LA FALSA RIPARTENZA DI MARTIN MYSTÈRE

LA FALSA RIPARTENZA DI MARTIN MYSTÈRE

Sempre curioso di quello che si muove nel mondo del fumetto, ho acquistato il primo numero del “nuovo corso” di Martin Mystère. Sinceramente, mi è sembrato un passo falso.

Piccolo riassunto: nato negli anni ottanta, Martin Mystère fu il primo personaggio “attuale” di quegli anni in casa Bonelli accanto a vari western e a Mister No, che era comunque ambientato negli anni cinquanta. Univa l’avventura ai misteri che si potevano trovare sui saggi “fanta-archeologici” di Peter Kolosimo. Con gli anni il lato avventuroso si era un po’ rarefatto, il protagonista si era un po’ imborghesito e il testo era diventato sempre più verboso.

La generale crisi di vendite e l’inevitabile stanchezza delle serie di lunga durata (Martin Mystère si appresta a festeggiare i quarant’anni) gli hanno fatto perdere lettori. Così da un bel po’ di anni l’editore aveva deciso di trasformarlo da mensile standard in bimestrale di circa 160 pagine.

Nel bel mezzo dei festeggiamenti dell’ottantennale della casa editrice, nuovo cambiamento di rotta: si ritorna a 96 pagine e alla mensilità, giusto in tempo per il nuovo aumento di prezzo a 4 euro e 40.

Le vendite però sono davvero basse: un paio d’anni fa gli venivano attribuite circa novemila copie, attualmente potrebbero essere ancora meno.
Così, per far quadrare i conti, si è deciso di ridurre le pagine di fumetto a 78, riempiendo le restanti con redazionali e un romanzo a puntate.

Visto che nello stesso periodo è uscito un albo bonelliano di 80 pagine (sia pure in formato leggermente più grande; si tratta di “Attica” di Giacomo “Keison” Bevilacqua) a 4,40 euro, ci si domanda se non si poteva effettuare la ripartenza con la stessa foliazione, risparmiando ai lettori i risibili testi in appendice.

Le mie considerazioni nascono da una riflessione: la Bonelli sembra aver capito che inseguire nuovi lettori che sostituiscano quelli che abbandonano i personaggi classici è probabilmente un’impresa fuori dalla sua portata. La cosa migliore che può fare l’editore è, dunque, cercare di gestire al meglio soprattutto gli appassionati che ancora seguono le testate. Il nuovo corso di Martin Mystère non sembra dettato da questa convinzione.

LA FALSA RIPARTENZA DI MARTIN MYSTÈRE

La storia che Alfredo Castelli ha scelto per “ripartire” è un parlarsi addosso dove l’avventura ruota attorno a un fumetto (!) ed è appesantita da una celebrazione virtuale della ricorrenza di cui parlavo sopra mettendo in scena i principali dirigenti e redattori della casa editrice, e facendo recitare la parte dell’esperto di “archeologia fumettistica” all’amico Gianni Bono. Tutto indiscutibilmente molto simpatico. Ma era davvero necessario?

Non sarebbe stato meglio ripartire con un’avventura nuda e cruda, evitando le ormai stucchevoli strizzate d’occhio metafumettistiche? Non tanto per cercare nuovi lettori, ma per restituire a quelli affezionati almeno un po’ dell’atmosfera delle prime magiche storie.

È vero che essendo probabilmente ormai i lettori della collana solo gli iscritti alle due-tre associazioni di fan del personaggio che, grazie anche ai loro siti su internet, conoscono vita-morte-e-miracoli di autori e redattori, magari hanno trovato divertente l’operazione. Ma se si confida in questo, a che pro spiegare nei redazionali i perché e i percome dei cartacei festeggiamenti in redazione, visto che il fandom era perfettamente in grado di decodificare la cosa da solo?

Come se non bastasse, nel numero successivo lo sceneggiatore Carlo Recagno si lancia in un “riassunto” della storia del personaggio che occupa metà dell’albo. A beneficio di chi, se come abbiamo visto i nuovi lettori sono praticamente inesistenti?

L’unica carta che le collane storiche di via Buonarroti possono giocare per cercare di aumentare un po’ le copie vendute è quella di riacchiappare alcuni dei collezionisti che, nel tempo, si sono allontanati dalla testata. E non è certo raccontando loro una storia che già conoscono che ci si può riuscire.

C’è piuttosto il rischio di allontanare quelli che ancora comprano l’albo, come dimostra il commento di uno di essi, Cristiano Zuccarini, su Facebook: “Leggo Martin Mystère dal 1989, dal numero 90, Il cuore di Christopher. Ho tenuto duro fino a oggi. Ho lottato e continuato a prenderlo anche quando il livello era ai minimi storici. Fino a oggi. Le prime 40 pagine di questo albo sono un insulto personale a chi, come me, lo legge da 32 anni. Motivo per cui mi sono recato dal mio edicolante stamattina dicendo che dal prossimo mese non avrei più preso Martin Mystère; lui mi ha semplicemente depennato dalla lista. Sono davvero infastidito, ma ormai non è più un problema. Le prime 40 pagine più altre sparse qua e là sono un enorme riassunto totalmente inutile per i vecchi lettori. Mi ha infastidito veramente tanto”.

Insomma, Alfredo è un grandissimo sceneggiatore (personalmente adoravo i suoi Speciali estivi di taglio più ironico), ma in questa ripartenza sembra aver fatto scelte poco razionali. Spero che nei prossimi numeri il tiro venga corretto e, per la gioia dei lettori, si ritorni davvero a storie più tradizionalmente avventurose e brillanti anche se, certo, dopo quasi 400 numeri trovare spunti narrativi e “misteri” inediti non è impresa facile.

LA FALSA RIPARTENZA DI MARTIN MYSTÈRE

 

8 commenti

  1. Io che per (de)merito dell’età ho letto Martyn MMYYYstere fin dall’inizio del lontano 1982 con alcuni precedenti prologhi che presagivano l’iniziale bravo ed interessante bravo Martin un poco archeologo, detective e personaggio in odore di fantascienza , devo dire che sono d’accordo con chi scrive in questo post! Purtroppo sembra che Castelli e compagneros siano rintontiti o proprio del tutto incapaci di ragionare e poi di conseguenza lavorare!!
    Forse non resta altro che rassegnarsi e dire addio ai mysteri del nostro Martin! Nulla dura per sempre!!

  2. Mi sembra strano che la Bonelli a inizi anni ’80 per battere la concorrenza causata dall’arrivo delle TV private sia riuscita a rinnovarsi con successo (con nuove testate diverse dalle precedenti come Martin Mystere, Dylan Dog…) e non riesca a farlo oggi per battere la concorrenza dei vari contenuti internet, piattaforme di film e così via. Eppure basterebbe vedere le caratteristiche dei fumetti di successo oggi e imitarle: Zerocalcare e Sio vendono tantissimo con volumi da libreria che escono una o due volte all’anno. Perché la Bonelli non è riuscita a inventare prodotti simili di successo? Gli albi dei fumetti storici da edicola devono essere invece lasciati ai vecchi lettori, visto che i nuovi lettori hanno altri gusti…

    • Semplice. Un tempo gli sceneggiatori leggevano libri, andavano in tram (cit.Zavattini), rielaboravano classici. Oggi passano le sere e le notti su FoxNews per trovare nuove idee. Che sono già state viste, lette e digerite da quelli he dovrebbero essere i nuovi lettori. Per ogni nuova serie o one-shot (Bonelli e non) posso trovare il corrispettivo in film o libro da poco uscito. Quando sento sceneggiatori affermare: “l’idea l’avo prima io del film di…” o “si ho tentato di leggere/vedere il libro/film e mi sono annoiato” cascano non solo le palle ma anche l’albero di Natale. E poi oggi tutti pensano di essere Spielberg, se mai vi è capitato di leggere una sceneggiatura. Descrizioni lunghe come romanzi. Le sceneggiature degli autori (bravi) citati sopra abbondano di “idem”, “idem come sopra”.

  3. VIVIAMO IN UN MONDO -QUI PER METAFORA CRISTICA- CHE NELLA SUA IMBASTITURA RAZIONALE-CONTEMPORANEA-PROGRESSISTA, INVECE E’ UNA CONTINUA MAPPATURA DI SUPERSTIZIONI RESTAURAZIONI E SFIGHE. PER “FATALITA'” CADDI NEL PENTOLONE DEI SUPER-EROI. POI, DICO IN TERMINI PSICOTICI, SUL RESTO DEL FARSI DELLE MIE GIORNATE, RECUPERAI CON MISTERNO. MA MARTIN MYSTERE PORTA BUONO

    • negli anni 80 ci risuciva perché i suoi autori erano al massimo 30enni e quindi ancora giovani e al passo dei tempi.
      Ogi sono tutti vecchi di 70 anni ( minimo) e stanchi, come si può pensare che costoro riescano a creare qualcosa che piaccia ai giovani ?
      Dovrebbero reclutare autori giovani sceneggiatori e mandare in pensione i vecchi, ecco la soluzione.

  4. Non invidio la Bonelli che da qualche anno si trova , come si dice, tra l’incudine e il martello.
    Da un lato le nuove serie con nuovi foramti e nuovi contenuti che sono state lanciate negli ultimi anni hanno fatto quasi tutte flop, dall’altro lato alcune delle serie classiche ( escluso solo Tex) mostrano la corda e finiranno di questo passo col chiudere.
    Soluzioni ? Non saprei, ma io sono solo un lettore , gli esperti sono o dovrebbero essere gli editori. O sbaglio ?

  5. Ma Java parla come un deficiente?!

  6. MM doveva chiudere nel 2015. Lo hanno invece portato avanti nel nome di vecchi accordi e per salvaguardare equilibri che ora rischiano di portare tutti a fondo.

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