LE PIÙ GRANDI SEQUENZE DELLA MARVEL

Un’opinione diffusa è che lo studio del fumetto, come lo studio della lingua, debba passare attraverso un’analisi che lo scompone, via via, in unità minime autosufficienti. Questo avviene normalmente a partire dagli anni sessanta e in alcuni celebri lavori pubblicati da Umberto Eco.
Del fumetto è stato analizzato sia il disegno (linee, forme, colori) sia la grafica (balloon, lettering, gabbie, formati), che insieme contribuiscono alla composizione del messaggio. Per Thierry Groensteen, il fumetto è una forma linguistica basata sulla messa in relazione di una pluralità di immagini solidali.
Secondo Jean-Marie Floch il fumetto “si presenta come un susseguirsi di tavole, strisce e vignette di cui una certa quantità si danno simultaneamente presenti allo sguardo”.

Il lettore ha “accesso” agli eventi narrati, procedendo con una lettura a mappa, ovvero scorrendo le tavole per individuare la funzione che lega le vignette; o a schermo, ovvero vignetta per vignetta. Nel suo procedere, a mappa o a schermo, il lettore si imbatterà più o meno frequentemente in alcuni gruppi di vignette strettamente legate tra di loro, sia per quello che riguarda la narrazione sia per l’impostazione grafica.
Chiamiamo questi gruppi “sequenze” e riconosciamo loro un’importanza particolare nel far procedere lo storytelling. Vediamo come hanno utilizzato le “sequenze” i grandi autori Marvel e quali sono gli elementi che le hanno rese uniche.
Jack Kirby
Del grande Jack Kirby abbiamo selezionato solo sequenze tratte dai primi albi dei Fantastici Quattro, quando il suo stile non aveva raggiunto ancora la completa maturità ma quando già il suo modo di raccontare si distingueva dalla maggior parte dei colleghi per incisività e vigore.
Kirby utilizzava spesso le sequenze di vignette come fossero delle mini storie con un’introduzione, una parte intermedia e un finale. L’ultima vignetta della serie dava senso all’intera sequenza.

Le tre vignette iniziali creano un mistero, la quarta che spiega tutto.

Sue finisce tra le braccia di Namor (e non sembra che le dispiaccia).

La progressiva scoperta del volto di Namor il Sub-Mariner.

Il sottomarino dei Fantastici Quattro sta passando sotto una roccia sottomarina… ops! Invece era un’ostrica gigante.
Steve Ditko
Di Steve Ditko presentiamo sequenze tratte dall’Uomo Ragno, la serie dove la sua arte rifulge al meglio. Le sequenze di Ditko contengono tutte una forte componente grafica, alcune volte nettamente manifesta, altre volte più nascosta.
Alcune sequenze, per la prevalenza di elementi geometrici ben riconoscibili sembrano rasentare l’astrazione. Altre, soprattutto quelle dove l’uomo ragno è presente, sono costruite secondo riconoscibili linee di forza.

L’Uomo Sabbia scende da un palazzo a modo suo.

Il Ragno precipita in un paesaggio urbano quasi astratto.

L’Uomo Ragno arriva, sosta e riparte seguendo tre direzioni differenti.

L’insieme dei corpi in lotta forma un semicerchio.
Wally Wood
L’elegante Wally Wood appartiene alla vecchia scuola. Quello che fece sulle pagine di Devil ha dell’incredibile: ne abbiamo tratto alcune sequenze. Come Ditko, spesse volte tende a costruire le sequenze dove appare Devil secondo precise linee di forza alle quali i movimenti del personaggio si adeguano.
Altre volte la costruzione è più libera e si conforma alla linea narrativa dalla quale in un certo modo si fa guidare.

Come l’Uomo Ragno anche Devil arriva, sosta e riparte seguendo tre direzioni differenti.

I tre volti di Sub-mariner formano una freccia con la punta verso l’alto, i tre volti di Devil formano una linea obliqua che da sinistra a destra procede verso l’alto.

Il potere del raggio rimpicciolitore è mostrato in tutta la sua eloquenza.

La sequenza è tenuta assieme dal grafico che rappresenta il battito cardiaco udito dal cieco Matt.
Jim Steranko
In Jim Steranko la sequenza non è soltanto uno strumento che accompagna la narrazione in determinati momenti particolarmente importanti ai fini dello sviluppo della trama. È un vero e proprio modo di narrare.
Steranko narra per blocchi di sequenze giustapposti che a volte sconfinano gli uni negli altri. Per questo nei suoi lavori troviamo sequenze di tutti i tipi: statiche, dinamiche, silenziose, rumorose, lunghe, brevi. Rappresentano il modo in cui l’autore fa progredire la storia.

Piano sequenza con Nick Fury che scala una torre.

Sequenza formata da vignette alternate e una “erre” in sottofondo che cresce progressivamente.

Nick Fury e la Contessa Valentina Allegra de la Fontaine in una sequenza di dettagli alla Guido Crepax.

Un’altra sequenza a vignette alternate con il rumore di fondo a legare il tutto.
Barry Smith
Le sequenze di Barry Smith (poi chiamato Barry Windsor-Smith) le abbiamo prese dai primi albi di Conan. Sebbene già dagli inizi Smith dia prova di riuscire a utilizzare le sequenze in svariati modi, a volte sono semplici zoomate per mettere meglio a fuoco un particolare. Altre accompagnano un’azione messa in risalto dalla fissità del punto di vista.
Infine, nei momenti migliori, assomigliano a veri e propri piani sequenza cinematografici dove la macchina da presa continua a riprendere senza mai fermarsi.

Zoomata a stringere.

Sullo sfondo un uomo viene impiccato.

Piano sequenza con Conan che scala una torre.

Piano sequenza con Conan che sferra il colpo di grazia al malvagio rivale.
Jim Starlin
Jim Starlin, uno dei più interessanti narratori della Marvel psichedelica degli anni settanta, utilizza le sequenze in modo nuovo rispetto al passato.
A volte crea una sequenza semplicemente suddividendo un’unica immagine in più vignette, per dare la sensazione del tempo che passa. Altre volte una sequenza diventa solo un modo per suddividere un’azione minima in più vignette, in modo da rallentare il tempo di lettura. Infine, in alcune sequenze il primo piano rimane fisso mentre lo sfondo si muove creando un effetto stordente.

Sequenza virtuale ottenuta sezionando un’unica immagine.

Starlin suddivide una breve azione in tre vignette ottenendo lo stesso effetto del ”ralenti” cinematografico.

La figura in primo piano rimane fissa mentre lo sfondo varia.

Le silhouette in primo piano rimangono ferme, mentre lo sfondo si muove.
Paul Gulacy
Da buon discepolo di Jim Steranko, Paul Gulacy ne ripropone non soltanto lo stile complessivo di disegno ma anche il modo di narrare.
Gulacy utilizza le sequenze soprattutto per dare ritmo alla narrazione, alternando sapientemente campi e controcampi, facendo scorrere in questo modo la trama con estrema fluidità.
Altre volte la scomposizione della immagine in sequenze è uno stratagemma, mutuato dai film di karate, per fare aumentare la tensione ai massimi livelli prima dell’esplosione di violenza finale.

Shang-Chi incontra un gatto per strada.

Il gatto lo segue.

Il gatto si rivela.

Shang chi si prepara al combattimento
Sal Buscema
Sal Buscema non è mai stato particolarmente apprezzato. Questo anche perché è sempre stato paragonato al più famoso fratello maggiore, il grande John Buscema. Questo è dovuto soprattutto allo stile di Sal, che ha il difetto di non discostarsi abbastanza da quello di Big John.
Da altri punti di vista Sal è addirittura superiore a John, per esempio nello storytelling. Per quello che riguarda l’utilizzo delle sequenze Sal è molto più dinamico e narrativo rispetto al fratello.

Lo stregone cresce…

Il pugnale scende

Una ministoria in tre vignette

Il tormento di Bruce Banner mentre cerca di non trasformarsi in Hulk.
Frank Miller
Frank Miller è un mago del fumetto. Ovvio che sia anche un mago delle sequenze. Le utilizza con estrema sapienza piegando questo strumento ai suoi voleri e alle sue necessità narrative.
La maggior parte delle sequenze ha un impatto grafico speciale grazie all’utilizzo di zone nere ben distribuite e di forme geometriche che virano verso l’astrazione. Sono però inserite con grande naturalezza nel tessuto narrativo così che, spesso, riesce difficile distinguerle dagli altri gruppi di vignette.

Forme geometriche fanno da sfondo a Devil che cade.

Strutture informali fanno da sfondo all’azione.

Sequenza con silhouette che si inseguono.

“Lotta immobile” tra Devil e Bullseye.
Walt Simonson
Walt Simonson in realtà fa un uso molto parco delle sequenze, in pratica le utilizza soltanto nei momenti culminanti del racconto.
Le sue sequenze non sono mai uguali le une alle altre. Alcune rappresentano la dilatazione di una breve scena in più vignette, in modo da metterla in risalto e darle maggiore importanza. Altre sono sperimentazioni grafiche che puntano dritte all’astrattismo. Le più riuscite riescono a donare un senso nuovo all’intero racconto.

Una sequenza epica

Una sequenza geniale

Parole, rumori, forme astratte e dettagli formano un insieme in movimento turbinoso.

Datemi un martello…
Mike Zeck
“L’ultima caccia di Kraven”, il capolavoro di J.M. De Matteis e Mike Zeck, è un racconto interamente costruito sulle sequenze.
È composto da una serie di sequenze che si succedono le une alle altre, a volte intersecandosi e altre volte sovrapponendosi, in una specie di fuoco d’artificio lungo 132 pagine.
Mike Zeck fa sfoggio di bravura ricorrendo a sequenze sempre diverse, lunghe, corte, verticali, orizzontali, crescenti e decrescenti in un gioco di specchi e rimandi che affascina e cattura.

Zoom avanti e indietro.

Il Ragno è Kraven.

La “telecamera” rimane fissa a riprendere l’azione

Rip.
David Mazzucchelli
Per descrivere le sequenze di David Mazzucchelli abbiamo scelto il capolavoro concepito assieme a Frank Miller: “Daredevil born again”.
Mazzucchelli fa un utilizzo innovativo e quasi impressionistico della sequenza. Quello che tiene assieme le singole vignette spesso non è immediatamente percepibile e gli accostamenti possono apparire a prima vista del tutto gratuiti o incongruenti, ma guardando meglio ci si accorge della loro assoluta coerenza e logicità.

Sequenza pop.

Sequenza memorabile che alterna Matt e Kingpin, l’azzurro e il fucsia, i rumori e le parole.

Ancora una sequenza alternata, stavolta violentissima.

Qui l’elemento unificatore è il bastone di Devil che rimbalza dappertutto.
Ron Lim
Ron Lim non solo ha lavorato in tandem con Jim Starlin in tutte le serie “infinite” dei primi anni novanta, ma si ispira a lui anche dal punto di vista stilistico. Il suo stile ricorda quello di Jim Starlin anche nel modo di gestire le sequenze. Lim parte da alcune sequenze di Starlin e le amplifica fino ad occupare intere pagine. Una sequenza su “Thanos Quest” è composta da ben 12 vignette.

Sequenza ”cosmica”.

La battaglia di Thanos.

Sequenza in 12 vignette.

Sequenza alternata.
Dale Keown
Dale Keown, uno dei più grandi disegnatori di Hulk, apparentemente realizza sequenze molto semplici. A ben guardare, però, la semplicità è solo un’illusione. Una sequenza che sembra mostrare un’unica faccia in quattro espressioni diverse, sono invece quattro facce con la stessa espressione.
Alcune sequenze sono costituite da due sole vignette, altre da vignette mostranti dei dettagli poco comprensibili. In alcune sequenze il primo piano resta immobile mentre lo sfondo si muove.

Sequenza simmetrica.

Una sequenza di due vignette.

Sequenza di dettagli.

L’azione sullo sfondo progredisce mentre il primo piano rimane immobile.
John Romita Jr.
Il lavoro di John Romita Jr. sulle sequenze è classico e avanguardistico nello stesso tempo. Questa selezione tratta dalla miniserie di Devil “The Man Without Fear” ce lo dimostra.
Alcune sono semplici zoomate. Altre occupano l’intera pagina. Altre ancora sono costituite da due inquadrature opposte che si alternano. C’è sempre tanto lavoro dietro e lo storytelling è solidissimo.

Zoomata in avvicinamento.

Battaglia di volti.

Sequenza alternata e zoomata.

Pugni, calci e gomitate.
Alex Maleev
Le sequenze di Alex Maleev colpiscono ed affascinano. Qui mostriamo del materiale tratto da Spider Woman, la miniserie del 2009 realizzata in coppia con Brian Michael Bendis. Le sequenze occupano spesso l’intera pagina e salta all’occhio che sono costruite per emozionare.
In alcune la “telecamera” si allontana lentamente dalla protagonista lasciandoci un senso di inquietudine. Altre sono caratterizzate da uno straniante montaggio alternato. Molte sono cupe con i neri che spesso strabordano innondando la maggior parte delle vignette.

Il primo cerchio in alto è la luna o l’occhio della Donna Ragno?

Sequenza ”nera”.

.Zoomata ad allontanarsi ripresa dall’alto.

Sequenza alternata con doppia zoomata ad avvicinarsi.