LO SCORPIONE NELLA ROMA DEL SETTECENTO

L’affascinante città di Roma ha fatto da sfondo a diversi fumetti, uno dei quali è Lo Scorpione, protagonista di una serie iniziata nel 2000 su testi di Stephen Desberg. I primi dodici albi sono stati disegnati da Enrico Marini, che ha anche collaborato alla creazione del personaggio e al soggetto delle storie. Desberg e Marini avevano già lavorato insieme nel western La stella del deserto, pubblicato nel 1996. Lo Scorpione ha accompagnato il talentuoso Marini, uno svizzero di origini italiane, fino alla piena maturità del tratto grafico, che lo ha portato a realizzare anche una storia di Batman in co-produzione Dc Comics-Dargaud. A Enrico Marini è riconosciuto uno stile personale e inconfondibile che, diversamente dalla grande maggioranza dei disegnatori di storie avventurose francesi, per quanto realistico, risente di influenze americane e giapponesi. In particolare ne Lo Scorpione, ma anche nel più recente Le aquile di Roma, è interessante notare come l’accurata documentazione nel rappresentare costumi, armi e ambienti non renda affatto “fredda” la narrazione grafica. La Roma de Lo Scorpione è bellissima e sporca, brumosa e solare, lussuosa nei palazzi dei prelati quanto squallida nei bassifondi. Austera negli edifici religiosi, quanto sguaiata e volgare nelle osterie frequentate dal protagonista. Lui, lo Scorpione, è un avventuriero descritto come trafugatore e trafficante di sacre reliquie, svelto con la spada, insofferente dell’autorità costituita e per nulla intimorito da questa. Avvezzo alla compagnia di donne da osteria. La presenza della spalla Ussaro, una specie di Sancho Panza che non disdegna di raccogliere le briciole delle prede del nostro eroe, siano esse oro o compagnia femminile, consente di snellire la narrazione evitando didascalie o voci narranti. La saga inizia con la rivelazione che il mondo conosciuto sarebbe in mano a nove famiglie. Ne decretano le sorti fin dai tempi dell’antica Roma, avvalendosi della religione come strumento di controllo sociale e per mantenere un sistema di caste. All’inizio non viene spiegato perché lo spadaccino dal segno dello scorpione tatuato su una spalla rappresenti una minaccia per questo potere occulto. Costui ha una doppia vita: se di notte è l’abile spadaccino conosciuto come lo Scorpione, di giorno è il commerciante di reliquie Armando Catalano (il vero nome di Guy Williams, l’interprete di Zorro nella serie televisiva della Disney, che i due autori hanno voluto omaggiare). Di certo c’è che sua madre era una strega bruciata viva sul rogo per decisione del Santo Uffizio. Ma dall’incartamento dell’Inquisizione sul processo della donna alcune pagine sono state strappate: cosa abbia dichiarato sotto tortura non è dato sapere. Nei primi episodi il protagonista è essenzialmente impegnato a cercare risposte sulle proprie origini e a salvare la pelle, vista la determinazione del potente cardinale Trebaldi di ucciderlo. La vita dello Scorpione è attraversata da donne bellissime, che Marini disegna magistralmente. La sceneggiatura di Desberg, un po’ zoppicante nel primo episodio, poi procede più spedita e non lascia tregua nel raccontare le vicende dal ritmo forsennato. Non mancano le scene a effetto, come quando dal corpo dello spadaccino il marchio d’infamia tatuato sembra pulsare e, all’improvviso, uno scorpione si materializza gigantesco nella stanza, trafiggendo con l’aculeo la spalla da cui sembra essere uscito. Ma si tratta solo del delirio febbrile del protagonista causato da un veleno. Le avventure dello Scorpione, nella seconda metà di un Settecento storicamente indeterminato (non è dato sapere, per esempio, sotto il governo di quale pontefice ci troviamo), la città eterna viene descritta con molta fedeltà: risulta evidente una ricerca iconografica di tutto rispetto, per esempio sulle opere di Piranesi e Pinelli. Il ringraziamento che gli autori fanno nel colophon a un maestro di scherma la dice lunga sull’accuratezza nel rappresentare lame e duelli. Per documentarsi, Desberg ha dichiarato di avere “letto resoconti sulla storia dei papi e sull’organizzazione del Vaticano, testi spesso molto criptici”. Nel 2019, esce il dodicesimo albo, che pone fine agli intrighi legati alle nove famiglie, risolve la ricerca dello Scorpione sulle proprie origini e si compie il destino di Trebaldi. Si tratta dell’ultimo disegnato da Enrico Marini. Con il tredicesimo albo Stephen Desberg continua la serie da solo nella sceneggiatura, mentre il disegno e i colori sono di Luigi Critone (noto in Italia soprattutto per aver disegnato Aldobrando su testi di Gipiscelto), scelto come successore dallo stesso Marini.