L’UOMO CHE NON SORRIDEVA MAI

L’UOMO CHE NON SORRIDEVA MAI

In queste brevi carrellate sulla cosiddetta età d’oro del fumetto americano, periodo che indicativamente va dalla fine degli anni trenta alla metà degli anni cinquanta, mi ero ripromesso di cercare solo esempi (comunque significativi) che riguardassero storie più o meno “dimenticate” anche nella loro patria d’origine, e certamente sconosciute qui in Italia. Ma siccome solo gli stupidi non cambiano mai idea, oggi vedremo nientemeno che Basil Wolverton, uno degli artisti americani più significativi, non tanto per la golden age, ma per l’influenza che ebbe su coloro che vennero “dopo”, e che diventarono artisti “underground”.

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Forse, se non ci fosse stato Basil con la sua straordinaria capacità di sintetizzare la lezione di artisti come Segar, il creatore di Popeye, e George Herriman, il papà di Krazy Kat, non avremmo poi avuto gente come Robert Crumb, Gilbert Shelton o Dennis Kitchen… È abbastanza inutile parlare di Wolverton che, oltre ad avere una voce su Wikipedia, è giustamente uno degli artisti più “gettonati” sui blog che trattano di fumetti Golden Age. Se volete approfondire vi consiglio caldamente di visitare i seguenti blog in lingua inglese:

https://pappysgoldenage.blogspot.it/search/label/Basil%20Wolverton
http://thegoldenagesite.blogspot.it/search/label/Basil%20Wolverton
http://thehorrorsofitall.blogspot.it/search?q=basil+wolverton

Dall’ultimo blog (specializzato in horror e gestito da Steve “Karswell” Banes che ringrazio) sono state prese le tavole della storia breve che ho tradotto, originariamente apparsa su “Weird Mysteries” n. 4 dell’aprile 1953. La storia la conoscevo, in quanto fu ripubblicata negli anni ottanta sulla bellissima serie ”Mr Monster” della Eclipse Comics, serie che presentava anche ristampe di materiale Golden Age ottimamente ricolorate (checché ne dicano i puristi) da artisti come Steve Oliff. Una storia piuttosto celebre, breve come una coltellata, ma niente affatto banale o scontata come può sembrare a prima vista. Certo, fin dalla prima vignetta capiamo che non è tanto salutare andare a rompere le balle al vecchio avaro del paese, tale Gloomy Gabe. Capiamo che qualcosa di brutto dovrà succedere e che il criminale protagonista avrebbe fatto meglio a non ignorare l’avvertimento del benzinaio che somiglia un po’ a Richard Nixon… sarà per questo che il nostro avido protagonista non gli ha creduto! Ma non è tanto la “sorpresa” finale che conta, quanto la capacità di Basil di introdurci piano piano al grottesco e al mostruoso. Osservate la trasformazione di Gabe. Ogni mamma che si rispetti dovrebbe fotocopiare l’ultima pagina della storia e appenderla sopra il letto del suo bimbo, in modo che possa crescere sano e felice!

Basil Wolverton non aveva soltanto una grande inclinazione per l’horror e la fantascienza, ma le sue visioni oniriche (come si può vedere ai link indicati), si esprimevano anche in una notevole vena umoristica, con personaggi come Powerhouse Pepper, BingBang Buster, Jumpin’ Jupiter e Berserk Burk. Avete per caso notato delle allitterazioni?

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Stavo per dimenticarmi che Sauro Pennacchioli ha dedicato a Basil un fondamentale e bellissimo articolo: per leggerlo cliccate qui.

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