LA MARVEL PSICHEDELICA DEGLI ANNI SETTANTA

Nel 1972 Roy Thomas diventa direttore generale della Marvel, al posto di Stan Lee promosso editore dalla nuova proprietà. Thomas mantiene la carica fino al 1974, anno in cui cede il suo posto a Len Wein.
Sono anni convulsi per i fumetti in America, caratterizzati dal calo delle vendite e da una forte instabilità (se ne parla QUI). Nel 1976, nel giro di un anno, si avvicendano ben tre direttori generali: Marv Wolfman, Gerry Conway e Archie Goodwin.
Soltanto nel 1978, con l’arrivo di Jim Shooter, le vendite smetteranno di scendere, anzi saliranno insieme ai profitti.

Roy Thomas raffigurato come Conan il barbaro, la sua serie di maggior successo, in una copertina disegnata da Alfredo Alcala per Alter Ego, la rivista sul fumetto che dirige. Oggi Thomas scrive la striscia quotidiana di Spider-Man, firmata da Stan Lee
“Non ho tempo di supervisionare”, dice a tutti Roy Thomas in quegli anni in cui alla Marvel si sottovalutava l’importanza dell’editor, “quindi ti prendiamo per scrivere questa serie. Se sarai puntuale nelle consegne e le vendite saranno buone, allora resterà tua. Altrimenti ti toglieremo e chiameremo qualcun altro”.

Jim Starlin con la sua creazione più famosa: Thanos
Fu in questo clima di anarchia che un ex militare di 23 anni di nome Jim Starlin riceve l’incarico di sceneggiare e disegnare il numero 55 di Iron Man.
Temendo che in futuro non avrebbe più avuto altre possibilità come quella, Starlin riempie la storia con tutti i personaggi che aveva immaginato quando seguiva un corso di psicologia a Detroit. In questo numero esordiscono, infatti, ben otto nuovi personaggi, uno dei quali diventerà una superstar. Thanos, Drax il distruttore, i Blood Brothers, Dan, Isaac, Mentor, Eros e Kronos.
A Roy Thomas il lavoro di Starlin piace e così gli affida le matite del numero successivo di Iron Man. Stan Lee però è di diverso parere, non vuole più Starlin su Iron Man: troppo diversa la sua impostazione con la tradizione Marvel degli anni sessanta.
Thomas è però convinto che Starlin abbia delle potenzialità e gli affida Capitan Marvel, un titolo agonizzante (creato solo per evitare che qualcuno ripubblicasse l’omonimo personaggio della Fawcett) che non è mai riuscito a decollare.
In un primo momento, Starlin riempie la serie di Capitan Marvel di supereroi ospiti e disegna grandiose scene di combattimento per assicurarsi che il titolo venda abbastanza da non chiudere. Dopodiché osa di più introducendo nella saga temi legati alle religioni orientali e alla cultura psichedelica. Concetti misticheggianti cari agli hippy come consapevolezza cosmica, illuminazione, essenza e interiorità fanno il loro ingresso in un albo a fumetti.
Starlin trasferisce qui i personaggi di quello sfortunato numero di Iron Man (Thanos, Drax il Distruttore, Mentore, Kronos, Eros) e ne aggiunge altri trasformando la serie in una space opera multigenerazionale che in qualche modo ricorda Star Wars, il film che uscirà nel 1977.
Nei primi anni settanta dello scandalo Watergate e della fine della guerra del Vietnam, Jim Starlin coltiva hobby come la motocicletta, gli scacchi e l’acido lisergico dietilamide-25 (Lsd).
Nel numero 28 di Capitan Marvel, del settembre 1973, Drax grida: “La mia mente e la mia anima sono una cosa sola! La mia anima… un nulla e un tutto inafferrabile! Ciò che non può morire non può essere reso schiavo, perché solo con la paura si ottiene la schiavitù!”.
Nella pagina seguente, Drax attraversa le varie “realtà” rappresentate con trentacinque vignette di volti distorti, teschi, occhi, stelle e lucertole: probabilmente un record per i comic book.
Capitan Marvel diventa un poster psichedelico con i dialoghi. Decisamente in linea con una certa cultura giovanile del periodo. Ben presto Starlin, aprendo le lettere dei fan, vi trova anche degli spinelli, dono dei lettori più fedeli e scoppiati.
Sempre nei primi anni settanta, Roy Thomas affianca lo sceneggiatore Steve Englehart con il disegnatore Frank Brunner, ai quali affida il più psichedelico dei titoli marvel: il Dottor Strange creato da Steve Ditko.

Lo sceneggiatore Steve Englehart con i personaggi Marvel che ha scritto (e alcuni, come Shang-Chi, anche creato), in una copertina di Alter Ego
“Ci ritrovavamo ogni due mesi, cenavamo, sballavamo intorno alle 10 di sera e andavamo avanti fino alle 3 o alle 4 del mattino”, ricorderà Englehart del suo lavoro con Brunner. “Lui pensava a come dare un aspetto sempre più psichedelico alle cose, io invece parlavo di dove avrei potuto portare la mente di Strange”.
Quando non sono a casa dell’uno o dell’altro a sballarsi, i due vanno in giro a fare casino con Jim Starlin, l’inchiostratore Al Milgrom e il disegnatore Alan Weiss, un playboy di Las Vegas che condivide un appartamento nel Queens con cinque hostess a rotazione. Insieme si fanno di Lsd a qualsiasi ora e girano per Manhattan alla ricerca di spunti per i loro fumetti.
Naturalmente ogni elemento presente viene reinterpretato alla luce della loro chimica mentale alterata. Una notte di luglio vanno a vedere il cartone animato Alice nel paese delle meraviglie della Disney e subito dopo concepiscono una storia del Dottor Strange in cui compare un bruco che fuma un narghilè.
A Rutland, nello stato settentrionale del Vermont, Starlin, Weiss ed Englehart seduti sotto una cascata, con la mente “completamente aperta” dagli allucinogeni discutono per ore dell’argomento preferito di ogni allucinato: Dio. Nel giro di qualche mese, le loro rispettive visioni sull’argomento (basate su pietre angolari dell’occultismo come i Cavalieri Templari, Atlantide, gli Illuminati, il druidismo e Aleister Crowley) emergono in contemporanea su Capitan Marvel e Dottor Strange.
Il megalomane Thanos si impossessa dell’onnipotente Cubo Cosmico, creato da Lee e Kirby sulle pagine di Capitan America, e diventa una divinità, ma viene sconfitto grazie a un dettaglio di carattere tecnico: nessuno lo adora e un dio per essere tale ha bisogno di fedeli.
In Dottor Strange, invece, un mago del trentunesimo secolo di nome Sise-Neg scopre che muovendosi all’indietro nel tempo può assorbire le energie di personalità “magiche” come l’italiano Cagliostro, il leggendario Merlino e i sacerdoti delle città bibliche di Sodoma e Gomorra, ottenendo potere a sufficienza per arrivare fino all’inizio dei tempi e così diventare dio a sua volta.
Questi autori rappresentano un gruppo unito che ogni venerdì sera si ritrova in casa di Englehart a guardare la televisione. Diventano grandi fan di Kung Fu, un serial della rete Abc in cui David Carradine interpreta il ruolo di un monaco Shaolin nel Far West, che alterna momenti misticheggianti ad altri di azione e combattimento. Propongono a Roy Thomas un adattamento a fumetti del telefilm, che però è prodotto dalla Warner Bros (la proprietaria della Dc Comics) e così decidono di dare il via a una serie originale: Shang-Chi, Maestro del Kung Fu. Sia pure vagamente ispirata ai vecchi romanzi popolari di Fu Manchu, l’archetipo del “pericolo giallo”.
Steve Englehart e Alan Weiss arrivano al nome Shang-Chi, che significa “innalzamento e avanzamento dello spirito”, consultando l’antico libro I Ching e mescolando gli esagrammi ottenuti. Le storie vengono scritte dopo avere passato le giornate a gozzovigliare e ad assumere acidi.
“Andammo a vedere un film e uscimmo che erano le 9 o le 10 di sera senza sentirci affatto stanchi. Da Midtown Manhattan camminammo fino al South Ferry. Non credo che avremmo camminato così tanto se non fossimo stati alterati chimicamente. Intorno alle 2 del mattino arrivammo al palazzo della AT&T Long Lines. Un monolite senza finestre da cui partivano cavi sotterranei e sottomarini che arrivavano fino all’Europa, era un monumento enorme in una zona piena di magazzini degli anni quaranta. Dall’altra parte della strada c’era un cantiere, e le torce ad acetilene lì accese proiettavano sul palazzo ombre degli operai alte sei piani”, racconterà Englehart. Hanno trovato il modello per il quartier generale di Fu Manchu.
Quando, girato l’angolo, scorgono dei mezzi pesanti abbandonati, trovano anche lo scenario perfetto per uno scontro di arti marziali.
Articolo bellissimo, complimenti… Ma vogliamo leggere il seguito delle avventure di questo allegro manipolo di fumettari…. 😊
Sise-Neg è infatti Genesis al contrario. Davvero mattocchi. Ho letto da qualche parte in rete una intervista a Steve Englehart in cui lo scrittore della versione Marvel del Watergate
( saga del Segreto Impero di Captain America ndr ) racconta di come aveva il timore che la storia di Strange fosse giudicata blasfema da chi era nella stanza dei bottoni della Casa delle Idee e quindi aveva inventato una lettera di elogi che aveva poi indirizzato alla posta della testata.
Ho letto queste storie da bambino 40 anni fa, ma ricordo che anche in una storia del doctor Strange il signore delle arti mistiche afferma che la sua nemesi Dormammu esiste solo perchè i suoi fedeli credono in lui. Questo concetto deve avermi colpito davvero al tempo – oggi sono agnostico e forse ero maggiormente religioso al tempo delle elementari – perchè ne ho fatto uso per inventarmi il plot di una storia del buon dottore che ho infilato a mo’ di commento in un post del blog del compianto Pino Rinaldi in cui il cartoonist ricordava come era naufragata una graphic novel scritta da DeMatteis che il disegnatore romano aveva illustrato. Jim The Bishop Starlin ha rivisto criticamente parte della sua vita – si veda cosa pensa dei minutemen nella miniserie col Punisher e Nick Fury nomata Points of Views – ma continua ad infilare la sua via acida al ditkoverse e la considerazione che come un situazionista si può attraversare New York e sbucare in altri universi ( si consiglia la lettura della prima miniserie di ‘ Breed tradotta da noi nel mensile Bravura dalla Star Comics ).
Gli anni settanta del secolo scorso sono stati il momento della disillusione. Coloro che avevano creduto che l’immaginazione potesse arrivare al potere, si sono seduti sconsolati a meditare su cosa fosse reale. Lo Steve Rogers di Steve Englehart smaschera il suo nemico e scopre che era la istituzione che lo sostaziava. Lo Adam Warlock di Jim starlin – praticamente Cristo nelle sue e di chi lo aveva preceduto intenzioni – smaschera il suo nemico e scopre che è una sua versione pazza e futura. Shang -Chi scopre in meno di due storie di essere stato progettato come una arma vivente da un padre che è un mad doctor.
Sono anche gli anni di Steve Gerber e della disillusione del primo Foolkiller e dello shock del Michael Sterling protagonista di Omega. Big Jm Shooter doveva arrivare per far quadrare i conti e valorizzare il DD di Miller o il Thor di Simonson, ma è un peccato il tramonto di quella Marvel offbeat. So goes life .
Alan Moore non nasce dal nulla: si riallaccia a questi fumetti della Marvel degli anni settanta.