a livello di disegni, cioè della componente meno importante del fumetto per il lettore (che si chiama così non a caso): ci ha salvato Bonelli dal naufragio completo dell’industria fumettistica.
Purtroppo, dopo Abuli, Bernet non ha mai trovato uno sceneggiatore di alto livello.
Il personaggio più noto che ha realizzato in seguito è Chiara di Notte, con le sue gag di prostituta professionista.
Con Torpedo e i suoi autori abbiamo chiuso, gentili signori: datevi da fare per cercare le sue storie. Le prime, intendo.
GIORNALE POP cerca articolisti e redattori.
Chi fosse interessato scriva a info@giornalepop.it
La collaborazione sarà di tipo volontaristico.

Bell’articolo.
Su facebook esiste anche il gruppo “Torpedo Comics Fans” e vi invito a iscrivervi!!! 😉😘
Negli USA – si veda la recentissima polemica Marvel che ha avuto un sapido corollario nella dichiarazione che non è il nome di un cartoonist ad alzare le vendite – da tempo il nord del medium è lo sceneggiatore. Sono i Bendis e Millar e Vaughn e co a spostare i lettori da una testata ad un altra come negli anni novanta erano i McFarlane e Jim Lee e co. Naturalmente si tratta di una banalizzazione. Oggi la splash page sta lasciando il posto ad uno storytelling derivato da Chris Ware ed ibridato con la mano di artisti che potrebbero lavorare anche da noi per SBE ( Chirs Samnee , Michael Lark to name a few ). I plot di The Walkind Dead funzionano perchè matitati da Adlard, ma non armonizzerebbero con Marc Silvestri o Jon Bogdanove.
E’ un medium visivo in cui si scrive con i disegni e si disegna con le parole. Non ricordo chi lo ha detto. Forse Warren Ellis. Concordo su Torpedo. Poteva essere meglio. Oggi sarebbe meglio. Scritto senza tante didas –
sacrificherei senza inumidire il ciclio lo sgrammaticato flusso di coscienza di Luca oggi che aveva senso al tempo del primo sgrammaticato Popeye di Seagar ( 1929 ) – e con il tratto diretto ed essenziale di Chiara di Notte. Un instant classic.