LE PEGGIORI SERIE TV DI SUPEREROI CHE HAI DIMENTICATO

LE PEGGIORI SERIE TV DI SUPEREROI CHE HAI DIMENTICATO

Sì, le peggiori serie tv di supereroi che hai dimenticato. E se te le sei dimenticate un motivo c’è. Oggi come oggi, nei verdi pascoli del piccolo schermo dove il pubblico viene portato a ruminare felice, le serie tv di supereroi crescono a perdita d’occhio. Solo negli ultimi tre o quattro anni abbiamo avuto Daredevil, Arrow, Luke Cage, Iron Fist, Flash, The Punisher, Agents of S.H.I.E.L.D., Jessica Jones, Gotham, Supergirl e, francamente, inutile pure mettersi a contarle, ormai.

Certo, alcune di esse molto riuscite e ancora in corso, altre cancellate perché non hanno incontrato il favore del pubblico. Tuttavia, il punto della situazione non è tanto la qualità nel senso stretto del termine, perché, più o meno, le serie tv di oggi si assestano tutte sullo stesso livello. Semmai il punto è la quantità. Il ritmo, con cui oggi le serie tv di supereroi vengono prodotte. È come l’idra di Lerna: per ogni serie cancellata ce ne sono almeno due in produzione e altre tre già ordinate.

Nondimeno, anche se oggi pare di annegarci, le serie tv di supereroi non sono mica roba di ieri. In un modo o nell’altro, ci sono sempre state. L’unica differenza sta nelle piccole cose a cui siamo abituati adesso: tipo uno storytelling intelligente, o che lo sembri. Insomma, una certa cura e qualità di base del prodotto. Mentre in passato le parole d’ordine spesso e volentieri erano sommarietà e faciloneria.
Partendo da ‘sti fantastici presupposti, quelle che seguono sono…

… le peggiori serie tv di supereroi che sicuramente hai dimenticato.

 

L’uomo di Atlantide (Man from Atlantis – 1977)

Partiamo da qui: L’uomo di Atlantide. Per gli amici, il cugino povero di Aquaman. In sostanza, prima che Patrick Duffy diventasse famoso come il fratello minore di J.R. in Dallas, ebbe il ruolo di Mark Harris, l’ultimo sopravvissuto degli atlantidei, in questa film tv prodotto dalla rete Nbc.

Ovviamente il personaggio possiede la capacità di respirare sott’acqua, immergersi a profondità estreme dato che non risente della pressione, e, giustamente, ha pure una forza sovrumana. Il film, anzi, i film visto che furono prodotti ben tre seguiti, ebbero un certo successo di pubblico, tale da portare a commissionare una serie tv.

L’unico problema è che la serie schifò in generale abbastanza presto e venne cancellata miseramente dopo appena tredici episodi. Stranamente, però, L’uomo di Atlantide andò a bomba fuori dall’America. Tipo che in Inghilterra arrivò addirittura a battere l’autoctono Doctor Who negli ascolti. È proprio vero: la spazzatura di uno è il tesoro di un altro.

 

Il principe delle stelle (The Powers of Matthew Star – 1982)


Il principe delle stelle
, invece, è assolutamente fantastico. Quasi ai limiti del nonsense, oserei dire. Anzi, spezzerei una lancia in favore di Steven E. De Souza, creatore di questa serie tv.

Il fatto è che De Souza sa bene come fare il suo mestiere: è stato lo sceneggiatore di 48 Ore, dei primi due Die Hard, L’implacabile e pure di Commando. Le cause di quel disastro che fu il film di Street Fighter non erano attribuibili solo ed esclusivamente a lui.
Però quest’uomo ha una grandissima peculiarità: se deve sbagliare, lo fa alla grandissima.

Questo è appunto il caso de Il principe delle stelle, serie tv dove un liceale, Matthew Star (Peter Barton), è alle prese con i classici problemi dell’adolescenza. Almeno, fino a quando non scopre di essere un principe di una razza aliena dotato di superpoteri. Il problema è che ‘sta specie di serie tv di supereroi ante litteram, è andata avanti per ventidue noiosissimi, buttati alla cazzomannaggia, episodi.

Il bello poi è che Il principe delle stelle era una roba talmente confusa che l’episodio finale era in realtà il pilot originale della serie. Che tra l’altro, si intitolava The Powers of David Star. Sì, questo vuol dire che il protagonista si trovava all’improvviso con un altro nome di punto in bianco. Non c’è da sorprendersi se si trovi nella lista dei cinquanta peggiori programmi tv di tutti i tempi.

 

Automan (1983)

Non so quanta familiarità abbiate, ma quello del produttore Glen A. Larson è uno dei nomi più importanti nella storia del piccolo schermo e delle serie tv in generale. Nel corso degli anni ha creato un fottiliardo di roba, tra cui L’uomo da sei milioni di dollari, Battlestar Galactica, Magnum P.I. e Supercar. Ciononostante, il suo è pure un nome, come dire… piuttosto controverso.

Negli anni le critiche gli sono arrivate addosso a valanga, in quanto era spesso “accusato” di… beh, sì, copiare, dato che, in generale, le sue serie televisive sembravano knock-off di film famosi. Lo scrittore di fantascienza Harlan Ellison addirittura lo chiamava Glen Larceny (larceny alla lettera è furto, qui inteso come appropriazione indebita di proprietà altrui).

Automan, in effetti, è pericolosamente simile a Tron. La differenza sta nel fatto che nel film Disney è Alan Bradley a entrare nel mondo virtuale, mentre in Automan Walter Nebicher crea Otto J. Mann, un programma virtuale che “vive” nel mondo reale. All’inizio Automan pare comunque avvincente, nonostante tutto, poi diventa piuttosto insipido e ci mette pochissimo ad ammorbare. Infatti, fu cancellato dopo appena dodici episodi.

 

Manimal (1983)


Meglio comunque di Manimal. Altra serie tv di supereroi ante litteram, sempre di Glen A. Larson, nonché uno degli show più strani per cui è ricordato. Qui, il Dr. Jonathan Chase (Simon MacCorkindale) è un mutaforma in grado di trasformarsi in qualsiasi animale desideri. Su carta, però.

In pratica le trasformazioni consistevano per la maggiore in falco e in pantera. Giusto perché addestrare e riprendere animali più esotici costava troppo. E comunque, cosa fa il dottor Chase con queste strabilianti capacità? Aiuta la sua amica detective a risolvere crimini da peggio poliziottesco.

In tutto la serie arrivò, a stento, a otto episodi. Solo perché dopo una prima interruzione ormai avevano già prodotto gli ultimi tre. Dopo averli mandati in onda, Manimal venne cancellato definitivamente.

 

Misfits (Misfits of Science – 1985)

Con Misfits torniamo allo stesso discorso de L’uomo di Atlantide: cosa fai quando vuoi gli X-Men, ma non te li puoi permettere? Chiami i loro cugini poveri. Facile. Per certi versi, Misfits è molto simile alle serie tv di supereroi attuali. Per troppi altri pericolosamente simile agli X-Men.

C’era lo scienziato-mentore-padre putativo che fonda e guida il gruppo. Il mutant… ops, il superumano telecinetico travagliato ma carismatico. Un gigante che può rimpicciolirsi a piacimento, tra l’altro interpretato da Kevin Peter “Predator” Hall. Come se non bastasse, c’era pure un tizio in grado di sparare raggi congelanti.

Questo… Uomo Ghiaccio, però, appare solo nel pilota e viene eliminato dalla serie. In quanto fu il cubetto di ghiaccio che fece traboccare il vaso, facendo “lamentare” la Marvel. Comunque, la serie in sé non era poi malvagissima. Aveva un certo potenziale, ma il divario tra i concetti di base e l’effettiva esecuzione era troppo alto. Perciò dopo quindici episodi addio Misfits.

 

Superboy (1988)

Per chi non lo sapesse, ben prima di Smalville c’è stato Superboy a raccontare in tv le gesta del giovane Clark Kent. Solo che adesso il discorso si fa abbastanza particolare: a differenza delle altre serie tv di cui s’è ciarlato finora, Superboy ebbe un certo successo di pubblico. Strano ma vero, la serie è andata avanti per ben cento episodi suddivisi in quattro stagioni.

Nonostante fosse una roba piuttosto campy e spesso sopra le righe, con cambi di tono allucinanti e pure un cast ballerino, dove addirittura il protagonista cambia faccia al volo fra una stagione e l’altra, Superboy era comunque molto popolare. Dietro la serie, c’era la mano dei fratelli Ilya e Alexander Salkind, i produttori dei primi tre film di Superman e del film di Supergirl del 1984.

Al netto del successo, il piano era semplice ma ambizioso: concludere l’ultima stagione con un cliffhanger, risolto poi in una serie di film televisivi. Che sarebbero stati la base di partenza per una nuova serie tv. Tutto molto bello, certo. Peccato solo che la Warner c’aveva l’intenzione di uscirsene a sua volta con una serie tv di supereroi. E non supereroi qualsiasi, no, volevano proprio Superman.

La faccio brevissima: la cosa è finita in un tornado di sputi e fischi in tribunale. Alla fine hanno avuto ragione quelli di Warner, che rivendicavano la proprietà dei diritti di Superman, e Superboy è stato cancellato all’improvviso nel 1992. Sostituito da Lois & Clark – Le nuove avventure di Superman.

 

Super Force (1990)

Il leitmotiv è sempre lo stesso ma, come Superboy, Super Force è un po’ l’eccezione che conferma la regola sulle serie tv di supereroi del passato: non è stato buttato al cesso dopo una manciata d’episodi. Bizzarro mash-up fra Capitan Power, James Bond e Supercar, il protagonista, Zach Stone (Ken Olandt), è un’astronauta.

Tornato da una missione su Marte, scopre che il padre è morto e il fratello presumibilmente ha fatto la stessa fine. Nel tentativo di vendicarsi, Stone incontra un ricercatore che ha sviluppato un prototipo di armatura spaziale computerizzata, dotata d’intelligenza artificiale semisenziente. Mettici pure la super-turbo motoretta jet spaziale e che a un certo punto Zach sviluppa poteri psichici, et voilà!

Ignorante? Probabilmente il q.i. s’abbassa a ogni minuto di visione. Brutta? No. Infatti è andata avanti due stagioni per un totale di cinquanta episodi. Anzi. Dovrebbero essere cinquantaquattro per la precisione, visto che il pilot (insolitamente) durava due ore e venne diviso in quattro parti.

 

Witchblade (2001)

Non voglio aprire una parentesi troppo grande, perché se no facciamo notte su questa cosa. Però quando Rob Liefeld, Jim Lee, Todd McFarlane e soci, se ne andarono spernacchiando dalla Marvel per fondare la Image Comics, bisogna dargli atto del coraggio, innanzitutto. E poi, chi più chi meno, sono riusciti a creare personaggi per nulla indifferenti.

Uno di questi è, appunto, Witchblade di Marc Silvestri, personaggio di punta della sua sottocasa editrice, la Top Cow. Non lo sapevo ma, nel 2000, TNT produsse un film tv basato sui primi otto numeri della serie. Così, gira e rigira, esattamente come L’uomo di Atlantide quasi venticinque anni prima, il discreto successo del film portò alla creazione di una serie tv.


La serie aveva pure qualche spunto interessante. Tuttavia, metti che era una cosa per la tv, metti che non è che ci avessero investito chissà quanti fantastiliardi, come per magia tutto diventa estremamente pezzente. Gli elementi fantastici del fumetto? Neanche a parlarne. L’approccio era quello del finto-vero per sparagnare quanto più possibile.

A guardarla oggi, quella lama che dovrebbe avere strabilianti poteri e invece pare uno spiedo attaccato a un guanto, fa tanta tenerezza. Witchblade ha resistito giusto per ventidue episodi divisi in due stagioni e ora, anche lei, fa parte delle reliquie di un tempo ormai dimenticato.

Detto questo credo che con le serie tv di supereroi sia tutto. Ma come lo chef Tony, ho almeno un’altra decina di altre serie per voi. Perciò, a breve ritorniamo sul discorso.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

 

3 commenti

  1. Ma la serie tv del corvo(22 episodi) era valida? Quella di robocop 22 episodi era brutta e infantile. Senza violenza e sangue. Per di più i nemici erano spesso ridicoli.

  2. Infatti robocop era terribile perché manca?

  3. Manca Mutant-X quella si che erano gli xmen dei poveri. (Anche se prodotta da Marvel Studio)
    E direi anche Birds of pray..

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