MA LE CARTE DA GIOCO QUANDO SONO NATE?

MA LE CARTE DA GIOCO QUANDO SONO NATE?

Le carte da gioco sembrano provenire da luoghi diversi e distanti tra loro, anche se probabilmente hanno avuto un’origine unica.
Alcuni studiosi di cartagiocofilia affermano che in Cina, durante la dinastia Tang (618 – 908 dopo Cristo), esistevano piccole strisce di pergamena, all’incirca di 2 x 6 centimetri, raffiguranti l’imperatore e la sua corte. Comunque, a Pechino erano già note, nel 1100 d. C., “carte” in sottile lamina di avorio, utilizzate per scopi ludici o di azzardo. In Italia si cominciò ad avere notizie delle carte nella seconda metà del 1300.

Assi di un raro mazzo indiano Desavatara (XIX secolo, rame bulinato).
Il mazzo è composto da dieci serie di 12 carte, ogni serie rappresenta un’incarnazione di Visnù

 

Alcune carte del Kwan P’ài, mazzo cinese derivato dalla cartamoneta

 

Mazzo giapponese Hanafuda, dodici carte di 48. Le tre file di quattro carte rappresentano i mesi di gennaio, febbraio e marzo

L’autore del fumetto Martin Mystère, Alfredo Castelli, nel testo Viaggio curioso nel mondo delle carte menziona un articolo pubblicato su Le papetier de France, in cui si afferma che di carte se ne parla per la prima volta in una enciclopedia cinese del XIII secolo avanti Cristo. Ma credo sia un refuso tipografico, probabilmente è dopo Cristo.
Stewart Culin, che fu antropologo e direttore del museo di Brooklyn, afferma che “le carte da gioco esistevano in Cina prima del 1100 d.C.; furono introdotte in Europa nel 1200 e, da qui, diffuse in tutto il mondo”. La grafica derivava dalla cartamoneta in uso durante la dinastia Tang, che usava raffigurare imperatori, imperatrici e dignitari. Venivano utilizzate anche per giochi d’azzardo.
Per altri storici, invece, le carte provengono dall’India e sarebbero state importate in Europa, insieme agli scacchi, da Goffredo da Buglione.

Chartiludium Institute Summariae, c.1502 (in volume 1518). Nell’immagine l’Asso di Corone: rappresenta il re di Boemia e, nella corona in basso a sinistra, reca la scritta Alveorum regula. Ogni pezzo del mazzo, infatti, reca un capoverso delle Istituzioni di Giustiniano

Il Chartiludium è il più antico esemplare conosciuto di carte istruttive: 121 carte, 10 per ognuno dei dodici colori, più una carta conclusiva. I dorsi presentavano gli stemmi delle dodici più importanti cariche imperiali: l’imperatore, i sette principi elettori del Sacro Romano Impero tedesco, i duchi di Svevia, Brunswick, Baviera e Lorena. I dodici colori, senza connessioni con i principi e gli stati, presentano: sonagli, pettini, ghiande, cuori, corone, mastelli, campane, mantici, altro tipo di sonagli, scudi, pesci e scuri. Il gioco del tipo “botta e risposta” prevedeva che lo studente riportasse il paragrafo delle Istituzioni cui alludeva la carta che gli era stata mostrata.

In ogni caso, come dice Castelli, che le carte siano state importate dai crociati, dai saraceni o dagli zingari, entrarono in Europa nel quattordicesimo secolo. Però esistono vari editti, emessi da diverse autorità, che ne confermerebbero ancora prima l’introduzione. Nel più antico (1240), il Sinodo di Worchester si scaglia contro “i giochi disonesti… tra cui quello detto del Re e della Regina” (non è chiaro, però, se si riferisca alle carte da gioco o agli scacchi).
Tre ipotesi contrastanti esistono anche riguardo alla composizione dei primi mazzi: 1) il mazzo di 22 figure, i Trionfi; 2) il mazzo del Naib, composto da 52 o 56 carte, a cui vengono aggiunti a posteriori gli antichi Trionfi; 3) il mazzo del Naib, quello dei Tarocchi, composto da 78 pezzi nati simultaneamente.
E incerta è anche l’origine dei semi.
Nel 1330 comparve la prima rappresentazione dei semi in una miniatura che illustra Le Roman de Roi Meladius.
Nel 1415 Marziano da Tortona dipinse per Filippo Maria Visconti un mazzo di minchiate (un tipo particolare di tarocco), in cui si notano quei semi particolari – Denarii, Copae, Baculi, Enses – che il monaco Johannes Feinfelden citava senza descrivere, nel 1377, in un manoscritto conservato al British Museum e intitolato “De moribus et disciplina Humanae Conventionis”.
Nel 1423 san Bernardino da Siena, in una predica contro i giocatori che tenne a Bologna in San Petronio, confermò che i semi dei Tarocchi erano gli stessi usati nel mazzo da gioco, da lui definito “il libro di preghiere del Diavolo”.

Si ritiene che i semi rappresentassero le classi sociali di quel tempo: mercanti (denaro), clero (coppe), contadini (bastoni), cavalieri (spade).
Alcuni ci vedevano i simboli delle quattro virtù: denari (carità), coppe (fede), spade (giustizia), bastoni (forza morale); mentre i detrattori: denari (usura), coppe (ubriachezza), bastoni e spade (violenza).
In epoca posteriore, i sostenitori dell’origine esoterica legarono i semi alla tradizione del Graal. Altri ancora agli emblemi di quattro divinità dell’Irlanda pre-cristiana.
L’occultista Eliphas Levi individuò l’origine dei semi nel quaternario simbolico raffigurato dalle quattro forme della Sfinge, secondo i misteri di Menfi e Tebe.

Mazzo napoletano, XVIII secolo.

 

Carte italiane a semi francesi , XVIII secolo.

 

Matrice silografica spagnola (Madera, XVII secolo).
I mazzi spagnoli sono di due tipi: quello gotico/castigliano (da cui provengono il mazzo dell’Alouette e il Piacentino) e quello gotico/catalano.

 

Mazzo dell’Alouette.

 

Carte di forma rotonda. Maestro Cartaio PW di Colonia (1500).
Rappresentano il 9 di Pappagalli, la Regina e il 3 di Rose.

Tornando a fonti storiche documentate, sta di fatto che nel XV secolo il mazzo da gioco più diffuso in Italia era quello dei Tarocchi, insieme a un mazzo costituito da 52 pezzi, con semi di Denari, Coppe, Bastoni e Spade e Tre figure (Re, Fante e Cavallo) derivanti probabilmente dagli scacchi.

In Spagna lo stesso mazzo perdeva gli otto, i nove e i dieci, e diventava di quaranta pezzi.
Italiani e spagnoli ne detennero il monopolio di fabbricazione fino a quando i tedeschi, con la loro rivoluzionaria tecnica di stampa su matrici di legno, si impadronirono del mercato producendo nuovi semi: Cuori, Campanelli, Foglie e Ghiande.
La divisione in Coeurs (Cuori), Trèfles (Fiori), Carreaux (Quadri) e Piques (Picche) iniziò invece in Francia, sempre nel XV secolo, e pare la si debba a Etienne de Vignolles (La Hire), il Robin Hood nazionale. Tralascio le opinioni per cui alcuni ritengono che i semi derivino da quelli tedeschi, vedi somiglianza dei Fiori con le Ghiande, delle Picche con le Foglie, e dei Quadri che sarebbero Campanelli stilizzati; perché c’è anche un’altra opinione per cui questi semi rappresenterebbero invece le classi sociali: Picche (punte di lancia) per l’aristocrazia, Quadri (punte di freccia) per i guerrieri, Cuori per il clero, Fiori per i contadini.

Forse fu per praticità di stampa che i semi tedeschi e francesi ebbero larga fortuna, in quanto la divisione di soli due colori permetteva l’utilizzo di un’unica lastra (di legno o di rame) per l’intero mazzo, attraverso l’escamotage di mascherini, escluse le figure; mentre i semi italiani e spagnoli, più complessi, occorrevano di una matrice per ogni carta.
L’esportazione del mazzo francese raggiunse in breve il Belgio e, successivamente, l’Inghilterra, dove il gioco delle carte diventò popolare tra il 1400 e il 1463 (lo conferma un editto di Edoardo VI). Ibrido tra Francia e Italia, il mazzo di carte inglese constava di quattro semi denominati Spade, Fiori, Cuori e Quadri. Ma era un mazzo di esportazione.
Invece, il più antico mazzo di fabbricazione inglese conosciuto risale al 1675. È di tipo francese, ma i nomi dei semi si riallacciano alla denominazione italiana (Hearts-cuori; Diamonds-diamanti, corrispondenti ai nostri quadri; Clubs-bastoni, corrispondenti ai nostri fiori; Spades-vanghe, corrispondenti alle nostre picche).
Non è chiaro il motivo di questa modifica che si verifica nel tempo (la storia della carta da gioco, come è facile rilevare da quanto detto, è piena di incognite). Si possono fare solo supposizioni. Può darsi che fossero entrati altri mazzi di tipo italiano e spagnolo, nel frattempo, e che nella denominazione popolare ci sia stata una commistione di termini che, invalsa dall’uso, ha modificato quella originaria.
Nel Cinquecento, Enrico VIII tentò di proibirne l’utilizzo, nel 1541 un editto permise il gioco solo nei giorni di Natale, mentre nel 1756 fu applicata una tassa governativa di 6 pence per ogni mazzo venduto.
Fu questo mazzo di carte inglese che cominciò a essere prodotto in America nel XVIII secolo, forse importato da qualche Padre Pellegrino non esattamente ortodosso.

Antiche carte tedesche a semi Cuori, Campanelli, Foglie e Ghiande.

 

Mazzo francese del XVIII secolo. Le figure hanno assunto i nomi definitivi.

 

Carte inglesi di I. Hardy; XVIII secolo.
La grafica del mazzo inglese deriva dal mazzo di Rouen (in Inghilterra non esistono divisioni in carte regionali).

I mazzi più antichi di cui si ha notizia risalgono al 1450 circa. Furono incisi su legno, cioè su matrici silografiche; alcuni sono conservati in Spagna, nel Museo Fournier de Vitoria. Nello stesso secolo, con l’avvento della stampa, la riproduzione si fece più veloce ma le figure erano ancora mutevoli. Fu solo verso la metà del XVII secolo che vennero a formarsi canoni precisi, e precisamente in Francia, dove picche, cuori, quadri e fiori andarono in luogo di spade, bastoni, coppe e denari. E questo resterà il mazzo canonico.
A partire dal 1815 il dorso delle carte fu quadrettato, cioè ricoperto di carta colorata. Nella metà dell’Ottocento, la produzione industriale permise ulteriori messe a punto: si cominciò a inserire un foglio colorato intermedio tra le due facce dando luogo a una migliore opacità, e si arrotondarono gli angoli rendendo così le carte meno fragili.

La ricchissima varietà italiana di mazzi di carte da gioco non si riscontra in altri paesi. Nel suo saggio “Giochi di carte italiani” (Mondadori, 1984 – 1a ediz.),  Giampaolo Dossena distingue 16 categorie:
a)   a semi italiani: bergamasco, bresciano, trentino, trevisano, triestino
b)   a semi spagnoli: piacentino, romagnolo, napoletano, siciliano, sardo
c)   a semi francesi: piemontese, genovese, ticinese, milanese, toscano
d)   a semi tedeschi: salisburghese
Ma molte altre, meno note, vanno ad aggiungersi. Andrea Vietti, nel suo sito Tarot-as-Tarocchi, in aggiunta alle sedici prima descritte, enumera le seguenti: baresi, abruzzesi, calabresi, lombarde/piacentine, lombarde/napoletane, lombarde/venete, udinesi, usticisi, viterbesi, napoletane/venete, lucane, padane, padano/venete, piacentine/venete, romane, salentine, umbre, vastesi, nuoresi, materane, graisane, sorrentine, cremonesi, viareggine, perugine del bartocchio, laretine, ciociare.
Il sito offre anche una vasta panoramica iconografica sulla cartomanzia italiana in generale.

Anche un sito di giocatori offre interessanti approfondimenti alla seguente pagina e relativi sottoargomenti > tretre

Carte particolari

Oltre alle classiche connotazioni grafiche, la storia delle carte da gioco individua soggetti di svariate tematiche: carte da gioco a carattere storico, politico, magico-divinatorio, pubblicitario, satirico, artistico, educativo. Ecco qualche esempio.

Politico-militari

Carte tedesche: i quattro Re; 1943.
Venivano lanciate sull’Inghilterra dagli aerei tedeschi durante la seconda guerra.

 

Mazzo propagandistico alleato pubblicato all’inizio della seconda guerra: Stalin, Roosevelt, De Gaulle e Churchill.

 

Poker Military (Firenze, ed. Vannini; per conto dell’Ufficio Stampa Quinta Armata USA, 1945).


Artistiche

Jeu de Marseille. Il mazzo fu ideato dai surrealisti per un rinnovamento della carta da gioco, ma non fu mai pubblicato. I nuovi semi avrebbero dovuto essere: Fiamma, Stella, Ruota, Serratura; le figure: Genii, Sirene, Magi.
Nell’immagine sono riprodotti: tre Genii disegnati da J. Hérold, J. Lamba, W. Lam; tre Sirene disegnate da A. Masson, W. Lam, J. Hérold; tre Magi disegnati da A. Breton, A. Masson, O. Dominquez.

Nelle due immagini sopra: Jeu des Peinters (Grimaud; 1973)
Il mazzo fu curato da André Françoise, l’autore di La carte à jouer, che fece illustrare le figure, gli assi e i jolly da pittori francesi.
Ogni carta riporta il nome del pittore che l’ha eseguita.

 

Mazzo italiano pubblicitario dell’Italsider; 1975.
Le carte sono disegnate da Domenico Balbi.


Politico-satiriche

Political Twin Pack Cards (prodotti dallo spagnolo Enric Siò, disegnatore di fumetti per Linus e  studioso di carte da gioco).
Le prime tre carte in alto sono di Ortuno.
In basso, da sx: una carta antigollista del francese Siné (edizioni Dorchy); l’Asso di Picche del mazzo Soul Cards, dedicato alle Pantere nere (edizioni Soul-Mar); una carta proveniente da un mazzo italiano del 1974 (al posto dei semi tradizionali, compaiono Fasci, Bombe, Falci, Martelli e Soli).
L’uso delle carte da gioco come mezzo di propaganda politico invalse durante la Rivoluzione Francese: ai reali venivano sostituiti personaggi del popolo in berretto frigio o immagini dei teorici della rivoluzione.

Didattiche

In altro, le prime tre: mazzo dell’Ass. Ogni carta riproduce un volatile diverso.
In mezzo: prodotte dalla Nintendo di Kyoto per l’Ikebana Institute; insegnano a disporre i fiori.
In basso: prodotte dalla C. T. Company di Dublino per l’Irish Tourist Board, riportano panorami irlandesi a scopo pubblicitario.

 

Un intero articolo è stato dedicato al soggetto erotico-galante. Vedi qui: Carte da gioco erotiche.

E un altro ad alcuni illustratori italiani: Tre illustratori per le figure delle carte. Vedi qui.

 

 

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