L’OLANDESE VOLANTE DI SCARPA, BARKS E CAVAZZANO

Olandese Volante

Secondo la leggenda, l’Olandese Volante è un vascello fantasma che solca eternamente i mari. O meglio, li sorvola visto che sta sospeso in aria avvolto nella nebbia. I fantasmi del suo equipaggio sono condannati a vagare fino alla fine dei tempi.

 

La maledizione che ha colpito la nave è dovuta alla caparbietà del suo capitano di voler superare a qualsiasi costo il Capo di Buona Speranza, la parte più a sud della penisola del Capo in Sudafrica che segna il passaggio tra l’Oceano Atlantico e quello Indiano. Un punto difficile per la navigazione. Il capitano aveva giurato di superarlo, nonostante la violenza della tempesta in cui era incappato. Fallendo, la sua anima è stata condannata all’eterno viaggio per i mari, senza poter mai attraccare in un porto.

OLANDESE VOLANTE DI SCARPA, BARKS E CAVAZZANO

Dipinto di Carl Barks

 

Le origini dell’Olandese Volante

Esistono diverse versioni della leggenda. Una riguarda il capitano olandese Bernard Fokke, o Barend Fockesz secondo un’altra grafia. Realmente esistito, Fokke nel Seicento percorreva la rotta tra l’Olanda e l’isola di Giava (Indonesia) al soldo della Compagnia delle Indie Orientali. La percorreva a una notevole velocità di crociera in barba alle tempeste da far pensare, ai più superstiziosi, che avesse stretto un patto con il diavolo.

Un’altra versione pone come capitano della nave fantasma l’olandese Willem Van der Decken, personaggio forse inventato, descritto nel romanzo “The Phantom Ship” (1839) dello scrittore inglese Frederick Marryat.

Stampa ottocentesca

 

Intorno alla metà del Seicento, o agli inizi del Settecento, la nave di Van der Decken di ritorno da Batavia (Indonesia) fu investita da una terribile tempesta nei pressi del Capo di Buona Speranza. Il capitano era testardo e sprezzante del pericolo, nonché desideroso di portare a buon fine i propri loschi commerci. Così, invece di invertire la rotta come lo supplicavano i suoi marinai, si rivolse al diavolo vendendogli l’anima in cambio del passaggio sicuro. Il comandante sfidò Dio e puntò deciso in bocca alla tempesta. Ma gli andò male, fece naufragio e morì. Il Signore condannò la sua anima a navigare per l’eternità, a causa della sua arroganza e per averlo sfidato.

Secondo una variante di questa seconda storia, a bordo della nave restò solo il capitano costretto a guidare il relitto della sua nave in eterno e passando il tempo a giocarsi l’anima a dadi con il diavolo. Un’altra variante ancora racconta, invece, che i marinai rimasero a bordo come fantasmi, mentre il capitano rimase sospeso tra la vita e la morte fino al Giorno del Giudizio.

Secondo la tradizione marinara, incrociare durante una tempesta il vascello dell’Olandese Volante portava sfortuna e morte. Presunti avvistamenti sono avvenuti anche in tempi relativamente recenti, forse dovuti a fenomeni di rifrazione dei raggi del Sole.

 

Le rappresentazioni Disney

Oltre alle opere letterarie, non potevano mancare le rappresentazioni al teatro e poi al cinema. Ricordo per esempio l’opera “Der fliegende Hollander” (1840) del compositore tedesco Richard Wagner.
E non mancano anche i fumetti, a cominciare da quelli con i personaggi Disney.

I primi a farlo sono Romano Scarpa, ai testi, e Luciano Gatto, ai disegni, realizzando “Paperino e la leggenda dello Scozzese Volante”.

L'OLANDESE VOLANTE DI SCARPA, BARKS E CAVAZZANO

Storia pubblicata per la prima volta in due parti su Topolino libretto n. 174 e n. 175, del 10 e 25 novembre 1957.

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Zio Paperone, Paperino, Qui, Quo e Qua nel corso della storia incontreranno un loro antenato scozzese: Pap McPaper, corsaro in azione intorno alla metà del 1600 nei mari dell’America Centrale. Anche lui caparbio e ostinato come l’Olandese Volante, nonostante le avversità.

La storia trae spunto da un evento “reale” di cui parlano i giornali. Avviene nello Stato centroamericano dell’Honduras, a nord della capitale Tegucigalpa: una “pioggia dei pesci” causata probabilmente da un ciclone.

La storia inizia, appunto, illustrando quello che avviene vicino a Tegucigalpa. I poveri abitanti fanno festa quando cadono dal cielo numerose sardine.
La scena si sposta poi a Paperopoli, dove troviamo un abbattuto Zio Paperone alla ricerca di nuovi stimoli.

Li trova nel kaibì, un uccellino molto particolare che mangia solo mezza sardina fresca ogni settimana, e solo se tagliata in senso longitudinale.

Paperone torna felice al deposito, ma, trascorsi sei giorni, non riesce a trovare nemmeno un quarto di sardina per nutrire la bestiola. Nonostante il magnate dispieghi tutte le sue forze, finendo anche per comprare la più grande fabbrica di sardine sott’olio del mondo, non si trovano sardine…

Il comandante della flotta dei pescherecci incaricati di pescare la “materia prima” della fabbrica, racconta ai paperi che le sardine sono sparite per colpa dello Scozzese Volante.

Si tratta di un misterioso vascello che vola sulle acque terrorizzando i marinai e… le sardine. I nostri eroi organizzano una spedizione per svelare l’arcano. E la “favola” si rivela vera. Durante la navigazione incontrano un antico vascello volante tra le nuvole che sta pescando le sardine in fuga.

Investiti dalla marea di sardine provenienti dalla rete del vascello volante, il kaibì potrà essere finalmente sfamato. Ma la distanza dal più vicino porto è tanta. Con il caldo tropicale e senza poter conservare il carico dei pesci, Paperino, Qui, Quo e Qua, sono costretti ad ammutinarsi, buttando in mare il pescato e rinchiudendo Zio Paperone, che non voleva sentire ragioni.

Tornati a Tegucigalpa con un Zio Paperone “rinsavito”, i nostri eroi assistono alla famosa pioggia di sardine. Per svelare anche questo mistero, decidono di prendere un pallone aerostatico e si involano, ma il vascello volante li intercetta e vengono catturati dallo Scozzese Volante. Prima di essere fatto fuori con un tuffo nel vuoto, Zio Paperone si ricorda del volto del capitano di quella nave: lo ha visto nella galleria dei suoi avi, è Pap McPaper!

Il corsaro, sorpreso di trovarsi di fronte ai suoi discendenti, si calma e racconta la sua incredibile storia. Lui amava così tanto le sardine che le toglieva di bocca persino ai bambini, durante le scorrerie con i suoi pirati. Dopo un ennesimo ricco bottino, si erano scordati il sale nel quale conservare il pesce. Durante la navigazione, inoltre, il vento era cessato all’improvviso e le sardine cominciavano a decomporsi. Il capitano voleva resistere mentre la ciurma, ormai allo stremo, aveva deciso di abbandonare la nave visto che il carico era diventato inutilizzabile e asfissiante.

In preda alla disperazione, McPaper promise che, se si fosse salvato da quella situazione, per trecento anni avrebbe donato le sardine al popolo di Tegucigalpa, per riscattare le sue razzie. Il vento accolse la sua promessa e si mise a soffiare di nuovo, da allora il corsaro non ha mancato un giorno di mantenerla. Rimangono nove anni allo scadere dei tre secoli e McPaper è molto stanco… Paperone, in uno slancio di generosità, decide di provvedere lui a portare a termine la promessa, purché lo Scozzese Volante si ritiri dalla scena. Il vecchio corsaro accetta e riporta i suoi discendenti a Paperopoli.

Questa storia italiana precede di due anni quella americana del celebre Carl Barks, intitolata “Uncle Scrooge and the Flying Dutchman” e pubblicata per la prima volta su Uncle Scrooge n. 25, del marzo 1959.

OLANDESE VOLANTE DI SCARPA, BARKS E CAVAZZANO

L’episodio è uscito in Italia su Topolino n. 218, del 10 settembre 1959, con il titolo “Paperino e il vascello fantasma”.

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Zio Paperone, dopo aver acquistato alcuni vecchi bauli pieni di documenti appartenenti a un’antica compagnia di navigazione olandese, legge della scomparsa del Fliegende Hollander. Una nave della metà del Seicento, che negli anni successivi fu poi avvistata a sud del Capo di Buona Speranza nelle notti di tempesta. Volendo recuperare il suo carico di lingotti d’oro, lo zione organizza una spedizione imbarcando Paperino e i nipotini.

Durante la navigazione, i paperi incappano nella spaventosa apparizione di un vascello luminescente che non solo vola, ma viaggia controvento.

Subito viene loro in mente la leggenda dell’Olandese Volante. Il viaggio prosegue ma, per colpa del maldestro Paperino che si distrae a pescare, perdono il timone e la bussola, e la fitta nebbia impedisce di orientarsi con le stelle o con il Sole. Le correnti e i venti portano l’imbarcazione verso le zone fredde dell’Antartico, dove scoprono una nave imprigionata in un iceberg.

I paperi scavano nel ghiaccio fino a trovare il giornale di bordo, dal quale apprendono che l’equipaggio e il capitano avevano abbandonato la nave per la peste scoppiata a bordo. Poi il vascello era stato trascinato a sud rimanendo intrappolato nel ghiaccio. È l’aurora che, illuminando la montagna di ghiaccio, proietta l’immagine della nave a miglia di distanza. E poiché l’iceberg si sposta, il miraggio si muove a sua volta. Quello che conta per Zio Paperone è aver recuperato i lingotti, ma i nipotini trovano qualcosa di più importante: un timone e una bussola per sostituire quelli andati perduti della loro nave e poter così tornare a casa

Su Topolino n. 1205, del 31 dicembre 1978, anche Guido Martina (ai testi) e Giorgio Cavazzano (ai disegni) si cimentano con la leggenda realizzando la storia: “Zio Paperone e il vascello fantasma”. La zona delle apparizioni si sposta a Capo Horn, la parte più meridionale del Sud America.

OLANDESE VOLANTE DI SCARPA, BARKS E CAVAZZANOOLANDESE VOLANTE DI SCARPA, BARKS E CAVAZZANO

Zio Paperone ha un problema che lo angustia, il suo rivale Rockerduck possiede un “museo delle rarità” che dispone di reperti molto più “attrattivi” di quelli che espone il suo museo.

Ma la fortuna sembra volerlo aiutare. Un tale Don Pedro Carambò giunge da un paese argentino proponendo di donare al museo un antico vascello. Le condizioni sono che Paperone dovrà provvedere al trasporto e che potrà ritirarlo solo di sabato. Zio Paperone accetta e arruola i suoi nipoti come equipaggio “volontario”.

Giunti a destinazione, i paperi salpano a bordo del Florindo Duriban. Stranamente, il vascello fa rotta verso sud senza nessuno al timone, senza che ci sia un alito di vento, e con le vele lacerate… Dopo essersi allontano dalla costa, i paesani fanno strani discorsi tra loro, parlando di come la loro città fosse felice prima che l’antico veliero si arenasse sulle loro spiagge portando tempeste e burrasche, tranne il sabato. A bordo Qui, Quo e Qua trovano un paio di dadi truccati. Lanciandoli esce sempre il sette.

La navigazione prosegue, i pesci non abboccano e il disagio comincia a prendere il sopravvento. I nipotini consultano il loro mitico manuale, ma non trovano il nome della nave. Trovano invece un altro nome desunto dalle lettere sbiadite sulla poppa della nave, il cui vero nome è Flying Dutchman. Si tratterebbe quindi del vascello fantasma dell’Olandese Volante, il cui comandante, il capitano Vanderdecken, era un famoso baro. Dopo la sua morte fu condannato a non avere riposo per mille anni. Una tempesta trascinò la sua nave intorno a Capo Horn e lui fu costretto a giocarsi l’anima con il diavolo a dadi. La tempesta si placava solo di sabato. Dopo mille anni, vincendo sempre grazie ai dadi truccati, si salvò e la sua anima trovò la pace.

Il giorno del sabato ormai finisce. e la maledizione ricomincia scatenando una tempesta. Poi un uragano trascina e scaglia il vascello su un iceberg. Soccorsi da una nave, i nostri eroi tornano a casa e i nipotini aiutano lo zione nella lotta dei musei mettendo in mostra i leggendari dadi dell’Olandese Volante…

OLANDESE VOLANTE DI SCARPA, BARKS E CAVAZZANO

Un altro dipinto di Carl Barks

 

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